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JUVENTUS

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2011 15:35
12/02/2008 10:21
 
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Rischia, sceglie e vince, Claudio Ranieri: perché lascia molti milioni di euro in panchina («non ho la necessità di forzare i tempi»), azzarda Camoranesi in mezzo («uno così può giocare ovunque») e si porta a casa un pezzetto di Champions. Sabato, contro la Roma, se ne gioca un altro: «Batterla, potrebbe essere una svolta importante».

Claudio Ranieri, dopo l’aria che tirava nel primo tempo, sperava ancora di tornarsene da Udine con una vittoria?
«Loro andavano a un ritmo infernale, pareva giocassero con le mani, a basket. Non potevano continuare così: noi non abbiamo mai perso la consapevolezza di farcela e poi, dopo i primi venti, venticinque minuti, abbiano iniziato a fare bene».

Perché non ha cambiato qualche pezzo nell’intervallo?
«Perché la squadra c’era, e se è così, io non cambio».

Piedi solidi, e pure costosi, non le mancavano.
«Alla fine, prima o poi, un allenatore ha bisogno di tutti: questo mi ha insegnato il calcio. So di avere a disposizione una buona rosa, e so anche che non tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi. Ma ci vorrà l’aiuto di tutti. Io mi aspetto molto dal girone di ritorno, vorrei migliorare, ovviamente».

A sedere c’era anche Mohamed Sissoko: assaggio di partita all’esordio, con il Cagliari, spiccioli domenica. Perché?
«Adesso non ho la necessità di forzare i tempi e poi, quando uno cambia, deve essere sicuro di migliorare. Un allenatore deve fare delle scelte».

S’è giocato Camoranesi da centrocampista centrale: l’aveva mai provato?
«Una volta, nell’amichevole a Villar Perosa. Ma uno come lui, a centrocampo, può giocare ovunque».

Ha avuto ragione: 2-1 per la Juve.
«La vittoria di domenica è stata importante, ovviamente, ma ancora più importante è che i ragazzi stanno lavorando bene. Merito di tutti: dei giovani che si sono inseriti, e dei campioni che li hanno aiutati a farlo. E poi credono nell’obiettivo tracciato a inizio stagione».

Che a lei, però, non piace definire. Le fa più piacere la Roma quasi a tiro o la Fiorentina sei punti sotto?
«Non ci guardo, perché noi dobbiamo fare solo la corsa sulla Juve. E, allora, guardo il massimo dei gol incassati, quelli segnati, le vittorie. Quello mi interessa».

Però, sabato sera, con la Roma in casa passa una bella chance: prendere punti, razziandoli alla concorrenza.
«Prima di Udine, ho parlato negli spogliatoi ai ragazzi: "Ci aspettano cinque partite, Udinese, Roma, Reggina, il derby e la Fiorentina. Vediamo quello che sappiamo fare". Certo, vincere contro la Roma potrebbe essere una svolta importante. Però, voglio soprattutto instillare nei giocatori la ricerca dell’eccellenza dentro di loro, a prescindere dal risultato. Mai smettere di lottare, fin quando la partita non è finita».

Le cifre un po’ lo dicono: 18 gol nell’ultimo quarto d’ora, 33 su 42 nella ripresa.
«Questo è l’aspetto caratteriale della Juve, e i primi a non mollare sono i ragazzi. Qui ci sono fuoriclasse, campioni, cui sono stati tolti scudetti che avevano vinto, e che hanno accettato di scendere in B, beccandosi improperi e venendo sbeffeggiati. Ora stanno dimostrando la loro pulizia morale. Per me, sono ancor più campioni».

Qualche merito l’avrà pure chi li pilota.
«Un allenatore deve essere anche un generatore di entusiasmo. E poi conta tenere unito il gruppo. L’anno passato, quando a gennaio arrivai a Parma, la prima cosa che feci fu parlare ai giocatori: "Siamo in mezzo a una tempesta e dobbiamo fare fronte comune. Chi prova a far ondeggiare ancor di più la barca, lo affogo con le mie mani"».
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