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JUVENTUS

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2011 15:35
04/02/2008 12:32
 
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Fila via di gran lusso, la domenica della Juve, solo per le disavventure che capitano a chi le s’aggira intorno: a pochi metri, il Cagliari che si divora tre gol, o a chilometri, l’Udinese travolta a Napoli e la Roma spianata a Siena. Dentro casa, invece, restano parecchie le cose che Claudio Ranieri deve sistemare: partendo da una forma fisica tendente a un preoccupante eccesso di ribasso, fino a una carestia di gioco ormai diventata patologia. L’una e l’altra, certo acuite da contrattempi e sfighe non secondarie: i numerosi infortuni, che hanno costretto molti a prosciugarsi le energie, e la squalifica di Cristiano Zanetti, ora come ora insostituibile controllore del centrocampo.

Nessun dramma, perché la strada verso la Champions resta ampiamente transitabile, ma neppure sorrisi: «Siamo dispiaciuti - dirà il tecnico bianconero alla fine - perché sapevamo che la Roma stava perdendo tre a zero e volevamo questi tre punti. Era un’occasione, pazienza». La fatica inizia appunto a pesare: «Siamo un po’ opachi, per fortuna stiamo recuperando un po’ di giocatori. Ma stiamo anche pagando il sacrificio fatto da chi è stato sempre costretto a giocare». Ieri, molti soliti noti, gente che sta tracciando il cammino dall’inizio. Umanamente, s’è visto. Legrottaglie ha avuto sbandate raramente proposte finora e Nocerino, una dinamo nei primi mesi, è stato affettato dalla concorrenza. Tanto per citare due dei più presenti. Così s’è sfiorata la caduta del governo pure davanti alla flebile opposizione del Cagliari, che arrivava nell’arena dell’Olimpico da peggior squadra del campionato. Non sembrava.

La Juve ha iniziato soffice, affidandosi troppo spesso agli obici della difesa, per saltare gli abitanti del centrocampo e innescare Trezeguet e Del Piero: mai successo. Unico pericolo confezionato, una fuga di Nedved con assist (sprecatissimo) per Trezeguet. Per il resto del dibattito, ha parlato solo il Cagliari, che poteva passare sulla soglia dell’intervallo: non fosse che Larrivey, più che errori, ha combinato orrori. In fuga alla volta di Belardi, ha pensato di fulminarlo con un passaggio da fuori area; e in apertura di ripresa, in libertà molto poco vigilata fra Legrottaglie e Salihamidzic, ha incredibilmente spedito a lato un colpo di testa da pochi passi. Si bisbiglia giochi solo per imposizione del presidente Cellino: il che, se vuoi fare l’allenatore a Cagliari, è un valido e sufficiente motivo.

Tirando quest’aria, bastava solo che il pallone capitasse su piedi o teste diverse da quelle dell’attaccante. È capitato dopo dieci minuti di ripresa, quando Conti ha prolungato un corner sul secondo palo, ingannando Belardi e servendo a Bianco un pallone solo da spingere dentro. Il panico bianconero è durato meno di un minuto, solo per l’assalto di Nedved, che ha forato Storari da venticinque metri, con un destro che ha toccato il prato a un passo dal portiere e s’è infilato nell’angolo. «Questi nuovi palloni non tengono la traiettoria», s’è lamentato poi il numero uno: un po’ di colpa nel crack, però, gli appartiene. Così come, nell’azione, ha avuto merito Tiago, che aveva rubato palla e servito il ceco. Non malissimo il portoghese, o comunque meglio del collega: avrebbe meritato di restare in campo, per essere abbinato all’esordiente Sissoko. Come da ricetta della vigilia di Ranieri, per giustificare la scelta dell’ex Olympique Marsiglia: «Ho due centrocampisti di qualità, Zanetti e Tiago e due di quantità, Nocerino e Sissoko». Il tecnico ha spiegato così l’incoerente abbinamento: «Tiago mi è piaciuto, ma non aveva novanta minuti nelle gambe, Nocerino sì. Tutto qui». Non troppo convincente.

La Juve ha continuato a rischiare di brutto. Quando Belardi (25’ st) ha respinto un tiro di Cossu sui piedi di Canini, a cinque metri dalla porta: conclusione alla Larrivey e buoni riflessi del portiere. Sul ciglio della sconfitta anche al 37’ st, quando il vice-Buffon s’è accartocciato in uscita sulle gambe di Acquafresca. Dall’altra parte, l’ultimo assalto è finito sul fondo, insieme al colpo di testa di Salihamidzic, a 3’ dal fischio. «Spero che alla fine non rimpiangeremo questi punti persi», ha detto Legrottaglie. Per quel che s’è visto, è uno guadagnato. Da segnalare dopo il match l’arresto di un ultrà cagliaritano, sorpreso a lanciare un razzo verso i tifosi bianconeri e individuato grazie alle telecamere. A un anno dalla morte di Raciti, per certa gente non sembra essere cambiato nulla.

04/02/2008 13:11
 
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Juventus - Cagliari 1 a 1
Potevamo vincere ma anche perdere. Il Cagliari l' ho visto in palla. Si chiudeva e ripartiva molto bene. Certo che l' arrabbiatura è stata grande quando sono passati in vantaggio visto che noi avevamo spinto piuttosto bene fino a quel momento. Verso il finale però abbiamo rischiato di prendere il secondo gol, quindi va bene il pari. Nel secondo tempo ha pesato l' intenso mercoledì di Coppa Italia. Molto bene Belardi mentre Sissoko ha fatto alcuni interventi di interdizione che difficilmente si vedono dimostrando tra l' altro una buona personalità. Speriamo bene. Tiago così così ma io lo avrei lasciato in campo tirando giù Nocerino che ha bisogno di rifiatare. Il portoghese ha recuperato qualche pallone interessante e dopo la sua sostituzione la palla girava peggio. Nel Cagliari mi è piaciuto in particolare Foggia anche se va detto che hanno giocato tutti bene.
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04/02/2008 13:19
 
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Re:
aston villa, 04/02/2008 12.32:

Fila via di gran lusso, la domenica della Juve, solo per le disavventure che capitano a chi le s’aggira intorno: a pochi metri, il Cagliari che si divora tre gol, o a chilometri, l’Udinese travolta a Napoli e la Roma spianata a Siena. Dentro casa, invece, restano parecchie le cose che Claudio Ranieri deve sistemare: partendo da una forma fisica tendente a un preoccupante eccesso di ribasso, fino a una carestia di gioco ormai diventata patologia. L’una e l’altra, certo acuite da contrattempi e sfighe non secondarie: i numerosi infortuni, che hanno costretto molti a prosciugarsi le energie, e la squalifica di Cristiano Zanetti, ora come ora insostituibile controllore del centrocampo.

Nessun dramma, perché la strada verso la Champions resta ampiamente transitabile, ma neppure sorrisi: «Siamo dispiaciuti - dirà il tecnico bianconero alla fine - perché sapevamo che la Roma stava perdendo tre a zero e volevamo questi tre punti. Era un’occasione, pazienza». La fatica inizia appunto a pesare: «Siamo un po’ opachi, per fortuna stiamo recuperando un po’ di giocatori. Ma stiamo anche pagando il sacrificio fatto da chi è stato sempre costretto a giocare». Ieri, molti soliti noti, gente che sta tracciando il cammino dall’inizio. Umanamente, s’è visto. Legrottaglie ha avuto sbandate raramente proposte finora e Nocerino, una dinamo nei primi mesi, è stato affettato dalla concorrenza. Tanto per citare due dei più presenti. Così s’è sfiorata la caduta del governo pure davanti alla flebile opposizione del Cagliari, che arrivava nell’arena dell’Olimpico da peggior squadra del campionato. Non sembrava.

La Juve ha iniziato soffice, affidandosi troppo spesso agli obici della difesa, per saltare gli abitanti del centrocampo e innescare Trezeguet e Del Piero: mai successo. Unico pericolo confezionato, una fuga di Nedved con assist (sprecatissimo) per Trezeguet. Per il resto del dibattito, ha parlato solo il Cagliari, che poteva passare sulla soglia dell’intervallo: non fosse che Larrivey, più che errori, ha combinato orrori. In fuga alla volta di Belardi, ha pensato di fulminarlo con un passaggio da fuori area; e in apertura di ripresa, in libertà molto poco vigilata fra Legrottaglie e Salihamidzic, ha incredibilmente spedito a lato un colpo di testa da pochi passi. Si bisbiglia giochi solo per imposizione del presidente Cellino: il che, se vuoi fare l’allenatore a Cagliari, è un valido e sufficiente motivo.

Tirando quest’aria, bastava solo che il pallone capitasse su piedi o teste diverse da quelle dell’attaccante. È capitato dopo dieci minuti di ripresa, quando Conti ha prolungato un corner sul secondo palo, ingannando Belardi e servendo a Bianco un pallone solo da spingere dentro. Il panico bianconero è durato meno di un minuto, solo per l’assalto di Nedved, che ha forato Storari da venticinque metri, con un destro che ha toccato il prato a un passo dal portiere e s’è infilato nell’angolo. «Questi nuovi palloni non tengono la traiettoria», s’è lamentato poi il numero uno: un po’ di colpa nel crack, però, gli appartiene. Così come, nell’azione, ha avuto merito Tiago, che aveva rubato palla e servito il ceco. Non malissimo il portoghese, o comunque meglio del collega: avrebbe meritato di restare in campo, per essere abbinato all’esordiente Sissoko. Come da ricetta della vigilia di Ranieri, per giustificare la scelta dell’ex Olympique Marsiglia: «Ho due centrocampisti di qualità, Zanetti e Tiago e due di quantità, Nocerino e Sissoko». Il tecnico ha spiegato così l’incoerente abbinamento: «Tiago mi è piaciuto, ma non aveva novanta minuti nelle gambe, Nocerino sì. Tutto qui». Non troppo convincente.

La Juve ha continuato a rischiare di brutto. Quando Belardi (25’ st) ha respinto un tiro di Cossu sui piedi di Canini, a cinque metri dalla porta: conclusione alla Larrivey e buoni riflessi del portiere. Sul ciglio della sconfitta anche al 37’ st, quando il vice-Buffon s’è accartocciato in uscita sulle gambe di Acquafresca. Dall’altra parte, l’ultimo assalto è finito sul fondo, insieme al colpo di testa di Salihamidzic, a 3’ dal fischio. «Spero che alla fine non rimpiangeremo questi punti persi», ha detto Legrottaglie. Per quel che s’è visto, è uno guadagnato. Da segnalare dopo il match l’arresto di un ultrà cagliaritano, sorpreso a lanciare un razzo verso i tifosi bianconeri e individuato grazie alle telecamere. A un anno dalla morte di Raciti, per certa gente non sembra essere cambiato nulla.




Questo articolo mi sembra troppo duro. Ognuno fa il suo gioco, per carità, ma se per 90 minuti una squadra sta in 10 dietro la propria metà campo e gioca solo di rimessa, di spazi ce ne sono pochi e di contropiedi molti. Mancava Chiellini, mancava Zanetti, Camoranesi sta tornando e tutti avevano giocato anche in coppa. Non mi sembra che l' Inter abbia asfaltato l' Empoli (anzi....) così come non mi sembra che la Roma non abbia risentito del turno infrasettimanale. Il Cagliari tra l' altro l' ho visto molto ben in salute e tecnicamente non è di certo da ultimi posti.

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07/02/2008 13:38
 
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Rinnovo i complimenti
Tuttosport - De Ceglie: "Juve o Siena? Decidano i dirigenti!"

Da riserva in Serie B a titolare fisso in serie A, dove si sta segnalando come uno dei migliori esterni difensivi della stagione. Per Paolo De Ceglie (21) è il momento della riscossa, e motivi di rivalsa verso la Juventus, che con lui ha adottato una politica diversa rispetto a Giovinco e Marchisio cedendolo in comproprietà libera al Siena, potrebbe averne eccome; ma il giovane valdostano, che ora la Juventus vorrebbe riportare a casa, non si scompone: "Sono felice che la Juve mi abbia ceduto ad una squadra di Serie A dove ho la possibilità di giocare regolarmente, che per un giovane è la cosa più importante. Però di strada da fare ne ho ancora tanta; io sono un calciatore, penso solo a dare il massimo in campo: ad aspetti come contratti e cessioni devono pensarci i dirigenti, è il loro lavoro".

...............

E dire che lo sapevano anche i muri De Ceglie fosse il più promettente insieme a Marchisio e Giovinco. Io non so come si possa continuare a regalare giocatori in questa maniera. Secco sei un mito.

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08/02/2008 13:30
 
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Magari venisse.... E' il meglio.

Diego: "Con la Juve
è una storia seria"

Intervista al fantasista brasiliano del Werder Brema che esce allo scoperto: "Se i club troveranno un accordo non ci saranno ostacoli". La trattativa è calda ma c'è il nodo economico: i tedeschi chiedono 35 milioni di euro

DUBLINO, 8 febbraio 2008 - “La Juve è un’ipotesi seria. 'Rodrigo, puoi tradurre questa mia frase in italiano?'". Il pullman del Brasile ha già il motore acceso. Diego chiede aiuto a Rodrigo Paiva, capo ufficio stampa della Seleçao, per inviare un messaggio senza equivoci alla Vecchia Signora. Il fuoriclasse del Werder Brema ha la barba di qualche giorno e gli occhi stanchi dopo la battaglia contro l'Irlanda. Lui è stato il migliore in campo. Insieme a Robinho (che su un assist di Diego ha realizzato nel secondo tempo il gol che ha regalato la vittoria al Brasile). “Sono felice di non aver fatto rimpiangere Kakà” dice, con giustificato orgoglio. La presenza di un giornalista italiano è un’occasione d’oro per illustrare in maniera chiara il suo progetto futuro. “La Juventus mi vuole e io sono orgoglioso di questo interessamento. Lo scriva, è una storia seria”.
Il suo nome è stato avvicinato anche all’Inter...
“No. Quella dell’Inter è una favola di mercato. La Juve, invece, è qualcosa su cui si sta lavorando. Però...”.
Però?
“I dirigenti bianconeri devono sapere che a Brema sto bene e che non farò la guerra al Werder. Non sarebbe corretto nei confronti di un club che mi ha fatto crescere e con il quale ho un contratto fino al 2012”.
E allora?
“La Juve deve trattare direttamente con il Werder. Se le due società troveranno un accordo non ci saranno più ostacoli. Io sono molto interessato a trasferirmi a Torino. Non ci saranno difficoltà con il mio contratto”.
Cosa conosce della Juve?
“Buffon. Il portiere più forte del mondo. La Juve, poi, mi cercava fin dai tempi del Santos. In Brasile è un club molto popolare”.
Il tecnico Ranieri ha dato il via libera al suo acquisto?
“Non conosco l'allenatore bianconero. Però auguro alla Juve di conquistare un posto in Champions. I grandi giocatori vogliono esibirsi in Europa”.
Anche il Real Madrid ha fatto dei sondaggi con il Werder.
“Il Real è un altro club leggendario. Vedremo. In Bundesliga mi trovo bene. Mi sento apprezzato. Però sono pronto a misurarmi in un calcio diverso”.
Con il Werder sta lottando per lo scudetto.
“Il Bayern di Luca Toni è un rivale micidiale. Negli ultimi turni non siamo stati fortunati”.
Contro l'Irlanda è stato uno dei migliori in campo.
“La Seleçao è il sogno di ogni ragazzino brasiliano che gioca al calcio. Ogni volta che il c.t. Dunga chiama io corro. E cerco di dare il massimo”.
Kakà andrà alle Olimpiadi di Pechino.
“E' un obiettivo che inseguo pure io. Il Brasile non ha mai vinto un titolo olimpico. C’è la possibilità di entrare nella storia”.
Post scriptum: il Werder Brema valuta Diego 35 milioni di euro e non è una società che ha bisogno di vendere. Non sarà una trattativa facile ma la Juventus avrà un alleato importante proprio nel giocatore brasiliano. Che non farà la guerra al club tedesco ma che ha già la valigia pronta per Torino. Un’arma preziosa per cercare un robusto sconto sul prezzo del cartellino.

[IMG]http://i25.tinypic.com/1g3zbt.jpg[/IMG]


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Per quel che ho visto è un fuoriclasse assoluto.

Speriamo arrivi.

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09/02/2008 10:18
 
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Il terzo posto è indispensabile perché siamo la Juve e siamo condannati a vincere. Le operazioni e gli errori di mercato verranno valutati a giugno. In sintesi: sono tutti sotto esame. Giocatori, allenatore, dirigenti preposti a cercare i rinforzi di qualità. In una lunga intervista concessa al mensile societario «Hurrà Juventus», l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc ha fatto il punto sull’andamento della stagione, ma ha anche spedito messaggi precisi per il futuro. L’uomo del «grandi fra cinque anni» non accorcia i tempi del ritorno alla massima competitività («Ci vorrà del tempo»), ma pone dei paletti tassativi. Un avvertimento a Ranieri, che con il passare dei mesi sta dividendo i tifosi: molti estimatori, ma pure una frangia di scettici che ultimamente si è ingrossata.

La gente vuole meno moine e fairplay e più fatti da parte di tutti. E ha individuato anche nel tecnico la causa dei problemi (non tanti, ma ci sono) che la Juve si porta appresso. Persino in società non sono insensibili alla questione allenatore. Ranieri ha indubbiamente dei meriti, ha compattato il gruppo dei reduci dalla B, ma deve centrare gli obiettivi minimi stabiliti per ottenere il rinnovo della fiducia. Per ora il giudizio dei dirigenti resta positivo, tuttavia il tecnico è nella stessa condizione dei giocatori. Gestione del mercato non ottimale, calo del rendimento con tre pareggi e una vittoria nelle ultime quattro partite, condizione fisica non brillante a più di tre mesi alla fine della stagione, eliminazione dalla Coppa Italia seppure a opera dell’Inter: questi alcuni dei capi d’accusa. E bisogna considerare che la Juve non aveva la Champions a prosciugarne ulteriormente le energie.

La strada è tracciata, ora Ranieri è chiamato a dare delle risposte, per salvare la squadra e il futuro non deve più smarrire la rotta. Blanc è stato molto preciso: «Se ti chiami Juventus conta vincere. Il che non significa che se arrivassimo terzi sarebbe un fallimento, visto da dove siamo partiti. Credo che sia importante non solo dove arriveremo, ma come arriveremo. Per frequentare i quartieri alti bisognerà metterci sempre il carattere e la volontà visti nella prima parte del campionato». Ecco l’avviso ai naviganti e al loro timoniere: il terzo posto che conduce alla Champions attraverso la porta di servizio dei preliminari è indispensabile per l’immagine, la storia, e anche per la sopravvivenza del club attraverso i ricchi introiti che arriveranno dall’Uefa.

Dal denaro elargito da Platini dipenderanno i futuri colpi di mercato. Quelli messi a segno da agosto ad oggi non sono stati irresistibili e portano tutti il marchio Ranieri che ha garantito per loro. Blanc per ora sospende il giudizio: «Aspettiamo fine stagione per giudicare il mercato. A quel punto valuteremo la classifica, il rendimento dei singoli e avremo a disposizione dei dati per fare un bilancio». Visto che gli acquisti non li ha fatti il Davide, uno dei body-guard di Vinovo, è chiaro che il tecnico dovrà rendere conto del suo operato e dettare le nuove linee guida. E’ giusto che per ora la società tenga un atteggiamento improntato alla serenità e alla fiducia, tuttavia la sensazione è che non ci saranno tentazioni di buonismo a oltranza. Blanc sta entrando nei delicati meccanismi che fanno funzionare il mondo del calcio. La proprietà si è affidata a lui e il francese fra qualche mese sarà nella condizione di giudicare e decidere con maggior esperienza rispetto all’agosto scorso.

Dunque devono sentirsi tutti sotto esame. Arrivare terzi, lo dice Blanc, non è un affronto. Già il quarto posto verrebbe giudicato un segnale di cedimento. E’ chiaro che Inter e Roma hanno una marcia in più e con loro non si può competere, ma l’obbligo è tenere a bada la Fiorentina, e soprattutto il Milan, che ha avuto una partenza moviolistica del tutto inattesa, ma che ora può insidiare la Juve e le sue mire europee.
10/02/2008 20:26
 
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Udinese - Juventus 1 - 2

Partita dai due volti. Primo tempo in cui l' Udinese ha controllato la partita giocando sicuramente meglio della Juve (e ci voleva veramente poco). Il vantaggio ottenuto dopo pochi minuti e al primo tiro in porta ha sicuramente agevolato loro i compiti. Nella ripresa l' Udinese è calata pagando probabilmente gli sforzi della prima parte di gara ed anche il ritorno della Juventus. Il gol di Camoranesi è comunque avvenuto a seguito di una palla inattiva in un momento in cui non stavamo certo schiacciando l' Udinese. Un grande passaggio di Nedved e un po' di fortuna nel tiro di Iaquinta hanno portato 3 punti molto pesanti. Anche oggi l' arbitraggio ha fanno pena e dire che Rocchi è uno dei meno peggio. Dell' Udinese mi è piaciuto molto Dossena. Riguardo alla Juve, un grazie a Buffon per alcune parate decisive e a Nedved che a 35 anni sa ancora spostare gli equilibri. Lo stop che ha fatto e soprattutto il passaggio per Iaquinta vale il prezzo del biglietto.
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12/02/2008 10:21
 
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Rischia, sceglie e vince, Claudio Ranieri: perché lascia molti milioni di euro in panchina («non ho la necessità di forzare i tempi»), azzarda Camoranesi in mezzo («uno così può giocare ovunque») e si porta a casa un pezzetto di Champions. Sabato, contro la Roma, se ne gioca un altro: «Batterla, potrebbe essere una svolta importante».

Claudio Ranieri, dopo l’aria che tirava nel primo tempo, sperava ancora di tornarsene da Udine con una vittoria?
«Loro andavano a un ritmo infernale, pareva giocassero con le mani, a basket. Non potevano continuare così: noi non abbiamo mai perso la consapevolezza di farcela e poi, dopo i primi venti, venticinque minuti, abbiano iniziato a fare bene».

Perché non ha cambiato qualche pezzo nell’intervallo?
«Perché la squadra c’era, e se è così, io non cambio».

Piedi solidi, e pure costosi, non le mancavano.
«Alla fine, prima o poi, un allenatore ha bisogno di tutti: questo mi ha insegnato il calcio. So di avere a disposizione una buona rosa, e so anche che non tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi. Ma ci vorrà l’aiuto di tutti. Io mi aspetto molto dal girone di ritorno, vorrei migliorare, ovviamente».

A sedere c’era anche Mohamed Sissoko: assaggio di partita all’esordio, con il Cagliari, spiccioli domenica. Perché?
«Adesso non ho la necessità di forzare i tempi e poi, quando uno cambia, deve essere sicuro di migliorare. Un allenatore deve fare delle scelte».

S’è giocato Camoranesi da centrocampista centrale: l’aveva mai provato?
«Una volta, nell’amichevole a Villar Perosa. Ma uno come lui, a centrocampo, può giocare ovunque».

Ha avuto ragione: 2-1 per la Juve.
«La vittoria di domenica è stata importante, ovviamente, ma ancora più importante è che i ragazzi stanno lavorando bene. Merito di tutti: dei giovani che si sono inseriti, e dei campioni che li hanno aiutati a farlo. E poi credono nell’obiettivo tracciato a inizio stagione».

Che a lei, però, non piace definire. Le fa più piacere la Roma quasi a tiro o la Fiorentina sei punti sotto?
«Non ci guardo, perché noi dobbiamo fare solo la corsa sulla Juve. E, allora, guardo il massimo dei gol incassati, quelli segnati, le vittorie. Quello mi interessa».

Però, sabato sera, con la Roma in casa passa una bella chance: prendere punti, razziandoli alla concorrenza.
«Prima di Udine, ho parlato negli spogliatoi ai ragazzi: "Ci aspettano cinque partite, Udinese, Roma, Reggina, il derby e la Fiorentina. Vediamo quello che sappiamo fare". Certo, vincere contro la Roma potrebbe essere una svolta importante. Però, voglio soprattutto instillare nei giocatori la ricerca dell’eccellenza dentro di loro, a prescindere dal risultato. Mai smettere di lottare, fin quando la partita non è finita».

Le cifre un po’ lo dicono: 18 gol nell’ultimo quarto d’ora, 33 su 42 nella ripresa.
«Questo è l’aspetto caratteriale della Juve, e i primi a non mollare sono i ragazzi. Qui ci sono fuoriclasse, campioni, cui sono stati tolti scudetti che avevano vinto, e che hanno accettato di scendere in B, beccandosi improperi e venendo sbeffeggiati. Ora stanno dimostrando la loro pulizia morale. Per me, sono ancor più campioni».

Qualche merito l’avrà pure chi li pilota.
«Un allenatore deve essere anche un generatore di entusiasmo. E poi conta tenere unito il gruppo. L’anno passato, quando a gennaio arrivai a Parma, la prima cosa che feci fu parlare ai giocatori: "Siamo in mezzo a una tempesta e dobbiamo fare fronte comune. Chi prova a far ondeggiare ancor di più la barca, lo affogo con le mie mani"».
13/02/2008 18:57
 
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Puntati da tempo gli occhi, ora la Juve dovrà allungare in fretta le mani per tentare di portarsi via Diego Ribas da Cunha, numero dieci, di maglia e di piede, del Werder Brema. Il brasiliano, infatti, è finito pure sulla lista della spesa del Barcellona, che da qualche settimana s’è messo alla ricerca del sostituto di Deco. La conferma dell’interesse del Barça per il trequartista è arrivata ieri dal giornale spagnolo «El Mundo Deportivo». Il giocatore, ormai la stella della Bundesliga, piacerebbe pure al Real Madrid, che in shopping del genere non manca mai. Impacchettarlo, comunque, sarà complicato per tutti, visto che anche lunedì il direttore generale del club tedesco, Klaus Allofs, aveva tagliato qualsiasi dubbio: «Il giocatore non si muove». La Juve ha deciso di provarci, dando mandato a intermediari di sondare le intenzioni del Werder, con licenza di arrivare fino a venti milioni di euro. Dall’altra parte, informalmente, il prezzo s’è impennato fino a 30 milioni, ma siamo appena agli inizi della trattativa.

All’asta, se tale sarà, s’è iscritto appunto anche il Barcellona, che una settimana fa ha spedito i suoi scouts a Dublino, per vedere l’amichevole fra Irlanda e Brasile, dove Diego ha (ben) giocato da titolare. Il rapporto, positivo ovviamente, è finito sul tavolo del direttore tecnico dei blaugrana, Txiki Begiristain. Del brasiliano, pare abbia molto impressionato gli spagnoli l’indole da battaglia, notevolmente affinata in Germania: lui, che aveva il marchio esclusivo del fantasista, sembra aver abbinato pure contrasti robusti. Il club iberico s’annuncia concorrente fastidioso, per la Juve, perché la deludente Liga e le opache prove di Ronaldinho e Deco, stanno innescando forti intenzioni di rivincita. Partendo dal mercato estivo: e Diego, sarebbe uno dei prescelti per la ricostruzione.

Tutte le manovre dei bianconeri, ovviamente, e l’assalto più costoso a maggior ragione (Diego), sono legate alla qualificazione alla prossima Champions League: da lì, infatti, arriveranno quei milioni di euro mancati al bilancio negli ultimi due anni. Stamattina, intanto, si riunirà il cda della società, che dovrà approvare la relazione trimestrale al 31 dicembre 2007. Questo, almeno, è l’argomento scritto all’ordine del giorno, ma poi, come sempre, nella riunione s’infileranno diversi altri temi. Di certo, i consiglieri parleranno anche del progetto per il nuovo «Delle Alpi», anch’esso in qualche modo collegato al ritorno in Europa. Una decisione formale sull’impianto non arriverà (è attesa entro marzo, al massimo), ma se ne parlerà. Viste le dimensioni dell’investimento, dai 25 milioni di euro ai 110, e l’attuale incertezza su eventuali agevolazioni istituzionale, resta fondamentale trovare mezzi di finanziamento per alleggerire l’esposizione della società: proprio a questo la Juve, e la struttura marketing in particolare, sta lavorando da settimane. Alla fine, si deciderà quali saranno gli stanziamenti per la nuova casa, e quali per il mercato: dentro, ci saranno pure quelli per tentare l’acquisto di Diego.
13/02/2008 20:19
 
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Re:
aston villa, 13/02/2008 18.57:

Puntati da tempo gli occhi, ora la Juve dovrà allungare in fretta le mani per tentare di portarsi via Diego Ribas da Cunha, numero dieci, di maglia e di piede, del Werder Brema. Il brasiliano, infatti, è finito pure sulla lista della spesa del Barcellona, che da qualche settimana s’è messo alla ricerca del sostituto di Deco. La conferma dell’interesse del Barça per il trequartista è arrivata ieri dal giornale spagnolo «El Mundo Deportivo». Il giocatore, ormai la stella della Bundesliga, piacerebbe pure al Real Madrid, che in shopping del genere non manca mai. Impacchettarlo, comunque, sarà complicato per tutti, visto che anche lunedì il direttore generale del club tedesco, Klaus Allofs, aveva tagliato qualsiasi dubbio: «Il giocatore non si muove». La Juve ha deciso di provarci, dando mandato a intermediari di sondare le intenzioni del Werder, con licenza di arrivare fino a venti milioni di euro. Dall’altra parte, informalmente, il prezzo s’è impennato fino a 30 milioni, ma siamo appena agli inizi della trattativa.

All’asta, se tale sarà, s’è iscritto appunto anche il Barcellona, che una settimana fa ha spedito i suoi scouts a Dublino, per vedere l’amichevole fra Irlanda e Brasile, dove Diego ha (ben) giocato da titolare. Il rapporto, positivo ovviamente, è finito sul tavolo del direttore tecnico dei blaugrana, Txiki Begiristain. Del brasiliano, pare abbia molto impressionato gli spagnoli l’indole da battaglia, notevolmente affinata in Germania: lui, che aveva il marchio esclusivo del fantasista, sembra aver abbinato pure contrasti robusti. Il club iberico s’annuncia concorrente fastidioso, per la Juve, perché la deludente Liga e le opache prove di Ronaldinho e Deco, stanno innescando forti intenzioni di rivincita. Partendo dal mercato estivo: e Diego, sarebbe uno dei prescelti per la ricostruzione.

Tutte le manovre dei bianconeri, ovviamente, e l’assalto più costoso a maggior ragione (Diego), sono legate alla qualificazione alla prossima Champions League: da lì, infatti, arriveranno quei milioni di euro mancati al bilancio negli ultimi due anni. Stamattina, intanto, si riunirà il cda della società, che dovrà approvare la relazione trimestrale al 31 dicembre 2007. Questo, almeno, è l’argomento scritto all’ordine del giorno, ma poi, come sempre, nella riunione s’infileranno diversi altri temi. Di certo, i consiglieri parleranno anche del progetto per il nuovo «Delle Alpi», anch’esso in qualche modo collegato al ritorno in Europa. Una decisione formale sull’impianto non arriverà (è attesa entro marzo, al massimo), ma se ne parlerà. Viste le dimensioni dell’investimento, dai 25 milioni di euro ai 110, e l’attuale incertezza su eventuali agevolazioni istituzionale, resta fondamentale trovare mezzi di finanziamento per alleggerire l’esposizione della società: proprio a questo la Juve, e la struttura marketing in particolare, sta lavorando da settimane. Alla fine, si deciderà quali saranno gli stanziamenti per la nuova casa, e quali per il mercato: dentro, ci saranno pure quelli per tentare l’acquisto di Diego.



E' impossibile che uno forte come Diego interessi solo alla Juve. Indipendentemente da quel che scrivono i giornali, giocatori di quel livello vanno presi alla svelta. Bisogna chiudere le trattative prima che intervengano società spagnole o inglesi che hanno superiori disponibilità economiche. Quando intervengono club come Real o Barcellona i casi sono due: o gli lasci strada o ti prepari all' asta. Il discorso di Champions o non Champions a me fa scappar da ridere. Sappiamo bene chi ci sia dietro la Juventus. La domanda da fare è se abbiano voglia o no di tirar fuori soldi. Il Bayern Monaco l' hanno scorso è rimasto fuori dalla Coppa. Ciò nonostante ha comprato Toni, Klose e Ribery spendendo come non aveva mai fatto in tutta la sua gloriosa storia.

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14/02/2008 09:55
 
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Come va la schiena, Buffon?
"Rispetto a quindici giorni fa meglio, rispetto a domenica peggio. Per fortuna, nella concitazione della partita mi dimentico di stare male".

Preoccupato?
"No. Se fossimo in fase di preparazione, mi prenderei venti giorni tutti per me e penserei a guarire. Ma questo è un mese caldo e vale la pena fare qualche sforzo. Magari mi fermerò un po' più avanti".

Non è che rischia di mandare all'aria l'Europeo?
"Sono ottimista e fatalista, se meriterò di andarci ci andrò e la salute mi assisterà".

Non ha pensato che le stanno arrivando gli acciacchi della vecchiaia, adesso che ha appena compiuto trent'anni?
"Mi conosco bene e non so prendermi in giro: sono due o tre anni che dal punto di vista psicologico, fisico e tecnico sono forte come non sono mai stato. Non sono un portiere acrobatico, durerò parecchio, almeno fino a 41-42 anni".

Mai pensato di aver sprecato i suoi anni migliori in serie B e lontano dall'Europa?
"No, perché guardo aldilà del mio naso. Ho tirato il fiato e così potrò arrivare al capolinea un po' più tardi. Questi due anni non sono stati solamente una punizione, ma ho maturato due bonus".

Se lo ricorda il suo ultimo errore?
"No, e quindi sono preoccupato: sta per arrivarne uno".

E un gol non imparabile l'ha preso?
"Certo. Il secondo di Parma, per esempio. Quando capita, torno a casa e non mi sento a posto, poi al lunedì vado da Ranieri e gli chiedo scusa".

E lui si commuove?
"No, perché sa che l'unico modo per migliorarsi è cercare il pelo nell'uovo. A me capita spesso di dire: cavolo, se prendi un gol del genere diventi un portiere normale, Gigi".

Lei non è normale?
"Mah, forse sì. Cioè, la normalità non so bene cosa sia. Boh. Di sicuro, se becco gol su calcio d'angolo rescindo il contratto seduta stante".

Ha mai fatto il conto di quanti punti vale Buffon?
"No, perché non esiste la controprova. Non si può dire chi sia più decisivo tra me e Totti, magari con Belardi e Vucinic le nostre squadre avrebbero dieci punti in più. Mi auguro solo che si dica sempre che è meglio avere Buffon che non averlo, anche se a me capita di vedere altri portieri e dire: io una parata così non l'ho mai fatta. E' successo domenica con Kalac, ma anche guardando certi portieri di serie C".

Le piace molto, vedere parare?
"Mi piacciono le cose belle. Di solito tra i colleghi c'è invidia, ma io non me provo: auguro ogni bene al mio avversario anche se può andare a scapito mio. Ho ammirato quei 6-7 mesi in cui Dida è stato fenomeno, certe parate sensazionali di Frey e Julio Cesar, il Toldo di qualche anno fa, il Doni di questo periodo. Molti pensano che fare un complimento pregiudichi il proprio prestigio, io no".

Buffon piace a tutti: non lo trova noioso?
"Mi rendo conto di essere trasversale, ma se avessimo la cultura degli inglesi questo sarebbe normale. In Italia si vive di alibi, per cui mi gratifica godere del rispetto dei miei avversari. Penso che nemmeno i tifosi del Toro mi odino. La scelta di andare in serie B credo abbia fatto piacere anche a chi nutriva rancore verso di noi".

Non c'è un eccesso di buonismo, in tutto questo?
"Può essere, ma in mezzo alle nostre nevrosi il buonismo non è mai troppo".

Chi c'è di travsersale come lei?
"Maldini, Kakà, Del Piero. O Materazzi. No, dài, su Materazzi scherzavo".

Aiutini all'Inter: è d'accordo con Totti?
"Sto godendo come un riccio: l'Inter è esattamente nella situazione in cui eravamo noi. Non sapete quanto fosse svilente farsi domande dopo ogni vittoria, chiedersi se davvero avevamo vinto per un mezzo fuori gioco. Mi snervavo al punto da pensare: vorrei arrivare decimo, così non rompo i coglioni a nessuno. Lo stesso sta accadendo all'Inter: nessuno che dica che loro sono i più forti, nettamente i più forti, e tutti che sospettano chissà che. Mi spiace per loro, non si stanno godendo quello che meritano. Ma sono anche contentissimo che gli aiuti gli stiano arrivando adesso che proprio non gli servono a nulla e non l'anno prossimo, quando potremmo permetterci di competere con loro".

La Juve non può proprio far nulla, contro l'Inter?
"Adesso no, non c'è partita. Io continuo a guardarmi le spalle, anche se la partita con la Roma ci dirà se dovremo rinunciare ai voli pindarici o guardare fino al secondo posto".

E' sorpreso di cosa state facendo?
"Da morire. Tantissimo. Per questo sono orgoglioso della nostra classifica. Sinceramente avevo dei dubbi sul nostro valore".

Perché state lassù, allora?
"Perché in Italia nessuno ha una mentalità come la nostra. Ci siamo tramandati questo carattere, sappiamo che siamo i più forti solamente se corriamo di più, se lottiamo di più e soprattutto se non ci sentiamo forti. Quest'anno stiamo dando il 120 per cento, eppure possiamo al massimo arrivare secondi. Siamo anche un po' sfigati: l'Inter è anormale, per quanto è forte. In altri tempi, saremmo da scudetto anche noi".

Nel frattempo, è riuscito a ricordarsi nel suo ultimo errore?
"Mi ricordo i primi mesi alla Juve, ne combinai due o tre una dietro l'altra, la gente mormorava, un po' il terreno sotto i miei piedi lo sentivo franare. Per fortuna sono molto autocritico e non mi lascio condizionare da giudizi altrui: la verità su me stesso la so solo io".

Buffon è un predestinato?
"Senza presunzione: sì. A 17 anni ho giocato le mie prime due partite in serie A contro Milan e Juve, a 18 ero titolare di una squadra da scudetto ed erano appena quattro anni che avevo deciso di fare il portiere".

E prima di parare che faceva?
"Fino a tredici anni sono stato un buon centrocampista, sarei potuto arrivare in C o in B. Ma un giorno mio papà, che essendo stato un atleta aveva un mentalità diversa dal calciatore, mi disse: perché non provi a imparare anche qualcos'altro? Vai un po' in porta, ti aiuterà. Ci provai, più che altro perché mi faceva divertire un sacco l'idea di mettermi i guanti e il cappellino, poi in quel periodo avevo il trip di N'Kono. È andata così: destino, no?".

Che diavolo è il trip di N'Kono?
"So a memoria la formazione del Camerun ai Mondiali del '90, avevano delle tute di spugna che mi facevano compassione, non potevo non tifare per loro, e per il portiere più di tutti. Da allora è il mio idolo assoluto. Sono abituato a fare scelte di minoranza: tengo per il Genoa e in quel periodo andavo matto per il Pescara di Junior e Sliskovic, mentre tutti correvano dietro il Napoli di Maradona".

E' anche per questo che è sceso in serie B?
"Se fosse stata una scelta scontata non l'avrei fatta".

Altri gusti di minoranza?
"Credo di essere l'unico calciatore al mondo che non si interessa di automobili. Giro con la mia Lancia Y, mi basta e mi avanza".

Neo trentenne e padre: Buffon è diventato adulto?
"Ho chiuso una saracinesca sul passato e aperto una porta sul futuro. Io sono un malinconico, un nostalgico: pensavo sempre, e anche troppo, ai tempi della scuola, ai giorni di Italia '90, all'infanzia perduta. Ecco, avere un figlio ed essere un uomo affidabile per una donna, come lo sono io per Alena, fa sentire meno l'assenza del passato e ti offre molti spunti per vivere il presente: da due o tre anni, ormai, sono una persona equilibrata, anche se qualche scheggia di pazzia ce l'ho sempre".

Tipo?
"L'altro giorno sono andato a comprarmi delle figurine, senza aspettare che ce le regalassero con la raccolta completa: vuoi mettere la pappa già pronta con il piacere di sudarsi l'album pacchetto dopo pacchetto?".

Scusi, ma che le ha detto l'edicolante?
"Gli ho spiegato che ho un figlio molto precoce".

E' bello essere una figurina?
"E' un sogno, è una delle emozioni più grandi che ho avuto da questo mestiere. Essere una figurina è meraviglioso".

E' stata la soddisfazione più grande?
"No, quella è la gioia trasmessa con una parata, con una vittoria. Il bello non è stato vincere il Mondiale, ma aver portato in piazza gente che fino a un'ora prima litigava dalla mattina alla sera. Il meglio della vittoria sono gli occhi di chi la festeggia".

14/02/2008 13:46
 
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Gran bell' intervista quella di Buffon. Credo che indipendentemente dal valore del giocatore sia evidente anche la trasparenza e la semplicità della persona.

Se sa farsi volere bene da tutti un motivo ci sarà.
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19/02/2008 16:04
 
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A oltre 13 anni di distanza, Mauro German Camoranesi è stato condannato a versare 200 mila pesos, circa 45 mila euro, in forma di indennizzo, a un ex giocatore argentino a causa di un fallo che ne ha rovinato la carriera.

La sentenza arriva dalla città di Mar del Plata, a 500 chilometri da Buenos Aires, dove il giudice Heber Amalfi ha accolto la denuncia fatta da Javier Pizzo che il 14 agosto 1994, nel derby tra il suo Aldosivi e l’Alvarado dove militava Camoranesi, subì un brutto intervento dall’attuale centrocampista bianconero che gli causò la rottura di legamenti, menisco e tendine del ginocchio.

Il giudice, pur riconoscendo il fallo come involontario, ha sottolineato che si trattava di un intervento «imprudente», tale da mettere fine alla carriera di Pizzo, oggi avvocato, riducendo al 39% la capacità del ginocchio dell’avversario. Pizzo, che è rimasto fermo tre anni, è tornato a giocare solo altre quattro partite dopo quell’infortunio.

A nulla è valsa la difesa dei legali di Camoranesi, per i quali si trattava di una circostanza di gioco punita secondo il regolamento sportivo: l’italo-argentino, nell’occasione, fu espulso dal direttore di gara. I difensori del centrocampista della Juventus e della Nazionale hanno già annunciato che ricorreranno in appello.
19/02/2008 17:37
 
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Re:
aston villa, 19/02/2008 16.04:

A oltre 13 anni di distanza, Mauro German Camoranesi è stato condannato a versare 200 mila pesos, circa 45 mila euro, in forma di indennizzo, a un ex giocatore argentino a causa di un fallo che ne ha rovinato la carriera.

La sentenza arriva dalla città di Mar del Plata, a 500 chilometri da Buenos Aires, dove il giudice Heber Amalfi ha accolto la denuncia fatta da Javier Pizzo che il 14 agosto 1994, nel derby tra il suo Aldosivi e l’Alvarado dove militava Camoranesi, subì un brutto intervento dall’attuale centrocampista bianconero che gli causò la rottura di legamenti, menisco e tendine del ginocchio.

Il giudice, pur riconoscendo il fallo come involontario, ha sottolineato che si trattava di un intervento «imprudente», tale da mettere fine alla carriera di Pizzo, oggi avvocato, riducendo al 39% la capacità del ginocchio dell’avversario. Pizzo, che è rimasto fermo tre anni, è tornato a giocare solo altre quattro partite dopo quell’infortunio.

A nulla è valsa la difesa dei legali di Camoranesi, per i quali si trattava di una circostanza di gioco punita secondo il regolamento sportivo: l’italo-argentino, nell’occasione, fu espulso dal direttore di gara. I difensori del centrocampista della Juventus e della Nazionale hanno già annunciato che ricorreranno in appello.



Considerando dove è arrivato Camoranesi e tutti i soldi che ha di conseguenza guadagnato e tenendo conto che uno ha avuto stroncata una carriera, mi domando:"Perchè Camoranesi fa la parte di chi ha le pezze al culo?". Quella cifra non sarà nemmeno un terzo della sua automobile. Se le cose stanno così è tutto molto triste. Ma paga e non rompere il cazzo...


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19/02/2008 20:18
 
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Juve, preparazione dolce e Zanetti la gioca tutte
Capanna l'anti-marine: «I muscoli non si allenano solo in palestra»
FABIO VERGNANO
TORINO

Sul terzo posto in classifica della Juventus, a un solo punto dalla Roma, c’è anche la firma del preparatore atletico Riccardo Capanna. E’ arrivato tardi al calcio che conta il professore, prima si è dedicato all’insegnamento all’Università di Genova e a scrivere testi di teoria, tecnica e didattica degli sport di squadra. Una bagaglio di esperienze che ora sta mettendo in pratica al fianco di Ranieri, con cui lavora dalla scorsa stagione a Parma. Una sua pubblicazione «Non solo muscoli» può essere il manifesto programmatico delle sue teorie. In sintesi: la forma fisica si conquista lavorando sul campo, non assumendo le sembianze di un campione di body building in palestra.

Gli inconsolabili orfani di Ventrone sono serviti. I metodi di Capanna, accolto con un certo scetticismo nel ritiro estivo di Pinzolo, funzionano. E lo dimostrano anche gli infortuni che in questa stagione sono stati soprattutto di origine traumatica. Spiega il professore: «Abbiamo smaltito le fatiche di gennaio, mese in cui si è giocato molto. Adesso dobbiamo soltanto mantenere questa condizione e credo che ci riusciremo fino a maggio». Si diceva ad agosto: la Juve fa una preparazione leggera perché deve partire forte. Capanna smentisce: «Non abbiamo calcato la mano per essere brillanti subito, ma perché io credo nel lavoro progressivo. Bisogna capire che nel calcio non si mette da parte nulla, non si accumula ricchezza energetica come fosse un capitale da sistemare in banca. Il fisico va curato giorno per giorno: si spende e ci si rigenera. Per tutta la stagione».

Capanna ha abolito o quasi la palestra. Chiara la sua teoria: «La forza non si sviluppa soltanto con le macchine. In campo si migliora la potenza con esercizi specifici per il calcio. Poi è chiaro che non ho buttato via le chiavi del locale dove teniamo le macchine. Ogni giocatore è libero di usufruire degli attrezzi, in sintonia con i nostri metodi di lavoro. Ma sapendo che certe esercitazioni sono dannose per tendini e legamenti». Altro mito che crolla: il lavoro individuale non è fondamentale: «Faticare da solo è triste. Io do delle indicazioni, poi ogni giocatore esegue l’addestramento mettendoci del suo, in quanto non hanno tutti le stesse esigenze e le stesse caratteristiche. Ma le vittorie si costruiscono tutti insieme, confrontandoci, scambiandoci opinioni. E io sono disponibile ad ascoltare i giocatori, molti dei quali hanno un’esperienza unica e preziosa. Ho soltanto un rammarico: Tiago. E’ la conferma che nel calcio ci sono situazioni che sfuggono alla programmazione più attenta. Ma in lui credo ancora».

Una preparazione democratica. Tutti sullo stesso piano, anche Del Piero che, tuttavia, dalla scorsa stagione si avvale di un personal trainer, Giovanni Vaglini. Prima si aggirava per Vinovo in maniera carbonara, oggi è in veste ufficiale, ma non può entrare in campo durante gli allenamenti. La Juve ha autorizzato questo supporto atletico con delle limitazioni e Capanna si è adeguato: «Per me non è un problema. Se Alessandro lavora di più e alla fine segna 20 gol siamo tutti contenti. Con Vaglini c’è stato un colloquio iniziale, poi confronti settimanali. Gli accordi sono che resti esterno alla squadra. In ogni caso Alex non fa nulla senza prima consultarmi. Si vede che sta bene, la sua condizione brillante è la stessa di tutta la squadra».

Condizione che, secondo Capanna, è destinata a durare: «Daremo ai giocatori quello che servirà per sostenere ciò che chiederà l’allenatore. Il carburante non finirà. Ci sono ragazzi che corrono da settembre e non calano. Penso a Zanetti che, come gli altri, ho cercato di preservare dagli infortuni del passato con una preparazione preventiva. Per esempio, meno balzi e salti per limitare i danni. Ma non dite che Zanetti ha muscoli deboli, è un luogo comune senza senso». E la schiena di Buffon? Il portiere sabato non giocherà a Reggio Calabria, sarà il primo turn over preventivo. Salterà altre partite decidendo di volta in volta con Ranieri. Capanna: «Gigi sa da solo ciò che è meglio fare. Ma sta bene. Quando un portiere si tuffa a terra vuol dire che la salute è dalla sua parte».
[Modificato da El Tr3n 19/02/2008 20:18]
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21/02/2008 10:32
 
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Operazione Buffon. No, non nel senso che il Gigi nazionale andrà presto sotto i ferri: i tifosi della Juve possono stare tranquilli. Operazione sta per gestione del numero uno più prezioso al mondo, che non ha ancora risolto i problemi alla schiena. Anzi. La protrusione discale di cui soffre è cosa seria e c’è sempre il rischio che possa complicarsi, sfociando in un’ernia. Brutta storia, in quel caso sarebbe necessario un intervento chirurgico. Meglio non scherzare con il fuoco - il ruolo di portiere oltretutto in questi casi è il più delicato - e programmare qualche turno di riposo in attesa della completa guarigione.

Ecco perché sabato sera a Reggio Calabria il Gigi nazionale non ci sarà. Di comune accordo con lo staff medico, Claudio Ranieri ha deciso di concedergli un turno di riposo. Buffon tornerà tra i pali martedì sera, per il superderby con il Toro. E non mancherà nemmeno la domenica successiva, quando all’Olimpico arriverà la Fiorentina. Due incroci considerati fondamentali dai bianconeri nella rincorsa alla prossima Champions League, specie ora che l’obiettivo del secondo posto, con accesso immediato al mondo dorato della fase a gironi, è tornato a portata di mano. Due partitissime che Buffon non vorrebbe perdersi per nulla al mondo, come quelle appena vinte con Udinese e Roma. «Se proprio mi devo fermare, meglio a Reggio»: questo il suo pensiero.

Tanto per sabato c’è pronto Ciccio Belardi, che ha già dato garanzia di affidabilità e al Granillo vivrà la sua notte di gloria (torna da ex dopo 13 anni in amaranto, dalle giovanili alla A). Vorrà dire che Buffon gli invierà l’ormai consueto sms di incoraggiamento, come ha fatto per i match con Livorno e Cagliari, prima di tifare per lui davanti alla tv. SuperGigi si è già abituato alla nuova vita da portiere part-time. Da qui al termine del campionato (18 maggio) lo attende un impiego a rate, con l’obiettivo di estinguere il debito con la sfortuna in tempo per l'Europeo. E lui si è calato nella parte, visto che per ora non vuole sentir parlare di operazione. «In partita mi dimentico degli acciacchi – ha spiegato di recente -, ma se fossimo in preparazione mi prenderei una pausa e penserei a guarire. Questo però è un mese caldo ed è giusto fare qualche sforzo, semmai mi fermerò più avanti». Ora è arrivato il momento.

Reggio Calabria sarà la prima stazione del percorso che ha come capolinea lo stade de Suisse Wankdorf di Berna: lì, il 9 giugno, contro l’Olanda inizierà l’Europeo dell’Italia. E l’obiettivo è farsi trovare al top della forma. Anche perché in Austria e Svizzera, visto il girone di ferro (oltre agli Orange ci sono Francia e Romania) e gli impegni ravvicinati, con sei partite in 21 giorni in caso di finale, Donadoni non potrà certo permettersi di avere un portiere a singhiozzo, anche se è Buffon.

Lui, intanto, migliora, mentre il «virus» del mal di schiena, come lo ha definito Ranieri, ha fatto l’ultima vittima in Iaquinta (nulla di grave). Se un mese fa, dopo il match con la Samp, Buffon non riusciva a tuffarsi, oggi ha ritrovato il sorriso. E soprattutto ha aumentato il ritmo del lavoro differenziato che svolge con l’allenatore dei portieri Pellizzaro e il preparatore atletico Capanna. Non gli resta che riposare un po’ e il gioco è fatto. Semplice, no?
22/02/2008 10:35
 
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"A Donadoni dico: pensaci bene". Alessandro Del Piero ha mandato questo messaggio al c.t. dell'Italia nell'intervista a Sky andata in onda questa sera su Sky Sport 1, nella puntata di "Attenti a quei due", la rubrica dedicata ai match di Champions League e condotta dalla coppia Gianluca Vialli & Paolo Rossi. E ai conduttori che gli chiedevano cosa faccia il martedì e il mercoledì sera da due anni a questa parte, il capitano bianconero ha risposto: "Inganno il tempo. Ogni tanto vedo anche la Champions perché comunque, come in questo ultimo turno, spesso ci sono delle partite troppo belle da vedere".
Circa la possibilità delle italiane di passare il turno, Del Piero si esprime così: "Credo che una delle tre non ce la faccia, però sono partite dove può venire fuori di tutto. Dipende da che aria si respira nello spogliatoio. Ma non voglio sbilanciarmi. Sono partite aperte a qualunque pronostico, anche per l'Inter, anche se ha il risultato più proibitivo".
Chi sono i tuoi eredi in Europa?, chiedono i due conduttori. "I giocatori di adesso sono un po' diversi, sono tutti velocissimi, fortissimi fisicamente, molto tecnici. Diego del Werder Brema è molto forte, ma anche Van der Vaart mi piacerebbe vederlo giocare in un altro campionato. A Benzema , invece, ruberei la scaltrezza, lo vedo molto furbo e poi mi piace perché davanti al portiere è molto freddo. È molto bravo. Fernando Torres è molto veloce, ha un gran passo, va via con una facilità impressionante e poi sa che Gerrard gli dà la palla molto bene. Attualmente però preferisco Adebayor, per la stagione che sta facendo. È veloce, di testa è fortissimo, è bravo tecnicamente".
Ma per quanto lo riguarda, Del Piero sa di avere ancora molto da dare e indirizza quindi un messaggio a Donadoni... "Caro Roberto, mi raccomando pensaci bene. Vedi più volte quello che sto facendo così sembra che lo stia facendo più volte. Se hai bisogno di vino buono, posso spedirtelo. Fammi sapere. Grazie".
gasport
25/02/2008 01:08
 
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Rumbero Major
Juve indignata: "Atteggiamento ostile da parte degli arbitri"
24 02 2008

Dura presa di posizione della Juventus sull'inadeguatezza della classe arbitrale.

Dopo le dichiarazioni a caldo di Giovanni Cobolli Gigli nel dopo gara di Reggio Calabria, lo stesso presidente bianconero insieme a Jean Claude Blanc ha pubblicato sul sito ufficiale una lettera aperta ai presidenti di Figc e Aia. Oggetto della missiva i ripetuti errori arbitrali che stanno colpendo la Juve nel corso di questa stagione:

"Il ripetersi di episodi così gravi impone di richiedere un intervento dei massimi organismi federali a garanzia della regolarità del campionato e a tutela dell'impegno e della professionalità dei giocatori, dei tecnici, dei dirigenti della Juventus".

I due dirigenti lamentano un atteggiamento ostile nei confronti della Juve che continuerebbe a pagare le colpe del passato: "Alcune decisioni dei direttori di gara stanno confermando un dubbio sollevato da più parti: e cioè, che nei confronti della Juventus non vi sia un atteggiamento sereno e adeguato alla serietà con la quale la Società e la squadra affrontano i propri impegni. Quel che è certo è che la Juventus non può continuare a pagare colpe per le quali ha già scontato una pena estremamente severa e dalla quale si sta risollevando anche grazie alla passione dei propri tifosi, che legittimamente chiedono rispetto".



La palestina tiene dinero y ya no es cualquiera
La Palestina lucho’ la visa y se va par fuera
Y se lo sabe l’habana entera
Tu tranquilo....que yo controlo....
25/02/2008 13:22
 
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Ciuf Ciuf, Tcen Tcen!
Reggina+Arbitro - Juventus 2-1 (che doveva essere 2-5)
Ho aspettato che l' incazzatura tornasse a livelli di guardia per dire la mia su quanto è successo. Non credo al complotto nè a disegni di qualcuno. Come ho sempre detto credo invece nei condizionamenti, siano essi determinati da sudditanza, da pressioni, giochi di potere o da situazioni personali. Quest' ultimo aspetto riguarda Dondarini che è sotto indagine da un Tribunale Ordinario per presunti favori alla Juventus. Ora, ditemi voi, può arbitrare serenamente una partita di calcio un arbitro in quelle condizioni? Qui non ci sono complotti nè disegni. C' è solo un arbitro estremamente condizionato da quello che sarebbe successo in caso di decisioni a favore della Juventus, giuste o no che fossero. Nel dubbio cosa poteva fare questo disperato? Poteva solo fare quel che ha fatto sabato sera. Ed ha ragione Ranieri quando parla di tutta la gestione della gara. Premesso che il rigore su Sissoko era solare e che altri tre episodi erano sicuramente molto dubbi, come cazzo può una persona dare un rigore alla Reggina dopo 4 episodi che hanno nettamente penalizzato la Juve? Il contatto di Sissoko c'è ma non ditemi che è un rigore solare perchè Amoruso si lascia cadere in maniera evidente. Gli altri episodi riguardano almeno un paio di tranvate verso alcuni giocatori della Juve non sanzionati e alcune punizioni ed angoli fatti battere con gli avversari non a distanza. Dondarini era condizionato, era terrorizzato dal poter sbagliare a favore della Juve e nel dubbio ha fischiato sempre contro. Secondo voi una persona in quelle condizioni pensa di più a dirigere una gara o a salvarsi il culo? Un grosso complimenti a quel fenomeno di Collina ed alla sua testa per avere mandato Dondarini a dirigerci. Nel tutto mettiamoci pure anche quei due cazzoni invertebrati di segnalinee che, come sempre, sono lì per prendere i soldi ma mai per prendere decisioni.
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25/02/2008 20:46
 
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Ciuf Ciuf, Tcen Tcen!
Trezeguet: "Hanno superato il limite"

«Noi aiutiamo gli arbitri e loro fanno i protagonisti. L'inesperienza non può sempre valere come alibi»
PAOLO BRUSORIO
A Reggio non c’era per colpa di una sinusite cronica, per il derby deciderà solo domani. Nel frattempo Dondarini ne ha combinate di tutti i colori.

Che idea si è fatto?
«Quella di tutti. Siamo stati penalizzati in maniera incredibile. Il rigore per la Reggina ci poteva anche stare, è tutto il resto che non ci va giù».

È incompetenza o vi hanno preso di mira?
«Ci hanno detto che gli arbitri sono giovani, che devono fare esperienza e che dobbiamo aiutarli. Quanto gli serve, un campionato intero?».

Ma voi collaborate?
«L’aiuto che gli stiamo dando quest’anno è straordinario. Protestiamo solo quando subiamo un torto macroscopico. Ora, però, abbiamo oltrepassato i limiti con questa storia dell’inesperienza».

In che senso?
«Da Collina mi aspettavo di più. Non serve chiedere scusa o mandare gli arbitri che sbagliano a spiegarsi in tv. I giocatori e le società non possono aspettare un campionato perché gli arbitri maturino».

Pagate ancora le colpe passate?
«Può essere. Noi mettiamo in conto anche questo, ma non si può guardare sempre indietro».

Mai pensato di scusarvi per la vicenda calciopoli?
«Noi giocatori non dobbiamo scusarci di niente. Semmai dovevano farlo quei dirigenti. La cosa che mi fa ancora rabbia è che non c’era bisogno di tutto quello che hanno fatto, quella era la Juve più forte degli ultimi 25 anni».

Il suo presidente apre ai fischietti stranieri: d’accordo?
«Sì. Se serve a cambiare questa situazione».

Ma che problema hanno gli arbitri?
«Quello di sentirsi protagonisti. Dimenticano che la gente viene allo stadio per noi, mica per vedere loro».

E allora domani che derby vedranno?
Il Toro sta tornando alla normalità. Ha giocatori di valore superiore alla classifica che occupa. Me lo aspettavo più in alto, il presidente Cairo ha costruito una squadra da Uefa».

Occhi puntati su?
«Rosina. Per l’età che ha, si prende grandi responsabilità».

All’andata, il suo fu un caso di giurisprudenza arbitrale.
«Sì, ci furono molte polemiche. Ma io il giorno dopo pensavo già alla domenica successiva».

Trezeguet e il derby: rapporto freddino
«Mah, è la partita della città che piace molto ai tifosi. Loro ci tengono di più, per noi è diverso. Più del Toro conta la Fiorentina, domenica avremo la cifra esatta della nostra stagione».

Derby uguale retorica allora?
«Ha un significato storico importante e per questo è speciale. Le partite dell’anno, però, sono altre».

Campionato: tutto deciso?
«Per il secondo posto non firmo anche se l’Inter è troppo forte, sembra la Juventus di tre-quattro anni fa».

Anche come antipatia?
«Vivono sulla loro pelle quello che abbiamo provato noi. Ma vincono perchè sono più forti, non per i favori arbitrali».

Classifica giusta quella della Juve?
«Sì. Stiamo facendo un campionato strepitoso. Mi piace come giochiamo, ma c’è moltissimo da migliorare».

C’è posto per Trezeguet nel progetto Juve?
«Sì. Altrimenti non avrei prolungato per tre anni il contratto. Ma i campioni devono arrivare in fretta. Io sono abituato a vincere e, per l’età che ho, voglio rifarlo subito».

Si soffre a stare fuori dalla Champions?
«Da morire. Per questo dobbiamo arrivare tra le prime quattro: non per i soldi, non per i diritti tv. Ma per noi».

Quale partita vorrebbe giocare negli ottavi?
«Una qualsiasi. Mi mancano così tanto quegli stadi...».

Le manca anche la nazionale?
«No. La Francia non ha bisogno di me, io non sento il bisogno della nazionale. Domenech mi ha convocato per la rappresentativa B: ma è possibile? Io ho giocato tre mondiali, per quello che ho dato alla Francia mi hanno mancato di rispetto. Henry, Govou, Benarfa, Anelka: non ho mai chiesto il posto fisso, ma che ci vado a fare in nazionale, la quinta punta?».

Anche Del Piero non se la passa bene
«Vive la mia stessa situazione. Alex merita di giocare gli Europei, ma il modulo di Donadoni non fa per lui. Il ct è stato molto chiaro».

Quindi, meglio rinunciare?
«Io non vado in una squadra che non gioca per me»,

Italia-Francia: ha capito il perchè di tutta questa rivalità?
«No, ma una cosa l’ho compresa: che italiani e francesi non si amano, ma non possono fare a meno gli uni degli altri».

Razzismo in C2 in Italia (e non solo in lì); razzismo sui campi di Francia. Perché?
«Non ho una risposta. Ma è molto triste. La gente non si rende conto del male che fa con quegli insulti. La Francia, per esempio, non ha imparato nulla dal mondiale ‘98: quella era la nazionale di tutte le razze. Eppure abbiamo sprecato un’occasione. Serve la linea dura e più educazione da parte dei genitori».

Benzema, Ben Arfa, Nasri. Sono pronti per fare grandi i Bleus?
«Rispetto agli altri Benzema è di un’altra categoria. Ma deve lasciare Lione e il calcio francese se vuole migliorare. Come feci io passando dal Monaco alla Juve».

Del Piero e Buffon forse andranno a Pechino: invidioso?
«Tutti dicono che l’ambiente dei Giochi è fantastico. Mi sarebbe piaciuto provarlo. Per questo a loro due dico di andarci. Non sono mica poi tanto giovani, quando gli capiterà ancora una occasione simile?».

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28/02/2008 11:07
 
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Un conto è prendersi un cartellino rosso perché, da ultimo ostacolo, hai abbattuto il nemico che fuggiva verso la porta, o perché ti sei beccato due gialli in un paio di scontri di gioco; un altro se ti fai cacciare dalla partita per aver insultato l’arbitro, aggredito un avversario, o per esserti appeso ai riccioli di Comotto. Peggio ancora se, per un attimo di rabbia, lasci in dieci la compagnia per la serata, e con una scelta in meno per la partita che verrà l’allenatore. Fa la sua notevole differenza: per questo la Juve è piuttosto incavolata con Pavel Nedved, per l’espulsione arrivata in coda a un derby già finito.

Arrabbiatura mica tanto di facciata, se l’argomento è stato inserito all’ordine del giorno del Comitato sportivo della società che si riunisce oggi pomeriggio: il presidente Giovanni Cobolli Gigli, l’ad Jean-Claude Blanc, e i consiglieri Gian Paolo Montali e Riccardo Montanaro ne discuteranno, con potere di sanzione. Non tanto questione di pecunia (anche se la multa può impennarsi a migliaia di euro), piuttosto di coerenza: passata calciopoli, la società s’è data un codice etico, vigente dall'impiegato al campione. Soprattutto, il club vorrebbe dare un segnale: basta.

Non è in discussione, ovviamente, il valore tecnico e il furore agonistico con il quale Nedved assalta le partite, ma i suoi eccessi, sì: anche perché, nel ramo, il ceco è recidivo. A ottobre, al quarto minuto di recupero della sfida con il Genoa, fu cacciato per una gomitata a un avversario; mentre l’anno passato, stesso avversario, si beccò cinque giornate di squalifica per un pestone a Farina. Raccontano che, già nello spogliatoio di martedì sera, Nedved si fosse pentito, ben conscio della stupidaggine appena fatta, ma lamentandosi della poca tutela a lui concessa dai direttori di gara. Sarà, ma mai un buon motivo per farsi cacciare fuori dalla partita.

Il guaio è che la leggerezza di Pavel, quest’anno, è in allegra compagnia: i bianconeri, fra campionato e Coppa Italia, hanno rimediato otto espulsioni (Ranieri compreso, anche lui contro il Genoa). La Juve, vorrebbe dare una sterzata: anche perché, proprio per i cartellini rossi, domenica si presenterà con il centrocampo affossato contro la Fiorentina nella sfida che vale un pezzetto di Champions League. Oltre a Nedved, mancherà infatti Cristiano Zanetti, buttato fuori nel finale di Reggio Calabria per un calcione ad Amoruso. Altra reazione che alla società non è andata giù.

Così, è il pensiero in corso Galileo Ferraris, non si può andare avanti. Per questo il club ha apprezzato la presa di posizione del tecnico davanti alle tv, appena finita la partita contro il Toro: «Non doveva farlo - aveva detto Ranieri - non doveva reagire così davanti all’arbitro». Pure Camoranesi l’aveva fatto notare: «Non se ne può più di questi episodi stupidi che ci penalizzano». Giusto, anche se nella red list compare anche il nome dell’italo-argentino: espulso a cinque minuti dalla fine del ritorno di Coppa Italia con l’Inter. L’assortimento è comunque notevole: Zebina nella trasferta di Cagliari, Chiellini a Parma (in una zuffa con Morfeo), Almiron a Empoli (per complimenti all’arbitro), fino agli ultimi due cartellini, di Reggio Calabria e del derby. Tutta roba che, alla fine, potrebbe anche pesare.
28/02/2008 18:52
 
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Zambrotta: "Tradito dalla Juve"

"La nuova società non ha mai chiamato"
“Dopo Calciopoli mi hanno dato del traditore, ma quello davvero tradito sono io, anzi tutti noi che abbiamo sempre dato il massimo, in allenamento e in partita, e adesso ci troviamo con due scudetti in meno per colpe non nostre. Sono tradito e deluso dalla Juventus. Anche dalla nuova società, che non mi ha mai chiamato, non mi ha fatto capire di voler puntare su di me”. Parole dure, quelle di Zambrotta sui bianconeri.

Perchè avrebbe dovuto puntare su di te visto che te ne sei andato via alla velocità della luce? Sei peggio di Capello. Un grazie per gli anni in cui hai dato tutto per noi ma gli apprezzamenti finiscono lì. Si dice che le scelte vadano rispettate. Se si rispetta la scelta tua di essertene voluto andare alla svelta, che si accetti anche quella di non essere più gradito. Troppo comoda andarsene quando la nave affonda e chiedere di tornare quando si è in zona Champions. I nuovi dirigenti c' erano già alla tua partenza. Pagliaccio !

Ma il difensore, ora in forza al Barcellona, in un’intervista sul mensile GQ, rincara la dose: “E poi, che lo dicano chiaramente: con i soldi che ha preso dalle nostre cessioni, la Juve ha risanato molti debiti. Abbiamo dato una grande mano alla società”.

La verità è che te ne sei andato via per salvarti il culo, non certo per salvare quello della Juventus. Buffone !

Il contratto con il club catalano scade nel 2010, ma molte voci lo vogliono in Italia, al Milan, già dalla prossima estate. A Gianluca il nostro paese manca, ma non si pente della scelta fatta. “Sento nostalgia dell'Italia ogni volta che ci torno e devo lasciarla. Credo sia il Paese più bello del mondo, ma oggi non e' facile essere italiani all'estero. E' un Paese indifendibile, ormai a difenderlo non ci provo neanche più. Ho la moglie napoletana, ma come faccio a nascondere la vergogna di quello che, per esempio, sta succedendo a Napoli? Quale altra città civile può essere sommersa così dalla spazzatura? Siamo considerati come quelli che, qualsiasi cosa facciano, fanno casino. Che posso ribattere io? E' la verità”.

Zambrotta in campo ha giocato con i più grandi calciatori, ma uno su tutti l’ha impressionato:"Ho giocato con Zidane, Totti, Pirlo, Cannavaro, Del Piero, Maldini, Buffon, ma il più forte in senso assoluto, al di là dei ruoli, è Leo Messi. A vent’anni fa cose che non ho mai visto fare a nessuno. Il Camp Nou, se vuole, è da panico, anche quando tace: lui entra, se ne frega e fa quello che gli gira. Impressionante. Un altro che mi fa spavento per l'autorità che ha a soli 23 anni è Iniesta".

Poi c'e' spazio per una confessione. “Noi calciatori siamo sempre dipinti come quelli che pensano solo ai soldi - racconta Zambrotta - è pieno di falsi moralisti pronti ad attaccarci. Poi, li metti alla prova e sono i primi ad accettare le offerte più compromettenti. Certo, rispetto a qualche anno fa, gira meglio per i calciatori, ma è l'economia in generale a essersi evoluta: voglio vedere quale professionista rifiuti un posto importante a cifre raddoppiate. La gente pensa a noi come a quelli che danno due calci a un pallone e prendono i soldi, ma io so come mi sono guadagnato tutto quello che ho. Fino alla maturità da perito tessile, mi alzavo alle 6.30 e tra scuola e allenamenti, non tornavo a casa mai prima delle sette di sera e dovevo ancora fare i compiti. Quante volte mia madre - aggiunge - mi ha trovato a dormire sui libri. Selezione feroce, su 200 di quella leva siamo arrivati in tre: io, Coco e De Ascentis”.

Niente da dire sulla professionalità e sull' impegno. Tuttavia sai in quanti si spaccano la schiena PER TUTTA LA VITA e certe cose non se le potranno permettere mai. Se eri un campione di pallamano va là che ti passava meno. Ringrazia quelli che pagano il biglietto e che cacciano i soldi per le tv a pagamento visto che alla fine sono loro quelli che ti danno lo stipendio e la fama. Quelli che, per intenderci, hai dimenticato che esistessero quando te ne sai andato. Coglione.

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29/02/2008 10:04
 
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Operazione rilancio. E’ ciò che ha in mente Claudio Ranieri da qualche giorno a questa parte. L’uomo da rilanciare è Tiago Cardoso Mendes, il suo momento potrebbe arrivare nella prossima sfida contro la Fiorentina.
DIFFICOLTA’ - Il primo impatto con la Juventus e il campionato italiano non è stato felice per il portoghese che ha impiegato mesi ad ambientarsi. In campo inizialmente non ha convinto né Ranieri né i tifosi, tanto che ha dovuto sopportare panchina e tribune. Un vero lusso trattandosi del maggior investimento del mercato estivo bianconero: la Juve ha speso 13 milioni di euro per strapparlo al Lione. Ora qualcosa è cambiato, il portoghese è migliorato e in allenamento gioca con grinta e più personalità. Tanto da convincere Claudio Ranieri a prenderlo seriamente in considerazione per la Fiorentina.
RILANCIO - “Tiago non ha giocato molto – ha detto il tecnico a Juventus Channel, ma ha solo sei presenze in meno di Iaquinta. Lo vedo più sereno di qualche tempo fa, è più inserito e mi auguro di poter concedergli le possibilità che merita. Gli ho parlato e lui sa che ho sempre avuto fiducia in lui”. Potrebbe essere l’occasione tanto attesa per Tiago per mettersi in mostra, magari al fianco del nuovo arrivato Sissoko, approfittando dell’assenza per squalifica di Zanetti. Stamattina in allenamento Ranieri ha puntato proprio su Tiago, provandolo prima al fianco di Nocerino poi insieme a Sissoko durante la partitella di possesso palla. Contro i viola potrebbe essere arrivato il suo momento.
Alberto Mauro
29/02/2008 13:47
 
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Mughini: "Tra Juve e Fiorentina questione di centimetri..."
“Il massacro massmediatico e di giustizia sportiva della Juve è un dramma dell'intera storia italiana, perchè travolge simboli ed emozioni possenti. Non è robetta di poco conto l'umiliazione del popolo juventino, i dieci milioni e passa di cui una bella mattina è stato sparato nel muso che la loro squadra era un'organizzazione a delinquere. Questo libro è il racconto di un segmento della storia civile del nostro Paese, anzi della sua storia incivile”. Con queste parole, Giampiero Mughini, scrittore, giornalista, volto noto della televisione nonché grande tifoso della Juventus, chiosa il suo ultimo libro “Juve, il sogno che continua”. A due giorni dalla sfida dell'Olimpico, Firenzeviola.it ha contattato l'opinionista di “Controcampo” per provare a immaginare che tipo di partita sarà. Ne è venuta fuori la consueta visione istrionica del pallone. Mai banale, ma ricca del gusto per la stoccata, verbale, e la punzecchiatura tipica del personaggio. “Cosa vuole che dica se non solo ovvietà... che vinca il migliore”.

D'accordo, ma crede che la sua Juve sarà favorita? “Assolutamente no, si tratta di una gara apertissima. Nel calcio moderno nessuno parte favorito. Addirittura la vittoria potrebbe essere decisa da un centimetro in più, o in meno”. Sarà comunque una gara ricca di assenze: “Vero, la Juve senza Nedved, Zanetti e Chiellini, i viola senza Mutu e anche senza Semioli. Fra l'altro ho visto una roba allucinante... un giocatore abbattutto e l'autore del fallo che non è stato espulso. Però è chiaro che le grandi squadre hanno sempre un gruppo ampio di titolari, sono attrezzate per giocar e praticamente in diciotto”.

Si sente di azzardare un pronostico su come finirà la corsa per la Champions League: “E come faccio? E' un campionato apertissimo. La Roma forse è un po' più in alto e quindi i primi due posti sono irraggiungibili, ma le altre due piazze se le giocheranno Juve, Fiorentina e Milan. Poi nel calcio può succedere di tutto e possono essere stravolte anche le più banali previsioni”.

La curiosità finale riguarda il pari dell'Inter contro la Roma: “Nessun dispiacere, figuriamoci.... solo ammirazione. L'Inter è talmente al di sopra degli avversari. Lo ha dimostrato anche mercoledì sera in una gara messa malissimo e raddrizzata con un gran colpo di Zanetti. Con carattere, intelligenza, orgoglio e...(comincia a ridere, ndr) anche la simpatia dell'arbitro. Del resto è ovvio che sia così. Una volta l'avevamo noi questa simpatia, adesso capita ogni tanto a loro. Non c'era niente di male prima, non c'è niente di male adesso. Molto di male, semmai, è pensare che a noi siano stati rapinati due scudetti e non vado avanti perché non ce n'è bisogno...”.

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Milco, anche Mughini ti legge. [SM=x1495892]

[SM=x1272027]
[Modificato da El Tr3n 29/02/2008 13:48]
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29/02/2008 20:01
 
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Juve, ridotta squalifica a Zanetti. Con la Fiorentina ci sarà

La Corte di Giustizia Federale, riunita oggi, ha accolto il ricorso della Juventus contro la squalifica per due giornate effettive, inflitte dal Giudice Sportivo al centrocampista Cristiano Zanetti in seguito a Reggina-Juventus del 23 febbraio scorso. La squalifica è stata così ridotta ad una giornata e il giocatore potrà scendere in campo domenica contro la Fiorentina.

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