Stampa | Notifica email    
Autore

JUVENTUS

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2011 15:35
29/12/2007 10:34
 
Quota
Buffon da poche ore ha un figlio e tra pochi giorni, il 28 gennaio, avrà trent’anni. E’ venuto il momento di cambiare la vita, oltre al calendario?
«Di sicuro devo cambiare un po’ la testa: meno goliardia, meno estro giovanile, uno stile più morigerato. Oltre i 30 anni ci sono l’equilibrio, la piena maturità, gli affetti consolidati, la donna della vita, gli amici più cari, la famiglia. Essere padre impone nuovi doveri ma comunque quando arrivi a questa età è inevitabile che fai un bilancio e ti prepari a una nuova fase dell’esistenza».
Come si immagina nel ruolo di padre?
«Sono curioso di scoprirlo ma vedo che ci riescono tutti e penso che ce la farò anch’io»
La spaventa il mondo in cui è appena entrato suo figlio Louis Thomas?
«Vorrei dargli l’educazione che mi diedero i miei genitori: da ragazzo li avrei voluti più morbidi, a 30 invece ho capito che avevano ragione loro. E se mio figlio recepirà le tre o quattro cose fondamentali dei miei insegnamenti avrà meno pericoli anche in questo mondo difficile».
C’è un desiderio che prevale in queste ore prima del 2008?
«Penso a questo bambino e alla sua crescita serena tra genitori che si vogliono bene: vedo tante coppie che si separano e ho paura perchè immagino che nessuno cresca bene quando è sballottato tra un weekend da passare con il padre e uno con la madre».
Tra le coppie di calciatori e donne dello spettacolo la vostra è tra le poche unioni che funzionano, tanto da avere un figlio. Voi vi sentite come una mosca bianca?
«Io e Alena abbiamo 30 anni. Venga a farmi la stessa domanda quando ne avremo 60 e se ci troverà insieme le risponderò di sì».
Louis Thomas non è un nome molto comune. Com’è che a voi calciatori non riesce mai di chiamare un figlio Giovanni o una figlia Maria?
«Non mi sembra un nome strano, anche perchè Alena non è così italiana da preferire un Luigi o un Tommaso: li abbiamo internazionalizzati, eravamo indecisi tra i due e li abbiamo usati entrambi».
Ha detto che deve cambiare stile di vita. Finora era un ragazzaccio?
«No, ma ad ogni età corrisponde un percorso che comprende gli errori».
Due che ricorda?
«Quando misi la maglia con la scritta "Boia chi molla" e passai per fascista. Ero in buona fede ma l’ignoranza non è ammessa».
E l’altro?
«Quando in quarta superiore non riuscivo a passare e cercai la scorciatoia, all’italiana. Però ogni cretinata l’ho pagata fino in fondo com’è giusto che sia: adesso sono più credibile se giudico cosa fanno gli altri».
Tuttavia sulle scommesse di due anni fa tutti hanno creduto alla sua buona fede e l’hanno perdonata.
«Alla fine ciascuno riceve per come si comporta. Per la gente non sono un imbroglione ma una persona genuina, alla mano, che preferisce ricevere un torto piuttosto che mancare di rispetto e che crede nella parola data».
Sul contratto con la Juve però ha voluto la firma.
«Perchè si fa così. Ma ho dato la parola che restavo e quella è rimasta».
Si è mai pentito?
«No. Ho vissuto un’esperienza unica. Per me la sorpresa del 2007 è che sia passato senza cambiarmi la vita: sembrava che giocare in B potesse sconvolgerla, invece faccio sempre il portiere, gioco in un grande club e in Nazionale».
A proposito di retrocessione: è sorpreso che siano ritornate le intercettazioni su Calciopoli?
«Non casco dal pero, non posso più stupirmi di nulla».
Moggi le ha più telefonato?
«No. Ma, se accadesse, dopo un minuto parleremmo di calcio e di Juve. Che altro avremmo da dirci?»
Dunque non le pare strano che al telefono si ripiombiasse negli stessi discorsi?
«Se si accerterà che le intercettazioni ripropongono davvero un certo modello non vorrà dire che non si è imparata la lezione di Calciopoli ma che a questo mondo sta bene così. Certo, in ogni posto di lavoro, anche in banca, chi sta in alto ha potere e ascendente. Qui sembra che si sia andati oltre».
Bastano i risultati per nascondere la malattia del calcio, come dice Galliani?
«Il fine giustifica i mezzi ma ogni tanto bisognerebbe dare un’occhiata ai mezzi che si adoperano, altrimenti lo sport non esiste più».
Nel 2004, di fronte a certi erroracci di Kahn e di Barthez, lei disse che quando un portiere ha superato i 30 anni, ad ogni papera si sostiene che è vecchio. Avverte il pericolo?
«Ora direi che accade oltre i 40, la nostra longevità è cresciuta parecchio. Ma alla fine sarò sempre io il miglior giudice di me stesso».
Anche se nel calcio pochissimi sanno capire quando è ora di smetterla?
«Ogni tanto mi chiedo se io ci riuscirò. E’ che negli ultimi anni di carriera si torna ragazzini: i soldi contano meno, invecchiando la molla che ti spinge è di nuovo la passione. Pura».
Si dice: Buffon è il portiere perfetto. Concorda?
«Su 30-35 gol che prendo all’anno, i tiri imparabili possono essere al massimo 10. Quindi potrei parare di più».
Allora dov’è la bravura?
«Sbaglio poco. Intendo sbagli riconoscibili, visibili. Papere».
Tipo Dida contro l’Inter?
«Beh, con quel tipo di pallone, può succedere».
Ricorda due errori del 2007?
«Non così evidenti. Ma a Brescia ho preso un gol perchè ero troppo fuori dai pali e a Glasgow sulla rete della Scozia non mi sono mosso bene».
E due parate da incorniciare?
«Una a Cagliari e l’ultima a Roma contro la Lazio sul tiro di Rocchi, anche se sono di più le prodezze che vedo fare agli altri».
Recoba ha detto che lei restringe la porta perchè costringe a tirare negli angoli. Sente di condizionare gli avversari?
«Non ne sono convinto. Si fa tutto a tale velocità che dubito un attaccante si fermi a pensare come battermi. Forse succede sulle punizioni».
Le dicessi che la Juve ha per obiettivo lo scudetto, cosa risponderebbe?
«Impossibile. C’è l’Inter».
E per il secondo posto?
«Adesso sappiamo che si può lottare per farcela perchè ho visto una Juve insospettabile. Però metterei ancora la firma per un terzo o quarto posto».
Se in estate non fossero stati sbagliati certi acquisti chissà dove sareste.
«Pure Platini ci mise un anno ad ambientarsi. Aspettiamo».
A proposito di attese. Com’è quella per gli Europei?
«Sarà più serena che ai Mondiali, con la consapevolezza di essere forti che solo la vittoria ti dà. Prima di andare in Germania eravamo spesso in affanno, adesso non lo siamo più. Stupiremo ancora».
Tanto da essere i favoriti?
«Non ricordo nella nostra storia una Nazionale così strapotente da esserlo: questa è diventata dura da battere ed è già molto».
Come ha visto cambiare Donadoni in un anno?
«Tra gli allenatori la sorpresa è stata lui. E’ arrivato in un momento difficile, ha avuto coerenza, decisione, testardaggine, ha fatto scelte che lo potevano travolgere ma che gli hanno portato rispetto».
La sorprende che Lippi sia disoccupato?
«E’ il più grande di tutti e se il più grande è ancora a spasso qualcosa mi sfugge».
E Capello in Inghilterra?
«Ha realizzato il suo sogno».
Come lo vede tra quei calciatori ubriaconi e spesso invischiati in scandali e festini a luce rossa?
«Metterà dei paletti, come a Madrid. Ma non sarà tanto ingenuo da scardinare tradizioni e comportamenti che durano da anni. Quelli accettabili, è chiaro. Capello dice che tra un mese avrà imparato l’inglese: non so da quali basi parta ma, conoscendolo, tra un mese lo vorrà insegnare lui».
Cerca nel forum
Tag cloud   [vedi tutti]

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:32. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com