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JUVENTUS

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2011 15:35
18/12/2007 16:01
 
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Può ben condensare la posizione finale del cda e, quindi, di tutta la Juve, il comunicato di dodici righe che verso sera compare sul sito web bianconero, non però la sorpresa, il fastidio e l’irritazione per doversi sentire ancora, un anno e mezzo dopo, appesi a una linea telefonica. Piena fiducia in Alessio Secco, promosso direttore sportivo dopo il diluvio, è il verdetto: non ancora definitivo, perché la cassazione arriverà solo quando tutte le nuove carte dell’inchiesta, cioè il contenuto delle telefonate, saranno scoperte.

Dunque, ecco il pensiero dell’amministratore delegato bianconero Jean-Claude Blanc: «Il fatto che, secondo indiscrezioni pubblicate da alcuni quotidiani, il direttore sportivo Alessio Secco abbia avuto contatti con l’ex direttore generale della Juventus, non incrina la mia stima professionale nei suoi confronti, perché sono certo della correttezza e dell’autonomia della società nella conduzione dell’attività sportiva, dal momento del mio insediamento». Su mezze frasi, insomma, non s’imbastiscono processi e, di conseguenza, licenziamenti. Secco ha parlato con Blanc, assicurando che mai, nei contatti con Moggi, non più di una decina di telefonate, in un anno e mezzo, ha trattato affari. Merita fiducia, fino a prova contraria: «Naturalmente la Juventus seguirà con attenzione gli sviluppi del processo di Napoli - continua l’ad - ma resto convinto della correttezza e della qualità professionale dei miei collaboratori. Di conseguenza, come ho dichiarato ai consiglieri di amministrazione, non vi sono ragioni per cui la mia fiducia venga meno».

Stravolgendo l’ordine del giorno, il caso è stato comunque il primo a essere trattato, in un cda che s’è allungato per circa quattro ore, finendo intorno alle 14,30. E che pure aveva da discutere temi fondamentali per il futuro della società, come il progetto del nuovo stadio, quel «Delle Alpi» che dovrebbe diventare la moderna casa Juve, il miglior impianto italiano. O doveva, visto il consiglio di ieri: perché, dopo i ripetuti rinvii sulla decisione definitiva, il piano rischia di sfumare. Ai consiglieri sono stati illustrati con cifre e grafici i piani di investimento necessari per la trasformazione del vecchio stadio, una robusta ristrutturazione già concordata con il comune su cui puntare almeno 80 milioni di euro. Comprensibilmente, sull’importo s’è aperto il bivio: credere nello stadio, pure come primario mezzo per un futuro sostegno economico del club oppure puntare sul deciso rafforzamento della squadra, per risollevarla stabilmente in Champions League. Si punta sulla seconda, per adesso, o almeno questa è stata l’indicazione uscita la scorsa settimana dal comitato direttivo della Juve, dove ne hanno discusso i responsabili dei vari settori della società. E il cda di ieri, non ha ribaltato la valutazione: agli occhi, il conto finanziario è decisamente più evidente di quello economico. I costi del progetto non sono secondari e che venga qualche dubbio, azionista di maggioranza compreso, è il minimo.

I componenti del cda, ora, avranno un mesetto per studiare e valutare tutti i documenti, poi si dovrà prendere una decisione. Addio allo stadio dei sogni, allora, a meno che, in breve tempo non vengano reperiti altri finanziamenti da sponsor anticipati (quello che potrà dare il nome allo stadio, soprattutto), o da un’accelerazione dei finanziamenti statali. In caso contrario, si andrà verso un leggero make-up del «Delle Alpi» o, addirittura, al prolungarsi della permanenza all’«Olimpico». Non proprio quello che si era detto in questi mesi.

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