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TORO!

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2010 22:16
22/04/2009 09:36
 
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Giancarlo Camolese ha avuto tre mesi per risistemare il Toro. Ma il rischio è che neppure lavorando, come fa, anche nel giorno di riposo per visionare i dvd del prossimo avversario, riesca a evitare la prima retrocessione dell’era Cairo. Il curatore fallimentare sbriga le pratiche di legge quando ormai è stata accertata la bancarotta. Il tecnico granata, invece, ha ancora la possibilità di evitare che arrivino gli uscieri a mettere i sigilli. Camola è un manager con tante idee, ma è anche un allenatore intrappolato nella situazione particolare in cui si è cacciato. Vorrebbe, ma non può. Potrebbe, ma non vuole.

L’uomo ha le mani legate. Non può demolire perché non ha più tempo per costruire. Non può cambiare perché il «magazzino ricambi» ha poche scorte disponibili. Non istruisce processi perché se uno si ferma troppo a pensare all’ultima partita andata male, deve poi correre altrettanto per preparare la successiva. Che per il Toro è sempre la più importante, quella della svolta, quella che se la perdi resti con il cerino più corto in mano. Così a Camolese non basta fare l’allenatore, deve anche camminare sul filo, vivere in una sorta di gabbia collocata fuori dal tempo. «Non fatemi parlare del Milan, andiamo oltre». Quella di ieri non è stata una richiesta di pietà, ma una necessità di non disperdere neppure da parte sua energie inutili in recriminazioni, disamine tecniche del tutto superate. Molto chiaro il tecnico-tifoso: «Questa è una fase della stagione in cui non rivedi gli errori fatti, ma cerchi di dare qualcosa. Dopo il Milan mi sono chiesto cosa potevo fare per aiutare la squadra. Mi sono alzato dal letto e ho guardato il filmato di Siena-Chievo perché la cosa migliore è andare oltre. Ho liquidato in mezz’ora di filmato la prestazione con il Milan, tanto brutta da diventare inutile da rivedere. Invece ho già fatto esaminare ai ragazzi spezzoni del Siena. Dobbiamo proiettarci verso la prima delle sei battaglie che ci attendono. Non possiamo neppure fare tabelle, ogni partita va giocata come se fosse una finale».

Cairo ha chiesto lavoro e ancora lavoro. Camolese userebbe volentieri la mano pesante in quanto il tono generale della squadra lo richiederebbe. Invece non siamo a settembre e il fisico di Bianchi e compagni va curato con grande attenzione. Così naviga a vista: «Il martedì e il mercoledì li tengo di più in campo. Poi man mano che si avvicina la domenica andiamo verso una fase di scarico. Cerco di aggiungere qualcosa, ma sempre a piccole dosi». Prigioniero del futuro e anche di certi giocatori che se potesse riavvolgere il nastro utilizzerebbe in modo diverso. É il caso di Rosina: «E’ in ripresa, ha la mia fiducia come gli altri. Si impegna e ora non posso processare nessuno».

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