Napoli, Genoa, Roma, in 270 minuti vi giocate la sopravvivenza.
Come sta Rosina?
«Finalmente bene. Ho ritrovato l’affetto che mi mancava da un anno, sento la fiducia della gente. Per un giocatore che fa dell’imprevedibilità la sua forza, scendere in campo senza condizionamenti è il segreto per assecondare il proprio istinto».
Motore a mille e testa libera...
«Quella che sta per finire è stata la stagione più sofferta da quando sono al Toro. Dopo quattro, cinque partite i passi falsi della squadra erano tutta colpa di Rosina. Ma, adesso...».
C’è il Napoli, una salvezza da conquistare, un anno da chiudere lasciando il segno.
«Domani conta vincere perché un pareggio avrebbe senso solo se facessero altrettanto Bologna e Lecce. Vincere con saggezza, senza gettarsi all’arrembaggio e, magari, con la palla che sbatte sul mio fondo schiena e finisce in rete: si gioca al San Paolo, stadio pieno di fascino, ma per una rete come quella che realizzò Baggio con la maglia della Fiorentina c’è tempo».
Istinto e imprevedibilità ritrovata. Quando la svolta?
«A Superga. Un tipo mi dà del mercenario violando la sacralità del luogo e dell’evento. Cosa penso? E’ quello che ha pensato la gente ad aver fatto la differenza perchè è proprio in quel momento che ho ritrovato l’affetto che mi mancava: criticare va bene, ma quegli insulti hanno fatto capire ai tifosi che si stava sconfinando in una cosa personale».
Poi, il Bologna.
«Atmosfera eccezionale. Solo la sfortuna ci ha penalizzato».
Ora, il Napoli...
«Ordine ed equilibrio ci chiede ogni giorno Camolese. E, noi, giocheremo con l’atteggiamento da squadra vera».
Cosa si sente di promettere al presidente Cairo?
«L’impegno oltre ogni limite. Sono ottimista di natura, lo sono ancor più per il raggiungimento del nostro traguardo».
Un anno sempre sotto esame. Chi l’ha aiutata?
«Il presidente mi è stato molto vicino. Mi ha trattato come fa un padre con un figlio cercando di capire i motivi del mio blocco psicologico una volta in campo. A me è capitato di doverlo rincuorare perchè lui al Toro tiene in un modo impensabile».
Rosina non ha più lo scatto di una volta, non salta più l’uomo...Tutto alle spalle, dunque?
«Tutto superato. Nella mia testa c’è solo il Napoli, le ultime tre partite e la seria A. Sono un ragazzo sensibile, buono, pulito dentro: quando mi accusano di menefreghismo soffro. I miei gesti, come quelli nella sfida con il Catania, sono sempre stati interpretati male ed io, non essendo un ruffiano, mi sono tenuto tutto dentro».
Che sfida si aspetta al San Paolo?
«Difficile e imprevedibile. Il Napoli non può fallire perchè gioca davanti al suo pubblico, una tifoseria esigente».
Una profezia. Chi sarà l’uomo decisivo del Toro?
«Si vince in 14, gli undici che vanno in campo dall’inizio più i tre che subentreranno».
Torniamo al punto di partenza. Istinto e imprevedibilità ritrovate...
«Sì, sono di nuovo io».