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TORO!

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2010 22:16
21/04/2009 13:52
 
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«Non so neppure io cosa dire». Se anche Urbano Cairo, il grande affabulatore, l’uomo che non rinuncia mai a far sentire la propria voce, perde la voglia di parlare del Toro, significa che l’umiliante sconfitta con il Milan ha lasciato una ferita profonda. Il presidente tradito non nomina più la parola salvezza. Fino a sabato riusciva a infilare quel vocabolo di otto lettere in ogni discorso, perché il pessimismo non è mai stata una prerogativa del numero uno granata. Ma la resa senza condizioni del Meazza è stata una botta micidiale per la classifica e per l’orgoglio presidenziale.

Il «Che fare?» di Cairo non è quello di Lenin che si interrogava sulla strategia del partito rivoluzionario del proletariato. Ma la domanda, anche se meno epocale, è quanto mai pertinente in questo momento di black out del gioco, delle idee, di tutto. Non si può neppure cercare di ripartite dalle cose buone, perché a Milano non c’è stato nulla da salvare. Usare il pugno duro e annullare il promesso premio-salvezza? Potrebbe essere un primo provvedimento, attuando in aggiunta un prelievo sotto forma di multa anziché un esborso gratificante. Tuttavia Cairo non intende calcare la mano. Dovrebbero essere i giocatori a proporre la sospensione di ogni riconoscimento: «Mi pare fuori luogo ragionare di premi. L’ho fatto e ha portato sfortuna. Qui si deve soltanto cercare di ripartire subito con il Siena. Domenica dopo il primo gol del Milan non c’è stata reazione. Loro erano in stato di grazia, noi abbiamo giocato la più brutta o una delle più brutte partite della stagione. E’ bastata una rete per tagliarci le gambe. Non mi conforta neppure constatare che anche le nostre rivali vanno pianissino. E’ una piccola consolazione, il Toro deve trovare in se stesso le risorse per farcela e non sperare in aiuti esterni».

Subito dopo la partita ha confessato Camolese: «Era molto deluso. Ho sentito che ha parlato di problemi ereditati da altri, ma è evidente che se la stagione è andata così è perché sono stati commessi degli errori. Ritornarci su adesso non mi pare utile. Ora c’è soltanto da buttarsi a testa bassa in questa volata finale, rimettendoci subito in moto». Suggerimento preso alla lettera da Camolese che per oggi ha programmato un doppio allenamento di quelli tosti. Ne ha già fatti da quando ha preso il Toro e ne farà altri in settimana. Anche se a questo punto della stagione i rischi che si corrono a lavorare troppo sono superiori ai vantaggi. Camola deve usare l’esperienza e il buonsenso nella gestione delle forze. Non ha chiesto ritiri anticipati, ma è comunque una possibilità che verrà valutata. Il tecnico portò il gruppo a Leinì due giorni prima del Catania. Cairo è per i lavori forzati «Se Foschi e l’allenatore riterranno il ritiro una misura opportuna la adotteremo ben volentieri. Giovedì sarò alla Sisport, non voglio vedere gente abbattuta, ma con la rabbia in corpo. Mi auguro che Camolese metta i giocatori sotto pressione, che li faccia lavorare tanto. Deve esserci una reazione immediata».

Poi, comunque vada, sarà necessaria una svolta. E’ la terza stagione consecutiva di patimenti, di non gioco, di salvezza strappata con i denti sul fischio della sirena. Cairo sposta ogni decisione al primo giugno: «Pensiamo a sistemare la situazione adesso, poi ci dedicheremo a quello che verrà. La squadra deve trovare le risorse fisiche e mentali per combattere sei battaglie. E spero che domenica sera si possa commentare una buona partita».

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