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TORO!

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2010 22:16
17/02/2009 14:34
 
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Ignazio Abate, ha già offerto da bere per il suo primo gol granata?
«Ma scherzate? Va bene che segno poco, ma devono essere gli altri a offrire. E poi quella rete non è servita per vincere».

E' ancora rammaricato per il pareggio con la Lazio?
«Sì, però brucia di più quello col Chievo, anche perché il gol di Italiano era in fuorigioco e quel pallone l'ho pure sfiorato. A Roma, invece, abbiamo giocato bene, ci è girata male solo su un episodio».

Allude al gol di Siviglia?
«Sì, ma non dobbiamo attaccarci agli alibi. Prendiamo questo punto, pensiamo a dare tutto nelle 14 partite che restano e presto faremo qualche colpo. Magari al derby».

Perché il Toro non sa mantenere i gol di vantaggio?
«Non saprei, andiamo in difficoltà quando dobbiamo fare gioco. Ci stiamo lavorando. Vale l'esempio del Bologna: all'inizio pareggiava sempre, non perdeva mai e si è ripreso. Noi ora siamo così e ci mancano sei punti dall'andata per pareggi mancati».

Novellino ha varato il rombo, le piace questo modulo?
«Sì, è un'arma in più a nostro favore. Possiamo giocare col 4-4-2 puro, col rombo, col 4-4-1-1 e il 4-3-2-1. L'importante è saper essere cattivi».

Lei è il jolly del Toro e con Novellino ha giocato tutte le partite. Buon segno, no?
«Ottimo. Io sono sempre a disposizione e credo di essere maturato a livello tattico, in più gioco con continuità».

E Novellino la sta aiutando.
«Mi dà fiducia. A livello tattico è uno degli allenatori più bravi che abbia mai avuto: mi sta insegnando tantissimo in difesa. Prima correvo tanto ma male: ora difendo palloni e ho i movimenti giusti».

Vi eravate già incontrati alla Samp nel 2005. Che cosa non funzionò all'epoca col tecnico?
«Venivo dalla delusione di Napoli per la mancata promozione in B. Avevo 18 anni e non potevo giocare in A perché chiuso da grandi campioni: così decisi di andare a Piacenza per avere più spazio. Però c'era Novellino nel mio destino».

Il Toro può essere il trampolino per la sua carriera e poi c'è la comproprietà col Milan. Novità?
«No, nessuna. E per ora preferisco non esprimermi». Si sbilanci: esprima tre desideri. «La salvezza, l'Europeo con l'Under 21 e 3 gol importanti».

Lei arrivò al Toro promettendo assist ma non reti. Conferma?
«Segnare è bello e il gol alla Lazio lo dedico a nonno Pasquale. Però far segnare dà emozioni simili: l'assist a Bianchi contro l'Inter, per esempio, mi fa ancora godere adesso».

Il Toro ha segnato poco, 24 gol in tutto, ma l'ha fatto con ben 13 giocatori. E' una nuova forma di democrazia del pallone?
«Forse. Ma facciamo fatica a concretizzare e dobbiamo dare tutti di più: in attacco, ma anche in difesa».

Lei non pare mai soddisfatto.
«Mai. Sono sempre molto critico con me stesso, è l’insegnamento ereditato da mio nonno e da mio padre: bisogna lavorare e sacrificarsi perché nessuno ti regala nulla».

Ripensa ancora a quella zolla maledetta dell'Olimpico che l'ha fermata sul più bello?
«No, l'ho dimenticata. Anche se fino a dieci giorni fa la caviglia mi faceva ancora male: dolori al mattino e spesso non mi potevo allenare. Ho stretto i denti e ora sto bene».

Abate, si sente più milanese o napoletano come carattere?
«Sono terrone al cento per cento, io amo da matti il Sud».
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