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TORO!

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2010 22:16
10/02/2009 13:53
 
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Una notte per riflettere, mezzora per sfogarsi. Urbano Cairo ha violato la consegna del silenzio che si era imposto. «Non parlerò più di arbitri», disse dopo la sconfitta con la Samp (0-1) con un gol regolare annullato ad Amoruso. Però, di fronte all’ennesimo torto subito, il presidente del Toro ha deciso di seguire Mourinho. In fondo come non capirlo: se protesta lo Special One che sta dominando il campionato e ha avuto episodi contrari, ma anche vantaggi, perché non può lamentarsi il padrone di una squadra che sta rotolando verso la B, per errori strutturali, ovvio, ma pure per errori dei Collina men?

Si sa che per far parlare Cairo non serve la maieutica socratica. Ieri mattina, fatto non insolito, gli andava di chiacchierare, in particolare di arbitri. E la chiamata telefonica della trasmissione «La politica nel pallone» su Gr Parlamento è arrivata al momento opportuno. E a conferma che doveva essere giornata di battaglia a prescindere, Cairo ha poi suggerito all’addetto stampa, Alberto Barile, di mettere sulla home page del sito internet societario l’elenco delle partita incriminate. Così anche chi alle 14 aveva preferito Radio Deejay, ha poi saputo che la pazienza presidenziale era oltre il livello di guardia e prossima alla tracimazione.

Sette gli episodi da censurare, otto se si considera anche il rigore prima dato a Ventola e poi cassato contro la Fiorentina in Coppa Italia. Ma è in campionato che il Toro paga il prezzo più salato. Il rigore di Yepes su Stellone e il gol di Italiano convalidato nonostante il fuorigioco attivo di Pellissier, il tutto domenica con il Chievo, sono gli ultimi soprusi secondo Cairo, ma anche secondo la logica e la moviola dell’attento Tombolini. «Se avessimo avuto un trattamento regolare, oggi avremmo sei o sette punti in più». Il presidente è bravissimo a fare di conto. E a differenza di Mou non parla di «cose strane», ma dice apertamemnte che «probabilmente non siamo simpatici a qualcuno».

Sconosciuto il destinatario del messaggio, ma riesce difficile pensare che il vecchio Toro sia così inviso al Palazzo da esserne penalizzato. Semplicemente la squadra di Novellino è vittima dei disastri che arbitri e assistenti stanno dispensando a macchia di leopardo su tutto lo Stivale. Il fatto curioso è che a convalidare il gol di Italiano sia stato l’assistente D’Agostini di Frosinone, lo stesso che contro il Cagliari annullò una rete di Rubin per fuorigioco di Bianchi davanti a Marchetti. Episodio identico. Una difformità di giudizio eclatante.

Tuttavia c’è il rischio che ora la squadra trasformi in alibi gli errori degli arbitri, dimenticano che i miseri 19 punti in classifica sono soprattutto la conseguenza di un rendimento disastroso della squadra. Ma è anche vero che con qualche punto in più, il Toro potrebbe giocare con maggior serenità. Non se ne esce. Cairo, bontà sua, ammette: «Si può fare meglio come gioco, tuttavia non mi tolgo dalla testa che ci sono questi sette episodi su 23 partite. Avevo deciso di non parlare più di arbitri, ma le cose non cambiano, anzi, peggiorano, e non posso più tacere». Che fare? Se lo è chiesto Lenin, e anche Cairo si pone domande meno epocali, comunque inquietanti visto che è quello che paga. C’è una salvezza ancora appesa a un esile filo e il Toro vuole sopravvivere o affondare soltanto per meriti o demeriti propri. Conclude Cairo: «Non ho parlato con Matarrese, però sono amareggiato, vediamo cosa fare. Tutto il lavoro di quest’anno e delle stagioni precedenti non può essere vanificato da situazioni che si ripetono e innescano spirali negative».

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