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TORO!

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2010 22:16
30/01/2009 17:04
 
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carabinieri a difendere l'intimità granata, le porte chiuse a sigillare il Toro e una sala stampa che riapre (tra le infiltrazioni d'acqua) per ospitare Rosina. Il presidente Cairo, dopo il pareggio con la Reggina, ha decretato la fine del silenzio stampa e a metterci la faccia tocca al capitano, che non parlava dallo scorso 14 ottobre.

Alessandro Rosina, se la partita con la Reggina era uno spareggio salvezza e voi l'avete sprecato malamente, come vi salverete?
«Intanto ci sono ancora 17 partite da giocare e siamo a due punti dalla penultima: c'è tempo per recuperare e il Cagliari l'anno scorso ha dimostrato che nulla è impossibile. Noi abbiamo preparato con grande attenzione la partita con la Reggina, ma siamo rimbalzati contro il loro muro difensivo».

Non avete fatto molto per vincere. Come mai?
«Mancava la freschezza, visto che non siamo abituati a giocare tre partite in sei giorni. E questo si aggiunge all'aspetto psicologico: c'era l'atteggiamento del timore e tutto diventava difficile. Entrare in campo con la paura fa male».

Quindi è una questione di testa la vostra crisi?
«Andare in campo e giocarsela con serenità è una cosa. Noi, invece, da tre anni a questa parte dopo cinque partite di campionato siamo già agli scontri diretti per salvarci».

Forse proprio questo sta scoraggiando i tifosi granata: non vedono segnali di speranza…
«D'estate nasce ogni volta un Toro fiducioso di disputare campionati divertenti ed invece nel dna della società c'è l'acqua alla gola e il soffrire tutti insieme. Però abbiamo sempre lottato per salvarci e ci siamo riusciti: c'è qualità e voglia di rifarsi».

Evidentemente non basta, l'altra sera vi hanno contestato pesantemente.
«Quello che accade all'esterno non mi influenza: dai tifosi non mi aspetto molto, penso solo alla voglia di allenarci con intensità».

Se lei fosse tifoso del Toro, cosa avrebbe fatto?
«Io non sono tifoso del Toro: lotto per questa maglia e so quello che devo dare come giocatore. Il pubblico deve però darci una mano: fischiare o contestare così non lo capisco. Noi abbiamo già le nostra difficoltà, ma se dopo 23 minuti ci contestano così, sicuramente non fa bene alla squadra. Poi finita la partita è giusto che ognuno esprima il proprio umore».

La curva vi invitava ad essere più grintosi anche perché non riceveva segnali dal campo. Non trova?
«No, non capisco perché la squadra debba dare l'input ai tifosi. Che non può essere solo il gol: infatti quando segniamo i cori contro finiscono subito».

Lei è l'idolo dei tifosi, sempre coccolato, ma quest'anno è stato pesantemente contestato. Perché?
«So perché mi hanno contestato i tifosi e mi prendo le mie responsabilità. Però non è vero che mi hanno sempre coccolato». Dopo quel che è successo negli ultimi mesi, ha mai avuto la tentazione di andarsene? «Non da capitano: mi sembrava scorretto abbandonare la nave. La fascia mi fa sentire ancora più partecipe. Comunque le contestazioni succedono, si archiviano e ti fanno riflettere». Novellino sosteneva che lei non avrebbe mai giocato dietro le punte. Ora la retromarcia, stupito? «Il tecnico che rivede le scelte ha dei meriti. A volte anche io ero convinto di fare il trequartista e invece era meglio giocare sulla fascia». Avete fiducia nell'allenatore? «Certo».
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