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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
10/11/2008 09:36
 
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Dietro l’angolo c’era il terzo 0-0 nelle ultime 4 partite di campionato, un’altra Inter poco convincente da spiegare al mondo e una nuova settimana di tensioni. Poi, dopo 46’ e 18" della ripresa, l’ex separato in casa Julio Cruz ha messo dentro di testa (su corner di Obinna deviato) uno dei suoi gol provvidenziali che tante volte avevano tolto dai guai Roberto Mancini e a José Mourinho è saltato il tappo. Aveva sentito a fine 1° tempo tutta San Siro fischiare prima e beccare poi il suo pupillo Quaresma, autore dell’ennesima prova inconsistente. Nella ripresa, con l’Udinese un po’ più in difficoltà ma raramente in vero affanno, i segni del malumore s’erano concentrati alle sue spalle, in tribuna. Qualche nostalgico del «Mancio» o, più semplicemente, gente stufa di vedere l’Inter creare così poco e giocare così lenta in casa.

Così, quando il forcing finale nerazzurro dopo il palo di Zanetti all’88’ ha prodotto il gol dell’1-0 al 92’, il portoghese s’è sfogato. E’ schizzato dalla panchina, ha portato l’indice destro davanti alla bocca e lo ha mosso avanti e indietro un bel po’ di volte, guardando i criticoni là dietro. Solo il mezzo placcaggio da tergo del suo vice Beppe Baresi ha stoppato lo «zitti tutti!» del Mou, mentre fra i vip Moratti abbracciava tutti festeggiando lo scampato pericolo.

Poteva finire lì, con un gesto liberatorio, la domenica di sofferenza dello Special One. Invece, il bello era appena cominciato. E inevitabilmente, trattandosi del personaggio mediaticamente più ghiotto del calcio di casa nostra, avveniva in diretta tv. Su Sky, a bocce ancora caldissime. Prima una bugia con le gambe cortissime: «Quel gesto era per un mio ex giocatore del Porto, Costinha. E’ venuto a vedermi, continuava a dirmi "mister, mister, la partita non è ancora finita". Parlava troppo, gli ho fatto capire che deve stare più zitto». Poi, una lite bella e buona con Mario Sconcerti, reo di aver tirato fuori di nuovo il paragone con l’Inter di Mancini. «Mi dicono che tu sei amico di Roberto», insinua malizioso Mourinho. «La diffido a pensarlo e a dirlo», replica l’opinionista che insiste: «Se non risponde, vuol dire che per lei questo resta un nervo scoperto».
Lo è, evidentemente. Perché 5’ più tardi, spostatosi sulla Rai, Mou si sente stuzzicare allo stesso modo e reagisce ancora peggio: «Ne ho già parlato ieri (sabato, ndr), non intendo più rispondere a queste provocazioni» e, togliendosi l’auricolare: «Per 15 giorni non vengo più da voi». Saggiamente, quando è toccato a loro, quelli del digitale di Mediaset hanno evitato la terza sfuriata parlando per 5’ solo di tattica. Mourinho si è raffreddato e ha chiuso provando a spiegare davanti alla carta stampata: «Io amo il calcio giocato, i 90’. Quel che capita dopo mi piace molto meno ma fa parte del lavoro. Posso sbagliare io, potete sbagliare voi della stampa ma poi finisce lì. Tutti amici, dopo. Quando c’è rispetto reciproco».

Il problema, allora, resta l’Inter. E’ lei, cantiere ancora aperto, che rende nervoso Mourinho. E i tifosi che cominciano a criticarlo. Con buoni argomenti, se è vero che fra campionato e Champions i nerazzurri in casa hanno pareggiato due volte e vinto 5 ma sempre e solo con un gol di scarto, faticando sempre. Ieri più del solito. Contro un’Udinese organizzatissima, molto più rapida e reattiva dei rivali. Handanovic ha parato soltanto nella ripresa, dopo 45’ di pochissime idee e zero movimento del tridente interista. Obinna e Cruz hanno combinato qualcosa più di Quaresma e Balotelli, ma se Morganti all’82’ avesse estratto (come doveva) il rosso e non il giallo a Cordoba per un’entrataccia su Inler, in superiorità numerica l’Udinese avrebbe portato via almeno il quinto pari consecutivo negli scontri con l’Inter. Marino e il patron Pozzo hanno incassato la delusione, Mourinho s’è invece tolto qualche sassolino dalle scarpe.

Poi, però, a freddo due ammissioni le ha fatte. La prima: «Quaresma sta giocando al 10% di quel che vale e adesso per un po’ riposerà. Come a Mancini, a lui avevo concesso tre partite per farsi apprezzare: questa era l’ultima». La seconda, rispondendo a una domanda di Arrigo Sacchi: «Quando la mia Inter avrà una sua vera identità? Non lo so. Ci sono cose che non posso dire in tv. Magari andiamo assieme a cena e te lo spiego». I tifosi, preoccupati, aspettano il prossimo mese terribile con gli incroci con Palermo, Juve, Napoli e Lazio, e sperano.

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