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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
17/01/2008 11:09
 
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Filippo Mancini ci sarà, Nuno Maniche forse. Nella lista dei convocati di Roberto Mancini c'é il nome di suo figlio, mentre la presenza del portoghese è legata all'arrivo del transfer dalla federazione spagnola entro oggi. Ci saranno comunque dei motivi di interesse nella gara che l'Inter giocherà oggi contro la Reggina, anche se la qualificazione ai quarti di coppa Italia non dovrebbe essere in discussione dopo la vittoria per 4-1 dei nerazzurri in Calabria. Ci saranno tanti ragazzi della Primavera in campo al Meazza e, nel corso della gara, potrebbe esserci spazio anche per Filippo Mancini, centrocampista di 17 anni, alla sua prima convocazione ufficiale con la maglia nerazzurra: "E' una sensazione un po' particolare", ha ammesso il tecnico nerazzurro, che comunque vuole utilizzare al meglio la partita di oggi: "Avremo l'opportunità di far giocare giocatori meno utilizzati sino a oggi e, in ogni caso, si gioca per qualcosa e dobbiamo cercare di interpretare bene la gara".

Nei quarti, infatti, c'é la possibilità di affrontare la Juventus, una sfida sempre affascinante anche se si tratta di coppa Italia: "Sarà un'altra partita. Diversa. Probabilmente con molta più gente allo stadio. Meglio così". Meglio quindi affrontare la Reggina nel modo migliore e Mancini vorrebbe vedere subito all'opera anche Nuno Maniche, ma "dobbiamo aspettare ancora di vedere se arriverà il transfert. Se arriverà, il portoghese scenderà in campo". E Maniche non vede l'ora di giocare per dimostrare il suo valore e per iniziare a guadagnarsi subito un posto in squadra: "Non sono venuto qui in vacanza, voglio sacrificarmi per ottenere con la squadra tutti gli obiettivi che abbiamo", ha spiegato, mostrando di voler tornare a vincere dopo l'en plein raggiunto con la maglia del Porto nel 2004, quando mise insieme scudetto, Champions League e Intercontinentale. Assieme a Figo e Solari, è uno dei tre giocatori nerazzurri a sapere quanta gioia dia alzare la Champions: "So benissimo che è molto difficile vincere la Champions League, ma l'Inter ha tutte le qualità per riuscirci". Lasciato il Porto, non è poi riuscito a ripetersi agli stessi livelli con le maglie di Dinamo Mosca, Chelsea e Atletico Madrid ma all'Inter ha intenzione di mostrare tutto il suo valore e guadagnarsi una lunga permanenza in nerazzurro: "Conosco il mio valore e sono convinto di avere possibilità di giocare in questa squadra non solo in questi mesi", visto che il suo contratto scade il 30 giugno. L'Atletico Madrid ha deciso di lasciarlo partire dopo un litigio con l'allenatore Javier Aguirre, episodio che ha confermato una fama di giocatore difficile: "A volte le persone confondono un carattere forte e deciso come il mio con un carattere difficile - spiega - Io voglio vincere e questa è la sola cosa che conta. Nei rapporti è comunque importante incontrare persone vere e sincere, il passato ormai è passato e io sono felice di essere qui all'Inter".
23/01/2008 16:02
 
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Inter e Juventus si sentono come due donne che si scambiano i vestiti dietro ad un paravento: quando arriva il momento dello specchio quasi non si riconoscono. C’era una volta Luciano Moggi, uno dei dirigenti più affezionati alla pratica del silenzio stampa, bastava un aggettivo sbagliato che riguardasse gli arbitraggi per mandarlo in bestia. Adesso è sparito dal calcio che conta, ma il suo metodo resta ancora in vigore e novità assoluta viene adottato da chi in passato ha fatto di tutto per contrastarlo.

C’era una volta l’Inter, una delle società più sensibile alla libertà di opinione. Il sistema però è andato in corto circuito perché si è aperta una ferita dolorosa. Massimo Moratti ieri mattina dopo aver visto la rassegna stampa non riusciva a capire il perché di così tanto accanimento. Leggere che l’Inter è diventata come la Juventus della Triade è il peggior insulto che poteva sentirsi dire. Ecco perché ha immediatamente preso in mano il telefono e dopo un lungo colloquio con Mancini ha deciso di chiudere il centro sportivo di Appiano Gentile ai giornalisti. La decisione non deve passare come un ordine di scuderia, ma come una comunione d’intenti. Mancini ha immediatamente dato il suo consenso e anche ai giocatori non è parso il vero di avere una scocciatura in meno. La conferenza stampa del tecnico è stata quindi annullata. Bocche cucite e nessuna informazione, neanche sui convocati per la Coppa Italia. Qualche anno fa, una vigilia di Inter-Juventus sarebbe stata ugualmente tesa, ma i ruoli si sono invertiti. L’Inter adesso è accusata di essere «il potere», la Juventus, assiste alla bufera, come una qualunque Cenerentola. L’arrabbiatura di Moratti e la conseguente decisione di non rilasciare dichiarazioni sugli arbitraggi lascia perplessi i tifosi delle altre squadre ma trova la solidarietà di molti allenatori. Ancelotti ad esempio ieri ha detto che l’Inter merita il primo posto in classifica e non è giusto parlare di sudditanza. Sul silenzio stampa invece ha tenuto a puntualizzare: «Non conosco i motivi di questa decisione, al Milan non è mai successo». Anche Spalletti ha voluto difendere la credibilità del campionato italiano e anche questo commento ha fatto piacere al presidente interista il quale ha apprezzato anche la volontà della Juventus di non creare ulteriori tensioni. Come dimostrano le parole di Ranieri. «È difficile giudicare, ma credo che chi vuole bene al calcio debba stemperare i toni E’ innegabile che gli arbitri abbiano commesso degli errori, hanno sbagliato anche con noi. Ma ci sono direttori di gara nuovi e giovani, manca ancora un po’ di esperienza. Fare l’arbitro oggi è più difficile che in passato: spesso con l’aiuto di tv e moviola si va a cercare il pelo nell’uovo, e così si alimentano le polemiche".

Ranieri ha poi concluso: «La sudditanza? C’era soprattutto quando giocavo io: nel dubbio era difficile che l’arbitro fischiasse contro Rivera o Bettega. Il silenzio stampa dell’Inter è una decisione loro, ma spero che tutto questo non influisca sul clima di Inter-Juve».

24/01/2008 12:31
 
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MILANO - "Penso che con questo spirito e in undici contro undici sia alla nostra portata andare a vincere a Torino". L'allenatore dell'Inter Roberto Mancini, dopo il pareggio per 2-2 nell'andata dei quarti di finale di Coppa Italia, lo dice senza polemica, nonostante l'espulsione di Burdisso nei primi minuti di gara abbia costretto la squadra a giocare in dieci per quasi tutta la partita. "Dispiace prendere due gol così - si rammarica Mancini -, ma l'importante è aver giocato e difeso bene, anche con l'uomo in meno. Subito dopo l'espulsione abbiamo avuto qualche difficoltà, ma dalla metà del primo tempo e anche nel secondo ci siamo disposti meglio, creando occasioni". L'errore più grave l'Inter l'ha commesso in occasione del 2-1 di Del Piero. "Eravamo 9 contro 11, ma abbiamo creduto che Materazzi potesse rientrare subito. Così abbiamo perso un attimo per la sostituzione - ricorda Mancini - ed è scappato il gol". Nonostante ciò Mancini giudica buona la prestazione dei suoi, in particolare quelle di Rivas ("ha giocato con grande tranquillità e sta migliorando") e di Pelé, forse il migliore in campo ("é entrato piano piano in gara per poi far vedere ottime cose"). Anche l'espressione del difensore nerazzurro Maxwell non è sorridente nel dopo gara, perché "nel calcio ci sono momenti strani che ti lasciano un po' tristi", commenta il brasiliano pensando alla rimonta subita nell'ultimo quarto d'ora in inferiorità numerica, "ma abbiamo ancora la gara di Torino per ribaltare il risultato". E così la pensano anche l'allenatore juventino Claudio Ranieri e i giocatori bianconeri. "L'Inter è capace di qualsiasi risultato - spiega Ranieri -, quindi la qualificazione é aperta. E' stata una partita stranissima iniziata bene da noi ma nella quale non abbiamo saputo sfruttare la superiorità territoriale. Certo avremmo potuto evitare di incassare i due gol, anche se con giocatori come Cruz e Crespo ci sta, ma la buona reazione vuol dire che ci siamo sempre, e aver fatto gol fuori casa è importante". Dello stesso parere capitan Del Piero, secondo cui "la qualificazione rimane aperta 50 e 50, perché l'Inter può vincere in trasferta". Lo stesso pensa David Trezeguet, a cui questa Inter ricorda "la Juve di due anni fa, con dei giocatori di livello straordinario. Noi invece abbiamo tanti giovani e tanti nuovi e non siamo ancora un gruppo. Però ci crediamo fino alla fine, questa partita ha dimostrato la nostra mentalità". E per Ranieri anche "un bel mattone, se non una pietra angolare della stagione: è il secondo pareggio contro l'Inter, stavolta a San Siro, e questo vuol dire che ce la possiamo giocare. Per arrivare al loro livello ci manca un po' di storia, perché la squadra è nuova, tanti campioni come loro e la consapevolezza di poter vincere lo scudetto".

24/01/2008 20:39
 
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Re:
aston villa, 23/01/2008 16.02:

Inter e Juventus si sentono come due donne che si scambiano i vestiti dietro ad un paravento: quando arriva il momento dello specchio quasi non si riconoscono. C’era una volta Luciano Moggi, uno dei dirigenti più affezionati alla pratica del silenzio stampa, bastava un aggettivo sbagliato che riguardasse gli arbitraggi per mandarlo in bestia. Adesso è sparito dal calcio che conta, ma il suo metodo resta ancora in vigore e novità assoluta viene adottato da chi in passato ha fatto di tutto per contrastarlo.

C’era una volta l’Inter, una delle società più sensibile alla libertà di opinione. Il sistema però è andato in corto circuito perché si è aperta una ferita dolorosa. Massimo Moratti ieri mattina dopo aver visto la rassegna stampa non riusciva a capire il perché di così tanto accanimento. Leggere che l’Inter è diventata come la Juventus della Triade è il peggior insulto che poteva sentirsi dire. Ecco perché ha immediatamente preso in mano il telefono e dopo un lungo colloquio con Mancini ha deciso di chiudere il centro sportivo di Appiano Gentile ai giornalisti. La decisione non deve passare come un ordine di scuderia, ma come una comunione d’intenti. Mancini ha immediatamente dato il suo consenso e anche ai giocatori non è parso il vero di avere una scocciatura in meno. La conferenza stampa del tecnico è stata quindi annullata. Bocche cucite e nessuna informazione, neanche sui convocati per la Coppa Italia. Qualche anno fa, una vigilia di Inter-Juventus sarebbe stata ugualmente tesa, ma i ruoli si sono invertiti. L’Inter adesso è accusata di essere «il potere», la Juventus, assiste alla bufera, come una qualunque Cenerentola. L’arrabbiatura di Moratti e la conseguente decisione di non rilasciare dichiarazioni sugli arbitraggi lascia perplessi i tifosi delle altre squadre ma trova la solidarietà di molti allenatori. Ancelotti ad esempio ieri ha detto che l’Inter merita il primo posto in classifica e non è giusto parlare di sudditanza. Sul silenzio stampa invece ha tenuto a puntualizzare: «Non conosco i motivi di questa decisione, al Milan non è mai successo». Anche Spalletti ha voluto difendere la credibilità del campionato italiano e anche questo commento ha fatto piacere al presidente interista il quale ha apprezzato anche la volontà della Juventus di non creare ulteriori tensioni. Come dimostrano le parole di Ranieri. «È difficile giudicare, ma credo che chi vuole bene al calcio debba stemperare i toni E’ innegabile che gli arbitri abbiano commesso degli errori, hanno sbagliato anche con noi. Ma ci sono direttori di gara nuovi e giovani, manca ancora un po’ di esperienza. Fare l’arbitro oggi è più difficile che in passato: spesso con l’aiuto di tv e moviola si va a cercare il pelo nell’uovo, e così si alimentano le polemiche".

Ranieri ha poi concluso: «La sudditanza? C’era soprattutto quando giocavo io: nel dubbio era difficile che l’arbitro fischiasse contro Rivera o Bettega. Il silenzio stampa dell’Inter è una decisione loro, ma spero che tutto questo non influisca sul clima di Inter-Juve».




Quando io dicevo che chi è davanti è aiutato... Queste sono cose che si sanno. Da sempre. Chi sta davanti ha più rispetto e protezione. Quando stavano dietro (non a due punti ma a due anni luce) dicevano che era per i favori arbitrali. Ora che i favori li hanno loro fanno gli offesi. Coerenti come sempre. Indipendentemente da ciò, l' Inter è prima con pieno merito. Poi sul come sia arrivata ad essere prima, su come si sia fatta assegnare uno scudetto da un suo consigliere e su come abbia vinto il campionato scorso, meglio che stiano zitti e che si sotterrino due metri.

PS Sull' assegnazione del campionato basta leggere le regole federali oppure ricordarsi solamente che quello dell' anno prima non fu assegnato. Non c'è alcun obbligo di assegnazione, anzi, si preferisce evitare questa soluzione sulla base del concetto che i trofei devono essere vinti sul campo e non a tavolino.

Tra Guido Rossi che regala lo scudetto all' Inter ed i parlamentari che si aumentano gli stipendi da soli non vedo alcuna differenza.
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24/01/2008 21:00
 
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Re:
aston villa, 24/01/2008 12.31:

MILANO - "Penso che con questo spirito e in undici contro undici sia alla nostra portata andare a vincere a Torino". L'allenatore dell'Inter Roberto Mancini, dopo il pareggio per 2-2 nell'andata dei quarti di finale di Coppa Italia, lo dice senza polemica, nonostante l'espulsione di Burdisso nei primi minuti di gara abbia costretto la squadra a giocare in dieci per quasi tutta la partita. "Dispiace prendere due gol così - si rammarica Mancini -, ma l'importante è aver giocato e difeso bene, anche con l'uomo in meno. Subito dopo l'espulsione abbiamo avuto qualche difficoltà, ma dalla metà del primo tempo e anche nel secondo ci siamo disposti meglio, creando occasioni". L'errore più grave l'Inter l'ha commesso in occasione del 2-1 di Del Piero. "Eravamo 9 contro 11, ma abbiamo creduto che Materazzi potesse rientrare subito. Così abbiamo perso un attimo per la sostituzione - ricorda Mancini - ed è scappato il gol". Nonostante ciò Mancini giudica buona la prestazione dei suoi, in particolare quelle di Rivas ("ha giocato con grande tranquillità e sta migliorando") e di Pelé, forse il migliore in campo ("é entrato piano piano in gara per poi far vedere ottime cose"). Anche l'espressione del difensore nerazzurro Maxwell non è sorridente nel dopo gara, perché "nel calcio ci sono momenti strani che ti lasciano un po' tristi", commenta il brasiliano pensando alla rimonta subita nell'ultimo quarto d'ora in inferiorità numerica, "ma abbiamo ancora la gara di Torino per ribaltare il risultato". E così la pensano anche l'allenatore juventino Claudio Ranieri e i giocatori bianconeri. "L'Inter è capace di qualsiasi risultato - spiega Ranieri -, quindi la qualificazione é aperta. E' stata una partita stranissima iniziata bene da noi ma nella quale non abbiamo saputo sfruttare la superiorità territoriale. Certo avremmo potuto evitare di incassare i due gol, anche se con giocatori come Cruz e Crespo ci sta, ma la buona reazione vuol dire che ci siamo sempre, e aver fatto gol fuori casa è importante". Dello stesso parere capitan Del Piero, secondo cui "la qualificazione rimane aperta 50 e 50, perché l'Inter può vincere in trasferta". Lo stesso pensa David Trezeguet, a cui questa Inter ricorda "la Juve di due anni fa, con dei giocatori di livello straordinario. Noi invece abbiamo tanti giovani e tanti nuovi e non siamo ancora un gruppo. Però ci crediamo fino alla fine, questa partita ha dimostrato la nostra mentalità". E per Ranieri anche "un bel mattone, se non una pietra angolare della stagione: è il secondo pareggio contro l'Inter, stavolta a San Siro, e questo vuol dire che ce la possiamo giocare. Per arrivare al loro livello ci manca un po' di storia, perché la squadra è nuova, tanti campioni come loro e la consapevolezza di poter vincere lo scudetto".




L' Inter meritava di vincere per quello che ha fatto. In 10 per quasi tutta la partita ha giocato meglio della Juve. I nostri sembravano lessi, la palla scorreva lenta, nessuno si smarcava, nessuno dettava un passaggio, sovrapposizioni una ogni mezz' ora. Il ritorno sarà dura. La favorita resta l' Inter perchè è più forte. Al di là del gioco bisogna levarsi il cappello al Cruz degli ultimi anni ed a quello di ieri: tre tiri in porta, due gol e palo. Bravo il giovane Pelè. Nella Juve si salvano in pochi. Il solito Molinaro che ha giocato bene anche ieri, Zanetti e Del Piero e Boumsong per i gol. Un saluto a Bum Bum perchè ci lascia con un gol e perchè ha fatto dichiarazioni da farmi rimpiangere la sua partenza. Tanto di cappello ad uno che parla così. In bocca al lupo e che gli vada meglio che a Torino.

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28/01/2008 18:27
 
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Il rigore contro il Parla non andava dato
Problema arbitrale: Collina sentenzia 'Il rigore di Inter-Parma non c'era'

18:11 del 28 gennaio

18.11 Nell'incontro avvenuto a Milano tra direttori di gara, allenatori e capitani, il designatore Pierluigi Collina ha analizzato il discusso rigore di Inter-Parma, che ha scatenato la polemica sulla sudditanza degli arbitri nei riguardi delle grandi squadre. Ebbene, questo è il verdetto di Collina: "Non va assegnato il calcio di rigore se il gesto principale è quello compiuto con un'altra parte del corpo e solo successivamente, in maniera inavvertita, il pallone colpisce la mano". L'arbitro Gervasoni, quindi, non avrebbe dovuto punire con il penalty l'intervento di Fernando Couto: il difensore del Parma ha colpito con la testa il pallone che poi ha toccato il braccio. Ma, ha aggiunto Collina, "un conto è parlarne qui, un conto è esaminarla dal vivo

17.45 Imitando l'esempio inglese, l'allenatore della Juventus Claudio Ranieri, un passato in Premier League, ha proposto l'adozione anche nel calcio italiano del "foglio delle doglianze". La proposta è stata lanciata nel corso del tradizionale incontro di metà campionato fra tecnici, giocatori e arbitri. Sostanzialmente Ranieri chiede che al termine delle partite gli allenatori compilino un modulo, indicando tutte le loro osservazioni sull'operato della terna arbitrale. Una proposta rispetto alla quale il designatore degli arbitri Pierluigi Collina si è detto disponibile a confrontarsi.


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29/01/2008 10:14
 
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Prendono la parola Ancelotti, Spalletti, Ranieri, Prandelli. All’incontro degli allenatori (e dei capitani) di serie A con gli arbitri, dei big tace solo Roberto Mancini. Continua il suo silenzio, interrotto domenica per regalare alla tv di casa nerazzurra una battuta al vetriolo: «Vorrà dire che in Coppa con la Juve giocheremo subito in 10». L’Inter domina il campionato ma nel 2008 è balzata in testa anche alla classifica delle polemiche arbitrali. Prima, accusata di essere favorita come «quella» Juve.

Poi, a Udine, il «rosso» a Cesar e il gol annullato a Ibra che l’hanno fatta passare dalla parte di chi si lamenta, la più numerosa a casa nostra. Malumori che Mancini ieri s’è tenuto dentro, sentendo parlare Gussoni, Collina e pure Rosetti, il fischietto del «Friuli». Nella pancia dell’Auditorium milanese, che ha ospitato anche la consegna degli Oscar del calcio 2006/7, è invece tornato a parlare Massimo Moratti. Non ha ritirato premi ma ha fatto pubbliche relazioni. Importantissime, di questi tempi. Due chiacchiere con Abete e Matarrese, 10’ fitti fitti a colloquio con Collina in zona buffet, mentre i vip s’ingozzavano di tartine. Questioni tecniche, dubbi, chiarimenti. E, alla fine, una mano stesa in segno di collaborazione. «C’era tempesta, burrasca - ha confessato il presidente interista -. Adesso abbiamo solo abbassato un po’ le vele. Bisogna farlo, aspettando che torni la bonaccia».

Il discusso arbitraggio di Rosetti è ancora fresco. È stato figlio delle polemiche delle settimane precedenti? «Probabilmente sì. Umanamente, è anche comprensibile, con tutto quel can can. Rosetti per me resta uno dei migliori arbitri. A Udine, però, ci ha penalizzati». Nessun fischio al contrario potrà però fare arrabbiare Moratti - intenzionato a seguire l’Inter all’Olimpico domani in Coppa Italia - quanto il recente accostamento alla Juve della Triade: «La nostra posizione è totalmente diversa. Io mi sento com’ero prima. E come prima vedo anche gli arbitri: non noto una gran differenza con il passato. Loro cercano sempre di fare il meglio possibile. E francamente non mi sembra una buona idea andare a pescare all’estero. Non se so torneremmo a casa soddisfatti».

È quel che crede, inevitabilmente, Pierluigi Collina. Per anni, non ha mai avuto bisogno di scusarsi. È stato il Migliore, l’arbitro perfetto o quasi. Da luglio, però, è sceso sulla terra. Ha scelto, ben remunerato, di guidare i suoi eredi in una missione praticamente impossibile: passare inosservati dirigendo la nostra serie A. Buona parte dei suoi primi 7 mesi da designatore, in effetti, l’ha trascorsa a difendersi, a far scudo al suo gruppo rivoluzionato da Calciopoli. Ieri, per proteggerlo dagli attacchi incrociati delle ultime settimane, è anche arrivato ad ammettere: «Gli errori evidenti ci sono sempre stati. Ne ho commessi anch’io. La differenza, adesso, la fa la tecnologia. Non è corretto giudicare un arbitro per un episodio vivisezionato da 20 telecamere che a volte non arrivano nemmeno a stabilire una verità inconfutabile».

Non ha senso, assicura Collina, nemmeno pensare che si possa risolvere il problema all’estero. «In Francia, Spagna e Inghilterra ci sono le stesse polemiche, se non peggio. E dove dovremmo andare a pescare, se non lì? La verità è che Uefa e Fifa continuano ad avere grande considerazione per gli arbitri italiani». L’altra verità, però, è che nell’orticello di casa nostra ce l’hanno tutti con loro. Le piccole perché non sono considerate, le grandi perché adesso pare esista anche la sudditanza al contrario. Sbraitano davanti a microfoni e taccuini il sabato e la domenica, fanno sdegnosi silenzi stampa di protesta. Si lamentano, com’è sempre accaduto, sperando di essere in qualche modo risarcite al giro successivo. Poi, però, al cospetto di Collina abbassano i toni.

Com’è successo ieri. «Dialogo costruttivo», hanno detto tutti. Chiarimenti su fuorigioco, trattenute in area, cartellini. Un clima di collaborazione destinato a durare fino alla prossima partita o poco più, come insegna la storia. In più, qualche proposta da prendere in considerazione. Una l’ha fatta Claudio Ranieri. «In Inghilterra alla fine di ogni partita l’allenatore invece di lamentarsi in pubblico compilava un foglietto con le sue osservazioni sull’operato dell’arbitro. Perché non lo facciamo anche qui?». Collina ha detto che ci penserà. Noi diciamo che l’abbiamo già fatto, a fine anni Novanta. Il «cahier de doléances» lo compilavano i dirigenti delle società. È durato due anni, poi è caduto nel nulla.

31/01/2008 10:43
 
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JUVENTUS-INTER 2-3
TORINO - Juve-Inter 2-3 (and. 2-2). Nerazzurri in semifinale di Coppa Italia. Reti: 10' e 54' Balotelli,
13' Del Piero, 31' Iaquinta, 38' Cruz (rig).Subito gran ritmo e al 10' Balotelli, servito da Maniche, va in gol. 3'
dopo pari di Del Piero su punizione. Al 31' cross di Del Piero, testa di Stendardo, palla sul palo,e Iaquinta, sempre
di testa, mette dentro. 38' e nuovo pari: mani di Salihamdzic su tiro di Jimenez,rigore, gol di Cruz. Ripresa
e gol-partita di Balotelli, autore di una splendida girata.

MANCINI: BALOTELLI? LASCIAMOLO TRANQUILLO

La prende con filosofia Claudio Ranieri, dopo una sconfitta che brucia assai, perché arrivata a opera dell'Inter e costringe la Juventus a uscire da una delle poche competizioni che poteva vincere. "Dico grazie e bravi ai ragazzi, perché hanno dato tutto. Faccio i complimenti all'Inter perché è stata brava più di noi. Noi siamo la Juve e dobbiamo giocare con un certo atteggiamento, non possiamo difenderci e aspettare. Un atteggiamento che ci servirà l'anno prossimo in Champions League, quando arriveremo da una trasferta con un pari utile. Le abbiamo provate tutte, ma negli episodi loro sono stati più bravi. Sono soddisfatto dell'esordio di Stenderdo, non lo sono del fatto che anche stasera i gol li abbiamo regalati noi. Balotelli? L'avevo già visto nella Primavera ma non ci aveva mai dato grossi problemi".

Sul fronte opposto, continua lo strano silenzio stampa dell'Inter, che però esprime i pensieri del proprio allenatore dai microfoni di Inter Channel. "E' stata una bella gara - ha detto il tecnico nerazzurro - Potevano passare entrambe le squadre, ma sommando le due partite posso dire che mi sembra meritata la nostra qualificazione. I giovani sono stati bravissimi. Balotelli? Va lasciato tranquillo, deve dimenticare quello che fa e pensare ogni giorno a quello che dovrà fare. Gli consiglio di tenere la testa attaccata al collo. Deve pensare solo a migliorare ogni giorno". Alex Del Piero esprime rammarico: "Peccato, abbiamo avuto due occasioni sul 2-2 e non le abbiamo sfruttate. La Nazionale? Basta con questo tormentone: Donadoni sa che il mio telefono è sempre aperto e se mi vuole mi chiamerà". Nicola Legrottaglie, un tipo che di solito è molto calmo e sorridente, ammette di essere di pessimo umore: "Ci può stare che l'Inter vinca, ma quello che non ho capito è il diverso metro usato dall'arbitro: quando Balotelli mi ha dato una gomitata, non l'ha vista, mentre per Camoranesi ha usato subito il rosso. L'Inter non ha bisogno di certi regali, perché si è dimostrata molto forte già così e ha meritato la qualificazione. Peccato, però, che noi non siamo riusciti a gestire la partita quando eravamo in vantaggio: a quel punto era l'Inter a dovere attaccare. Pazienza, ci rifaremo in campionato"

31/01/2008 13:52
 
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Credo che l' Inter abbia meritato la qualificazione per quanto fatto nella gara di andata. Ieri si è giocato alla pari. Nedved ha sbagliato l' occasione del 3 a 2 mentre loro l' hanno concretizzata. Poi anche una bella parata di Toldo su Trezeguet e un palo dell' Inter (nel primo tempo). A volere guardare gli episodi, il fallo di mano di Salihamidzic non lo reputo da rigore. E' girato, non guarda arrivare la palla e si copre la faccia. Poi ok, il braccio lo allarga un po', ma dove sta la volontarietà se guardava dall' altra parte? Il signor Balotelli doveva essere cacciato fuori oppure no? Tentativo di gomitata col gomito destro (centrato Legrottaglie) e tentativo di gomitata anche col gomito sinistro mentre ricadeva atterra (bersaglio mancato). Se questo non è rosso diretto allora possiamo parlare d' altro.
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31/01/2008 14:21
 
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Re:
El Tr3n, 31/01/2008 13.52:

Credo che l' Inter abbia meritato la qualificazione per quanto fatto nella gara di andata. Ieri si è giocato alla pari. Nedved ha sbagliato l' occasione del 3 a 2 mentre loro l' hanno concretizzata. Poi anche una bella parata di Toldo su Trezeguet e un palo dell' Inter (nel primo tempo). A volere guardare gli episodi, il fallo di mano di Salihamidzic non lo reputo da rigore. E' girato, non guarda arrivare la palla e si copre la faccia. Poi ok, il braccio lo allarga un po', ma dove sta la volontarietà se guardava dall' altra parte? Il signor Balotelli doveva essere cacciato fuori oppure no? Tentativo di gomitata col gomito destro (centrato Legrottaglie) e tentativo di gomitata anche col gomito sinistro mentre ricadeva atterra (bersaglio mancato). Se questo non è rosso diretto allora possiamo parlare d' altro.



Comunque pare sia stata una bella partita.


04/02/2008 12:28
 
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Quando gioca in dieci, l’Inter è già una squadra da alta classifica. Figuriamoci in undici, figuriamoci se gli arbitri danno una mano, se gli avversari sbagliano i rigori, se la Roma si squaglia. La partita con l’Empoli è uno spot della serie «ti piace vincere facile». Non perché i toscani abbiano demeritato, tutt’altro: sono saliti a San Siro senza complessi e se la sono giocata a viso aperto. C’è che quando i nerazzurri sbandano (e accade di rado), qualcosa succede: un deus ex machina che rimette le cose a posto si trova sempre. Per esempio gli arbitri. Tagliavento azzecca soltanto le decisioni che alla fine non influenzeranno il risultato: l’espulsione di Vieira per un «vai a c...» ribadito due volte perché fosse chiaro il concetto (anche se troppo severo è il primo giallo per una spallata a Marianini) e il rigore che Saudati sbaglia sciaguratamente. La decisione che cambia i destini dell’incontro è un’altra: un tiro al volo di Stankovic sulla capoccia del povero Vannucchi, che mostra invano l’orecchio arrossato al direttore di gara («mi frizza ancora», racconterà con la sua parlata toscana).

Le opinioni sull’episodio sono varie e assortite. A sorpresa si capovolge il gioco delle parti. Il più scandalizzato è Mancini (Roberto, mica il romanista Amantino): «Questi rigori non vanno fischiati. Anche se il giocatore avesse toccato la palla col braccio, come mi era sembrato dalla panchina, si trattava di un gesto istintivo per proteggere il volto».

Tanto buonismo forse è l’effetto del silenzio stampa interrotto? Il tecnico insiste: «Da quel momento l’arbitro ha sbagliato tutto e la partita è cambiata». La partita sì, il risultato no. Il paradosso è che da Torino il collega Ranieri dà quasi ragione a Tagliavento: «La direttiva di Collina è chiara: quando si colpisce prima col corpo e poi con la mano non c’è rigore. Quando la mano fa volume invece è fallo». Salvo poi ricredersi in serata davanti alla tv: «Forse non c’era». Comunque generoso, molto più di Moratti che nel prepartita aveva attaccato senza eufemismi il passato della Juve: «Se non ci fosse stata quella banda di truffatori, avremmo vinto con qualche punto di vantaggio lo scudetto 2002 in quel 5 maggio».

Spalletti si tiene in bilico tra le due posizioni: «Gli episodi dubbi possono succedere, la differenza è che l’Inter li sa sfruttare». L’allenatore giallorosso è costretto a chiarire, prima che scoppi un’altra polemica sull’asse Milano-Roma: «Non giudico i casi specifici, ma ho sentito Mancini dire che i due rigori non c’erano. La differenza è che Ibra ha segnato, mentre Saudati ha sbagliato. Ciò detto, ritengo che la classifica sia giusta».

Ecco l’altro punto. L’Inter macina punti per merito proprio e aumenta il vantaggio in classifica per demeriti altrui. Otto punti su Totti & C., dodici sulla Juve, energie in esubero. I nerazzurri hanno pareggiato in 10 con l’Udinese e con la Juve in Coppa Italia nella gara d’andata. Ieri hanno resistito e portato a casa i tre punti contro un buon Empoli. Malesani incassa il torto subìto con la stessa filosofia di una settimana fa, quando ai suoi fu negato un rigore contro la Fiorentina: «Gli arbitri non sono sereni. Nel dubbio, decidono a favore delle squadre importanti, perché è da quelle che si sentono messi sotto pressione. Collina deve dare la stessa tranquillità che io cerco di trasmettere ai miei ragazzi malgrado il penultimo posto».

L’unico rammarico per Mancini è che va a farsi benedire il suo obiettivo annunciato alla vigilia: una bella volata scudetto conclusa con due o tre punti di vantaggio sulla Roma, così da poter sostenere che è stata una stagione combattuta. Qualunque persona di buon senso fatica a immaginarsi un epilogo del genere. Questo campionato è una fotocopia del precedente. Con qualche polemica in più di cui i nerazzurri farebbero a meno, a costo di lasciare qualche punto per strada. «Avremmo vinto comunque - è convinto il tecnico -. Era solo questione di tempo, non è che dobbiamo dominare sempre dal primo all’ultimo minuto». Il prossimo turno regala un Catania-Inter tutt’altro che proibitivo. Materazzi frena: «Lo spartiacque sarà lo scontro diretto con la Roma. A quel punto spero che potremo parlare di scudetto».
06/02/2008 12:06
 
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Sgonfiato nelle aule giudiziarie perché «il fatto non costituisce reato», il pallone avvelenato delle plusvalenze finisce fra i piedi di Inter e Milan da quelli del superprocuratore della Federcalcio, Stefano Palazzi. Il pm del calcio non ha dubbi e il suo verdetto manda a processo (sportivo) i due club milanesi, Adriano Galliani, il vice-presidente dell’Inter Rinaldo Ghelfi, l’allora amministratore delegato nerazzurro Mauro Gambaro, l’ex direttore generale interista Massimo Moretti e il dirigente Gabriele Oriali (stralciata la posizione di Sampdoria, Parma e Chievo). I fatti contestati dall’accusa riportano agli anni fra il 2003 e il 2005 e mettono sul banco degli imputati scambi di giocatori fra le due società. Secondo Palazzi «con abnorme e strumentale valutazione delle medesime prestazioni sportive».

Processo non penale, ma sportivo, perché i rispettivi vertici avrebbero violato l’articolo sulla lealtà, probità e correttezza sportiva, ma anche per aver «posto in essere condotte consistite nella mancata svalutazione nei bilanci chiusi nel 2004 e nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già al 30 giugno 2003, tutte condotte connesse fra loro e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti». L’accusa rilegge gli incroci che hanno visto protagonisti giovani ragazzi passati da una maglia all’altra nella stessa città: così, ad esempio, il Milan cedette all’Inter i vari Deinite, Giordano, Toma e Brunelli mettendo a bilancio plusvalenze per circa 10 milioni di euro; l’Inter diede ai rossoneri i baby Ferraro, Livi, Ticli e Varaldi con plusvalenze di circa 12 milioni. Palazzi ha scelto la via del deferimento, i rischi, però, sembrano sfumati (ammenda per i due club, pericolo inibizione per i dirigenti). Reazione rossonera: «I fatti addebitati sono del tutto sovrapponibili a quelli che hanno determinato il recente proscioglimento della società e del suo amministratore delegato da parte del Tribunale di Milano». E l’Inter si adegua rilevando «la correttezza e l’assoluta conformità alla legge dei propri bilanci, per altro confermata dalla giustizia ordinaria».

Moratti, in particolare, deve destreggiarsi fra guai giudiziari e polemiche. Ancora e sempre quel 5 maggio 2002. Per la storia tutto regolare. Per il presidente nerazzurro nient’affatto: senza «la banda dei truffatori» sarebbe andata in maniera diversa. Parole pesanti che hanno messo in allerta la Procura Federale per un possibile deferimento. Quella Juve non c’è più da quasi tre anni. Moratti definisce «amici» i nuovi dirigenti bianconeri, ma ogni tanto muove la cenere e ravviva il fuoco. A Torino le allusioni a Moggi provocano sempre un certo disagio. Tuttavia la vecchia Juve non era soltanto Triade. C’erano anche giocatori, alcuni dei quali fanno ancora parte della squadra attuale, che la società vuole difendere. E per la prima volta i nuovi manager reagiscono su fatti dei quali non sono stati protagonisti. «Sono più che mai convinto che il silenzio sia d’oro - ricama Cobolli Gigli a margine del Consiglio di Lega -. E lo dico soprattutto nel caso del presidente Moratti che ha un ruolo di spicco. Noi juventini siamo certi che lo scudetto del 2002 sia stato vinto sul campo. E francamente non capisco come si possa definire “banda di truffatori” l’allenatore che poi ha contribuito a vincere il Mondiale, nonché giocatori come Buffon, Pessotto, Ferrara, Brindelli, Del Piero, Nedved».
12/02/2008 10:15
 
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Le ultime cinque partite dell'Inter hanno un denominatore comune: le polemiche. Che, in un modo o nell'altro, vanno a ridurre i meriti di uno strapotere evidente sotto ogni punto di vista. A Siena, Parma, Udine, Empoli ed infine Catania, è indubbio che la squadra di Mancini abbia avuto più vantaggi che svantaggi dagli arbitraggi ma "non possiamo farci nulla", come ha ribadito il direttore dell'Area Tecnica dell'Inter Marco Branca. "Gli arbitri? Le polemiche ci disturbano e non fanno piacere - ha spiegato Branca -, ma non possiamo farci nulla. Non ci siamo mai nascosti nel non parlare degli arbitri. Nel computo di una partita il direttore di gara può sbagliare, se l'errore risulta decisivo per noi, cosa ci possiamo fare?". L'arbitro Farina al termine della gara di ieri ha disertato il terzo tempo, stizzito per il comportamento del pubblico, e oggi il fischietto di Novi Ligure è stato bacchettato dai vertici federali. Il designatore Pierluigi Collina ha ricordato che "le nostre disposizioni ai direttori di gara sono di partecipare". In merito al gol in fuorigioco di Cambiasso, che ha sbloccato la partita, Collina ha aggiunto che "l'errore dell'assistente sul fuorigioco si inserisce peraltro in una partita ben diretta". Tornando al terzo tempo, è stato decisamente più duro il presidente dell'Aia Cesare Gussoni: "Le disposizioni sono chiare, e voglio sapere perché Farina ha lasciato il campo. Il mio pensiero è che le disposizioni di Aia ed organi tecnici vadano rispettate". Per chiudere il cerchio si è esposto anche il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, Sergio Campana: "Quella di Farina è stata una scelta discutibile, si può capire da un punto di vista umano, un po' meno da quello di vista istituzionale. L'arbitro dovrebbe dare l'esempio". Sta di fatto che ancora una volta l'Inter è al centro delle polemiche, anche se di riflesso, perché l'arbitro è stato indotto all'errore da guardalinee, non c'é stata simulazione oppure una direzione che ha avvantaggiato i nerazzurri. Ma il gesto di Farina ha contribuito a far alzare la tensione attorno all'Inter che si ritrova nello scomodo ruolo di favorita dagli arbitri, che per tanti anni è stato occupato dalla Juventus. Ma a Palazzo Durini fanno quadrato: la squadra oggi ha goduto di un giorno di riposo, anche se i vertici dirigenziali erano quasi tutti a Viareggio per la finalissima del torneo, con l'eccezione del presidente Massimo Moratti. Domani verranno effettuati accertamenti per stabilire l'entità dell'infortunio muscolare di Luis Jimenez, uscito ieri nel primo tempo. Maicon effettuerà dei test per capire se è recuperabile per la fondamentale sfida contro il Liverpool. Mancini, ovviamente, ci spera.
12/02/2008 18:15
 
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Re:
Serie A - Catania-Inter, esplode il caso Materazzi
Eurosport - mar, 12 feb 16:46:00 2008
Secondo gli etnei il giocatore non doveva giocare dopo aver lasciato il ritiro della nazionale per infortunio



Sembrano non avere fine le polemiche del post Catania-Inter. Dopo la querelle arbitrale ecco arrivare quella regolamentare sull'utilizzo di Marco Materazzi: il giocatore aveva abbandonato il ritiro della Nazionale per problemi alla schiena e domenica sera era nell'undici titolare di Mancini.

La Lega Calcio ha reso noto infatti che verrà analizzato il reclamo del Catania in cui si fa riferimento alla posizione ''asseritamente irregolare'' del difensore dell'Inter. L'Amministratore Delegato del Catania Pietro Lo Monaco ha poi precisato: "Vorremo solo capire se la legge è uguale per tutti o esiste una legge per l'Inter e una per il Catania".

Il risultato della partita non dovrebbe essere in pericolo, i precedenti in questo senso parlano a favore dell'Inter. Ora il giudice Gianpaolo Tosel è in attesa di conoscere le motivazioni del reclamo, e ha quindi fatto sapere con un comunicato di riservarsi la decisione in merito.

Diffida di chi ti da' consigli e poi ti insulta, stronzo! (Daniele Luttazzi)
13/02/2008 18:58
 
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L’Inter ha vinto la sessantesima edizione del torneo di Viareggio, la «Coppa Carnevale» riservata alle squadre Primavera. Nel replay della finale allo stadio dei Pini «Torquato Bresciani» di Viareggio, dopo l’1-1 di lunedì, la formazione nerazzurra si è imposta 7-6 dopo i calci di rigore (2-2 dopo 120 minuti di gioco). Dopo cinque tiri dal dischetto trasformati dall’Inter, l’Empoli ha fallito l’ultimo rigore con Henny, il cui tiro è stato parato dal portiere nerazzurro Belec.

I tempi regolamentari si erano chiusi sul 2-2, con l’Empoli per due volte in vantaggio e due volte raggiunto dai nerazzurri. I toscani sono andati a segno al 12’ con un calcio di rigore trasformato da Arvia. Il primo pari nerazzurro è arrivato al 35’, ancora con un calcio di rigore, realizzato da Mario Balotelli. Nella ripresa, dopo appena tre minuti, l’Empoli è andato nuovamente in vantaggio con Caturano, sugli sviluppi di un calcio di punizione; al 75’ è stato nuovamente Balotelli, al settimo gol nel torneo, a riportare il punteggio in parità con un bolide su punizione dai 30 metri.

Nell’albo d’oro del torneo l’Inter succede al Genoa. Per i nerazzurri, il cui ultimo successo era arrivato nel 2002, si tratta del quinto titolo al Viareggio.
13/02/2008 21:00
 
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Una busta con due cartucce d'arma da fuoco, insieme a una lettera di minacce in riferimento a presunti favoritismi arbitrali, è arrivata oggi nella sede dell' Inter, in via Durini a Milano.

Della lettera minatoria, arrivata in mattinata, si è avuta notizia in serata. Le indagini sono condotte dalla Digos. Nella lettera vengono rivolte minacce al presidente Massimo Moratti e all' allenatore della squadra nerazzurra, Roberto Mancini, riguardo all'andamento delle ultime partite di campionato dell'Inter i cui arbitraggi hanno creato forti polemiche. Gli investigatori non sottovalutano l'episodio, anche se, è stato detto, al momento non sembrano esserci motivi di particolare preoccupazione. L'episodio ha precedenti recenti. Un'altra busta contenente una lettera con minacce e pallini da caccia era arrivata sempre all'Inter lo scorso 25 gennaio; c'erano anche insulti a giocatori e dirigenti. Il giorno prima un plico con un bossolo e varie minacce era stato recapitato alla sede del Milan.
13/02/2008 23:04
 
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Cannavaro: «L'Inter è come la Juve»

Il capitano azzurro parla di arbitri. E non solo.

«L’Inter di oggi è la Juve di ieri». E’ la sintesi di una riflessione di Fabio Cannavaro, il capitano della Nazionale campione del mondo.

In Italia ora tutti ce l’hanno con l’Inter come prima urlavano ladri a voi della Juventus. Ricorda bene, no? «Certo. Quando vinci, diventi antipatico. In più ci sono gli errori degli arbitri: c’erano prima, ci saranno sempre. Gli arbitri non sono estraterrestri. E se i loro sbagli aiutano l’Inter che è in testa, sono scontate le polemiche».

Insomma, non si stupisce. Eppure c’è chi sostiene che il campionato sia falsato. «No, no. Tutto il mondo è paese. Si discute e si protesta anche in Spagna».

Torniamo all’Inter. «Purtroppo il dubbio viene alla gente, agli avversari. Non ai giocatori nerazzurri. Loro sono forti, vincono sul campo. Dopo quello che è successo alla Juve, con quei contatti esterni al campo, adesso c’è chi ha sospetti sull’Inter. Sono gli strascichi di Calciopoli».

Ma nelle ultime cinque gare, per quattro volte l’Inter è stata favorita. Come la mettiamo? «Sono stati errori importanti e pesanti. Tolgono speranza a chi insegue, alla Roma che sta facendo un ottimo campionato. Già l’Inter è forte, se l’aiutano pure...».

Proprio la Roma, sabato sera, giocherà a Torino contro la sua ex squadra. Dobbiamo aspettarci i veleni di 4 anni fa? «No. Mancherà quella tensione. Ora resta la vecchia rivalità e basta. Quella sera si pensava alla fuga dell’allenatore e di Puma Emerson. I giocatori ci metteranno la loro professionalità, anche se le radici dei vecchi rancori restano per le tifoserie. Non l’odio. Chi va in campo vuole un calcio spettacolare e pulito».
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15/02/2008 17:19
 
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L'Inter e gli arbitri, il campionato dominato e il clima che circonda la capolista da settimane. Roberto Mancini parla e attacca, non gli arbitri, ma la stampa in modo generico, senza alcun riferimento. In un’intervista rilasciata a Sky Sport, il tecnico dell'Inter ha dichiarato: "Disturba il fatto che su un episodio che riguarda l'Inter parlano in un certo modo, mentre di altri episodi che riguardano altre squadre a volte non ne parlano neanche. Dopo Udine non hanno parlato del gol annullato a Ibrahimovic, in una partita da noi giocata 10 contro 11. Non dico che l'abbiamo condotta, ma quasi, e c'è stato annullato un gol valido, ma non mi sembra sia stato dato risalto a questo".
GLI ARBITRI - L’accusa diventa più precisa: "Capisco che tentino di fare di tutto pur di metterci in difficoltà e farci perdere", ha detto Mancini senza precisare, "però credo che bisognerebbe parlare allo stesso modo di tutti gli episodi. Accade a tutti di ricevere qualcosa, ma non perché un arbitro sia in malafede". Con un riferimento implicito alla vicenda Calciopoli, Mancini ha proseguito la riflessione sulla "malafede" dei direttori escludendola dai crucci del calcio italiano post-scandalo: "Dopo quello che è successo", ha detto riferendosi alla classe arbitrale dell’era pre-Calciopoli, "ormai è passato e non accade più, ma che un arbitro possa sbagliare purtroppo è capitato e capiterà sempre. Io non penso di essere antipatico, forse le antipatie le attiro perché a volte dico delle cose che magari altri non dicono oppure che evitano di dire, a volte uno potrebbe essere banale ed essere simpatico".
L'ANTICIPO - "Il Livorno è una squadra difficile, corre molto e ultimamente sta facendo molto bene. Bisognerà stare molto concentrati", ha detto invece alla Pinetina in vista dell'antticipo di domani pomeriggio contro il club toscano. "Con Orsi, all'inizio, hanno fatto un po' di fatica per via del calendario, con Camolese hanno acquistato più consapevolezza. Crespo? Per lui è importante giocare e magari segnare. Spero che possa recuperare in fretta il tempo che ha perso. Figo è convocato, penso sia giusto cominciare a rimetterelo in campo gradualmente. Chiaramente è escluso che possa giocare 90 minuti".
gasport
20/02/2008 11:40
 
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L'Inter, in dieci, esce sconfitta dall'Anfield Road, battuta per 2-0 dal Liverpool grazie ad una rete a sei minuti dalla fine di Kuyt ed al raddoppio al 44' di Gerrard. Inter, con un uomo in meno dal 30' del primo tempo per l'espulsione per doppia ammonizione di Marco Materazzi, deve fare a meno anche di Cordoba, uscito in barella. Al gruppo Mancini, ora, non resta che puntare tutto sul ritorno dell'11 marzo per ribaltare il risultato e conquistare i quarti di Champions.

Mancini manda in panchina Vieira ed al suo posto dal fischio d'inizio c'è Maxwell. In avanti Ibrahimovic e Cruz. Partenza agressiva del Liverpool. All'8' Kuyt scende sulla destra e crossa al centro, bravo Cordoba a spazzare in angolo. Poi è Julio Cesar ad alzare sulla traversa su conclusione di Hyypia. All'11' Materazzi è ammonito da De Bleeckere per un fallo su Torres inesistente. Si attenua la pressione del Liverpool e l'Inter si rende pericolosa al 17' con una sponda di Ibra per Cruz che è anticipato da Reina in uscita.

Al 24' il portiere inglese è costretto ad uscire con i piedi al limite dell'area per anticipare lo svedese lanciato da Cambiasso. Quando l'Inter sembra poter controllare gli avversari con una certa tranquillità, l'arbitro De Bleeckere fischia un altro fallo da giallo di Materazzi sempre su Torres ed i nerazzurri si ritrovano in dieci.

Il Liverpool ha il possesso della palla, ma solo al 45' riesce a rendersi pericoloso con una discesa sulla destra Di Gerrard, il cui traversone, è neutralizzato con un doppio intervento di Maicon. In apertura di ripresa, al 2' tiro da fuori di Cambiasso di poco alto; al 5' Chivu spazza via davanti a Julio Cesar dopo il traversone dalla destra di Finnan.

Al 10' è il momento di Patrick Vieira che prende il posto di Cruz. Ma l'undici di Benitez torna a premere, rinvio sbagliato proprio di Vieira che consente a Torres si battere a rete dal limite, si distende Julio Cesar per deviare in corner. Un minuto più tardi è è Hyypia a fallire di testa da due passi. Al 18' Gerrard per Torres che si gira e tira, palla che esce a fil di palo. Al 23' arriva il primo corner del match per l'Inter. Al 27' ci prova Vieira dalla distanza, ma la mira è sbagliata. Un minuto più tardi si fa male al ginocchio destro Cordoba, al suo posto entra Burdisso. Al 33', stop e tiro di Crouch, per fortuna sulla traiettoria c'è Maxwell. Al 39', però, il Liverpool passa.

Traversone dalla destra di Pennant che taglia tutto il campo, Kuyt, controlla e batte a rete, complice una deviazione di Maicon, Julio Cesar è battuto. Al 44' Gerrard s'inventa un eurogol dalla destra, con palla che carambola sul palo più lontano e poi si insacca per un pesantissimo 2-0 sull'Inter che rende difficile il ritorno del "Meazza" l'11 marzo.

LIVERPOOL-INTER 2-0

LIVERPOOL: Reina; Finnan, Carragher, Hyypia, F.Aurelio; Babel (st 27' Pennant), Mascherano, Lucas (st 19' Crouch), Gerrard; Torres, Kuyt. In panchina: Itandje, Arbeloa, X. Alonso, Riise, Benayoun. Allenatore: Benitez

INTER: J.Cesar; Maicon, Cordoba (st 30' Burdisso), Materazzi, Chivu; Zanetti, Stankovic, Cambiasso 6,5 , Maxwell; Cruz (st 10' Vieira), Ibrahimovic. In panchina: Toldo, Maniche, Figo, Crespo, Suazo.
Allenatore: Mancini

ARBITRO: De Bleeckere (Belgio)

RETI: st 40' Kuyt, al 44' Gerrard.

NOTE: serata fredda, terreno in buone condizioni, spettatori 45.000, angoli 10-1 per il Liverpool. In tribuna il c.t. inglese Capello. Ammoniti: Chivu. Espulsi: al 30' pt Materazzi per doppia ammonizione. Recupero: 1'-4'.

20/02/2008 13:10
 
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L' unico appunto che faccio a Materazzi è che doveva stare più attento nel secondo intervento visto che era già ammonito.

Però ci sono diversi però....

Il primo fallo non era sicuramente da ammonizione ed il secondo intervento poteva essere sanzionato solo da un arbitro molto fiscale. Ora, visto che Materazzi era già stato ammonito, un arbitro intelligente non butta fuori un giocatore per un intervento del genere. Non credo sia stato ammonito per proteste.

Una società di calcio spende decine di milioni di euro per fare una squadra da Champion e poi si trova ad avere a che fare con un arbitro deficiente che gli rischia di rovinare la stagione. Scandalo.

Io comunque credo che passerà l' Inter.
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20/02/2008 19:20
 
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Tegola Inter, Cordoba sotto i ferri

Lesione al crociato anteriore sinistro
Nuova e brutta tegola in casa Inter all'indomani della sfida di Anfield persa contro il Liverpool per 2-0. All'amarezza della sconfitta si è aggiunta quella per l'infortunio a Ivan Ramiro Cordoba. Il difensore ha riportato una lesione al crociato anteriore del ginocchio sinistro. Per il colombiano sarà necessario ricorrere a un intervento chirurgico in artroscopia ancora da programmare. Si presume un lungo stop.

Pesa come un macigno sulle spalle nerazzurre la terribile serata di Anfield e non solo per il ko che mette in serio pericolo il passaggio del turno e, dunque, il sogno di Massimo Moratti di riportare la Champions sulla sponda interista del Naviglio, ma anche perché oltre al danno della sconfitta è arrivata puntuale, a complicare i piani, la diagnosi sull'infortunio occorso a Ivan Ramiro Cordoba, di gran lunga il migliore nerazzurro nella gara contro il Liverpool. Se il dolore e la sofferenza tra cui il colombiano è uscito dal campo non aveva fatto presagire nulla di buono, gli esami strumentali hanno confermato una diagnosi preoccupante. Lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, danno che se da una parte è certamente meno grave di una rottura, dall'altra presuppone comunque un intervento chirurgico.

La soluzione che porterà Cordoba sotto i ferri al più presto, è stata confermata dalla società nerazzurra che, tuttavia, non ha ipotizzato i tempi di rientro per il giocatore. Considerando che il difensore dovrà essere operato e il legamento, se non ricostruito, certamente suturato, il recupero completo e la presenza in campo del difensore potrebbe essere valutata non prima di 60-80 giorni dalla data dell'intervento. Ciò significa che, nella migliore delle ipotesi, Cordoba potrà rientrare in Inter-Cagliari del prossimo 27 Aprile, alla quartultima di campionato, giusto in tempo per vivere, da protagonista, un'altra gioia tricolore e proseguire, chissà, verso Mosca.

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Porello.

Certo che basta una partita per compromettere una stagione...
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21/02/2008 18:43
 
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Ibrahimovic e Materazzi ma non credo che ci sia alcuna polemica, questi ragazzi sono amici, stanno sempre assieme ed entrambi tengono molto a superare il turno": così il presidente dell' Inter Massimo Moratti ha commentato lo screzio a distanza nato tra i due nerazzurri al termine della partita di martedì contro il Liverpool e ha escluso che ci siano scricchiolii nello spogliatoio: "Non mi sembra proprio, ma chiedetelo a Mancini". Moratti, uscendo dagli uffici dalla Saras, ha poi spiegato che non lo ha affatto deluso la prestazione dello svedese: "Guardate che è importante giocare in undici piuttosto che in dieci in una partita del genere e, soprattutto dopo tre esperienze simili in campionato, i giocatori erano abbastanza stanchi anche psicologicamente - è il giudizio del numero uno di Palazzo Durini -. La prestazione di un singolo è determinata anche dal fatto di dover fare il doppio del lavoro e Ibrahimovic, rimasto da solo in attacco, ha dovuto tenere con tutta la difesa. Lui non mi ha mai deluso, è successo solamente che ha dovuto aiutare i compagni e non ha potuto esprimersi per quello che è". Il presidente nerazzurro non è turbato neanche dagli episodi di proteste come quello messo in atto da alcuni tifosi contro Mancini all'aeroporto di Liverpool.


"Sono gli stessi che in passato gli hanno cantato cori a favore e spero che torneranno a farlo nella partita di ritorno, dove è necessario che i tifosi siano compatti con la squadra", ha spiegato Moratti senza negare che ci sia un po' di scontento per la sconfitta di Liverpool: "E' normale, ma è soltanto il primo tempo di questa sfida, il secondo lo dobbiamo ancora giocare in condizioni più favorevoli a San Siro e, se il pubblico sarà come mi aspetto, sarà dura per il Liverpool". "Bisogna crederci, io ho fiducia che i giocatori faranno il massimo - ha continuato Moratti - abbiamo 90 minuti a disposizione e in 90 minuti si possono fare 15 gol...Noi cercheremo di fare quelli necessari per superare il turno". L'unica preoccupazione del presidente interista sembra essere l'emergenza in difesa che potrebbe dare qualche problema a Mancini: "Non mi sembra il caso di usare diminuitivi, è una bella botta avere fuori i difensori centrali titolari Materazzi e Cordoba, ma non diciamo niente: abbiamo altri giocatori che consideriamo a livello di poterli sostituire". L'ultima riflessione di Moratti è dedicata al Milan che ieri, a Londra, ha sofferto ma ha retto contro un Arsenal molto più giovane: "Il Milan non ha potuto fare una partita di grande personalità, come è successo a noi, ma il fatto di essere in undici consente un risultato diverso".

22/02/2008 10:33
 
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Un anno fa, alla vigilia di Manchester United-Milan, chiesero ad Ancelotti chi fosse il migliore tra Kakà e Cristiano Ronaldo, chi meritasse il Pallone d'oro. Ancelotti rispose: “Il più bravo è quello che decide”. Il giorno dopo il portoghese cominciò la partita da fenomeno, propiziò il primo gol, poi però il brasiliano ne fece un paio e ne aggiunse un terzo a San Siro, dove Cristiano sparì. Media voto di Kakà nelle due gare: 8. Decisivo. Voto nella finale di Atene col Liverpool: 7,5. Voto nella finale mondiale di Yokohama col Boca Juniors: 9. Più conta, più c'è Kakà.

VIDEOGAME - Se il gioco “Diventa un fuoriclasse” fosse un videogame, la chiave per accedere all'ultimo stadio, quello risolutivo, sarebbe questa: essere decisivo quando serve di più, quando la squadra ne ha più bisogno, quando le condizioni sono più difficili. A questo stadio Zlatan Ibrahimovic non è ancora approdato. A quello precedente sì, in modo definitivo e spettacolare: essere spesso decisivo. L'ultimo scudetto nerazzurro e il largo vantaggio in quello attuale dipendono molto dalle prestazioni dello svedese. La tecnica squisita, la potenza fisica, la geniale fantasia gli consentono di inventare gol e assist dal nulla e di schiodare con una sola giocata la partita più inchiodata. Che lo sappia fare è accertato, la domanda è un'altra: “quando” lo fa? La spettrale prova di Liverpool allunga la casistica delle partite calde disertate dall'estro di Zlatan, che sarà anche soprannominato Ibracadabra, ma comincia a sparire troppo spesso. Soprattutto quando il suo pubblico è col fiato sospeso, in attesa del prodigio.

UOVA - C'era bisogno di un gol e di un leader per venire fuori dalla corrida di Valencia, un anno fa. Ibrahimovic non rispose. All’inizio si lasciò intimidire da Canizares, che gli mise un dito in faccia, poi si perse nelle pieghe della partita e non riemerse neppure nella rissa finale. Il 4 novembre scorso, la Juve, gonfia d'orgoglio e risentimento, ospitava l'Inter “degli onesti”, in un match atteso a Torino da un anno. L’ex bianconero promise che gli insulti lo avrebbero caricato, ghignò baldanzoso davanti alle uova che i tifosi della Signora lanciavano contro il pullman dell’Inter, ma poi in campo giocò molle come un tuorlo e sbagliò due gol: voto 5. La seconda e ultima insufficienza di questo campionato, giocato alla grande, l’ha presa nel derby: ha steccato gli incroci emotivamente più intensi. Ma è soprattutto all’estero, in teatri bollenti come quelli britannici, che Ibra sembra patire di più. Nel 2005 e nel 2006 la sua Juve fu eliminata nei quarti di Champions, da Liverpool e Arsenal. Lo svedese si meritò un 5 in entrambe le trasferte, “anonimo” ad Anfield (1-2), “molle e goffo” ad Higbury (0-2), secondo la Gazzetta. Al ritorno contro l’Arsenal a Torino fece ancora peggio: invece di guidare la rimonta, sparì un’altra volta (0-0, voto 4, eliminato).

NAZIONALE - Nel marzo scorso, Zlatan ricucì lo strappo con la sua Nazionale e tornò in squadra a Belfast, contro l’Irlanda del Nord. Era in gran forma, in allenamento incantò i giornalisti svedesi, poi nella bolgia dello stadio irlandese sparì: sconfitto e insufficiente. Noi ci ricordiamo il tacco letale che ci eliminò dall’Europeo portoghese, ma non il tremebondo rigore che Ibra calciò fuori e che costò l’eliminazione della Svezia nei quarti contro l’Olanda. In Nazionale non segna un gol da oltre due anni.

CUORE - Questa somma di indizi comincia a insinuare un sospetto: sotto il ghigno beffardo di Ibrahimovic, sotto la maschera tatuata da guerriero di periferia che ha studiato le arti marziali, sotto l’ostentata sicurezza da sbruffone, forse batte un cuore più fragile del previsto, poco schermato alle emozioni troppo forti. Come, in parte, accadeva al suo allenatore Roberto Mancini, dio a Marassi, ma molto più umano in una finale di coppa Campioni e con la maglia azzurra addosso, a confronto con altri campioni.

PALLONE D’ORO - Rispetto al suo mister, Zlatan ha il vantaggio dell’età e di una carriera aperta: può ancora smentire gli indizi, facendo leva sulla sua classe, come gli è riuscito quest’anno a Mosca contro il Cska, per esempio. Deve farlo per maturare e crescere insieme all’Inter, che al momento, gli assomiglia: prepotente in patria, smarrita all’estero, come un liceale alla prima vacanza-studio a Brighton. Deve farlo, perché senza un alto profilo internazionale non si approda all’ultimo stadio del videogame. E neppure al Pallone d’oro. Zlatan Ibrahimovic dovrà farlo già a partire dal ritorno dell’11 marzo col Liverpool, a San Siro. Lì non potrà sparire, anche se lo chiamano Ibracadabra.
25/02/2008 13:52
 
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MILANO, 25 febbraio 2008 - Inter-Juve, ecco un nuovo round a distanza. Tema della contesa: gli arbitri. Ieri la lettera aperta del club bianconero a Figc e Aia. Oggi la presa di posizione di Ernesto Paolillo, amministratore delegato nerazzurro: "Ognuno reagisce come vuole a ciò che avviene in campo, ma sono convinto che tutto ciò contribuisca a creare ulteriori nervosismi e pressioni sulla classe arbitrale". Come dire, la mossa della Juve è quantomeno inopportuna.
PAROLA A COLLINA - Il dirigente dell'Inter, intervenuto a margine della presentazione del francobollo emesso per il Centenario nerazzurro, ha poi aggiunto: "Solidarietà alla Juventus? Tutte le squadre prima o poi possono subire torti ed errori degli arbitri - ha risposto Paolillo - Se sono in buona fede, si deve parlare solo di episodi ma se, come in passato, sono in malafede... In definitiva solo una persona può dire se la classe arbitrale è adeguata: Collina. Lui è stato un grande direttore di gara e solo lui e Gussoni possono gestire l'agenda arbitrale".
VIEIRA - Paolillo ha poi spiegato che Saranno Roberto Mancini e Marco Branca dopo un faccia a faccia con il giocatore a decidere se multare o meno Patrick Vieira. Il giocatore, richiamato in panchina durante la partita contro la Sampdoria, aveva reagito scalciando le borracce e negando il saluto al suo tecnico. "La multa? È una decisione che spetta all'allenatore e al direttore tecnico, dopo un chiarimento con lo stesso Vieira", ha spiegato Paolillo, che ha assicurato che nello spogliatoio nerazzurro non c'è nervosismo. "Questi sono episodi abbastanza normali - ha detto -, che accadono nella nostra come in altre squadre. La stanchezza e la voglia di restare in campo possono portare a qualche gesto di nervosismo, ma sarebbe peggio se i giocatori si lasciassero scivolare tutto addosso. Patrick si portava dietro la tensione per l'espulsione nella sua ultima partita e anche un po' di stanchezza perché non è al top della forma. Ma siamo di fronte a giocatori professionisti che sanno riflettere sui propri comportamenti".
26/02/2008 10:08
 
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- Un nuovo inizio? Forse. "Il mestiere di commentatore tv mi tiene molto impegnato — racconta Beppe Bergomi —, ma la mia avventura come allenatore potrebbe non esaurirsi qui. Vediamo...". Lo "Zio" scende ancora in campo. Questa volta nell’inedito ruolo di allenatore. Sabato il debutto. La sua squadra? L’Accademia Inter di Milano, categoria Esordienti.
ALLENATORE - "Questa è la stessa formazione nella quale giocava mio figlio Andrea, che ha lasciato per dedicarsi al tennis. Devo dire che è anche bravino". Cuore di papà. Ma Bergomi fa sul serio. In panchina è scatenato: "Giocala corta. Allarga! Girati". L’ex interista si dimena. Spiega. Grida. Per tutto l’arco dell’incontro rimane in piedi. Attento ad ogni movimento dei suoi: "Ragazzi ora passiamo al 4-4-2". Il telecronista posato e pragmatico lascia spazio all’antico spirito guerriero di campione del Mondo.
PRECISAZIONI - "Un conto sono gli allenamenti, dove i ragazzi devono essere liberi di sbagliare e di scoprire da soli cose nuove. Un conto è la partita, dove i giocatori vanno guidati e incitati". La sua piccola Inter segna e lui che cosa dice ai suoi? "Ragazzi, c’è andata bene, ma i gol vanno costruiti diversamente". Perfezionista. Al passivo subìto invece, non un sussulto, non una smorfia. "Prima della partita ho cercato di tranquillizzare la squadra, per loro è un piccolo derby". La Lombardia Uno , l’avversario, è scuola calcio Milan. Per Bergomi si ricomincia da una stracittadina. Destino. Alla fine però, il risultato è un pareggio.
MAESTRI "Teso? Un pochino è normale. E’ sempre un'emozione vedere tanti piccoli giocatori imparare calcio. Sono il futuro di questo sport. L’importante è che i giovani atleti non cerchino di imitare i campioni della serie A. Tratto i miei ragazzi come faceva con me Arcadio Venturi, che mi allenava nei Giovanissimi. Un maestro. Sembravo Trapattoni? Forse. Un grande complimento". La grinta è praticamente la stessa.
Max Cavallaro

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