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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
03/03/2008 14:35
 
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Prima o poi doveva capitare. Dopo la sconfitta contro il Napoli, il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, prova a sdrammatizzare. «Dopo un anno senza macchia - afferma - era normale che dovesse arrivare una sconfitta in campionato, non mi sembra un dramma». Secondo il patron nerazzurro è sbagliato parlare di crisi. «Più che preoccupato - assicura - sono dispiaciuto perché la squadra non ha giocato bene, al contrario del Napoli che invece è stato molto bravo». Moratti non esclude che il ko del San Paolo sia dovuto al fatto che i nerazzurri stessero pensando già alla partita di Champions League contro il Liverpool: «Anche se chiunque dirà il contrario, un po' penso che la testa fosse alla sfida con i Reds. C'era una grinta diversa dal solito, bisogna tornare alla tensione che avevamo una volta. Comunque credo che la squadra abbia la mentalità per affrontare le grandi sfide».

04/03/2008 10:39
 
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Aspettando che lo faccia la Roma, i bookmakers hanno riaperto l’affaire scudetto. Non sarà certo questa novità a togliere il sonno a Mancini alle prese con ben altri problemi, ma l’inversione di rotta del banco delle scommesse, che aveva chiuso con le puntate alla vigilia di Anfield, qualcosa vorrà pur dire. Da Liverpool al Liverpool: la portaerei nerazzurra ha scoperto di avere le fiancate sfregiate. Due punti in tre partite (e strappati poi in rimonta con Samp e Roma), più la caduta nel catino del San Paolo, verginità persa dopo 11 mesi, sono la cifra di una squadra che ha smarrito l’aurea di invincibilità. Fino a un mese fa giocar loro contro comportava una cristiana rassegnazione: l’obbiettivo (per tre quarti delle avversarie) era perdere con dignità. Ora le certezze vacillano. Interismi e isterismi: nel saldo c’è l’espulsione a Liverpool di Materazzi, frutto anche della severità arbitrale, il litigio tra Matrix e Ibra (archiviato, ma destinato a rimanere quale pericoloso precedente) e le paturnie a giorni alterni di Mancini. Colpito da una pericolosa sindrome da accerchiamento e in perenne lite con lo staff medico guidato dal dottor Combi, con l’ultimo diverbio andato in scena domenica scorsa.

Dalla notte di Napoli bisogna comunque ripartire. Moratti è fatalista: «Dopo un anno senza macchia era normale che prima o poi avremmo perso, non ne farei un dramma. Più che preoccupato sono dispiaciuto per non aver giocato bene». Il presidente la butta lì: «Penso che la testa fosse già al Liverpool. C’era una grinta diversa, bisogna tornare alla tensione di una volta». La testa al Liverpool, dice Moratti. Pericolosa deviazione, visto che il redde rationem con gli inglesi arriverà solo tra sette giorni. Di mezzo c’è la Reggina, mica il Real d’accordo, ma con l’aria che tira e la Roma a sei punti è meglio volare bassi. Del resto dopo l’ 1-1 di San Siro, Totti e soci sono tornati nella Capitale con una convinzione: «Non tutto è perduto per lo scudetto, se escono col Liverpool possono crollare» è stato il passa parola nell’ambiente giallorosso.

Per ora vacillano. E, uno dopo l’altro, perdono pezzi. L’ultimo è Chivu che a Napoli ci ha rimesso la spalla sinistra, già lussata lo scorso settembre in Germania-Romania. Il difensore dovrebbe farsi operare, ma incombe il Liverpool: per l’arto ferito è pronta un’imbragatura, ne discuteranno, (a loro modo) Mancini, i medici e il difensore cui spetterà il verdetto. Chivu è l’ennesima crepa nel reparto: persi Cordoba e Samuel, a rischio Maxwell per una caviglia ballerina, squalificato Materazzi, Mancini, se si giocasse stasera contro i Reds, disporrebbe solo di Burdisso e Ruvas quale coppia centrale. Non certo delle prime scelte. Ibra e Cruz, presenti sabato con la Reggina, verranno testati in chiave Liverpool. Ibra si è fermato ad Anfield, da allora si è parlato più del suo buco nel tendine che delle sue magie. Senza le quali l’Inter è restata al palo. Insomma Mancini scruta le condizioni dei suoi fanti, spera che a Cambiasso non venga il raffreddore, che a Stankovic passi la bua ai muscoli e che Vieira non si righino i muscoli di cristallo. A fine stagione, poi, regolerà i conti con medici e preparatori. Per ora incassa gli auguri di Berlusconi cui importa vedere Veltroni in crisi, non l’Inter: «Perdere dopo 31 partite è assolutamente normale, ma non cambierà nulla. Il campionato ha una dominatrice che sarà fino all’ultimo l’Inter». Se alla Roma può servire, domenica scorsa il Cavaliere aveva fatto gli auguri alla Juve contro la Fiorentina.

06/03/2008 11:29
 
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“Non stappiamo lo champagne altrimenti sembrerebbe che qui si debba festeggiare qualcosa...Milan-Arsenal? No, non l’ho vista”. A poche ore dall’eliminazione dei cugini, Massimo Moratti intrattiene un gruppo di cronisti sul centenario dell’Inter. Appuntamento fissato in epoca non sospetta. “E mai avrei immaginato che l’Inter perdesse la prima partita di campionato giusto alla vigilia della celebrazione. Nè che ci sarebbe stata la Champions due notti dopo”. Il regalo che da tempo tutti cercano di scoprire, adesso è facilmente individuabile. “Eh, certo, è quello: battere il Liverpool. Io dico che occorre caricarsi così: è un ostacolo da saltare. E aggiungo che ho grandissima fiducia in Burdisso, Rivas, Chivu, se ce la fa, e gli altri che saranno scelti da Mancini perché sono convinto che hanno le qualità per fare quella partita di carattere eroico che l’Inter deve fare. Ci vorrà anche un po’ di quella fortuna che all’andata ci aveva snobbato: giocare in dieci uomini a Liverpool era la peggiore delle scelte che si potesse fare”.
Differenze e punti di contatto con l’impresa del 1965?
"Beh, la Grande Inter aveva il vantaggio di giocare quella semifinale con una coppa dei Campioni già in bacheca: un dettaglio che ti mette in condizione di andare in campo senza assilli e complessi. E il Liverpool di Benitez ha un’esperienza internazionale consolidata e importantissima. Però io credo che il nostro gruppo meriti una grandissima fiducia e la gente provvederà a trasmettere a questi giocatori l’idea che si portano dietro in questa sfida cento anni di passione".
In campionato la situazione le sembra tranquilla o è in peggioramento?
“Trovo che sette punti sulla seconda non siano un margine da poco. La Roma gioca bene, come noi del resto, e perciò è un rivale temibile. Però sono sereno. Abbiamo trovato un Napoli in serata magica proprio nel nostro momento meno brillante. Ma loro sono stati proprio bravi ed è sempre meglio perdere da un avversario che si è rivelato meritevole. Diventa più facile ripartire”.
Totti ha parlato di aiutini e aiutoni: le dà fastidio?
“Ho una particolare simpatia nei confronti di Totti e quindi proprio non riesco ad arrabbiarmi. E poi trovo che le polemiche siano il sale del calcio, se vengono fatte con buon gusto e misura. Tornando al concetto di Totti, io poi non li ho stravisti questi aiutino”.
Eppure nelle ultime settimane si è scatenata la bufera sul potere della capolista, sul fascino che l’Inter esercita sugli arbitri.
“E’ stato fatto un sillogismo diverso, dicendo: siccome questi sbagliano in buonafede anche prima non c’erano complotti... Per la prima volta mi trovo nei panni di quello che viene visto come agevolato dagli arbitri, e la cosa mi mette anche in un certo imbarazzo. Credo che gli errori degli arbitri oggi siano solo il frutto di gioventù, inesperienza e difficoltà di giudicare certe azioni a velocità reale. E quindi trovo inaccettabile l’idea che queste presunte agevolazioni ci mettano sullo stesso piano di chi controllava il sistema prima, quando gli arbitri erano condizionati da un potere al quale l’Inter, nella sua storia, è sempre stata estranea. E’ una caratteristica e un privilegio di questo club: è stato guidato da persone così perbene da rimanere costantemente fuori da qualsiasi tipo di giochetto. Oggi il calcio è pulito, il sistema è stato fatto saltare dalle intercettazioni e io mi sono sentito uno stonato in un coro in cui tutti erano molto intonati. Resta la nostalgia di chi aveva fatto l’abitudine ai vantaggi che garantiva quel sistema: Mancini le chiama "le vedove". Ma della Juve attuale, intesa come dirigenti, tecnici e giocatori, ho grande rispetto e stima”.
In questa linea di condotta irreprensibile, a parte il tentativo di italianizzare Recoba, maturato in un contesto di generale lassismo, c’è stata una caduta di stile: il pedinamento di Vieri. Moratti ammette che “non fu una bella cosa. Quando l’ho saputa mi sono dispiaciuto con i miei, anche se la società aveva l’intenzione di proteggerlo: erano arrivate voci che il suo scarso rendimento professionale fosse da collegare a una vita privata sregolata. Vieri non è un cattivo ragazzo, e gli sono riconoscente per quello che ha dato all’Inter”.
La spina di oggi, all’interno della società, è il rapporto conflittuale fra Mancini e il dottor Combi: come se ne esce?
“Parto da un dato di fatto: entrambi sanno fare ottimamente il loro lavoro. E quindi confido che continuino così. Detto questo, mi trovo dinanzi a un braccio di ferro imbarazzante e mi riesce difficile intervenire. I caratteri dei due sono diversi, Mancini smussando gli angoli può vivere qui all’Inter un lungo periodo, tipo quello di Herrera. Entra in una società per essere protagonista, ha una determinazione a vincere contagiosa. E vince. Adesso ha pure un’età e un’esperienza che gli consentono di vedere le cose con maggiore serenità. Non ha un carattere facile perché come tutti quelli abituati a essere campioni e nonostante questo a non essere capiti, è abbastanza permaloso. Però mi piace come lavora e come agisce e con lui ho sempre più feeling. L’unico fatto che può indurmi a privarmi del nostro tecnico è che si presenti da me per dirmi che non se la sente più di continuare”.
Sul prossimo mercato dovrete sostituire Figo e forse Vieira e Adriano.
“Non è detto che Figo smetta. Io gli farò di sicuro la proposta di continuare un altro anno. Mi ha colpito la sua voglia di rendersi utile e di recuperare al più presto dal grave incidente, di essere determinante. Senza forzature, gli offrirò senz’altro il rinnovo. Su Vieira non esiste l’idea di privarcene: è stato appiedato dagli infortuni, ma non è logoro e dunque sarà un pilastro anche per il futuro. Quanto ad Adriano, spero proprio capisca che si sta giocando una carta decisiva e non sbagli
Colpi a sorpresa?
“Solo se capita qualcosa di veramente interessante. Non lo escludo, ma non lo garantisco”.
Nicola Cecere
07/03/2008 20:20
 
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L'assist è giunto, improvviso e bello per la sua imprevedibilità, nella videochat andata in onda oggi su Gazzetta.it, ospite il presidente nerazzurro Massimo Moratti. In risposta a una domanda sull'idea di un eventuale ritorno in nerazzurro di Baggio, il presidente del Centenario ha espresso parole forti: "Non ho perso le sue tracce. Lo sento, è sempre affettuosissimo, intelligente e molto lucido. Un incarico da dirigente nell'Inter? Prima o poi succederà qualche cosa". Ma anche altre parole del presidente hanno colpito nel profondo Roberto Baggio, che con il capitano nerazzurro Javier Zanetti ha da sempre un rapporto di amicizia profonda: "Javier è talmente umile, intelligente e leale che potrebbe fare qualsiasi cosa - ha detto Moratti -. E' la persona migliore cui affidare un compito, ma ha un fisico tale che può andare avanti in campo ancora per anni".
PAROLE E MUSICA - E la risposta di Roberto Baggio è stata prontissima, come uno dei suoi guizzi con cui deliziava le platee non molti anni fa: "Ho ascoltato e letto con molto piacere le parole del presidente Moratti. Non posso che confermarle. C’è molto affetto, e l’amicizia e la stima tra noi non si è mai interrotta. Chissà che prima o poi succeda qualcosa…". Ma le sue riflessioni non si fermano qui, perché la possibilità di salutare ed elogiare pubblicamente un amico è per lui un'occasione da non perdere: "Trovo significativo che il presidente Moratti riservi parole d’elogio importanti per Javier Zanetti. Javier è un vero amico: l’umiltà e la lealtà che trasmette le ho immediatamente riconosciute, fin dal mio primo allenamento ad Appiano, circa dieci anni fa. Ed è sempre rimasto se stesso. Un grande. Sono molte le cose che mi legano a Saverio. Intanto sono contento e volevo fargli i miei auguri, a lui e alla moglie Paula, perché so che è in arrivo un altro bambino, un bel maschietto. Javier vive e sente la famiglia come me, ne riconosce quei valori semplici ma profondi e sono contento che possa “allargarla” con un nuovo erede. Un altro amore che abbiamo in comune è quello per l’Argentina: lui ci è nato, io ci ho passato e ci passo molti periodi della mia vita. L’Argentina è una terra fantastica e la sua gente mi ha trasmesso molto. Mi piace anche il loro modo di intendere il calcio, che è sì talento ma anche lotta, capacità di soffrire, voglia di combattere e tanta fantasia. Mi ritrovo molto in questo modo di intendere il calcio. E Javier, come un altro nostro amico, il Cholo Simeone, ne incarna perfettamente tutte le qualità". Parole da amico, per ora lontano dal calcio, ma forse un po' meno di ieri...
Livia Taglioli
08/03/2008 10:49
 
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E’ bastata una frase, pronunciata davanti ad una folla di tifosi interisti radunati in un teatro milanese, per scatenare una bufera che coinvolge Inter e Milan. E’ stato Moratti ad accendere la miccia, nella settimana in cui il dirimpettaio Berlusconi aveva dichiarato di sperare in una vittoria dei nerazzurri in Champions League. Il presidente dell’Inter invece, forse senza accorgersene, ha messo da parte il fair play: «L’Inter nel mondo è da sempre considerata la squadra di prestigio di Milano - ha dichiarato - non solo per quello che ha vinto, ma perchè non ha avuto mai problemi con la giustizia». Poi per rendere ancor più chiaro il concetto ha aggiunto: «La vergogna di doversi difendere di fronte a situazioni deprecabili è una cosa antipatica nella storia di una società, mi auguro che a noi non succeda mai, come mai è successo finora neanche di andare in serie B».

La replica del club rossonero è stata immediata e dirompente. Attraverso un comunicato, Galliani, in totale sintonia con Berlusconi, ha definito non eleganti le frasi di Moratti accusando l’Inter di avere una memoria cortissima: «Pare davvero azzardato affermare - si legge sul sito rossonero - che l’Inter è considerata da sempre la squadra di prestigio di Milano, quando c’è altra squadra che ha vinto assai di più in Italia e in campo internazionale». Poi è andata in rete la guerra dei «Collari». Il Milan sempre nel solito comunicato ha voluto precisare che la dichiarazione di Moratti è arrivata nel giorno in cui il Coni ha assegnato alla società rossonera il Collare d’oro per meriti sportivi. Alle 19,53, stavolta sul sito nerazzurro, è apparsa la notizia dell’assegnazione del medesimo premio, a sottolineare che l’Inter non si sente inferiore ai cugini. Alle 22, invece, a sorpresa è arrivata la precisazione di Moratti: «Mi riferivo esclusivamente alle storiche vicende dell’Inter e non all’altrettanto gloriosa storia del Milan. Con Galliani c’è già stato un colloquio chiarificatore». Questi giorni dovevano essere dedicati ai festeggiamenti e alla preparazione di due impegni: quello di oggi contro la Reggina e soprattutto quello di martedì contro il Liverpool. L’attenzione, invece, è stata rivolta altrove. In piazza Duomo stasera alle 22,30 ci sarà il taglio della torta del Centenario. La Prefettura è allertata, il clima tra le tifoserie è rovente.

12/03/2008 08:57
 
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finita l'avventura europea

forse è meglio così,
non erano in grado di arrivare fino in fondo in tutte le competizioni, e come mi piace ricordare:
chi troppo vuole.........

bisogna essere realisti e riconoscerlo,
ci sono parecchi infortunati ed altri fuori forma,
ora che pensino al campionato

FORZA RAGAZZI [SM=x1272042]

P.S.
per quanto riguarda l'annuncio del Mancio che se ne và,
bè pace, ne arriverà un altro

12/03/2008 09:39
 
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quasi, quasi segnalo alla dirigenza nerazzurra che LUI è ancora libero


12/03/2008 11:09
 
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L'Argonauta
Peccato... [SM=x1272078] ho visto la partita e onestamente la squadra di Mancini ha fatto ben poco per cercare di ribaltare un passivo di due gol.
Un paio di occasioni di Cruz al primo tempo e un paio di Ibra al secondo poi il nulla, il gol del Liverpol e' un emirto svarione di Chivu perche' non si permette ad un attacante di girarsi in quel modo e farlo tirare.

Ora in champion rimane solo la Roma a difendere i colori italiani si trovera' a combattere per la semifinale contro squadre molto forti con la sola eccezione dei turchi e dei tedeschi dello Shalke 04 con le quali ritengo possa avere buone possibilita' di passare il turno, vedremo il sorteggio di venerdi cosa ci riservera' [SM=x1465778]
12/03/2008 11:10
 
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L'Argonauta
riguardo alle dimissioni di Mancini a fine campionato beh erano nell'aria, non me ne voglia il buon Lumi ma spero che questo sconforto che si sta insinuando nel team neroazzurro favorisca la ripresa del campionato [SM=x1272043]

[Modificato da beboroma 12/03/2008 11:13]
12/03/2008 11:16
 
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ecco ci manca solo questa [SM=x1272070]

il campionato lasciamoglielo ai ragazzi nerazzurri, pls. [SM=x1272041]


P.S.
per la cara roma, che è impegnata su tutti fronti, rimando al mio detto, sopra citato
(chi troppo vuole.......) [SM=x1272038]
12/03/2008 13:27
 
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Ciuf Ciuf, Tcen Tcen!

Nelle coppe conta molto di più la buona sorte che in campionato dove i valori alla lunga vengono fuori. Due mesi fa era un' altra Inter. Due mesi fa Torres non segnava ogni volta che tirava in porta. Questa partita è capitata nel momento sbagliato. Di certo giocare due gare così con un uomo in meno è pressochè una condanna a morte. L' Inter aveva i numeri e l' organico per arrivare in fondo anche in Coppa Campioni. Poi se in troppi si fanno male e se questi sono anche i giocatori più forti c'è ben poco da fare. Il Liverpool fa benissimo in Coppa ma ogni anno prende puntualmente 20 punti dalla prima classificata in Premiership. Dispiace perchè l' Inter era più forte.
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"Mama mama, me dijeron puta barata!"
"Mi amor, cobra mas caro!"
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12/03/2008 14:36
 
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O' rapace
Re:
El Tr3n, 12/03/2008 13.27:


Nelle coppe conta molto di più la buona sorte che in campionato dove i valori alla lunga vengono fuori. Due mesi fa era un' altra Inter. Due mesi fa Torres non segnava ogni volta che tirava in porta. Questa partita è capitata nel momento sbagliato. Di certo giocare due gare così con un uomo in meno è pressochè una condanna a morte. L' Inter aveva i numeri e l' organico per arrivare in fondo anche in Coppa Campioni. Poi se in troppi si fanno male e se questi sono anche i giocatori più forti c'è ben poco da fare. Il Liverpool fa benissimo in Coppa ma ogni anno prende puntualmente 20 punti dalla prima classificata in Premiership. Dispiace perchè l' Inter era più forte.




Il problema è che sono 4 anni che ste partite capitano nel momento sbagliato [SM=x1272036]
12/03/2008 15:41
 
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Ciuf Ciuf, Tcen Tcen!
Re: Re:
trophies, 12/03/2008 14.36:




Il problema è che sono 4 anni che ste partite capitano nel momento sbagliato [SM=x1272036]



Beh, io mi riferivo a quest' anno. Nello specifico delle due partite e tenuto conto del metro arbitrale, direi che peggio non potesse andare. Riguardo a Mancini, se potevano essere mossi molti appunti nelle Champions passate, se ti ritrovi a giocare due gare in 10 contro 11 anche lui non è che possa fare i miracoli. Sulla condizione fisica invece, due mesi fa l' Inter era una schiacciasassi. Qui gli appunti credo vadano mossi più verso i preparatori atletici, ammesso che abbiano delle colpe.






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"Mi amor, cobra mas caro!"
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17/03/2008 20:59
 
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Mettiamoci una pietra sopra. E' questo il senso delle parole di Massimo Moratti, patron della squadra nerazzurra, dopo una settimana di passione culminata con lo sfogo di Ibrahimovic fresco sostituito. "E' stato un momento di nervosismo, un nervosismo sbagliato che però non so neanche se fosse riferito all'allenatore o meno. Diamogli e retta e credito", dice Moratti riferendosi al labiale dello svedese ("Speriamo che che te ne vai presto") mentre si accomodava in panchina durante Inter-Palermo. Il patron nerazzurro non intende vivere ancora le tensioni che sono seguite all'eliminazione della squadra dalla Champions.

Le tensioni rientrano ma sono pronte e riemergere. Basta poco. Il momento infatti continua a essere delicato, anche per le indiscrezioni che si rincorrono sulla panchina nerazzurra, visto che tra Spagna ed Inghilterra è un continuo susseguirsi di pseudo-notizie che riguardano il più probabile successore di Mancini, cioè Jose Mourinho: si parla di contatti già avuti dal direttore dell'area tecnica Marco Branca con l'allenatore portoghese per tracciare le basi dell'Inter del futuro. Se ne saprà di più a giugno, prima c'è un campionato da portare al termine ed uno scudetto da vincere.

Come che sia, la vittoria sul Palermo, oltre ai tre punti fondamentali per mantenere invariato il distacco sulla Roma, ha lasciato all'Inter l'ennesimo caso da gestire. L'uscita dal campo di Ibrahimovic, con annessi improperi, è stato lo strascico della serata, a tal punto che si è parlato più dell'episodio specifico che dell'importante vittoria sui siciliani. Il motivo è chiaro: Ibrahimovic è sempre stato trattato da Mancini con un occhio di riguardo ed emblematiche erano state le dichiarazioni dopo la partita di Liverpool, quando il tecnico nerazzurro aveva pubblicamente difeso l'attaccante svedese considerato unanimemente tra i peggiori in campo nella disfatta di Anfield. Per questo, è stato ancora più inatteso il malumore di Ibrahimovic per una semplice sostituzione.

Massimo Moratti in un primo momento non ha accettato il ciclone mediatico e, prima del Consiglio Federale svoltosi a Roma, ha minimizzato l'accaduto, lamentandosi del fatto che "ogni giorno bisogna trovare un problema...". Al termine del Consiglio, ha invece stigmatizzato "il nervosismo sbagliato" dello svedese, senza però dargli eccessivo peso perché di tutto c'è bisogno in casa Inter fuorchè di un'altra settimana di polemiche e problemi.

Ha evitato di alimentarne il giudice sportivo che ha assolto Patrick Vieira per aver tirato i capelli di Zaccardo, gesto segnalato dal Procuratore federale e confermato dalle immagini televisive. Per il giudice, però, pur trattandosi di "una condotta riprovevole e congruamente sanzionabile qualora vista dall'arbitro", tirare i capelli non può essere considerato "condotta violenta" e quindi non ha squalificato il francese.
E Vieira, migliore in campo ieri, potrà quindi essere in campo nelle tre delicate sfide contro Genova, Juventus e Lazio che attendono l'Inter. "Tutti dovranno avere i nervi saldi", ha avvertito Moratti che poi ha aggiunto: "Immaginate con quale serenità io possa vivere da presidente tre partite di questo genere".

Mercoledì contro il Genoa rientrerà Maxwell, fermo dalla partita contro la Roma, ma in difesa sarà sempre emergenza, vista la squalifica di Materazzi. In dubbio anche Stankovic che ha saltato la gara col Palermo per un fastidio muscolare e che oggi non si è allenato. Salterà quasi sicuramente la trasferta di mercoledì per tornare titolare sabato contro la Juventus.
27/03/2008 20:31
 
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A meno di clamorosi colpi di scena, o malaugurati tracolli (una nuova sconfitta sabato potrebbe in effetti creare qualche problema), Roberto Mancini potrà giocarsi la stagione fino in fondo. E’ questa, come abbiamo già raccontato nei giorni scorsi, la strada scelta da Massimo Moratti, anche dopo Inter-Juve, prestazione che per qualche ora aveva fatto vacillare il numero uno di Palazzo Durini. Al di là del contratto oneroso del Mancio e della mancanza di traghettatori ritenuti all’altezza della situazione, è stata soprattutto l’assunzione di responsabilità da parte della squadra a convincere il massimo dirigente. "Remiamo tutti dalla stessa parte, lo scudetto non ci sfuggirà", è stata più o meno la promessa fatta dai giocatori più rappresentativi. Toni e parole giudicate affidabili da un Moratti che in questi giorni sarà più che mai presente alla Pinetina, accanto a squadra e tecnico.
E A GIUGNO? - Di fatto, il destino di Mancini non è ancora definitivamente segnato nemmeno per quanto riguarda la prossima stagione, anche se l’imprudente «sparata» seguita all’eliminazione in Champions League ha inevitabilmente portato vicino allo zero le azioni del tecnico marchigiano. Un gesto irresponsabile agli occhi dei Moratti, che proprio da allora hanno cominciato a prendere realmente in considerazione l’ipotesi di un nuovo tecnico. Sono quindi scattati i primi sondaggi, più che altro interni alla famiglia e alla società. Infatti, non si registrano passi ufficiali nei confronti delle eventuali alternative. Ma non è un segreto che in cima alla lista ci siano tre nomi: il portoghese Josè Mourinho, lo spagnolo Rafa Benitez e Cesare Prandelli.
MOURINHO E BENITEZ - Massimo Moratti è affascinato dal carisma, dalle ambizioni e dalla personalità dell’ex tecnico del Chelsea: caratteristiche che gli ricordano non poco il Mago Herrera. Un eventuale ingaggio di grandissimo prestigio, un segnale forte alla concorrenza italiana e internazionale. Una scelta che però, si dice, avrebbe in sede di mercato ripercussioni piuttosto pesanti sulle casse nerazzurre. E oggi Massimo Moratti non sembra intenzionato e pronto a ribaltare una squadra che, a suo dire (e come dargli torto), avrebbe bisogno al massimo di un paio di ritocchi a centrocampo. Di questa «frenata» puramente economica, potrebbe quindi approfittare lo spagnolo Benitez, due finali di Champions (una vinta) negli ultimi tre anni alla guida del Liverpool. Piace fin dai tempi in cui vinse lo scudetto con il Valencia e per poco, nell’estate del 2004, non arrivò a Milano prima dell’ingaggio di Roberto Mancini. Nelle ultime ore, tra l’altro, Benitez è stato accostato anche al Barcellona, dove Rijkaard non sembra vivere giorni tranquillissimi.
SALE PRANDELLI - Ma c’è un altro nome nel cuore di Massimo Moratti, ed è quello di Cesare Prandelli. L’attuale tecnico della Fiorentina è italiano, propone un calcio spettacolare, ha già dimostrato di saper valorizzare il patrimonio tecnico di cui dispone e di certo non avrebbe richieste particolari in sede di mercato. E’ poi il tecnico che più di tutti ha saputo tirare fuori il meglio da Adriano, giocatore che Moratti considera ancora oggi un patrimonio importantissimo della società.
DIPENDE DALLA FIORENTINA - L’Inter sa quanto sia difficile in questo momento ipotizzare un divorzio tra Prandelli e la Fiorentina, e comunque non sono previste manovre di disturbo, che poi non rientrano nello stile del club di Palazzo Durini. E’ chiaro, però, che anche la minima «crepa» in un rapporto oggi obiettivamente inattaccabile non troverebbe insensibile il presidente nerazzurro.
02/04/2008 19:54
 
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"La situazione per conto mio non è da toccare, perché ci consente di andare avanti con normalità senza vivere degli choc che non si sa mai quanto possano essere positivi". A oltre venti giorni dal terremoto scatenato da Roberto Mancini e nel mezzo di quella che considera "la settimana della verità", il presidente dell'Inter Massimo Moratti torna ad assicurare che, quantomeno per necessità, la situazione nello spogliatoio nerazzurro si è normalizzata. E adesso "bisogna reagire". Moratti parla meno con i giornalisti ultimamente e, quando gli capita, deve ancora smentire le voci che vogliono José Mourinho prossimo alla panchina della sua squadra. "E' un'idea di altri, ma non è la verità, però risulta affascinante perché tutti si aspettano qualche novità. Da troppi anni, arrivati a due mesi dalla fine del campionato, se ne riparla. Io non ci faccio più caso e spero nemmeno Mancini". Questa volta però il numero uno di Palazzo Durini non può prendersela con giornali e trasmissioni tv, visto che la notizia di un suo incontro con Mourinho è arrivata proprio dal portavoce del portoghese. "Leggo sui giornali molte cose che mi possono dare fastidio, per cui mi sono abituato e cerco di superarlo".

Dal canto loro, Mancini e i giocatori devono andare oltre un periodo di appannamento. "Speriamo di essere in forma - si augura Moratti prima di partire per Appiano Gentile per seguire da vicino la seduta pomeridiana -. E' necessario essere in gran forma, perché questo finale di campionato ci presenta impegni non facili. La stagione è stata lunga, ma ora dobbiamo stringere i denti e tenere duro fino alla fine". Anche perché nella corsa allo scudetto Moratti dubita che la Roma possa subire un contraccolpo dalla sconfitta di Champions League contro il Manchester: "Ha perso contro un avversario fortissimo pur giocando bene, quindi non credo che possa subire alcun calo e resta una squadra da temere. Ma non è scontato che sia eliminata, ha già dimostrato con il Real che può fare un colpo di reni". Inoltre, disputare due competizioni non è un problema, anzi: "Aiuta molto psicologicamente, soprattutto giocatori di un certo livello che sentono il bisogno di una vetrina e obiettivi prestigiosi. Non è un caso - è convinto Moratti - che l'Inter dopo l'eliminazione dalla Champions abbia subito un calo psicologico. Ma ora spero che la squadra sappia reagire con calma e tranquillità". Intanto il presidente nerazzurro può tirare un sospiro di sollievo per il recupero di Cambiasso ("l'orologio necessario del nostro centrocampo"), ma avverte che le assenze "non possono essere un alibi, ma una realtà di fronte a cui, se non si può fare finta di niente, bisogna ugualmente caricarsi e fare bene". A partire da domenica con l'Atalanta, "che è una squadra da temere e lo ha dimostrato con il Milan", perché "questa è la settimana della verità", è convinto Moratti. E a chi gli chiede se, come Mancini, preferisce uno scudetto più sofferto, risponde con il sorriso: "L'importante è vincere e mi fido di Mancini, ma da quando lo ha detto...".
08/04/2008 20:07
 
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E' un altro Vieira quello che ha trascinato l'Inter fuori dal momento peggiore della stagione. Con due gol, uno al Palermo e uno all'Atalanta, e un rendimento in crescita costante, il francese è "rinato" respingendo le critiche che non lo avevano di certo risparmiato. "Per me - ha detto il centrocampista dell'Inter a sport365- la cosa più importante era provare a ritrovare la forma poco a poco, visto il numero di partite che ho giocato fino ad oggi. Devo ancora lavorare tanto ma sono veramente soddisfatto del rendimento che ho avuto a Bergamo, anche se non tutto è stato perfetto nei 90 minuti. Ci sono stati momenti di vuoto, altri in cui mi sono sentito meno bene, ma nel complesso sono contento di come ho giocato. Non mi aspettavo di stare così bene".
FRUSTRANTE - Per Vieira è stato fondamentale il poter lavorare per tutta la settimana dopo l'eliminazione dalla Champions. "Ora c'è più tempo per preparare le gare e sono contento perché le sensazioni sono positive. Ma mi conosco: ho bisogno di giocare il più possibile per sentirmi bene. Quindi il mio obiettivo per questo finale di stagione è quello di lavorare senza avere problemi fisici". Alle spalle c'è intanto una stagione che il centrocampista definisce frustrante. "Sì, frustrante perché ho avuto questo infortunio che mi ha tenuto fuori per quattro mesi. Dopo essere stato fuori così a lungo dovevo limitarmi a giocare una partita a settimana. Invece mi sono fatto trascinare dall'entusiasmo e ho fatto l'errore di giocare 4 partite in due settimane. È stato un grosso sbaglio, perché mi sono subito fatto male. Sono fatto così, alle volte mi rendo conto di aver torto".
NAZIONALE - Per riscattarsi, finale di stagione a parte con l'Inter, Vieira ha gli Europei. "Sul piano umano e del gioco abbiamo un gruppo straordinario e c'è grande rispetto tra di noi - dice a proposito della nazionale francese - Ci sono grandi giocatori che militano in grandi club, che hanno disputato la Champions e che possono pretendere un posto da titolare, tutti ingredienti che ci permetteranno di fare un ottimo Europeo. Chi saranno in convocati? Nessuno può essere sicuro al 100% ma sono le prestazioni nei rispettivi club a far meritare la convocazione".
17/04/2008 11:00
 
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MILANO - Si decidera' all'Olimpico fra tre settimane chi fra Lazio e Inter giochera' la finale di Coppa Italia. L'andata finisce 0-0 con poche emozioni nel classico Meazza semi-vuoto, con la squadra di Delio Rossi piu' aggressiva soprattutto nel primo tempo, ma incapace di chiudere in vantaggio una frazione di gara in cui ha creato piu' occasioni dei nerazzurri. Meglio nella ripresa la squadra di Mancini, con la traversa colpita da Burdisso al 34', ma alla fine il risultato di parita' e' piu' che giusto ed e' tutto rimandato alla gara di ritorno. La Lazio inizia la gara con la voglia e la determinazione di chi sa che la Coppa Italia puo' essere l'unica gioia della stagione e garantirle un posto in Europa, mentre l'Inter ha in campo molte riserve ma nessun Primavera in una formazione comunque piu' che decente. Suazo e Crespo in attacco, pero', non ricevono palloni decenti anche perche' i centrocampisti laziali pressano molto e interrompono subito le azioni offensive di Jimenez e compagni. C'e' quindi molta piu' Lazio e due buone chiusure di Materazzi e Chivu rimpallano i pericolosi tiri di Rocchi in area, mentre al 27' Mauri solo davanti a Toldo non riesce a mettere in rete una punizione battuta da Ledesma. Ancora al 35' Toldo respinge con i piedi un tiro ravvicinato di Mauri, e l'Inter tutto sommato resta a guardare affidandosi solo alla solidita' della sua difesa. La tormentata stagione di Figo conosce l'ennesimo momento negativo al 37' quando il portoghese si ferma per un problema muscoolare al polpaccio destro e lascia il posto al giovane Bolzoni. Si sveglia finalmente anche l'Inter nel finale di tempo con Suazo che serve al 41' un buon pallone a Crespo ma Ballotta respinge con i pugni il destro dell'argentino. Nella ripresa, la Lazio rallenta un po' il ritmo e l'Inter gioca di piu' nella meta' campo avversaria senza pero' creare nulla di veramente pericoloso dalle parti di Ballotta. Al 20', sono invece Rocchi e Pandev partono velocissimi dopo un calcio d'angolo battuto dall'Inter, ma il macedone chiude male il triangolo con il suo compagno che non riesce quindi a tirare in porta. Ci prova ancora Crespo al 25', ma la sua girata finisce alta ben sopra la traversa. L'ultimo quarto d'ora riserva qualche emozione in piu' perche' al 32' la Lazio segna con Mauri di testa ma Rocchi annulla giustamente per fuorigioco. Anche l'Inter potrebbe passare in vantaggio ma Burdisso e' sfortunatissimo quando il suo colpo di testa prende la traversa al 34' con Ballotta battuto. Il giovane Siligardi entrato al posto di Jimenez prova un paio di volte a mettere paura al portiere con piu' del doppio dei suoi anni ma il risultato non cambia e resta il piu' classico dei 0-0 da coppa Italia. La finale si decidera' all'Olimpico e sara' senz'altro un'altra partita.


21/04/2008 12:40
 
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José Mourinho ha accettato di diventare il prossimo allenatore dell’Inter. A scriverlo oggi è il "Sun" che ha sparato la notizia in apertura della pagina sportiva. Non solo. A Milano il portoghese si porterà dietro anche Frank Lampard e Didier Drogba, per un affare complessivo da 35 milioni di sterline (pari a 43,7 milioni di euro). Stando al tabloid, l’accordo fra Massimo Moratti e l’ex tecnico del Chelsea sarebbe stato raggiunto nel fine settimana e il cambio della guardia sulla panchina che oggi è di Roberto Mancini avverrà al termine della stagione, sebbene da casa Inter non ci sia stato ancora nessun annuncio ufficiale. Ma sarebbe stato lo stesso Mourinho a rivelare quanto sopra ad alcuni amici, spiegando di aver già individuato i due primi obiettivi da centrare per la sua futura squadra. Ovvero, "Lamps & Drog" (come li chiamano da queste parti), entrambi legati da rapporti di amicizia e stima con il portoghese fin dai tempi del Chelsea, nonché entrambi sulla lista più o meno nera di Avram Grant, con il quale non hanno mai legato davvero e non sono mai preoccupati di nasconderlo.
LAMPARD - Il centrocampista – definito da Mourinho "il miglior professionista con il quale abbia mai lavorato" - è entrato in rotta di collisione con la dirigenza Blues a causa delle lungaggini per il rinnovo del suo contratto, mentre i problemi con il tecnico israeliano sono esplosi dopo la finale di Carling Cup persa contro il Tottenham in febbraio e da allora la crisi non è mai davvero rientrata. Mourinho e Lampard (fra l’altro, amatissimo dai tifosi Blues) sono sempre rimasti in contatto e non vedono l’ora di ritrovarsi a lavorare insieme, in uno dei club più importanti d’Europa, anche se attualmente la preoccupazione del giocatore è tutta per l’adorata mamma Pat, ricoverata in ospedale per una grave polmonite. Fino a quando la donna non starà meglio, Lampard ha deciso di procrastinare ogni decisione sulla sua carriera e anche la semifinale di Champions League di domani sera contro il Liverpool sembra passare in secondo piano, tanto che il giocatore avrebbe ottenuto dalla società il permesso di raggiungere Anfield solo all’ultimo momento, come si legge oggi sul "Daily Mirror".
DIDIER TRISTE - Quanto a Drogba, invece, fu proprio Mourinho a volerlo a tutti i costi a Londra dal Marsiglia nel luglio del 2004 per la cifra record (almeno per quei tempi, visto che Shevchenko era ancora di là da venire) di 24 milioni di sterline (poco più di 30 milioni di euro). E da allora la sua carriera ha avuto un’impennata positiva, tanto che quando l’allenatore di Setubal è stato cacciato da Roman Abramovich nel settembre scorso, Drogba ammise pubblicamente "di aver perso un padre". Frase che non fece esattamente la felicità di Grant, come pure le successive uscite dell’ivoriano, che annunciò ai quattro venti la sua intenzione di andarsene da Londra al termine della stagione, complice anche il fatto che con il gioco del nuovo allenatore lui proprio non si trovava (come del resto dimostrano i soli 4 gol segnati da Natale). A detta del tabloid, l’Inter sarebbe stata in trattative con Mourinho da quando Mancini ammise pubblicamente la sua volontà di chiudere l’avventura in nerazzurro, ovvero subito dopo l’eliminazione in Champions League ad opera del Liverpool nel febbraio scorso.

24/04/2008 20:20
 
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Zlatan Ibrahimovic vuole il Real Madrid. Secondo il quotidiano spagnolo Marca è l’attaccante svedese a corteggiare il club blanco tramite il suo agente Mino Raiola.

Proprio il procuratore del fuoriclasse dell’Inter, nelle ultime settimane, secondo Marca avrebbe sentito più volte il ds delle «merengues», Pedja Mijatovic, per verificare le possibilità di un clamoroso trasferimento al Real Madrid.
Mijatovic avrebbe manifestato tutto il suo interesse per un’ipotesi che il Real già negli anni precedenti aveva valutato, facendosi poi beffare da Juventus e Inter.
Mijatovic avrebbe chiesto tempo, vuole prima parlare con il presidete Calderon per chiarirsi le idee in vista della prossima campagna acquisti, ma sicuramente Ibrahimovic è uno dei giocatori che fa gola al Real.

Secondo Marca la trattativa ha una spiegazione ben precisa da trovare nei rapporti non più idilliaci tra la società nerazzurra e il fuoriclasse svedese. L’ultimo punto di scontro tra le due parti il viaggio di Ibrahimovic in Svezia per curare il suo ginocchio.

Capitolo Adriano. Il brasiliano ha nostalgia e voglia di Italia. Ha voglia di Inter e di riconquistare il popolo nerazzurro a cominciare da Mancini e Moratti, l’allenatore che secondo l’Imperatore non l’ha aiutato a sufficienza e il presidente che lo ha sempre sostenuto e incoraggiato. In una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Adriano si racconta e spiega che non vede l’ora di tornare a vestire la maglia nerazzurra, dopo essersi ritrovato con quella del San Paolo nel campionato brasiliano. «Avevo paura di venire qui e di non risucire ad uscire dalla crisi in cui ero caduto, anzi precipitato, sarebbe stato il mio fallimento», racconta Adriano che in passato non ha avuto difficoltà a parlare dei suoi problemi con l’alcol. «Finalmente provo felicità nel giocare, ho la famiglia vicina, sono più tranquillo, ho voglia di allenarmi, riesco a concentrarmi come si deve quando devo lavorare o giocare e questo mi aiuta a dare qualcosa in più».

Uno psicologo gli ha dato una mano in Brasile, ma Adriano ne fa già a meno («i medici mi hanno detto che non è più necedssario»), anche perchè vive un momento di grande felicità grazie ad una bimba in arrivo che lo renderà papà per la seconda volta («sono troppo felice, nascerà in estate»). Insomma Adriano è uscito dal tunnel come aveva promesso quando chiese a Moratti di lasciarlo andare al San Paolo. «Il presidente mi disse "fai ciò che credi sia meglio per te e ti aiuterò", e io gli devo molto per questo - spiega Adriano -. Penso sia felice per come vanno adesso le cose e le sue parole mi fanno bene, anche perchè davvero non vedo l’ora di tornare e di rimettere quella maglia».

Il progetto di Adriano è restare in nerazzurro almeno fino al 2010, con o senza Mancini. «Io non ho nulla contro Mancini, ho soltanto detto che mi sarei aspettato mi aiutasse di più nel mio momento peggiore. E comunque se Moratti mi chiede di restare io resto, se sto bene non credo che Mancini possa mettermi sempre in panchina e infatti quando stavo bene mi mandava in campo. Ho fiducia di tornare all’Inter com’ero una volta: l’Adriano che »costringeva« Mancini a farlo giocare».

Prandelli sarebbe felice di allenarlo di nuovo alla Fiorentina. «Lui mi capiva, sa leggere la mia testa, quando vedeva che qualcosa non andava mi portava a mangiare, cercava di capirmi. Augurargli l’Inter mi sembra una bella cosa». Tornando all’Inter in questi mesi ha sentito «Branca e Oriali, Cordoba e Stankovic e poi Mario Balotelli. Visto cosa sta combinando? Ma non mi meraviglia, mai avuto dubbi che fosse bravo. Mi telefona un sacco di vole e mi continua a scrivere sms: »Dai torna che dobbiamo giocare insieme« e io non vedo l’ora: io, Mario e Ibra, non sarebbe male. Con Zlatan ho un ottimo rapporto, ci vogliamo bene, Lui è fantastico e uno dei miei rimpianti più grandi e aver giocato così poco con lui». Ibra e Balotelli stanno epr vincere uno scudetto che l’Imperatore non sente suo «neanche per un pezzetto. Adriano in questo scudetto non c’entra niente perchè non c’era, però spera di esserci nel prossimo».
02/05/2008 18:06
 
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Due giorni al derby. L'avvicinamento dell'Inter alla partita più importante, dallo scontro di Champions con il Liverpool, procede senza ansia, ma con una carica maggiore, perché il periodo peggiore è stato superato con il primo posto ancora saldamente in pugno. Ecco Julio Cesar: "Non so se questo derby è come una finale di Champions, perché non ho mai giocato una partita del genere, di sicuro sarà una partita un po' diversa. E' il derby, un campionato a parte - aggiunge il portiere in un'intervista rilasciata a Studio Sport - sia per quello che gira intorno a questo match, col Milan che ha la possibilità di andare in Champions e noi di vincere lo scudetto. Sarà una partita speciale".
BALOTELLI vs PATO - Sarà anche una sfida con parecchi brasiliani. Quelli del Milan fanno paura. "Kakà è il più pericoloso, è quello che può decidere una partita da solo e lo ha già fatto vedere l'anno scorso in Champions", sottolinea Julio Cesar, che stavolta non vedrà dall'altro lato Dida. "Nelson resta un modello. Ho imparato tanto da lui soprattutto in nazionale". E poi c'è Pato, il fenomeno che si è adattato in tempi brevissimi alla serie A come Balotelli: il derby sarà anche la sfida tra questi due nuovi talenti. "Per Mario sarà una partità speciale, perché è il suo primo derby e scenderà in campo con tanta voglia di dimostrare - dice ancora Julio Cesar -. Tutti aspettano il momento del confronto tra lui e Pato e speriamo che sia Mario a uscire dal campo felice".
SINISA - Anche nella settimana del derby il mercato e il futuro di Mancini sono argomenti di discussione. Sinisa Mihajlovic, "secondo" del tecnico jesino, ha detto: "Io sono convinto che se Mourinho fosse arrivato quattro anni fa al posto di Mancini non avrebbe vinto quello che ha vinto Roberto, sono sicuro, ci metto la mano sul fuoco. Mancini rimane all'Inter", ha detto ai microfoni di Sky Sport, ironizzando anche sulla voce secondo la quale l'ex manager del Chelsea avrebbe già comprato casa a Monza. "Perché non l'ha comprata in centro? Se avessi avuto i suoi soldi io l'avrei fatto".
06/05/2008 17:01
 
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Non sono piaciute a Roberto Mancini le tante critiche e le accuse di scarso coraggio arrivate dopo il derby. "Questo non è assolutamente vero - ha replicato il tecnico nerazzurro - non esiste parlare di scarso coraggio, non abbiamo mai giocato per il pareggio né nel derby né in altre partite". Moratti si è però lamentato dell'atteggiamento della squadra contro il Milan: "Ognuno può vederla come vuole - risponde - io credo che quando si perde, si cerca sempre un colpevole che di solito è l'allenatore. Se lui l'ha vista così, è libero di farlo, ma non mi trova d'accordo".

Per quanto riguarda il suo futuro, Mancini ha ricordato di avere "un contratto con l'Inter per i prossimi tre anni. Punto. Cosa dovrei dire? Moratti dice che dipenderà da me? Non so, chiedetelo a lui. Mi fate sempre questa domanda, ma l'anno scorso ci poteva stare perché il contratto non c'era, ma quest'anno il contratto c'é ed è di tre anni". Sulla semifinale di Coppa Italia di domani, con la Lazio, Mancini spiega che "é positivo giocare questa gara e ci teniamo ad arrivare in finale, quindi non regaleremo sicuramente niente". Infine una battuta su Ibrahimovic: "In campo con il Siena? La vedo abbastanza difficile, non si è ancora allenato con noi".


TOTTI: SCUDETTO ALL'INTER, QUANTI RIMPIANTI - Lo scudetto all'Inter, il rimpianto alla Roma: è la convinzione di un Francesco Totti a riposo, spettatore inerme della volata finale per il titolo tra nerazzurri e la sua Roma. Il capitano giallorosso è arrivato, zoppicando per via dell'infortunio al ginocchio destro, agli Internazionali Bnl d'Italia in corso sui campi in terra rossa del Foro Italico. "Fisicamente sto meglio - ha dichiarato il giocatore della Roma - e quando potrò ricomincerò anche a giocare a tennis". La previsione per il finale di stagione è di una "vittoria Inter" già domenica, ma "io ho tanti rimpianti".

Totti, che a causa dell'infortunio sarà costretto a restare lontano dai campi di calcio per circa quattro mesi, si è concesso oggi una giornata di relax al Foro Italico dove, dopo pranzo, assisterà al match del tennista svizzero Roger Federer, suo amico e tifoso. Il capitano giallorosso si è anche soffermato sulla rincorsa scudetto dichiarando però di non credere in un possibile 'braccino corto' dell'Inter nelle restanti due gare di campionato: "Credo che domenica i nerazzurri vinceranno. Sul nostro campionato ho tanti rimpianti ma fa parte del calcio". Sui tempi di recupero, infine, Totti si è detto speranzoso di tornare "per l'inizio della prossima stagione".

08/05/2008 10:46
 
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Il coraggio, stavolta, non manca. Ma, ad accompagnare in finale la truppa prima della classe in campionato sono i nervi, ieri sera saltati a più riprese. Il verdetto del campo la promuove, il capitolo dedicato agli atteggiamenti no: questa è la cartolina che l’Inter di stagione offre uscendo dalla notte dell’Olimpico. Sarà per la festa scudetto alle porte, ma non ancora consumata; sarà per un mese, quello di maggio, dove si arriva a fari spenti e in apnea soprattutto se chi insegue dà segnali migliori, sta di fatto che, prodezza di Pelè esclusa, la sfida nerazzurra è vissuta sul nervosismo di Mancini e sull’esuberanza di Materazzi, entrambi con il rosso in faccia.

L’Inter si presenta sotto i riflettori di un Olimpico da gran galà con Suazo libero di sfruttare gli spazi e Jimenez, ex mai amato, con il compito del guastatore là davanti. In mezzo al traffico, spuntano i tacchetti del baby Bolzoni, ieri 18 candeline, più i polmoni di Pelè e Javier Zanetti. Dalla lavagna di Delio Rossi ecco l’atteso tridente (Rocchi-Bianchi-Pandev) con un centrocampo affidato alle trame di Ledesma e alle scorribande dell’uomo mercato Behrami (in tribuna, per lui, i dirigenti del Siviglia).

L’avvio fa tremare i guantoni di Toldo, spettatore sulla velenosa traiettoria di Ledesma che centra il palo su punizione. La Lazio ha l’aria di voler aggredire l’avversario, mettere la freccia e chiudere da subito il discorso qualificazione dopo il niente di fatto di San Siro (0-0), ma i nerazzurri non perdono mai di vista equilibri e voglia di replicare alle offensive biancocelesti. Suazo è in cerca di praterie, Jimenez del colpo da ko che sfiora a pochi attimi dall’intervallo con un slalom a beffare Cribari e una saetta a sfiorare l’acuto con Ballotta in ginocchio. Mancini è in piedi davanti alla panchina. Il popolo laziale, stavolta, lo risparmia perchè è Lotito il bersaglio di una stagione. «Remiamo tutti dalla stessa parte... Anche l’anno prossimo», così Massimo Moratti da piazza San Pietro.

Mancini, la guida di una truppa sempre al limite, il confine del campo lo supera per protestare contro il signor Saccani, un’uscita sopra le righe che lo condanna al rosso e a più di mezz’ora in castigo negli spogliatoi («Bravo, fenomeno», e poi il dito alla tempia come a dire questo è matto, lo scatto del Mancio contro l’arbitro). L’Inter brinda alla nuova finale di Coppa Italia, lo fa mettendo in vetrina una rete da capogiro che ha esaltato le qualità di Suazo e l’astuzia di Pelè, abile a trasformare in oro una corsa senza freni dell’attaccante ex cagliaritano e a festeggiare così il primo colpo ufficiale in maglia nerazzurra. La sfida resta viva, la Lazio, «ferita», non indietreggia, si porta in più di un’occasione a un passo dal pareggio, ma la diga interista regge.

Cruz (che poco prima aveva colpito Kolarov con un pugno da prova tv) sfrutta un’amnesia di Ballotta per il sigillo del raddoppio subito dopo l’entrata da rosso di Materazzi sui piedi di Pandev. Finisce con l’Inter sotto la doccia a nervi scoperti e con l’Olimpico in rivolta contro Lotito, costretto ad abbandonare la tribuna d’onore. Il progetto Lazio? Tutto da rifare.
14/05/2008 20:01
 
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A rischio la trasferta dei tifosi dell'Inter a Parma per motivi di ordine pubblico. C'è la paura concreta che supporter della Roma, a cui è stata vietata Catania, si rechino nella città emiliana per tifare contro i nerazzurri. L'Oservatorio del Viminale si è quindi riunito questa mattina in seduta straordinaria. La decisione finale spetterà al Prefetto di Parma, Paolo Scarpis che probabilmente vieterà l'ingresso alla curva riservata alla squadra ospite. "Per precedenti impegni di lavoro sono oggi a Roma e tornerò a Parma solo a tarda notte - ha detto Scarpis. - Valuterò quindi domani mattina la situazione dello stadio Tardini e, poi, prenderò la decisione finale".

Al momento, risulta quindi bloccata la vendita dei biglietti per il settore ospiti. "Su disposizione del Parma F.C. - si legge sul sito di Ticket One, la società che commercializza i tagliandi - l' apertura delle vendite per l'incontro Parma-Inter in programma domenica allo Stadio Tardini è stata posticipata a data e ora da destinarsi. La società è attualmente ancora in riunione con l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive per prendere decisioni in merito. Seguiranno aggiornamenti appena disponibili".

A sollevare ulteriori nubi sulla sicurezza dell'ultima di campionato, sono state due note inviate dal prefetto e dal questore di Parma, ieri sera, al dipartimento di pubblica sicurezza, al Viminale. Vi erano segnalati rischi per l'ordine pubblico: i tifosi del Parma sono infatti infuriati perché la loro squadra dovrebbe subire il tifo contrario degli interisti, mentre il Catania, che come i gialloblu si gioca domenica la salvezza, non avrebbe avuto il tifo avverso dei romanisti cui è stata vietata la trasferta.

Ieri sera erano arrivate anche le parole del presidente della Federcalcio, Matarrese, a sottolineare il possibile venir meno della "par condicio" tra le due squadre in lotta per lo scudetto, una sola delle quali avrebbe beneficiato del supporto dei propri tifosi. Oggi il sindaco si Roma, Gianni Alemanno, ha confermato, in un'intervista radiofonica, che "anche Rosella Sensi mi ha chiesto condizioni paritarie per le due tifoserie". "Sono in contatto con le autorità di Catania - ha proseguito Alemanno - ma non mi posso sostituire alle forze ordine. Decideranno i prefetti".

Ma i tifosi nerazzurri non ci stanno. "Noi a Parma andremo lo stesso a far sentire la nostra voce!!! Se ci daranno i biglietti, meglio. Se non sarà così, inviteremo tutti gli interisti d'Italia a circondare lo stadio ed a far sentire la nostra voce dall'esterno": è la posizione della Curva Nord dell'Inter, espressa in un comunicato sul sito dei club organizzati nerazzurri ancor prima della sospensione delle vendite dei biglietti. I tifosi ricordano che "il caso ha voluto che il finale di campionato si decida su campi dove da una parte non esistono problemi di ordine pubblico e dall'altra invece sì, in considerazione dei precedenti tra le due tifoserie".

Nel frattempo, il Prefetto di Roma, Carlo Mosca, ha disposto, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, che la partita tra Lazio e Napoli potrà essere seguita esclusivamente dai tifosi della Lazio in possesso di abbonamento. "Tale provvedimento è stato adottato - si legge nella nota della Prefettura di Roma - anche alla luce delle determinazioni assunte dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive del Viminale, tenendo conto della storica rivalità e conflittualità che caratterizza le due opposte tifoserie".
15/05/2008 18:28
 
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Ultras: Parma-Inter vietata ai nerazzurri

15.05.2008 12.17 di Redazione TMW

I tifosi nerazzurri non potranno assistere alla partita Parma-Inter di domenica. Lo ha comunicato il sindaco di Parma, Pietro Vignali. La decisione è stata presa durante la riunione del Comitato per l'ordine pubblico di Parma
Diffida di chi ti da' consigli e poi ti insulta, stronzo! (Daniele Luttazzi)
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