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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
15/05/2008 20:34
 
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"Non sapevamo nulla di tutta questa vicenda, non conosciamo i fatti riportati dai giornali e non abbiamo alcun commento da fare. Posso solo precisare che Domenico Brescia non ha avuto mai alcun rapporto di lavoro con l'Inter e quindi non è mai stato un dipendente nerazzurro". Con tutta la squadra e il presidente Moratti in silenzio stampa in vista della volata scudetto, l'unico a intervenire sulla notizia dell'inchiesta per traffico di droga che ha portato all'intercettazione di alcune telefonate di tecnico e giocatori nerazzurri è l'amministratore delegato Ernesto Paolillo.

Una vicenda dai contorni ancora poco chiari che ha per protagonista Domenico Brescia, un sarto di Rovello Porro (Como) con precedenti penali. "Brescia aveva forse contatti con i giocatori ma non ha mai avuto nulla a che fare con la società Inter che non gli ha mai affidato alcun lavoro", ha aggiunto Paolillo.

Una versione confermata dallo stesso sarto. "Mi dispiace che, per i miei precedenti penali - ha detto Brescia - che risalgono a fatti dell'89 e del '92, e che non riguardano condanne ne' per associazione mafiosa nè per droga, siano stati coinvolti dei calciatori professionisti seri con i quali ho sempre e solo avuto rapporti di lavoro e di amicizia da più di 30 anni. Mi spiace che questa vicenda venga strumentalizzata in un momento così delicato per loro". Anche il legale di Brescia, Marisa Guassardo si era detta stupita della notizia. "Attualmente - ha sottolineato l'avvocato - non ci risulta alcuna indagine su Brescia e per noi è una sorpresa leggere quello che è stato pubblicato".

Smentisce qualsiasi illecito anche il coordinatore degli Inter Club Fausto Sala, una delle persone intercettate.
"Con lui - ha chiarito - avevamo rapporti di natura solo commerciale: era il sarto delle emergenze, visto che il suo negozio di Rovello Porro è molto vicino alla Pinetina e quindi ci rivolgevamo a lui per qualsiasi problema riguardante le divise dei giocatori", ha spiegato Sala. "Visto che era da tempo frequentatore della Pinetina prima che arrivassi io e quindi mi è stato detto di rivolgermi a lui che interveniva in caso di emergenza per lavori di sartoria", ha proseguito il coordinatore degli Inter Club. E ha insistito: "Lo chiamavo solo per questo, mentre non ha mai avuto nulla a che fare con l'attività del Centro coordinamento Inter Club".

La notizia avrebbe dovuto rimanere segreta, almeno nelle intenzioni della procura di Milano. "Valuterò se aprire un fascicolo per fuga di notizie", ha affermato stamane il pubblico ministero Marcello Musso, titolare dell'inchiesta. Dalle conversazioni intercettate emergono, oltre a quello di Sala, i nomi dell'allenatore Roberto Mancini, del suo vice Sinisa Mihajlovic, dell'assistente tecnico Fausto Salsano, di Marco Materazzi, del dipendente nerazzurro Rocco Di Stasi e dell'ex calciatore Alessandro Altobelli.

Tra le altre conversazioni, come riferito stamane da Repubblica, ci sarebbero chiamate tra Mancini e Brescia in cui si parla di un socio del sarto, Daniele Bizzozzero, latitante a Montecarlo e poi arrestato a Parigi: "Glielo avevo detto di stare lì ad aspettare l'indulto...", questa la frase attribuita all'allenatore dell'Inter nella conversazione con Brescia.

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