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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
06/03/2008 11:29
 
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“Non stappiamo lo champagne altrimenti sembrerebbe che qui si debba festeggiare qualcosa...Milan-Arsenal? No, non l’ho vista”. A poche ore dall’eliminazione dei cugini, Massimo Moratti intrattiene un gruppo di cronisti sul centenario dell’Inter. Appuntamento fissato in epoca non sospetta. “E mai avrei immaginato che l’Inter perdesse la prima partita di campionato giusto alla vigilia della celebrazione. Nè che ci sarebbe stata la Champions due notti dopo”. Il regalo che da tempo tutti cercano di scoprire, adesso è facilmente individuabile. “Eh, certo, è quello: battere il Liverpool. Io dico che occorre caricarsi così: è un ostacolo da saltare. E aggiungo che ho grandissima fiducia in Burdisso, Rivas, Chivu, se ce la fa, e gli altri che saranno scelti da Mancini perché sono convinto che hanno le qualità per fare quella partita di carattere eroico che l’Inter deve fare. Ci vorrà anche un po’ di quella fortuna che all’andata ci aveva snobbato: giocare in dieci uomini a Liverpool era la peggiore delle scelte che si potesse fare”.
Differenze e punti di contatto con l’impresa del 1965?
"Beh, la Grande Inter aveva il vantaggio di giocare quella semifinale con una coppa dei Campioni già in bacheca: un dettaglio che ti mette in condizione di andare in campo senza assilli e complessi. E il Liverpool di Benitez ha un’esperienza internazionale consolidata e importantissima. Però io credo che il nostro gruppo meriti una grandissima fiducia e la gente provvederà a trasmettere a questi giocatori l’idea che si portano dietro in questa sfida cento anni di passione".
In campionato la situazione le sembra tranquilla o è in peggioramento?
“Trovo che sette punti sulla seconda non siano un margine da poco. La Roma gioca bene, come noi del resto, e perciò è un rivale temibile. Però sono sereno. Abbiamo trovato un Napoli in serata magica proprio nel nostro momento meno brillante. Ma loro sono stati proprio bravi ed è sempre meglio perdere da un avversario che si è rivelato meritevole. Diventa più facile ripartire”.
Totti ha parlato di aiutini e aiutoni: le dà fastidio?
“Ho una particolare simpatia nei confronti di Totti e quindi proprio non riesco ad arrabbiarmi. E poi trovo che le polemiche siano il sale del calcio, se vengono fatte con buon gusto e misura. Tornando al concetto di Totti, io poi non li ho stravisti questi aiutino”.
Eppure nelle ultime settimane si è scatenata la bufera sul potere della capolista, sul fascino che l’Inter esercita sugli arbitri.
“E’ stato fatto un sillogismo diverso, dicendo: siccome questi sbagliano in buonafede anche prima non c’erano complotti... Per la prima volta mi trovo nei panni di quello che viene visto come agevolato dagli arbitri, e la cosa mi mette anche in un certo imbarazzo. Credo che gli errori degli arbitri oggi siano solo il frutto di gioventù, inesperienza e difficoltà di giudicare certe azioni a velocità reale. E quindi trovo inaccettabile l’idea che queste presunte agevolazioni ci mettano sullo stesso piano di chi controllava il sistema prima, quando gli arbitri erano condizionati da un potere al quale l’Inter, nella sua storia, è sempre stata estranea. E’ una caratteristica e un privilegio di questo club: è stato guidato da persone così perbene da rimanere costantemente fuori da qualsiasi tipo di giochetto. Oggi il calcio è pulito, il sistema è stato fatto saltare dalle intercettazioni e io mi sono sentito uno stonato in un coro in cui tutti erano molto intonati. Resta la nostalgia di chi aveva fatto l’abitudine ai vantaggi che garantiva quel sistema: Mancini le chiama "le vedove". Ma della Juve attuale, intesa come dirigenti, tecnici e giocatori, ho grande rispetto e stima”.
In questa linea di condotta irreprensibile, a parte il tentativo di italianizzare Recoba, maturato in un contesto di generale lassismo, c’è stata una caduta di stile: il pedinamento di Vieri. Moratti ammette che “non fu una bella cosa. Quando l’ho saputa mi sono dispiaciuto con i miei, anche se la società aveva l’intenzione di proteggerlo: erano arrivate voci che il suo scarso rendimento professionale fosse da collegare a una vita privata sregolata. Vieri non è un cattivo ragazzo, e gli sono riconoscente per quello che ha dato all’Inter”.
La spina di oggi, all’interno della società, è il rapporto conflittuale fra Mancini e il dottor Combi: come se ne esce?
“Parto da un dato di fatto: entrambi sanno fare ottimamente il loro lavoro. E quindi confido che continuino così. Detto questo, mi trovo dinanzi a un braccio di ferro imbarazzante e mi riesce difficile intervenire. I caratteri dei due sono diversi, Mancini smussando gli angoli può vivere qui all’Inter un lungo periodo, tipo quello di Herrera. Entra in una società per essere protagonista, ha una determinazione a vincere contagiosa. E vince. Adesso ha pure un’età e un’esperienza che gli consentono di vedere le cose con maggiore serenità. Non ha un carattere facile perché come tutti quelli abituati a essere campioni e nonostante questo a non essere capiti, è abbastanza permaloso. Però mi piace come lavora e come agisce e con lui ho sempre più feeling. L’unico fatto che può indurmi a privarmi del nostro tecnico è che si presenti da me per dirmi che non se la sente più di continuare”.
Sul prossimo mercato dovrete sostituire Figo e forse Vieira e Adriano.
“Non è detto che Figo smetta. Io gli farò di sicuro la proposta di continuare un altro anno. Mi ha colpito la sua voglia di rendersi utile e di recuperare al più presto dal grave incidente, di essere determinante. Senza forzature, gli offrirò senz’altro il rinnovo. Su Vieira non esiste l’idea di privarcene: è stato appiedato dagli infortuni, ma non è logoro e dunque sarà un pilastro anche per il futuro. Quanto ad Adriano, spero proprio capisca che si sta giocando una carta decisiva e non sbagli
Colpi a sorpresa?
“Solo se capita qualcosa di veramente interessante. Non lo escludo, ma non lo garantisco”.
Nicola Cecere
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