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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
04/03/2008 10:39
 
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Aspettando che lo faccia la Roma, i bookmakers hanno riaperto l’affaire scudetto. Non sarà certo questa novità a togliere il sonno a Mancini alle prese con ben altri problemi, ma l’inversione di rotta del banco delle scommesse, che aveva chiuso con le puntate alla vigilia di Anfield, qualcosa vorrà pur dire. Da Liverpool al Liverpool: la portaerei nerazzurra ha scoperto di avere le fiancate sfregiate. Due punti in tre partite (e strappati poi in rimonta con Samp e Roma), più la caduta nel catino del San Paolo, verginità persa dopo 11 mesi, sono la cifra di una squadra che ha smarrito l’aurea di invincibilità. Fino a un mese fa giocar loro contro comportava una cristiana rassegnazione: l’obbiettivo (per tre quarti delle avversarie) era perdere con dignità. Ora le certezze vacillano. Interismi e isterismi: nel saldo c’è l’espulsione a Liverpool di Materazzi, frutto anche della severità arbitrale, il litigio tra Matrix e Ibra (archiviato, ma destinato a rimanere quale pericoloso precedente) e le paturnie a giorni alterni di Mancini. Colpito da una pericolosa sindrome da accerchiamento e in perenne lite con lo staff medico guidato dal dottor Combi, con l’ultimo diverbio andato in scena domenica scorsa.

Dalla notte di Napoli bisogna comunque ripartire. Moratti è fatalista: «Dopo un anno senza macchia era normale che prima o poi avremmo perso, non ne farei un dramma. Più che preoccupato sono dispiaciuto per non aver giocato bene». Il presidente la butta lì: «Penso che la testa fosse già al Liverpool. C’era una grinta diversa, bisogna tornare alla tensione di una volta». La testa al Liverpool, dice Moratti. Pericolosa deviazione, visto che il redde rationem con gli inglesi arriverà solo tra sette giorni. Di mezzo c’è la Reggina, mica il Real d’accordo, ma con l’aria che tira e la Roma a sei punti è meglio volare bassi. Del resto dopo l’ 1-1 di San Siro, Totti e soci sono tornati nella Capitale con una convinzione: «Non tutto è perduto per lo scudetto, se escono col Liverpool possono crollare» è stato il passa parola nell’ambiente giallorosso.

Per ora vacillano. E, uno dopo l’altro, perdono pezzi. L’ultimo è Chivu che a Napoli ci ha rimesso la spalla sinistra, già lussata lo scorso settembre in Germania-Romania. Il difensore dovrebbe farsi operare, ma incombe il Liverpool: per l’arto ferito è pronta un’imbragatura, ne discuteranno, (a loro modo) Mancini, i medici e il difensore cui spetterà il verdetto. Chivu è l’ennesima crepa nel reparto: persi Cordoba e Samuel, a rischio Maxwell per una caviglia ballerina, squalificato Materazzi, Mancini, se si giocasse stasera contro i Reds, disporrebbe solo di Burdisso e Ruvas quale coppia centrale. Non certo delle prime scelte. Ibra e Cruz, presenti sabato con la Reggina, verranno testati in chiave Liverpool. Ibra si è fermato ad Anfield, da allora si è parlato più del suo buco nel tendine che delle sue magie. Senza le quali l’Inter è restata al palo. Insomma Mancini scruta le condizioni dei suoi fanti, spera che a Cambiasso non venga il raffreddore, che a Stankovic passi la bua ai muscoli e che Vieira non si righino i muscoli di cristallo. A fine stagione, poi, regolerà i conti con medici e preparatori. Per ora incassa gli auguri di Berlusconi cui importa vedere Veltroni in crisi, non l’Inter: «Perdere dopo 31 partite è assolutamente normale, ma non cambierà nulla. Il campionato ha una dominatrice che sarà fino all’ultimo l’Inter». Se alla Roma può servire, domenica scorsa il Cavaliere aveva fatto gli auguri alla Juve contro la Fiorentina.

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