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INTER

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 22:37
04/02/2008 12:28
 
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Quando gioca in dieci, l’Inter è già una squadra da alta classifica. Figuriamoci in undici, figuriamoci se gli arbitri danno una mano, se gli avversari sbagliano i rigori, se la Roma si squaglia. La partita con l’Empoli è uno spot della serie «ti piace vincere facile». Non perché i toscani abbiano demeritato, tutt’altro: sono saliti a San Siro senza complessi e se la sono giocata a viso aperto. C’è che quando i nerazzurri sbandano (e accade di rado), qualcosa succede: un deus ex machina che rimette le cose a posto si trova sempre. Per esempio gli arbitri. Tagliavento azzecca soltanto le decisioni che alla fine non influenzeranno il risultato: l’espulsione di Vieira per un «vai a c...» ribadito due volte perché fosse chiaro il concetto (anche se troppo severo è il primo giallo per una spallata a Marianini) e il rigore che Saudati sbaglia sciaguratamente. La decisione che cambia i destini dell’incontro è un’altra: un tiro al volo di Stankovic sulla capoccia del povero Vannucchi, che mostra invano l’orecchio arrossato al direttore di gara («mi frizza ancora», racconterà con la sua parlata toscana).

Le opinioni sull’episodio sono varie e assortite. A sorpresa si capovolge il gioco delle parti. Il più scandalizzato è Mancini (Roberto, mica il romanista Amantino): «Questi rigori non vanno fischiati. Anche se il giocatore avesse toccato la palla col braccio, come mi era sembrato dalla panchina, si trattava di un gesto istintivo per proteggere il volto».

Tanto buonismo forse è l’effetto del silenzio stampa interrotto? Il tecnico insiste: «Da quel momento l’arbitro ha sbagliato tutto e la partita è cambiata». La partita sì, il risultato no. Il paradosso è che da Torino il collega Ranieri dà quasi ragione a Tagliavento: «La direttiva di Collina è chiara: quando si colpisce prima col corpo e poi con la mano non c’è rigore. Quando la mano fa volume invece è fallo». Salvo poi ricredersi in serata davanti alla tv: «Forse non c’era». Comunque generoso, molto più di Moratti che nel prepartita aveva attaccato senza eufemismi il passato della Juve: «Se non ci fosse stata quella banda di truffatori, avremmo vinto con qualche punto di vantaggio lo scudetto 2002 in quel 5 maggio».

Spalletti si tiene in bilico tra le due posizioni: «Gli episodi dubbi possono succedere, la differenza è che l’Inter li sa sfruttare». L’allenatore giallorosso è costretto a chiarire, prima che scoppi un’altra polemica sull’asse Milano-Roma: «Non giudico i casi specifici, ma ho sentito Mancini dire che i due rigori non c’erano. La differenza è che Ibra ha segnato, mentre Saudati ha sbagliato. Ciò detto, ritengo che la classifica sia giusta».

Ecco l’altro punto. L’Inter macina punti per merito proprio e aumenta il vantaggio in classifica per demeriti altrui. Otto punti su Totti & C., dodici sulla Juve, energie in esubero. I nerazzurri hanno pareggiato in 10 con l’Udinese e con la Juve in Coppa Italia nella gara d’andata. Ieri hanno resistito e portato a casa i tre punti contro un buon Empoli. Malesani incassa il torto subìto con la stessa filosofia di una settimana fa, quando ai suoi fu negato un rigore contro la Fiorentina: «Gli arbitri non sono sereni. Nel dubbio, decidono a favore delle squadre importanti, perché è da quelle che si sentono messi sotto pressione. Collina deve dare la stessa tranquillità che io cerco di trasmettere ai miei ragazzi malgrado il penultimo posto».

L’unico rammarico per Mancini è che va a farsi benedire il suo obiettivo annunciato alla vigilia: una bella volata scudetto conclusa con due o tre punti di vantaggio sulla Roma, così da poter sostenere che è stata una stagione combattuta. Qualunque persona di buon senso fatica a immaginarsi un epilogo del genere. Questo campionato è una fotocopia del precedente. Con qualche polemica in più di cui i nerazzurri farebbero a meno, a costo di lasciare qualche punto per strada. «Avremmo vinto comunque - è convinto il tecnico -. Era solo questione di tempo, non è che dobbiamo dominare sempre dal primo all’ultimo minuto». Il prossimo turno regala un Catania-Inter tutt’altro che proibitivo. Materazzi frena: «Lo spartiacque sarà lo scontro diretto con la Roma. A quel punto spero che potremo parlare di scudetto».
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