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Si fa sempre più intricato il rebus relativo alla cessione della Roma. Già, perché nelle ultime ore attorno alla famiglia Sensi il pressing di potenziali acquirenti per il club giallorosso si è fatto davvero insistente.
In particolare un'offerta è stata formalizzata dalla cordata straniera (più precisamente svizzera) capeggiata da Vinicio Fioranelli (insieme all'avvocato tedesco Flick), con tanto di garanzie bancarie - a quel che si dice - quantificabile in una cifra sostanzialmente simile a quella proposta poco più di un anno fa da George Soros (283 milioni di euro).
La conferma, anche se indiretta, arriva proprio dalla proprietà giallorossa (per la prima volta), con un comunicato della Compagnia Italpetroli a risposta delle "notizie diffuse in data odierna da alcuni organi di stampa in merito alla formalizzazione da parte della cordata straniera capeggiata da Vinicio Fioranelli di un'offerta avente ad oggetto l'acquisto del pacchetto di controllo di A. S. Roma S. p. A". Italpetroli nella nota precisa che "contrariamente a quanto riportato dalla stampa, non è stata consegnata, né direttamente né indirettamente, alcuna offerta. E' stato infatti rappresentato da Vinicio Fioranelli un interesse da parte di una società di diritto svizzero ad acquisire il pacchetto azionario di controllo di A. S. Roma. Poiché, come noto, Compagnia Italpetroli considera la A. S. Roma e la sua squadra un patrimonio della città, dei suoi tifosi e, ovviamente, dei suoi azionisti, per poter procedere a valutare un'eventuale operazione Compagnia Italpetroli ritiene necessario ricevere una completa informazione in merito all'identità di tutti i soggetti coinvolti, nonché la chiara evidenza che questi ultimi dispongano di mezzi finanziari idonei a porre in essere un'eventuale operazione e a sostenere un progetto che consenta il mantenimento e lo sviluppo del livello competitivo della squadra. Ad oggi tali informazioni ed evidenze non sono state fornite e, di conseguenza, Compagnia Italpetroli non è in condizione di procedere ad alcuna concreta valutazione al riguardo".
Spetta ora ai legali dei Sensi verificare l'attendibilità delle coperture bancarie e, soprattutto, alla famiglia rispondere sì o no. Rosella non ha ancora sciolto i suoi dubbi e nel frattempo continua a lavorare per restare al timone della Roma. Magari nel week end, dopo le necessarie verifiche economiche, potrebbe sapersene qualcosa di più. In attesa della conferenza stampa finalizzata a spiegare meglio alcuni dettaglia che il gruppo Fioranelli dovrebbe tenere, secondo qualche testata della Capitale, comunque vada a finire la trattativa.
ARABI - Ci sarebbero gli sceicchi degli Emirati arabi a lavorare dalla Germania per la messa a punto di una cordata in grado di garantire i fondi per l'acquisto della Roma. Sono fonti finanziarie accreditate a confermare che, dietro la cordata straniera capeggiata da Vinicio Fioranelli per conto di una società di diritto svizzero interessata ad acquistare il pacchetto di controllo del club giallorosso, ci sarebbero appunto gli emirati. La cordata, secondo quanto circolato in queste ore, sarebbe infatti composta oltre che da Fioranelli e dalla famiglia Flick, da un fondo svizzero, da una società italiana tuttora misteriosa e non meglio identificata, e da un fondo libico, che garantirebbe i finanziamenti.
CORDATA ROMANA - Anche perché nel frattempo sta prendendo consistenza anche la "cordata romana" per il passaggio di mano della società. Sul piatto non c'è solo una squadra di calcio, ma le leve di comando che possono muovere molto nella Città Eterna. Dopo l'uscita allo scoperto, qualche giorno fa, di Francesco Angelini, altro imprenditore farmaceutico, a manifestare amore per la Lupa ma anche interessi di un certo tipo è toccato ad Edoardo Caltagirone, figlio di Leonardo e nipote del più noto Francesco Gaetano (il decimo uomo più ricco d'Italia), che ha pubblicamente detto di essere interessato alla costruzione dello stadio della Roma. "Mi piacerebbe costruire il nuovo stadio della Roma - ha detto Caltagirone - se fosse addirittura alla Magliana sarebbe un sogno. Lo concepirei tipo all'inglese, con attiguo il campus per le squadre giovanili per fare così, oltre allo stadio, la casa della Roma. Io sono un grande tifoso giallorosso e abbonato da tanti anni. Servirebbe un investimento di 200-260 milioni di euro e lo stadio di Roma secondo me dovrebbe avere almeno 75.000 spettatori. Non ho avuto alcun contatto con la famiglia Sensi. Angelini vorrebbe un partner per la Roma per costruire il nuovo stadio? Nessuna preclusione, qualsiasi cosa vogliamo fare se ne può parlare".
Angelini, che evita per ora altre dichiarazioni, sembra aver preso con soddisfazione l'uscita di Caltagirone: una sorta di attestato di stima che potrebbe aprire scenari interessanti. La situazione è dunque in continua evoluzione, perché quando due famiglie imprenditoriali come quelle che hanno manifestato interesse per la Roma si muovono, vuol dire che c'è carne al fuoco.
ALEMANNO - Intanto, ieri, Rosella Sensi, presidente del club giallorosso, e il responsabile amministrativo della società, cristina mazzoleni, hanno incontrato in Campidoglio il sindaco Gianni Alemanno per la questione stadio: sebbene un progetto definitivo non sia ancora pronto, si sta studiando il luogo dove far sorgere l'impianto (cinque le ipotesi sul campo). E proprio Alemanno, ha spiegato come la Sensi gli abbia "negato la necessità di vendere" la società, ma di essere disposta ad ascoltare "qualche investitore" interessato.
Nel turbinio di voci, sussurri, smentite e mezze conferme è ancora indecifrabile il ruolo di Unicredit. L'istituto di credito gioca un ruolo determinante nelle vicende societarie, ma per ora non sembrano esserci prese di posizione. Anche qui silenzio e mistero. Insomma, un vero rebus.
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