Si dice pronto a «tornare dalle ferie pur di sedersi al tavolo delle trattative con i Menarini» il patron della Virtus, Claudio Sabatini, che però nell´inaspettata defezione del petroliere albanese, Rezart Taçi, non vede un´automatica rottura della trattativa. Solo le mosse di una strategia da avveduto imprenditore, che però non può sostituire, secondo Sabatini, il valore rappresentato da una proprietà che appartiene alla città e risponde ai bolognesi del risultato della squadra.
CLAUDIO Sabatini, cosa ne pensa del comportamento di Rezart Taçi, il petroliere albanese che ha fatto sapere di non voler più procedere all´acquisto del Bologna?
«Rezart Taçi è tutt´altro che un fesso. Si sta comportando come un imprenditore, uno che la sa lunga. Vista da fuori, ha tutti i crismi di una normale trattativa».
Insomma...
«L´imprenditore albanese ha fiutato l´affare, non è innamorato perso del Bologna FC 1909, ma vede delle ottime possibilità. E allora cerca di spuntare il prezzo migliore».
Quindi secondo lei è un gioco al ribasso?
«È solo un´ipotesi. Ma chiunque nel mondo degli affari cerca di fare la sua corsa. La farei anch´io, se non fossi bolognese. Taçi è arrivato alla conclusione che la cifra di 24 milioni di euro è troppo alta per rilevare l´80% di una società come quella rossoblù. Poteva uscire dall´accordo e lo ha fatto. Nessuno lo obbliga a immolarsi per il Bologna: non è stato scorretto, il suo atteggiamento, passatemi il termine, non è antisportivo".
Se dovesse finire male, lei sarebbe pronto a riproporsi?
«Certo, sia nel caso della polisportiva, sia per un acquisto diretto. Si tratta di un bene per la città e sarei ben lieto di potermi sedere al tavolo delle trattative, dal quale sono stato escluso, o meglio, praticamente non considerato, non sapendo nemmeno per quale motivo. Se mi vogliono contattare, sono pronto a parlare, eventualmente pure con Taçi. Ricorderei però a tutti per fare sport a certi livelli bisogna anche avere considerazione dei tifosi e che gli interessi devono essere finalizzati ai risultati sul campo, non ad altro».
Meglio sempre i padroni locali?
«Io credo che una gestione di bolognesi sarebbe in ogni modo una tutela in più, anche morale: magari anche il gioco al ribasso potrebbe essere evitato E poi quando succede qualcosa il proprietario ne deve rispondere direttamente alla città, non se ne sta a Tirana e poi nessuno sa se tornerà indietro … Un po´ di passione e di attaccamento, che non ci sono più state dai tempi di Romilia, farebbero sicuramente bene alla società e anche all´immagine che diamo fuori dalle nostre mura».
Sembra tenere particolarmente a questo punto.
«La situazione è semplicemente disastrosa. Come si fa a non vederla? Mi sembra di sognare. Sacrati s´è asserragliato sulla sua posizione, terrà la Fortitudo e andrà avanti, ma voglio vedere fino a quando e con quali risultati. Quando non ce la farà più, sarà un tracollo e chi pagherà. Non va molto meglio il Bologna. Mancano tre settimane all´inizio del campionato e tutto è ancora drammaticamente fermo. Un silenzio tombale che non fa presagire nulla di buono. In ogni modo, se i Menarini dovessero cambiare idea nei miei confronti, mollo la villeggiatura a Forte dei Marmi e torno in città di corsa».