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Mafia tropicale

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2010 18:17
16/03/2010 09:22
 
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YOANI SANCHEZ

Una pioggia di avvenimenti sta cadendo su Cuba. Le prime gocce sono giunte all’inizio di gennaio, con la morte per freddo e denutrizione di diverse decine di pazienti all’interno dell’Ospedale Psichiatrico avanero. La pioggia di problemi è aumentata con la morte di Orlando Zapata Tamayo, spinto verso la fine dalla negligenza dei carcerieri e dalla testardaggine dei nostri governanti. A questo punto è cominciato lo sciopero della fame del giornalista Guillermo Fariñas e le nostre esistenze sono finite al centro di un tornado politico - sociale i cui venti tempestosi crescono ogni giorno.

Parallelamente a queste burrasche, una sequenza di probabili scandali per corruzione ha messo in crisi il sistema di potere cubano. Corrono voci insistenti di persone vicine ai ministri con valigie piene di dollari nascosti nelle cisterne, di voli commerciali con dividendi nelle mani di pochi e di fabbriche di succhi di frutta con enormi profitti portati a gran velocità fuori dal paese. Pare che tra i coinvolti ci siano uomini che sono scesi dalla Sierra Maestra per arricchirsi concedendo licenze a impresari stranieri in cambio di sostanziose commissioni. Lo Stato si è visto saccheggiare dallo stesso Stato. La deviazione delle risorse ha raggiunto livelli tali che rubare un po’ di latte in un negozio sembra un gioco da bambini. I gerarchi del potere cubano si riempiono le tasche in gran fretta, come se intuissero che la pioggia di oggi finirà per distruggere il tetto sopra le nostre teste. Pare proprio che il paese sia in stato di liquidazione e molti approfittano di un’uniforme verde oliva per cercare di trafugare quel poco che resta.

Intanto la stampa imbavagliata racconta glorie passate e ricorda anniversari da festeggiare, mentre afferma che la Rivoluzione non è mai stata così solida e forte. Dietro il sipario, si verificano una serie di epurazioni mentre i revisori dei conti tastano le viscere delle nostre finanze per verificare che l’avanzata della corruzione è inarrestabile. La generazione che ha fatto la nostra storia ci ha indicato il percorso della simulazione e ha diffuso l’idea che le finanze nazionali debbano essere amministrate come le proprie risorse. Le acque nere delle miserie etiche e morali, che loro stessi hanno alimentato e favorito, finiranno per annegarci tutti.

16/03/2010 09:26
 
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Non mi sembrano notizie epocali e di sicuro non sono nuove.

La gente e' sempre morta neglio ospedali,in carcere ci sono sempre stati dissidenti,i ministri hanno sempre rubato ma mentre con Fidel godevano di una sorta di impunita' con Raul rischiano il culo come gia' si e' visto nelle epurazioni di 2 anni fa.

E' 50 anni che le cose vanno cois'.

Queste non sono notizie ma solo un riassuntino.
16/03/2010 09:36
 
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SENZA DOVER AN DARE LONTANO A PROPOSITO DI CORRUZIONE NELLA SANITA'.......DOVE IO VIVO...

Il fuoristrada grigio sbuca dal garage sotterraneo dell’Ufficio tecnico delle Molinette, in via Nizza. Francesco Chiaro, 50 anni, il responsabile di quella struttura, si nasconde il viso con un giaccone. E’ seduto tra due finanzieri del Gruppo Torino, sul sedile posteriore di un Toyota Land Cruiser. Manette ai polsi, stringe l’ordinanza di custodia cautelare: corruzione e falso.

E’ la storia di una tangente da 54 mila euro pagata dal Gruppo Sae, ditta che ha ottenuto l’appalto da un milione di euro per la manutenzione ordinaria e straordinaria di un lotto all’interno dell’ospedale. Il 5 per cento era appannaggio di Chiaro (difeso dall’avvocato Ferdinando Ferrero), che per ritirare le mazzette faceva affidamento su Carlalberto Masìa (difeso dall’avvocato Caterina Biafora), 48 anni, funzionario dell’ufficio con specializzazione nel settore elettrico. Anche lui è investito dalla bufera giudiziaria: la sua posizione, però, è considerata di minore gravità, quindi ha ottenuto gli arresti domiciliari. Potrebbe diventare l’uomo chiave dell’inchiesta coordinata dal pm Cesare Parodi.

Il magistrato ha ordinato tredici perquisizioni nelle sedi di altrettante ditte, sparse su tutto il territorio nazionale. Quattro, per ora, gli indagati, oltre alle persone in manette: Silvano Bonani e Cristiano Mangolini, amministratore e tecnico del Gruppo Sae, poi Claudio Reymond e Giampiero Sacco, due tecnici fuoriusciti dalla Tedino e passati alla società cui poi è stata affidata la manutenzione degli impianti.

Gli inquirenti devono chiarire strane coincidenze: tutte quelle aziende sono riuscite a ottenere dall’ospedale di corso Bramante il pagamento del «cinque per cento d’obbligo» previsto dalla legge nell’eventualità che una ditta sia costretta a varianti non previste dal capitolato d’appalto. Una sorta di clausola di salvaguardia per le aziende dagli imprevisti. Il 5 per cento è il tetto massimo stabilito dalla legge. E quelle ditte hanno ottenuto tutte il massimo.

Le decisioni venivano prese nell’ufficio di Chiaro, ma il collaboratore Masia era in ottimi rapporti. Proprio lui potrebbe chiarire le dinamiche di quegli appalti.

Ieri, insieme al capitano Mauro Masala e al maresciallo Michele Alterio, nei corridoi dell’Ufficio tecnico di via Nizza c’era il pm Parodi. A casa di Chiaro e Masìa hanno sequestrato i computer, e lo stesso hanno fatto negli uffici. La scorsa settimana, gli investigatori avevano già prelevato svariati documenti.

L’intervento di ieri è soltanto la punta di un iceberg? «Preferisco non aggiungere altro» dice soltanto, uscendo dalla palazzina di via Nizza, l’avvocato Ferrero. L’unica certezza è nella denuncia firmata l’8 novembre 2007 da Federica Tedino, legale rappresentante della Tedino Chirurgica srl. Un mese prima era esplosa un’autoclave (per sterilizzare gli strumenti chirurgici) installata dalla sua ditta alle Molinette. Lei ha sostenuto la tesi del complotto, del sabotaggio, e una perizia ha avvalorato la tesi: il guasto all’autoclave non poteva essere legato a difetti di costruzione o a malfunzionamenti accidentali del macchinario. Si parla di «intervento esterno», unica soluzione possibile.

A svelare il «sistema Chiaro» sono stati Silvano Bonani (amministratore del Gruppo Sae) e Cristiano Mangolini (all’epoca responsabile tecnico). Loro hanno spiegato in procura che le richieste di denaro arrivavano da Masìa per conto di Chiaro. La «stecca» era del 5 per cento. Attraverso quella tangente sono riusciti a ottenere fatturazioni per manutenzioni mai fatte. E sotto quella voce facevano rientrare qualsiasi intervento voluto dall’ingegner Chiaro: dall’acquisto delle cinque autoclavi (per sostituire quelli della Tedino) a quello degli arredi per l’asilo nido aziendale. Acquisto, quest’ultimo, che non era neppure di competenza di una società incaricata della manutenzione. Ma tutte spese giustificate con l’urgenza. Secondo gli inquirenti, le false fatture per la manutenzione erano soltanto uno stratagemma per scivolare in mezzo ai paletti posti dall’amministrazione dell’ospedale per evitare - paradossalmente - abusi e ruberie.




[Modificato da aston villa 16/03/2010 09:38]
16/03/2010 13:56
 
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Post: 314
A Cuba la corruzione e' all'ordine del giorno ma anche noi non scherziamo
16/03/2010 18:17
 
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Post: 296
Re:
Vincente Garcia, 16/03/2010 13.56:

A Cuba la corruzione e' all'ordine del giorno ma anche noi non scherziamo



Da noi siamo ancora liberi di scegliere da chi farci rapinare loro non hanno neppure questo privilegio.


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