| 24/02/2010 12:15 |
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YOANI SANCHEZ
Potresti essere stata una prostituta che vende i suoi favori come un’inquisitrice della Sicurezza di Stato. Le necessità erano così tante, che consegnare il tuo corpo in cambio di un confezione di sciampo o di qualche saponetta è sempre stata una possibilità da mettere in conto. Solo che la tua figura era troppo magra per lo scambio sessuale e avevi una pelle eccessivamente bianca per gli stranieri che cercavano solo quel color cannella reclamizzato dai depliant turistici. Ti è mancato un “tantino così” per indossare gli scomodi panni di chi baratta sesso con denaro e posizionarti all’esterno di un hotel cercando di togliere la tua famiglia dai guai.
Sei stata anche sul punto di metterti un’uniforme, quando alla fine del nono grado hai pensato di entrare nella scuola militare Camilo Cienfuegos, per fuggire da una casa in cui abbondavano proibizioni e miseria. Hai creduto di essere pronta a trasformarti in un soldato dalle labbra accigliate pur di accedere a quei piccoli privilegi che vedevi appannaggio dei membri del MINFAR e del MININT (1). Il consiglio opportuno di un amico ti ha fatto desistere davanti al militaresco grido di “Attenti!” e al ticchettare costante di un fucile AK. Ma se quella sera del 1990 non avessi ascoltato la domanda: “Che cosa ci vai a fare tra ordini e trincee?” forse in questo momento ti troveresti a intimidire qualcuno in una cella di Villa Marista. Potresti essere stata profuga (2), suicida, amante di un ministro, censore o prigioniera politica, gendarme o vittima. Non era possibile superare indenne la crisi degli anni Novanta che hai dovuto vivere, la perdita dei valori e lo scenario marginale in cui eri cresciuta. Una parte di te è rimasta in un lycra rosso appostato all’angolo di una strada e nella divisa di un tenente, in tutte le possibili persone che avresti potuto essere, se il caso, la combinazione e il tuo stesso disgusto non ti avessero salvato.
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