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Mah.....

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2009 15:43
17/11/2009 15:43
 
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I nuovi «eroi» della nazione hanno l’età di 17 anni, lo sguardo da marziani e l’oro mondiale al collo. Sette vittorie su sette, Italia e Brasile vittime illustri, Nigeria, padrone di casa, messa ko nell’atto finale: la Svizzera è rimasta incollata davanti alla tv fino alle 20 e 54 di domenica quando, scrive Le Matin, «siamo entrati nella storia e nella cerchia ristretta delle vere nazionali di calcio nel mondo».

L’urlo del Paese sa di liberazione. Un Mondiale è svolta rara e inattesa, travalica i confini del semplice verdetto sportivo e, spesso, può sconfinare in campi lontani da quello da gioco. Il trionfo dei ragazzi Under 17 del mago Dany Ryser (tecnico fra i più capaci a livello giovanile) è tutto questo perchè il titolo più ambito è il riconoscimento di una vittoria multietnica e multiculturale come raramente in passato. La Svizzera brinda, così fanno i suoi 21 ragazzi d’oro e, fra questi, ben 12 con il doppio passaporto: sul tetto del mondo con la bandiera elvetica ci sono gli albanesi Xhara e Kasami, il ghanese Nimeley, il tunisino Ben Khalifa, il croato Nakic, i bosniaci Seferovic e Hajrovic, il serbo Mijatovic, il kosovaro Veseli, il congolese Kiassumbua, il portoghese Goncalves, l’italiano Vecchi.

Oriundi o meno, poco importa. La Nazione ha voglia di far festa, ma sullo sfondo resta la suggestione per una gioia di massa innescata da un gruppo che, prima delle magie mondiali, era andato incontro a facili ironie. Cognomi «stranieri», lontani e di difficile comprensione, così si presentava parte della truppa, oggi campione del mondo. La Svizzera è questa, scrivono adesso i maggiori quotidiani. Una realtà che cambia e dove Ben Khalifa o Seferovic diventano l’orgoglio dei cittadini elvetici cosi come il ticinese Martignoni. Le Temps ricorda: «Deliziosamente multietnica, altamente qualificata, questa Svizzera respira solidarietà, condivisione, talento. E, fa venir voglia di identificarsi. Di andare fino in fondo». Sui giornali il tempo si è fermato perchè troppo forte è il rumore del verdetto che arriva dalla Nigeria. Così, se per novanta minuti l’intera nazione è finita con la testa nel pallone è perchè il bosniaco Seferovic è riuscito a segnare cinque reti in sette sfide o perchè il tunisino Ben Khalifa ha fatto venire le vertigini alle retroguardie avversarie. L’Italia è finita fuori giri, così come il Brasile o la favoritissima, e campione uscente, Nigeria. Sbandate in serie favorite da una squadra che ha giocato con lo spirito di gruppo accompagnato dalle invenzioni dei propri fantasisti.

La Svizzera sente di aver riscritto la storia. I numeri raccontano di un trionfo più multietnico di quello della Germania agli ultimi europei Under 21 perchè fra i tedeschi c’erano «solo» nove ragazzi dalla doppia cittadinanza. Nove contro dodici di cui ben 9 in campo nella partita che ha significato il titolo mondiale (sei dall’inizio più altri tre in corso d’opera) senza dimenticare i 7 oriundi elvetici protagonisti fin dall’avvio nella partita contro Israele che ha consegnato alla Nazionale maggiore il pass per il Sud Africa. Gol, vittorie, gloria. Il Paese che nel 2007 finì per essere tappezzato dai manifesti per un referendum non certo favorevole all’ingresso degli stranieri, adesso, guarda ai propri eroi del pallone dal doppio passaporto con la paura che qualcuno possa cambiare maglia come già accaduto con l’ex fiorentino Kuzmanovic e con Rakitic, ora rispettivamente con la maglia serba e croata dopo aver indossato quella elvetica fino ai 21 anni. «Ora tutti giurano fedeltà alla bandiera svizzera. L’intera nazione - si legge sulle colonne del Blick - spera soltanto che mantengano la parola data».

Tenersi stretti i ragazzi d’oro in Nigeria, è il passaparola rossocrociato. Non farli scappare una volta che il richiamo delle rispettive nazionali oltre confine si trasformi in una sirena troppo allettante, è l’obiettivo di chi li ha fatti crescere nei centri di formazione dei calciatori elvetici. I numeri del successo sono quelli scritti da un gruppo di ragazzi che riportano un titolo mondiale giovanile in Europa dopo otto anni. Lo fa una squadra espressione di un calcio a mani vuote se non fosse per il campionato europeo vinto sempre dall’Under 17 nel 2002 (nella bacheca elvetica c’è spazio solo per una medaglia d’argento dopo la finale persa con l’Uruguay quarantacinque anni fa). Il bosniaco-svizzero Seferovic e il tunisino-elvetico Ben Khalifa hanno spostato il confine del pallone rossocrociato.

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Io resto contrario...per me amauri e' brasiliano e camoranesi argentino.
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