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Libero cavallo in libero stato. Dopo sette anni trascorsi a crescere e moltiplicarsi tra i prati sopra il lago di Como, per una trentina di esemplari di razza avelignese è forse finita la pacchia: il loro destino potrebbe essere quello di essere catturati e finire in qualche maneggio o allevamento. Ma a difesa dei cavalli si stanno schierando ambientalisti, animalisti e abitanti dei paesi attorno ai quali i quadrupedi sono soliti gironzolare.
Da due giorni volontari presidiano le strade che salgono al monte Bisbino, vetta che separa Lombardia e Canton Ticino: vogliono impedire la cattura degli animali, vogliono — romanticamente — che la vita selvaggia abbia la meglio su briglie e redini. E la storia assume un gusto, a seconda dei punti di vista, un po’ western e un po’ Disney. La situazione è precipitata in seguito a due episodi. Il primo: al termine di una complicata lite ereditaria è stato individuato un proprietario responsabile degli equini, che in origine appartenevano a un agriturismo. Il secondo: Puppy, l’esemplare più mansueto che da mesi stazionava attorno al piccolo abitato di Rovenna e che in cambio di una mela si faceva accarezzare dai bambini, da domenica è scomparso. Testimoni giurano di averlo visto caricato su un furgone per ignota destinazione. Si teme che la sorte di Puppy sia presto la stessa di tutti i suoi «parenti ».
«Quello che sta avvenendo è un abuso — si infervora Massimo Bianchi, responsabile dell’associazione animalista Aurora — noi chiediamo che il cavallo torni a Rovenna e che tutti gli altri siano lasciati liberi perché il Bisbino è ormai la loro casa». Occorre mettere d’accordo diritti degli animali, tutela della salute pubblica e anche diritti di chi nel frattempo si è trovato sulle spalle la folta famigliola avelignese: lancette dell’orologio indietro fino al 2002 quando muore Roberto Della Torre, proprietario di un’azienda agricola sul Bisbino che ospita una dozzina di cavalli. Il suo testamento è oggetto di una impugnazione, quel che resta dell’azienda langue ma le bestie «orfane» del loro padrone, già abituate a vivere in uno stato semi - brado non ne risentono: cominciano a vivere facendo a meno dell’uomo, si nutrono di quel che i pascoli offrono, fanno i puledri, vagano a seconda delle stagioni per le pendici del Bisbino. Ai primi di agosto il tribunale di Como stabilisce che i beni di Della Torre vadano a una sua cognata, cavalli compresi.
Le proteste in paese (Cavicchi)
E a questo fatto è probabilmente legata la sparizione di Puppy. Diciamo «probabilmente» perché i diretti interessati fino a oggi non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. «Una cosa possiamo escludere fin da adesso: i cavalli non finiranno al macello come qualcuno paventa, perché la legge lo impedisce » assicura Oscar Gandola, fino a un mese fa presidente della Comunità Montana del Lario. Potranno rimanere liberi sulla montagna? «È possibile — prosegue — ma qui siamo nell’ambito di una trattativa privata». Qualche grattacapo, però, i neo proprietari potrebbero averlo. «Finché la causa ereditaria è rimasta in piedi — spiega Guido Gridavilla, dirigente veterinario dell’Asl di Como— i cavalli erano senza padrone. Ora il proprietario ne risponde davanti alla legge sotto il profilo sanitario ma anche dei danni che potrebbero essere causati ». Danni erano stati lamentati da alcuni agricoltori del versante svizzero, tanto che la questione ha mobilitato David Vogelsanger, console elvetico a Milano: «Ho chiesto che le bestie siano adottate dall’artiglieria a cavallo di di Milano, con il quale siamo in ottimi rapporti ». Ma a Rovenna questa soluzione non piace affatto. Per loro i cavalli sono nati senza padrone e tali devono restare.
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