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NOTIZIE SUI NOSTRI AMICI ANIMALI

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2009 07:17
13/08/2009 07:17
 
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Libe­ro cavallo in libero stato. Dopo sette anni trascorsi a crescere e moltiplicarsi tra i prati sopra il lago di Como, per una trentina di esemplari di razza aveligne­se è forse finita la pacchia: il lo­ro destino potrebbe essere quello di essere catturati e fini­re in qualche maneggio o alle­vamento. Ma a difesa dei caval­li si stanno schierando ambien­­talisti, animalisti e abitanti dei paesi attorno ai quali i quadru­pedi sono soliti gironzolare.

Da due giorni volontari pre­sidiano le strade che salgono al monte Bisbino, vet­ta che separa Lombar­dia e Canton Ticino: vogliono impedire la cattura degli animali, vogliono — romanti­camente — che la vita selvaggia abbia la me­glio su briglie e redini. E la storia assume un gusto, a seconda dei punti di vista, un po’ western e un po’ Disney. La situazione è precipitata in seguito a due episodi. Il pri­mo: al termine di una compli­cata lite ereditaria è stato indi­viduato un proprietario re­sponsabile degli equini, che in origine appartenevano a un agriturismo. Il secondo: Pup­py, l’esemplare più mansueto che da mesi stazionava attorno al piccolo abitato di Rovenna e che in cambio di una mela si fa­ceva accarezzare dai bambini, da domenica è scomparso. Te­stimoni giurano di averlo visto caricato su un furgone per ignota destinazione. Si teme che la sorte di Puppy sia presto la stessa di tutti i suoi «paren­ti ».


«Quello che sta avvenendo è un abuso — si infervora Mas­simo Bianchi, responsabile del­l’associazione animalista Auro­ra — noi chiediamo che il ca­vallo torni a Rovenna e che tut­ti gli altri siano lasciati liberi perché il Bisbino è ormai la lo­ro casa». Occorre mettere d’accordo diritti degli animali, tutela del­la salute pubblica e anche dirit­ti di chi nel frattempo si è tro­vato sulle spalle la folta fami­gliola avelignese: lancette del­l’orologio indietro fino al 2002 quando muore Roberto Della Torre, proprietario di un’azien­da agricola sul Bisbino che ospita una dozzina di cavalli. Il suo testamento è oggetto di una impugnazione, quel che re­sta dell’azienda langue ma le bestie «orfane» del loro padro­ne, già abituate a vivere in uno stato semi - brado non ne ri­sentono: cominciano a vivere facendo a meno dell’uomo, si nutrono di quel che i pascoli of­frono, fanno i puledri, vagano a seconda delle stagioni per le pendici del Bisbino. Ai primi di agosto il tribuna­le di Como stabilisce che i beni di Della Torre vadano a una sua cognata, cavalli compresi.


Le proteste in paese (Cavicchi)
E a questo fatto è probabilmen­te legata la sparizione di Pup­py. Diciamo «probabilmente» perché i diretti interessati fino a oggi non hanno voluto rila­sciare dichiarazioni. «Una cosa possiamo escludere fin da adesso: i cavalli non finiranno al macello come qualcuno pa­venta, perché la legge lo impe­disce » assicura Oscar Gandola, fino a un mese fa presidente della Comunità Montana del Lario. Potranno rimanere libe­ri sulla montagna? «È possibile — prosegue — ma qui siamo nell’ambito di una trattativa privata». Qualche grattacapo, però, i neo proprietari potrebbero averlo. «Finché la causa eredi­taria è rimasta in piedi — spie­ga Guido Gridavilla, dirigente veterinario dell’Asl di Como— i cavalli erano senza padrone. Ora il proprietario ne risponde davanti alla legge sotto il profi­lo sanitario ma anche dei dan­ni che potrebbero essere causa­ti ». Danni erano stati lamenta­ti da alcuni agricoltori del ver­sante svizzero, tanto che la que­stione ha mobilitato David Vo­gelsanger, console elvetico a Milano: «Ho chiesto che le be­stie siano adottate dall’artiglie­ria a cavallo di di Milano, con il quale siamo in ottimi rappor­ti ». Ma a Rovenna questa solu­zione non piace affatto. Per lo­ro i cavalli sono nati senza pa­drone e tali devono restare.

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