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NOTIZIE SUI NOSTRI AMICI ANIMALI

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2009 07:17
18/12/2008 22:34
 
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Salsa Picante
A breve e' Natale e sarebbe bello che lo fosse per tutti!

Regalare un po' di serenita' a chi ne ha bisogno e' uno degli scopi di vita di chi si prefigge a contribuire ad un mondo migliore. Bambini, anziani, adulti in condizioni di disagio, gli emarginati in genere, l'ambiente...

Noi cerchiamo di fare quello che possiamo nel'ambito degli animali e sosteniamo quindi anche la necessita' di promuovere le adozioni consapevoli di animali reclusi a vita in canili/gattili.

In via del tutto eccezionale inoltriamo l'appello sottostante.

Chi ha il cuore cosi' grande da voler scoprire quanto e' grande il cuore di un compagno a quattro zampe?

Raffaela Millonig & Il Team di Animali Persi e Ritrovati
www.animalipersieritrovati.org
www.aper.info
animalipersieritrovati.blogspot.com




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CANILE POMEZIA: SOS ADOZIONI

Non c'e' peggior sconfitta per un volontario che segue, da anni con mille attenzioni, dei cani dimenticati da tutti e rinchiusi in gabbia, che vederseli strappare per essere trasferiti in altri canili. Il canile di Pomezia e' stato sequestrato, i comuni sono stati invitati a prendersi carico dei propri cani trasferendoli in altri canili. I cani che accudiamo da sempre, finiranno in canili dove non operano volontari, dove non avranno "una mano amica" al loro fianco, si sentiranno disperati e abbandonati di nuovo.
La vita e' stata ancora una volta ingiusta con questi cani che, nonostante la reclusione, solo grazie ai volontari avevano conosciuto il significato di una carezza, si sentivano amati. Offrite il vostro aiuto ad uno di questi cani, ci sono sono anche coppie di cani adulti molto buoni e affiatati che appartenendo a comuni diversi verranno divisi e saranno sottoposti a grandi sofferenze.

Adottate uno dei nostri reclusi, vi aspettiamo! Nella foto una volontaria con Lancilloto e Ginevra - boxP5
Ass.Volontari Cinofili Marilu' (onlus) - Canile Tre Querce - Pomezia (aperto solo la mattina e chiuso la domenica)
tel. 339-4371121 / 338-6524766 / 347-8597168 - Foto nel sito www.cinofilimarilu.it

23/12/2008 09:06
 
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Salsa Picante
Poi si dice che gli animali non hanno un'anima...
Sentite qui:

Un neonato salvato e adottato da otto gatti randagi

Buenos Aires - Come Mowgli, il piccolo adottato dai lupi della Giungla, di Rudyard Kipling, un bimbo di un anno è stato salvato, scaldato e nutrito da un gruppo di gatti randagi. La polizia della località argentina di Misiones ha ritrovato il bambino, scomparso da diversi giorni, circondato da otto gatti randagi che lo proteggevano dal freddo. I medici confermano che è riuscito a sopravvivere grazie agli animali che lo hanno accudito. A trovarlo è stata una poliziotta che camminando lungo un canale ha visto un gruppo di gatti accovacciati l'uno vicino all'altro in modo inusuale. Quando mi sono avvicinata e ho visto il bimbo i gatti sono diventati molto protettivi nei suoi confronti e molto aggressvi con me. Lo stavano tenendo caldo mentre dormiva.

[SM=x1572480]

29/12/2008 09:36
 
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Salsa Picante
GB: PRINCIPE EDWARD BASTONA CANI

ROMA - "Un esempio ripugnante": è quanto ha offerto ai sudditi di Sua Maestà il principe Edward, il più giovane dei figli della regina Elisabetta, colto dal fotografo mentre si appresta a bastonare due cani da caccia che si azzuffano per la preda. Lo ha detto Barry Hugill, portavoce della Lega contro gli sport crudeli, le cui accorate parole sono riportate dalla stampa britannica.

Tutte le associazioni del Regno impegnate nella difesa dei diritti degli animali sono insorte. Poco è servito a ammorbidire le loro lamentale la precisazione di Buckingham Palace, secondo cui non è affatto detto che il principe abbia effettivamente picchiato i cani. Ciò che è stato accertato è che brandiva un bastone allo scopo di indurre i due animali a dividersi. Non c'é prova né ragione di pensare che li abbia effettivamente colpiti.

Il malaugurato gesto del principe - avvenuto nella riserva di Sandringham, Norfolk - ha rinfocolato le vecchie polemiche contro la famiglia reale, l'amore dei suoi membri per la caccia alla volpe e il loro scarso sentimento animalista. Il principe Harry è stato accusato in passato perfino di avere sparato a due albanelle, specie di uccello protetta. Domenica davvero nera per chi si preoccupa della salute dei migliori amici dell'uomo.

Il Times mette in prima pagina oggi un avvertimento: non lanciate bastoni ai vostri cani, specie se giovani, perché li vadano a raccogliere dopo una bella corsa. Sono innumerevoli le ferite e le infezioni che i cuccioli si producono portando pezzi di legno in bocca. Il consiglio dell'esperto: lanciate solo finti ossi di gomma.

30/12/2008 13:59
 
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Gli uomini del Parco nazionale del Gran Paradiso e il veterinario del Parco, Bruno Bassano, sono stati chiari: «Chi visita l’area protetta in questo periodo non si stupisca di trovare animali in difficoltà nei fondovalle: non disturbateli, non cercate di interagire ad esempio dando loro da mangiare, perché questo non li aiuterebbe. Anche se può sembrare crudele, bisogna accettare questa forma di selezione naturale».

Allarme rosso, dunque: l’inverno, come ha scritto ieri La Stampa, farà strage di animali sulle montagne. Pensando ai disagi e alle fatiche solite dei montanari, quello degli animali può essere un problema secondario. Ma incontrare un capriolo in difficoltà, un camoscio, o una volpe, e non aiutarlo è comunque un atteggiamento che ripugna a chiunque abbia un minimo di sensibilità.

«Non condivido il “dovere“ di accettare la teoria naturalistica della riserva, creata e gestita dagli interessi dell’uomo - ha scritto Anna Maria alla Stampa - L'inverno con molta neve fa spostare gli animali, cercano aiuto e chi trovano? Dei teorici che li lasciano morire di fame. Mi dicono che caprioli, madre e figli, stanno sul bordo di una pista da sci, per fame, a guardare gli umani divertirsi. Aspettano cibo. Gli animali sconfinano, per sopravvivere, sono in ogni caso in balia dell’uomo, aiutiamoli».

Che fare, se ci troviamo davanti una volpe, un camoscio che muore? «In un ambiente protetto – sottolinea il veterinario Bruno Bassano - gli unici fattori di regolazione dei selvatici sono rappresentati proprio dalla riduzione stagionale degli alimenti, dai predatori e dalle malattie. In poche parole, ogni volta che abituiamo un animale ad alimentarsi col nostro cibo facciamo del bene all’individuo singolo ma andiamo contro i meccanismi della selezione naturale. Dunque volpi, stambecchi, camosci, eccetera, non devono ricevere il nostro aiuto se non in particolari circostanze, decise per un fine di conservazione». Gabriele Salari, scrittore ambientalista, è perplesso: «Nella mia esperienza, osservando i forestali, posso dire che la cerva Jona, il cerbiatto Fiore e tanti altri ungulati sono stati salvati da morte certa dai forestali nei nostri parchi...».

Addirittura «inferocito» lo scrittore e viaggiatore Paolo Rumiz: «Tutta questa inflessibilità nei confronti degli animali! Perché nessuno si preoccupa della falcidia del primo animale della montagna, l’uomo? Abbiamo ogni tipo di animale invasivo, in quota: bestie costruttrici di piste dove la neve non arriverà mai salvo quest’anno eccezionale, ladri di fiumi e sorgenti, criminali che lasciano piloni di skilift abbandonati e alberghi a pezzi come in Libano, dopo aver finito con le speculazioni immobiliari. Allora voglio licenza di caccia contro questa gente per ripristinare una selezione naturale e non artificiale sulla montagna».

Giorgio Celli è etologo e animalista. «E’ dilemma pascaliano - dice - E’ vero, bisogna lasciare che la selezione naturale faccia il suo corso, ma l’uomo ha inventato la pietà...”. Celli tentenna: “Certo, Darwin, la lotta per la vita...Ma se un piccolo di camoscio viene giù e ha fame, l’impulso più elementare per l’uomo è aiutarlo...Io lascerei la scelta ai singoli...Guardi, sarò spudorato: se incontro un piccolo di camoscio io lo nutro».
31/12/2008 09:17
 
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Uccide un gatto e viene condannato a due mesi di reclusione: è successo a un pensionato di Torre Beretti, piccolo Comune alle porte di Pavia, che non sopportava le incursioni del piccolo felino nel suo orto e ha deciso di risolvere bruscamente il problema.

Il delitto è stato però scoperto dalla padrona del gatto, che ha subito sporto denuncia, costringendo a imbastire un processo per l'uccisione dell'animale, terminato con la condanna dell'anziano.

La vicenda è cominciata lo scorso agosto quando M.E., deciso a eliminare il felino che gironzolava nel suo giardino, ha catturato il micio con un'esca. Dopo aver ucciso l'animale, probabilmente a badilate, l'uomo ha chiuso il corpo in un sacchetto e lo ha gettato nel bidone.

Ma la padrona del felino, sostenuta dalla sezione locale della Lega antivivisezione (Lav), ha scoperto il fatto, denunciando il pensionato per uccisione di animali. A processo, secondo quanto riferisce la stessa Lav, l'anziano ha preferito patteggiare per evitare di incorrere in una pena più alta.
31/12/2008 14:23
 
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Salsa Picante
Re:
aston villa, 30/12/2008 13.59:

Gli uomini del Parco nazionale del Gran Paradiso e il veterinario del Parco, Bruno Bassano, sono stati chiari: «Chi visita l’area protetta in questo periodo non si stupisca di trovare animali in difficoltà nei fondovalle: non disturbateli, non cercate di interagire ad esempio dando loro da mangiare, perché questo non li aiuterebbe. Anche se può sembrare crudele, bisogna accettare questa forma di selezione naturale».

Allarme rosso, dunque: l’inverno, come ha scritto ieri La Stampa, farà strage di animali sulle montagne. Pensando ai disagi e alle fatiche solite dei montanari, quello degli animali può essere un problema secondario. Ma incontrare un capriolo in difficoltà, un camoscio, o una volpe, e non aiutarlo è comunque un atteggiamento che ripugna a chiunque abbia un minimo di sensibilità.

«Non condivido il “dovere“ di accettare la teoria naturalistica della riserva, creata e gestita dagli interessi dell’uomo - ha scritto Anna Maria alla Stampa - L'inverno con molta neve fa spostare gli animali, cercano aiuto e chi trovano? Dei teorici che li lasciano morire di fame. Mi dicono che caprioli, madre e figli, stanno sul bordo di una pista da sci, per fame, a guardare gli umani divertirsi. Aspettano cibo. Gli animali sconfinano, per sopravvivere, sono in ogni caso in balia dell’uomo, aiutiamoli».

Che fare, se ci troviamo davanti una volpe, un camoscio che muore? «In un ambiente protetto – sottolinea il veterinario Bruno Bassano - gli unici fattori di regolazione dei selvatici sono rappresentati proprio dalla riduzione stagionale degli alimenti, dai predatori e dalle malattie. In poche parole, ogni volta che abituiamo un animale ad alimentarsi col nostro cibo facciamo del bene all’individuo singolo ma andiamo contro i meccanismi della selezione naturale. Dunque volpi, stambecchi, camosci, eccetera, non devono ricevere il nostro aiuto se non in particolari circostanze, decise per un fine di conservazione». Gabriele Salari, scrittore ambientalista, è perplesso: «Nella mia esperienza, osservando i forestali, posso dire che la cerva Jona, il cerbiatto Fiore e tanti altri ungulati sono stati salvati da morte certa dai forestali nei nostri parchi...».

Addirittura «inferocito» lo scrittore e viaggiatore Paolo Rumiz: «Tutta questa inflessibilità nei confronti degli animali! Perché nessuno si preoccupa della falcidia del primo animale della montagna, l’uomo? Abbiamo ogni tipo di animale invasivo, in quota: bestie costruttrici di piste dove la neve non arriverà mai salvo quest’anno eccezionale, ladri di fiumi e sorgenti, criminali che lasciano piloni di skilift abbandonati e alberghi a pezzi come in Libano, dopo aver finito con le speculazioni immobiliari. Allora voglio licenza di caccia contro questa gente per ripristinare una selezione naturale e non artificiale sulla montagna».

Giorgio Celli è etologo e animalista. «E’ dilemma pascaliano - dice - E’ vero, bisogna lasciare che la selezione naturale faccia il suo corso, ma l’uomo ha inventato la pietà...”. Celli tentenna: “Certo, Darwin, la lotta per la vita...Ma se un piccolo di camoscio viene giù e ha fame, l’impulso più elementare per l’uomo è aiutarlo...Io lascerei la scelta ai singoli...Guardi, sarò spudorato: se incontro un piccolo di camoscio io lo nutro».



Io proverei con il veterinario a farlo restare digiuno in mezzo al gelo.

31/12/2008 14:27
 
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Salsa Picante
Re:
aston villa, 31/12/2008 9.17:

Uccide un gatto e viene condannato a due mesi di reclusione: è successo a un pensionato di Torre Beretti, piccolo Comune alle porte di Pavia, che non sopportava le incursioni del piccolo felino nel suo orto e ha deciso di risolvere bruscamente il problema.

Il delitto è stato però scoperto dalla padrona del gatto, che ha subito sporto denuncia, costringendo a imbastire un processo per l'uccisione dell'animale, terminato con la condanna dell'anziano.

La vicenda è cominciata lo scorso agosto quando M.E., deciso a eliminare il felino che gironzolava nel suo giardino, ha catturato il micio con un'esca. Dopo aver ucciso l'animale, probabilmente a badilate, l'uomo ha chiuso il corpo in un sacchetto e lo ha gettato nel bidone.

Ma la padrona del felino, sostenuta dalla sezione locale della Lega antivivisezione (Lav), ha scoperto il fatto, denunciando il pensionato per uccisione di animali. A processo, secondo quanto riferisce la stessa Lav, l'anziano ha preferito patteggiare per evitare di incorrere in una pena più alta.



Io non ho parole. Purtroppo di fatti così ne succedono moltissimi, ma i criminali rimangono impuniti perché non ci sono prove sufficienti per inchiodarli.
Si dovrebbe fare qualcosa di più per sensibilizzare l'opinione pubblica e insegnare il rispetto per le altre creature. In primo luogo io a questo vecchiaccio lo lasceri dentro due anni non due mesi.


31/12/2008 14:29
 
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Salsa Picante
Re:
Luminare del tessuto, 31/12/2008 14.25:




Grazie Lumi, un piccolo spiraglio di sole. Bellissima l'anatrina!


31/12/2008 14:38
 
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Re: Re:
barbi., 31/12/2008 14.29:



Grazie Lumi, un piccolo spiraglio di sole. Bellissima l'anatrina!





E' un piacere, mi Querida [SM=x1449914]

P.S.
la terza foto è di una tenerezza... [SM=x1498251]






01/01/2009 12:41
 
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Salsa Picante
Re: Re: Re:
Luminare del tessuto, 31/12/2008 14.38:



E' un piacere, mi Querida [SM=x1449914]

P.S.
la terza foto è di una tenerezza... [SM=x1498251]









Sì, da [SM=x1572480] vvero stupenda


04/01/2009 12:53
 
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Adesso Diana è nervosa e non capisce bene tutto il trambusto che la circonda. Lei è una specie di labrador incrociato con un pitbull, e ne è venuto fuori un’indole forte, un’intelligenza molto vivace e uno strano carattere, tra l’aggressivo e il super-tenero. L’altra mattina, una frazione di secondo prima che crollasse il soffitto di una camera da letto, è letteralmente saltata addosso alla padrone e l’ha spinta per terra con violenza. Le ha salvato la vita. Infatti, la pioggia di mattoni e calcinacci l’avrebbe investita, forse, senza lasciarle scampo. Così, non appena la notizia s’è diffusa, tv e cronisti sono andati a farsi raccontare questa storia in diretta dalla protagonista, Maria Tripodi, e a riprendere Diana. Che, dopo l’interminabile processione di tecnici, poliziotti, vigili del fuoco, funzionari del Comune, non ha più retto alla presenza di tanti estranei nella sua casa e, per giunta, tutti insieme in poche ore. Ieri sera era sfinita per avere abbaiato furiosamente e senza requie a ogni soggetto, potenzialmente causa di una giornata infernale, le sue placide abitudini sconvolte dai flash e dalle videocamere puntate su di lei. Neppure il cuscino rosa a forma di gatto o il cibo più gradito, in anticipo rispetto alla norma, sono riusciti a farle sopportare il suo quarto d’ora di celebrità, nella veste di eroina.

Il fatto è accaduto l’altra mattina a Collegno (Torino), in un piccolo appartamento al quinto piano di corso Francia 92. Maria Tripodi, 49 anni, è sola in casa. Il marito e il figlio sono fuori per commissioni e lei è impegnata nelle solite pulizie. Diana, che ha tre anni, un muso affilato, gli occhi grandi un po’ sporgenti, da qualche giorno è inquieta. Osserva intenta il soffitto di una camera, latra sommessamente, cerca di attirare l’attenzione. «In effetti - commenta Maria, ancora sotto choc - le crepe c’erano, ma da tanto tempo e nessuno ha mai pensato che potesse crollare tutto da un momento all’altro. Sembravano lesioni superficiali, a livello dell’intonaco, che non riguardavano le strutture superiori, mattoni rossi, cemento e putrelle d’acciaio. Così, per nulla preoccupata, mi sono diretta verso la camera di mio figlio».

Pausa. Maria si volta verso la porta chiusa del tinello. La sua voce è quasi sovrastata dai guaiti di Diana che proprio non vuol saperne di essere fotografata. «... e poi lei è balzata dalla sua cuccia e, in un attimo, mi sono sentita le zampe sul petto. Sono caduta, qui, nell’ingresso e quando ho rialzato lo sguardo, stupita e anche un po’ contrariata per quell’assalto scambiato per un gioco inopportuno in quel momento, ho sentito una specie di boato. Il soffitto era crollato di schianto. A pochi centimetri da me, un attimo, un solo attimo prima che varcassi quella porta. C’erano polvere e detriti dappertutto. Diana tremava e non mi ha più perso di vista, nemmeno per un istante».
Già. Neppure molte ore dopo il salvataggio della sua padrona-amica, Diana è ancora del tutto tranquilla. Forse teme che Maria, contro il suo parere, continui ad aggirarsi nella casa pericolante, subito dichiarata inagibile dai tecnici del Comune, o che ci siano altri crolli in vista. «Ci hanno spiegato - dice la donna - che tutto è a posto. L’incidente, forse, s’è verificato a causa di recenti lavori di ristrutturazione, chi lo sa, le vibrazioni potrebbero aver compromesso la stabilità». Ma ora non è il momento di indagare sulle cause del piccolo disastro. «Io sono convinta che Diana mi ha salvato la vita e che lo ha fatto volontariamente. Un gesto così nasce dall’amore e dalla dedizione. Non ci possono essere altre spiegazioni razionali. I fatti sono questi. Li ho vissuti io, in prima persona, e dubbi proprio non ne ho».

Gli agenti del commissariato di Rivoli, nelle loro relazioni ufficiali, hanno raccontato la storia di Diana, proprio come la raccontata la signora. «Diana è un cane affettuoso, sensibilissimo. E’ vero, la sua aggressività sembra nata dai geni del pitbull ma è solo apparenza. Non hai mai fatto male a nessuno, non morde, il suo modo di fare la guardia è solo scena. E io le sarò per sempre riconoscente».
04/01/2009 13:09
 
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Fu una vera e propria estinzione di massa. Avvenuta nel giro di pochissimo tempo. E ora sappiamo perchè. Una pioggia di meteoriti investì la terra 12.900 anni fa con la potenza di migliaia di bombe atomiche causando l'estinzione di mammuth, tigri dai denti a sciabola, bradipi giganti e quasi sterminando gli antichi indiani del Nord America.

LA RICERCA - È quanto sostiene una ricerca dell'università dell'Oregon pubblicata su Science sulla base del ritrovamento di milioni di nano-diamanti (della grandezza di un milionesimo di millimetro) nella fascia che dall'Arizona al South Carolina risale il continente fino agli stati canadesi dell'Alberta e di Manitoba. Per ottenere queste pietre servono altissime temperature e una pressione fortissima, situazioni generate da una serie di esplosioni simile a quella verificatasi nel 1908 a Tunguska in Siberia dall'impatto di un meteorite che polverizzò 2000 km quadrati di foresta. Doug Kenneth, il capo del team, ha spiegato che questi nano-diamanti sono stati ritrovati in gran quantità negli strati di terra corrispondenti a 12.900 anni fa quando oltre alla deflagrazione distruttiva la polvere sollevata in cielo causò anche una mini era glaciale durata circa 1.300 anni. Un periodo in cui nei sedimenti non si trovano più tracce dei grandi animali e minime degli indiani Clovis. La teoria, bisogna dirlo, non è unanimemente condivisa dagli studiosi di tutto il mondo, ma secondo quanto riporta Science manca al momento una ipotesi altrettanto credibile che la possa chiaramente confutare.

04/01/2009 14:54
 
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Salsa Picante
Re:
aston villa, 04/01/2009 12.53:

Adesso Diana è nervosa e non capisce bene tutto il trambusto che la circonda. Lei è una specie di labrador incrociato con un pitbull, e ne è venuto fuori un’indole forte, un’intelligenza molto vivace e uno strano carattere, tra l’aggressivo e il super-tenero. L’altra mattina, una frazione di secondo prima che crollasse il soffitto di una camera da letto, è letteralmente saltata addosso alla padrone e l’ha spinta per terra con violenza. Le ha salvato la vita. Infatti, la pioggia di mattoni e calcinacci l’avrebbe investita, forse, senza lasciarle scampo. Così, non appena la notizia s’è diffusa, tv e cronisti sono andati a farsi raccontare questa storia in diretta dalla protagonista, Maria Tripodi, e a riprendere Diana. Che, dopo l’interminabile processione di tecnici, poliziotti, vigili del fuoco, funzionari del Comune, non ha più retto alla presenza di tanti estranei nella sua casa e, per giunta, tutti insieme in poche ore. Ieri sera era sfinita per avere abbaiato furiosamente e senza requie a ogni soggetto, potenzialmente causa di una giornata infernale, le sue placide abitudini sconvolte dai flash e dalle videocamere puntate su di lei. Neppure il cuscino rosa a forma di gatto o il cibo più gradito, in anticipo rispetto alla norma, sono riusciti a farle sopportare il suo quarto d’ora di celebrità, nella veste di eroina.

Il fatto è accaduto l’altra mattina a Collegno (Torino), in un piccolo appartamento al quinto piano di corso Francia 92. Maria Tripodi, 49 anni, è sola in casa. Il marito e il figlio sono fuori per commissioni e lei è impegnata nelle solite pulizie. Diana, che ha tre anni, un muso affilato, gli occhi grandi un po’ sporgenti, da qualche giorno è inquieta. Osserva intenta il soffitto di una camera, latra sommessamente, cerca di attirare l’attenzione. «In effetti - commenta Maria, ancora sotto choc - le crepe c’erano, ma da tanto tempo e nessuno ha mai pensato che potesse crollare tutto da un momento all’altro. Sembravano lesioni superficiali, a livello dell’intonaco, che non riguardavano le strutture superiori, mattoni rossi, cemento e putrelle d’acciaio. Così, per nulla preoccupata, mi sono diretta verso la camera di mio figlio».

Pausa. Maria si volta verso la porta chiusa del tinello. La sua voce è quasi sovrastata dai guaiti di Diana che proprio non vuol saperne di essere fotografata. «... e poi lei è balzata dalla sua cuccia e, in un attimo, mi sono sentita le zampe sul petto. Sono caduta, qui, nell’ingresso e quando ho rialzato lo sguardo, stupita e anche un po’ contrariata per quell’assalto scambiato per un gioco inopportuno in quel momento, ho sentito una specie di boato. Il soffitto era crollato di schianto. A pochi centimetri da me, un attimo, un solo attimo prima che varcassi quella porta. C’erano polvere e detriti dappertutto. Diana tremava e non mi ha più perso di vista, nemmeno per un istante».
Già. Neppure molte ore dopo il salvataggio della sua padrona-amica, Diana è ancora del tutto tranquilla. Forse teme che Maria, contro il suo parere, continui ad aggirarsi nella casa pericolante, subito dichiarata inagibile dai tecnici del Comune, o che ci siano altri crolli in vista. «Ci hanno spiegato - dice la donna - che tutto è a posto. L’incidente, forse, s’è verificato a causa di recenti lavori di ristrutturazione, chi lo sa, le vibrazioni potrebbero aver compromesso la stabilità». Ma ora non è il momento di indagare sulle cause del piccolo disastro. «Io sono convinta che Diana mi ha salvato la vita e che lo ha fatto volontariamente. Un gesto così nasce dall’amore e dalla dedizione. Non ci possono essere altre spiegazioni razionali. I fatti sono questi. Li ho vissuti io, in prima persona, e dubbi proprio non ne ho».

Gli agenti del commissariato di Rivoli, nelle loro relazioni ufficiali, hanno raccontato la storia di Diana, proprio come la raccontata la signora. «Diana è un cane affettuoso, sensibilissimo. E’ vero, la sua aggressività sembra nata dai geni del pitbull ma è solo apparenza. Non hai mai fatto male a nessuno, non morde, il suo modo di fare la guardia è solo scena. E io le sarò per sempre riconoscente».



Bella!!! [SM=x1572480]


06/01/2009 15:55
 
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In una delle isole di Darwin, Isabela, biologi italiani hanno scoperto uno dei più antichi segni dell'evoluzione delle specie 'sfuggito' al padre dell'evoluzione: un'iguana rosa strisciata di nero, un vero e proprio fossile vivente il cui primo esemplare deve essere comparso oltre 5 milioni di anni fa quando ancora molte delle isole Galapagos non erano neppure formate e che rimase nascosto agli occhi di Darwin.

Lo studio genetico che ha permesso la ricostruzione delle origini di questa iguana di terra del gruppo Conolophus è stato pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze "PNAS" dal team di Valerio Sbordoni e Gabriele Gentile dell'Università di Tor Vergata.

"Sin dal pioneristico lavoro di Darwin nell'arcipelago, le Galapagos sono un'importante riserva per i biologi evoluzionisti", spiegano su PNAS, in quanto per l'origine vulcanica queste isole ospitano flora e fauna uniche evolutesi per milioni di anni nel completo isolamento geografico. Isabela, la più grande, ha cinque vulcani attivi: Sierra Negra, Alcedo, Darwin, Wolf e Cerro.

"Charles Darwin visitò le Galapagos nel 1835 - ricordano i ricercatori - ma non il vulcano Wolf e quindi non vide l'iguana rosa che vive solo lì". Sebbene un esemplare di questa iguana fosse stato casualmente visto da un ranger del parco nazionale nel 1986, lo strambo rettile praticamente viene studiato per la prima volta.

Il confronto del Dna dei mitocondri dell'iguana rosa con le altre specie note svela che il rettile è antichissimo, un vero fossile vivente da porre alla base dell'albero genealogico delle iguane terrestri e resta un enigma per la sua distribuzione geografica.

Nuovi studi serviranno dunque a ricostruire, alla luce della sua esistenza, la storia delle iguane terrestri, concludono gli esperti, "ma servono subito sforzi per conservare questa specie da noi identificata e prevenirnre l'estinsione".
06/01/2009 15:55
 
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In una delle isole di Darwin, Isabela, biologi italiani hanno scoperto uno dei più antichi segni dell'evoluzione delle specie 'sfuggito' al padre dell'evoluzione: un'iguana rosa strisciata di nero, un vero e proprio fossile vivente il cui primo esemplare deve essere comparso oltre 5 milioni di anni fa quando ancora molte delle isole Galapagos non erano neppure formate e che rimase nascosto agli occhi di Darwin.

Lo studio genetico che ha permesso la ricostruzione delle origini di questa iguana di terra del gruppo Conolophus è stato pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze "PNAS" dal team di Valerio Sbordoni e Gabriele Gentile dell'Università di Tor Vergata.

"Sin dal pioneristico lavoro di Darwin nell'arcipelago, le Galapagos sono un'importante riserva per i biologi evoluzionisti", spiegano su PNAS, in quanto per l'origine vulcanica queste isole ospitano flora e fauna uniche evolutesi per milioni di anni nel completo isolamento geografico. Isabela, la più grande, ha cinque vulcani attivi: Sierra Negra, Alcedo, Darwin, Wolf e Cerro.

"Charles Darwin visitò le Galapagos nel 1835 - ricordano i ricercatori - ma non il vulcano Wolf e quindi non vide l'iguana rosa che vive solo lì". Sebbene un esemplare di questa iguana fosse stato casualmente visto da un ranger del parco nazionale nel 1986, lo strambo rettile praticamente viene studiato per la prima volta.

Il confronto del Dna dei mitocondri dell'iguana rosa con le altre specie note svela che il rettile è antichissimo, un vero fossile vivente da porre alla base dell'albero genealogico delle iguane terrestri e resta un enigma per la sua distribuzione geografica.

Nuovi studi serviranno dunque a ricostruire, alla luce della sua esistenza, la storia delle iguane terrestri, concludono gli esperti, "ma servono subito sforzi per conservare questa specie da noi identificata e prevenirnre l'estinsione".
06/01/2009 16:00
 
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Si chiamano specie "Lazzaro", dal nome del malato che Vangelo secondo Giovanni, morì e venne poi resuscitato da Gesù. Il celacanto, la formica dinosauro, il picchio dal becco d'avorio e il takahe sono animali speciali, dei "fossili viventi" che hanno giocato a nascondino con le ere geologiche, beffandosi di chi per anni li aveva creduti estinti.

In tutto le specie finora riavvistate sono sette, sei animali e una vegetale. Il loro valore naturalistico è inestimabile e per questo vengono protetti da équipe di studiosi che pur di osservarli sono disposti a rischiare la vita. I luoghi in cui queste specie sopravvivono vengono tenuti segreti: l'essere umano, si sa, è abilissimo a distruggere ciò che la natura conserva.


Ma a nascondersi ci pensano loro per primi: il celacanto, ad esempio, è un pesce blu che vive a decine di metri di profondità nelle caverne sottomarine dell'Indonesia. Apparso circa 390 milioni di anni fa, è il rappresentante della più antica linea evolutiva di pesci mai conosciuta.

Gli scienziati lo credevano estinto nel Cretaceo, finché un esemplare venne pescato in Sudafrica, nel fiume Chalumna, qualche decina di anni fa. Con i suoi 80 chili di peso, due metri di lunghezza e un'aspettativa di vita di circa 60 anni, è riuscito a sopravvivere grazie alla ferocia e alla particolarità delle squame, che secernono muco e trasudano un olio lassativo che lo rende immangiabile.

Difficile imbattersi in questo fossile vivente nel corso di una nuotata, per dargli un'occhiata è necessario essere esperti conoscitori degli abissi: gli ultimi ad avere avuto un contatto diretto con lui sono stati tre sommozzatori francesi nel 2000, di cui uno morì nel corso della spedizione, e i ricercatori a bordo del sommergibile Jago, nel 2002.

Anche Woody Woodpecker ha fatto una sorpresa agli scienziati. Il picchio dal becco d'avorio è infatti uno degli uccelli più appariscenti degli Stati Uniti ma la sua figura bianca rossa e nera negli ultimi 100 anni si è vista ben poco nelle foreste nordamericane. Nella prima metà del '900 questo splendido animale ha conosciuto l'estinzione a causa della deforestazione selvaggia.

Un video girato in un'oasi dell'Arkansas nel 2004 ha però riacceso la speranza nel cuore degli ornitologi, che lo hanno riavvistato. Sembra che al mondo ne siano rimaste in tutto 8 coppie, forse 6. Il governo americano ha stanziato 20 milioni di dollari per la tutela di quello che è ormai stato ribattezzato il "Sacro Graal" del mondo animale.

Ma è forse il Wollemi Pine la scoperta più sensazionale nel campo scienze naturali del nostro millennio. Questo pino gigantesco era considerato estinto, noto soltanto grazie al ritrovamento di fossili risalenti a 90 milioni di anni fa. Scienziati australiani hanno però individuato nel 1994 alcuni esemplari ad ovest di Sydney, in una gola piovosa all'interno dei 200mila ettari del Wollemi National Park, nelle Blue Mountains. Il più grande Wollemi Pine è alto più di 40 metri e largo 1,2.

La formica dinosauro è invece stata la protagonista di una lunga ricerca, conclusasi felicemente nel 1977. Questa specie, rimasta pressoché invariata per 60 milioni di anni e fino alla prima metà del '900 considerata estinta, venne avvistata nel 1931 in una foresta di eucalipti dell'Australia occidentale. Il naturalista autore della spedizione era però un dilettante e si dimenticò di annotare il luogo preciso del ritrovamento. Non fu quindi possibile recuperare altri esemplari fino a 36 anni dopo, quando, nell'Australia meridionale, il dottor Robert Taylor e la sua equipe di entomologi si imbatterono per puro caso in un'altra formica dinosauro.

Da allora lo sperduto paesino di Poochera è diventato meta di pellegrinaggio per i "turisti mirmecologici" di tutto il mondo. Secondo gli esperti questo insetto è la prova vivente delle strette relazioni genetiche fra vespe e formiche, dato il suo aspetto fisico vespoidale. Le sue abitudini biologiche, inoltre, rispecchiano lo stile di vita delle specie primitive definitivamente estinte.

Il takahe è invece un buffo uccello dal becco rosso, incapace di volare ma dotato di un piumaggio sgargiante, che oscilla dal verde al blu elettrico. Un tempo questo animale era diffuso in tutta la Nuova Zelanda ma la caccia spietata dei bracconieri lo ridusse all'estinzione agli inizi del secolo scorso. Nel 1948 il dottor Geoffrey Orbell ritrovò però una popolazione superstite nelle praterie delle montagne meridionali dell'Isola del Sud ed oggi i 130 esemplari rimasti sono superprotetti. Con i suoi 50 cm di lunghezza e i 3 kg di peso, questo simpatico animale rappresenta un ghiotto boccone per i predatori, dunque è comprensibile che il dipartimento per la conservazione ambientale della Nuova Zelanda abbia un occhio di riguardo nei suoi confronti.

L'insetto stecco dell'isola di Lord Howe si pensava invece fosse estinto dal 1930, ma è stato riscoperto nel 2001. E' oggi considerato il più raro insetto del mondo: ne esistono solo trenta esemplari che vivono nella Piramide di Ball, il faraglione marino più alto del mondo, che politicamente appartiene all'Australia. Questo animale non è un campione di bellezza e ritrovarselo sulla mano può non essere piacevole, ma il suo comportamento è quasi umano: maschi e femmine formano infatti una sorta di legame e una volta accoppiati vivono insieme. Di la notte la coppia dorme abbracciata, con tre delle gambe del maschio avvolte intorno alla femmina.

L'ultimo protagonista dell'"effetto Lazzaro" è il solenodonte di Cuba o almiqui, un mammifero appartenente alla famiglia dei solenodontidi. Considerata estinta varie volte nel secolo scorso, la specie è "risorta" grazie al ritrovamento di alcuni esemplari negli anni '70 e di recente nel 2003. La particolarità di questo animaletto sta nella velenosità delle sue ghiandole sottomascellari, che secernono un veleno che mette ko le prede. Samuel Turvey, un biologo conservazionista della Società Zoologica di Londra, sostiene che la sua potenza è tale da poter uccidere un topo. Ma chissà se questa arma di difesa basterà a tenere lontana l'estinzione definitiva.

www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/animali-riavvistat...

07/01/2009 16:37
 
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È la più grande riserva marina del mondo: mezzo milione di chilometri quadrati di oceano protetto tra le Isole Marianne e le Hawaii. Dopo otto anni di misure anti ambientaliste, 13 giorni prima di lasciare la Casa Bianca, George Bush ha preso una delle rare decisioni che hanno suscitato il plauso degli ecologisti. Un secolo dopo l´atto di tutela del Grand Canyon firmato nel 1908 da Theodore Roosvelt, un largo tratto del Pacifico sarà salvaguardato.

Già nel 2006 l´amministrazione americana aveva creato alle Hawaii la Papahanaumokuakea Marine National Monument: 138 mila miglia quadrate che forniscono rifugio a 14 milioni di uccelli, a 7 mila specie marine e al 70 per cento delle barriere coralline degli Stati Uniti. Poi Kiribati, un minuscolo stato del Pacifico occidentale, aveva istituito un parco marino ancora più grande, la Phoenix Island Protected Area. Adesso il primato torna a Washington che, utilizzando una serie di territori amministrati dagli Usa, ha costituito un´enorme santuario per pesci pappagallo e tartarughe, cetacei e molluschi giganti.

Solo pochi giorni fa Bush era stato nuovamente criticato per aver indebolito le leggi sulla protezione ambientale in modo da facilitare l´esplorazione mineraria e la creazione di pozzi petroliferi in zone incontaminate, soprattutto nell´Artide. Adesso il nuovo parco marino (che disegna una superficie complessiva di 195 mila miglia quadrate, pari a 505 mila chilometri quadrati) protegge dalle mine, dai bulldozer e dalla pesca commerciale una zona di particolare pregio naturalistico. L´area comprende la Fossa delle Marianne, che con i loro 11 mila metri di profondità rappresentano il punto più profondo degli oceani; una catena formata da 21 vulcani, che include la formazione di piscine sulfuree create dalle acque termali emesse a oltre mille metri di profondità; una barriera corallina di particolare interesse.

Certo la creazione di un parco non basterà a salvare i coralli dalla minaccia del cambiamento climatico, alimentato dal consumo crescente di combustibili fossili, ma rappresenta un atto di politica gestionale cui si guarda con interesse anche in Europa, dove è finora prevalsa una filosofia di tutela diversa, basata su criteri estremamente rigorosi ma su piccoli numeri.

«In Italia la protezione è in teoria impeccabile, ma di fatto funziona solo su pochi francobolli di mare, mentre tutto il resto è esposto a ogni tipo di aggressione», osserva Alessandro Giannì, responsabile mare di Greenpeace. «Più interessante è una visione in cui la difesa della natura si lega al rilancio delle attività economiche a basso impatto ambientale come il turismo sostenibile: meglio avere grandi estensioni di mare in cui si può entrare solo con molto rispetto che pochi fortini difficili da difendere. Ad esempio nel Mediterraneo per permettere al tonno rosso, ormai in estrema difficoltà, di riprendersi noi vogliamo creare 32 grandi riserve marine».

Una linea presa seriamente in considerazione dalla Gran Bretagna che sta studiando l´ipotesi di proteggere il 30 per cento delle acque in cui ha il diritto esclusivo di gestione delle risorse (fino a un massimo di 200 miglia dalla costa) per cercare di ripopolare il mare.

08/01/2009 10:44
 
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«Fuori quel cane dalla chiesa». Detto fatto e l'ordine lanciato, domenica scorsa, dal parroco della chiesa di Cassone di Malcesine, paesino in provincia di Verona, è stato prontamente eseguito. Peccato che la "vittima a quattrozampe" fosse il cane-guida che aveva consentito ad una donna non vedente di arrivare fino in chiesa per seguire la funzione.

L'episodio segnalato all'Arena di Verona da un lettore è stato ripreso anche dal Messaggero. Inutile far presente al sacerdote che il cane, oltre a essere diligentemente accucciato tra due panche, fosse anche identificabile per la pettorina "di ordinanza".

Il prete è stato irremovibile. Così la non vedente e il cane, accompagnati da due amici, sono usciti dalla chiesa. Dietro di loro altri parrocchiani che hanno voluto così manifestare la loro solidarietà alla donna.

Dunque un altro caso di difficile rapporto fra la Chiesa e gli animali di cui abbiamo dato notizia nei mesi scorsi. Ma almeno questa volta un parziale dietro-front c'è stato. Interpellato alcune ore dopo il parroco ha ammesso l'errore: «Ho capito di aver sbagliato».
08/01/2009 14:12
 
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Salsa Picante
La vittoria dei gatti di Hemingway

Il tribunale: i sessanta discendenti dei felini a 6 dita dello scrittore possono restare nella casa di Key West



NEW YORK

Ernest Hemingway ne sarebbe fiero. Dopo cinque anni di battaglie legali, Ava Gardner, Spencer Tracy, e gli altri 60 discendenti di Snowball, il fedelissimo gatto dello scrittore scomparso quasi mezzo secolo fa, potranno rimanere nella loro casa di Key West, in Florida. Non è certo un rifugio qualsiasi quello dell’esercito di felini, visto che si tratta dell’Ernest Hemingway Home & Museum, la casa coloniale dove lo scrittore visse con la seconda moglie Pauline, e che dopo la sua morte, nel 1961, è divenuta un museo a lui dedicato. E’ lì che concepì capolavori come «Addio alle armi» o «Avere e non avere».

Sin dall’apertura, nel 1964, i gatti sono considerati un’attrazione e sono divenuti parte integrante della storia del museo. Quando si varca la soglia del 907 di Whitehead Street, ci si sente osservati, ma non dai visitatori o dai solerti custodi, bensì dagli occhi di decine di gatti che scrutano i turisti mentre acquistano il biglietto. A rendere i felini ancor più particolari è il fatto che la maggior parte sia dotata di zampe a sei dita. Snowball, il gatto regalato allo scrittore da un capitano della marina alla fine degli anni Trenta, era appunto polidattile, aveva cioè sei dita nelle zampe anteriori, un tratto distintivo che sarebbe passato in eredità a metà dei discendenti.

I nomi altisonanti sono stati invece dati dai gestori del museo: ci sono Pablo Picasso, Simone De Beauvoir e Mark Twain. E in loro onore, il negozio di souvenir del museo non si limita a vendere libri ma t-shirt, foto e cataloghi ispirati ai felini. Tuttavia la permanenza nella casa di Key West rischiava di finire, in seguito alla battaglia legale avviata dal dipartimento dell’Agricoltura nei confronti del museo. La legge della Florida impone infatti che non si possano tenere più di quattro animali domestici in una casa, e secondo le autorità federali i felini dovevano essere trasferiti altrove per tutelarne la loro stessa sopravvivenza.

Dal 2003 al 2007, le trattative tra il dipartimento e i responsabili del museo hanno portato a un nulla di fatto, sino a quando circa un anno fa Michael Morawski, direttore della struttura, ha convinto i funzionari a ricorrere alla consulenza di un esperto indipendente. Del caso se ne è occupato la dottoressa Terry Curtis della scuola di Veterinaria dell’Università della Florida che indicò come i gatti a sei dita «godevano di ottima salute, erano ben curati e sembravano a proprio agio in quell’ambiente». Il trasferimento, l’affidamento, ad altre famiglie o a un gattile avrebbe rischiato di procurare loro un trauma e così ha consigliato di creare una recinzione all’interno della stesso museo dove farli vivere.

La proposta ha ottenuto il via libera delle autorità. «Siamo soddisfatti - spiega Morawski - Abbiamo trovato una soluzione che garantisce la salute e il benessere dei nostri felini e allo stesso tempo preserva il patrimonio storico del museo». La battaglia legale durata quasi cinque anni è costata al museo oltre 250 mila dollari tra avvocati e spese legali. «Ne è valsa la pena - prosegue Morawski - i gatti sono parte del nostro patrimonio e l’obiettivo era tenerli con noi. Siamo soddisfatti e lo sarebbe anche Hemingway».

08/01/2009 14:15
 
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Salsa Picante
La legge della Florida impone infatti che non si possano tenere più di quattro animali domestici in una casa...

Per fortuna che non vivo in Florida... [SM=x1495862]
08/01/2009 14:19
 
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Salsa Picante
Re:
barbi., 08/01/2009 14.12:

La vittoria dei gatti di Hemingway

Il tribunale: i sessanta discendenti dei felini a 6 dita dello scrittore possono restare nella casa di Key West



NEW YORK

Ernest Hemingway ne sarebbe fiero. Dopo cinque anni di battaglie legali, Ava Gardner, Spencer Tracy, e gli altri 60 discendenti di Snowball, il fedelissimo gatto dello scrittore scomparso quasi mezzo secolo fa, potranno rimanere nella loro casa di Key West, in Florida. Non è certo un rifugio qualsiasi quello dell’esercito di felini, visto che si tratta dell’Ernest Hemingway Home & Museum, la casa coloniale dove lo scrittore visse con la seconda moglie Pauline, e che dopo la sua morte, nel 1961, è divenuta un museo a lui dedicato. E’ lì che concepì capolavori come «Addio alle armi» o «Avere e non avere».

Sin dall’apertura, nel 1964, i gatti sono considerati un’attrazione e sono divenuti parte integrante della storia del museo. Quando si varca la soglia del 907 di Whitehead Street, ci si sente osservati, ma non dai visitatori o dai solerti custodi, bensì dagli occhi di decine di gatti che scrutano i turisti mentre acquistano il biglietto. A rendere i felini ancor più particolari è il fatto che la maggior parte sia dotata di zampe a sei dita. Snowball, il gatto regalato allo scrittore da un capitano della marina alla fine degli anni Trenta, era appunto polidattile, aveva cioè sei dita nelle zampe anteriori, un tratto distintivo che sarebbe passato in eredità a metà dei discendenti.

I nomi altisonanti sono stati invece dati dai gestori del museo: ci sono Pablo Picasso, Simone De Beauvoir e Mark Twain. E in loro onore, il negozio di souvenir del museo non si limita a vendere libri ma t-shirt, foto e cataloghi ispirati ai felini. Tuttavia la permanenza nella casa di Key West rischiava di finire, in seguito alla battaglia legale avviata dal dipartimento dell’Agricoltura nei confronti del museo. La legge della Florida impone infatti che non si possano tenere più di quattro animali domestici in una casa, e secondo le autorità federali i felini dovevano essere trasferiti altrove per tutelarne la loro stessa sopravvivenza.

Dal 2003 al 2007, le trattative tra il dipartimento e i responsabili del museo hanno portato a un nulla di fatto, sino a quando circa un anno fa Michael Morawski, direttore della struttura, ha convinto i funzionari a ricorrere alla consulenza di un esperto indipendente. Del caso se ne è occupato la dottoressa Terry Curtis della scuola di Veterinaria dell’Università della Florida che indicò come i gatti a sei dita «godevano di ottima salute, erano ben curati e sembravano a proprio agio in quell’ambiente». Il trasferimento, l’affidamento, ad altre famiglie o a un gattile avrebbe rischiato di procurare loro un trauma e così ha consigliato di creare una recinzione all’interno della stesso museo dove farli vivere.

La proposta ha ottenuto il via libera delle autorità. «Siamo soddisfatti - spiega Morawski - Abbiamo trovato una soluzione che garantisce la salute e il benessere dei nostri felini e allo stesso tempo preserva il patrimonio storico del museo». La battaglia legale durata quasi cinque anni è costata al museo oltre 250 mila dollari tra avvocati e spese legali. «Ne è valsa la pena - prosegue Morawski - i gatti sono parte del nostro patrimonio e l’obiettivo era tenerli con noi. Siamo soddisfatti e lo sarebbe anche Hemingway».




Ecco il famosos gatto a sei dita...

[IMG]http://i43.tinypic.com/2iub1vn.jpg[/IMG]

09/01/2009 13:42
 
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Una bimba di tre anni e mezzo, di Giustenice (Savona), e' stata morsicata alla testa da un mastino napoletano di un'amica di famiglia.E' accaduto a Tovo San Giacomo, nell'immediato entroterra di Pietra Ligure. A soccorrere la bimba sono stati poi i volontari di Pietra Soccorso inviati sul posto dal 118. La piccola e' stata accompagnata all'ospedale Santa Corona dove e' stata medicata dai medici del locale pronto soccorso, poi e' stata trasferita all'ospedale pediatrica Gaslini di Genova.
15/01/2009 15:21
 
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Si chiamano «Lo zoo di 105» e tra di loro c'è stato per molto tempo anche un Leone, vale a dire mister Di Lernia. Ma a dispetto della metafora animalesca, Marco Mazzoli e gli altri conduttori del programma di punta di Radio 105 (Fabio Alisei, Paolo Noise, Wender, Gibba, Pippo Palmieri, Petosauro) questa volta l'hanno fatta davvero grossa e sono riusciti a fare arrabbiare - di più, «imbestialire» - una gran parte dei loro ascoltatori, quelli più sensibili alle tematiche ambientaliste e animaliste. E lo hanno fatto proprio nella puntata di ripresa dello show, lunedì, dedicando una parte della loro chiacchierata live alle tecniche di sevizia su gatti, rospi e animaletti di vario genere. Il risultato è che da oggi il programma non andrà più in onda: la proprietà dell'emittente si è dissociata dalle parole degli «zoologi» e per dare un segnale forte ha deciso di metterli a riposo. Per quanto tempo, ancora non si sa.

LA PUNTATA «RIPARATRICE» - Chissà come la prenderanno gli ascoltatori, visto che da anni lo «Zoo» è il clou del palinsesto pomeridiano del network, oltre che uno dei programmi più seguiti di tutto il panorama radiofonico nazionale. Quello che è certo, però, è che gli stessi ascoltatori non avevano gradito gli eccessi della puntata di lunedì, quando ad un certo punto si è iniziato a parlare dei tanti modi di torturare un animale, dal petardo infilato nelle parti intime di un gatto alla sigaretta che fa esplodere le rane. Al punto che alla radio sono arrivate moltissime telefonate e email di protesta. Gli stessi conduttori devono aver capito di essere andati un po' sopra le righe, tanto che mercoledì hanno mandato in onda una puntata «riparatrice», in cui oltre a ridimensionare il senso delle loro parole hanno dato voce anche ai presidenti di gruppi e associazioni animaliste. Sul sito della radio è apparso anche un messaggio di Marco Mazzoli: «Siamo finiti a parlare di gatti e nel tono scherzoso e idiota (tipico del programma) abbiamo involontariamente toccato un tasto molto delicato che ha fatto incazzare alcune associazioni animaliste e alcuni amanti degli animali, l'ultima cosa che intendevamo fare, ci dispiace molto. Purtroppo a volte non ci rendiamo conto di essere di esempio per molti giovani, ma noi scherziamo. In queste ore abbiamo avuto modo di parlare con diversi rappresentanti di varie associazioni, con cui ci siamo scusati e chiariti». Mazzoli e i suoi compari hanno anche promesso di impegnarsi in prima persona in un lavoro di volontariato nei canili.

L'EDITORE SI DISSOCIA - La puntata con le scuse sarà anche pubblicata sul sito web del programma, dove già compare la presa di posizione della Finelco, l'editore dell'emittente, che non ha evidentemente ritenuto sufficiente il «mea culpa» in diretta dei conduttori. I toni con cui vengono prese le distanze sono tutt'altro che accomodanti: «Salva la libertà di espressione degli artisti nella determinazione dei contenuti della trasmissione, l’editore sente il bisogno di condannare le affermazioni dei conduttori». E ancora: «Ai conduttori del programma è stata inviata una lettera di richiamo e altre sanzioni sono allo studio da parte dell’ufficio legale della nostra Società. I conduttori stessi, una volta resisi conto della leggerezza e della superficialità delle proprie affermazioni, si sono impegnati a scusarsi personalmente e in questi giorni stanno contattando direttamente tutti coloro che si sono sentiti offesi da tali dichiarazioni». Tra l'altro la società sottolinea di essere sempre stata in prima fila nella lotta contro i maltrattamenti degli animali e per il sostegno alle iniziative a loro favore. «Abbiamo fondato l'associazioen Prontofido e collaboriamo quotidianamente con tutti organismi di tutela degli animali come Lav, Aidaa, Enpa, Lipu, Wwf e Lega del Cane. Inoltre, caso unico in Italia, abbiamo creato "Radio Bau", un'emittente online interamente dedicata agli animali».

I TEMPI DELLA SOSPENSIONE - Al posto dello «Zoo» in diretta, andrà in onda un programma registrato, un «best of» della stessa trasmissione. L'ufficio stampa della Finelco fa sapere che non è ancora stata presa alcuna decisione circa la durata della sospensione. Già in passato il programma aveva avuto delle battute d'arresto, ma poi era stato rimandato regolarmente in onda.

16/01/2009 09:58
 
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Salsa Picante
Re:
aston villa, 15/01/2009 15.21:

Si chiamano «Lo zoo di 105» e tra di loro c'è stato per molto tempo anche un Leone, vale a dire mister Di Lernia. Ma a dispetto della metafora animalesca, Marco Mazzoli e gli altri conduttori del programma di punta di Radio 105 (Fabio Alisei, Paolo Noise, Wender, Gibba, Pippo Palmieri, Petosauro) questa volta l'hanno fatta davvero grossa e sono riusciti a fare arrabbiare - di più, «imbestialire» - una gran parte dei loro ascoltatori, quelli più sensibili alle tematiche ambientaliste e animaliste. E lo hanno fatto proprio nella puntata di ripresa dello show, lunedì, dedicando una parte della loro chiacchierata live alle tecniche di sevizia su gatti, rospi e animaletti di vario genere. Il risultato è che da oggi il programma non andrà più in onda: la proprietà dell'emittente si è dissociata dalle parole degli «zoologi» e per dare un segnale forte ha deciso di metterli a riposo. Per quanto tempo, ancora non si sa.

LA PUNTATA «RIPARATRICE» - Chissà come la prenderanno gli ascoltatori, visto che da anni lo «Zoo» è il clou del palinsesto pomeridiano del network, oltre che uno dei programmi più seguiti di tutto il panorama radiofonico nazionale. Quello che è certo, però, è che gli stessi ascoltatori non avevano gradito gli eccessi della puntata di lunedì, quando ad un certo punto si è iniziato a parlare dei tanti modi di torturare un animale, dal petardo infilato nelle parti intime di un gatto alla sigaretta che fa esplodere le rane. Al punto che alla radio sono arrivate moltissime telefonate e email di protesta. Gli stessi conduttori devono aver capito di essere andati un po' sopra le righe, tanto che mercoledì hanno mandato in onda una puntata «riparatrice», in cui oltre a ridimensionare il senso delle loro parole hanno dato voce anche ai presidenti di gruppi e associazioni animaliste. Sul sito della radio è apparso anche un messaggio di Marco Mazzoli: «Siamo finiti a parlare di gatti e nel tono scherzoso e idiota (tipico del programma) abbiamo involontariamente toccato un tasto molto delicato che ha fatto incazzare alcune associazioni animaliste e alcuni amanti degli animali, l'ultima cosa che intendevamo fare, ci dispiace molto. Purtroppo a volte non ci rendiamo conto di essere di esempio per molti giovani, ma noi scherziamo. In queste ore abbiamo avuto modo di parlare con diversi rappresentanti di varie associazioni, con cui ci siamo scusati e chiariti». Mazzoli e i suoi compari hanno anche promesso di impegnarsi in prima persona in un lavoro di volontariato nei canili.

L'EDITORE SI DISSOCIA - La puntata con le scuse sarà anche pubblicata sul sito web del programma, dove già compare la presa di posizione della Finelco, l'editore dell'emittente, che non ha evidentemente ritenuto sufficiente il «mea culpa» in diretta dei conduttori. I toni con cui vengono prese le distanze sono tutt'altro che accomodanti: «Salva la libertà di espressione degli artisti nella determinazione dei contenuti della trasmissione, l’editore sente il bisogno di condannare le affermazioni dei conduttori». E ancora: «Ai conduttori del programma è stata inviata una lettera di richiamo e altre sanzioni sono allo studio da parte dell’ufficio legale della nostra Società. I conduttori stessi, una volta resisi conto della leggerezza e della superficialità delle proprie affermazioni, si sono impegnati a scusarsi personalmente e in questi giorni stanno contattando direttamente tutti coloro che si sono sentiti offesi da tali dichiarazioni». Tra l'altro la società sottolinea di essere sempre stata in prima fila nella lotta contro i maltrattamenti degli animali e per il sostegno alle iniziative a loro favore. «Abbiamo fondato l'associazioen Prontofido e collaboriamo quotidianamente con tutti organismi di tutela degli animali come Lav, Aidaa, Enpa, Lipu, Wwf e Lega del Cane. Inoltre, caso unico in Italia, abbiamo creato "Radio Bau", un'emittente online interamente dedicata agli animali».

I TEMPI DELLA SOSPENSIONE - Al posto dello «Zoo» in diretta, andrà in onda un programma registrato, un «best of» della stessa trasmissione. L'ufficio stampa della Finelco fa sapere che non è ancora stata presa alcuna decisione circa la durata della sospensione. Già in passato il programma aveva avuto delle battute d'arresto, ma poi era stato rimandato regolarmente in onda.




Ammazza, lo hai già scovato tu??? Lo stavo postando adesso, sono incaz... nera a leggere cose così, ma come si fa ad essere così idioti???? Io il petardo glielo metterei nelle loro di parti intime!!!


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