Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

NOTIZIE SUI NOSTRI AMICI ANIMALI

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2009 07:17
23/03/2009 23:54
 
Quota
Gli asparagi e l’immortalità dell’anima, avrebbe detto Achille Campanile: la National Geographic Society non c’entra niente con la tv italiana. Una ha l’aria così austera, l’altra così leggera, da non presupporre gemellaggi felici. E invece, strano ma vero: l’Italia, con la sua tv delle donne nude, forse proprio come reazione alla tv delle donne nude, è il primo mercato al mondo dei canali di National Geographic. Lo dice Sydney Suissa, che ne è il responsabile universale: «L’Italia è l’unico paese dove, sulla piattaforma Sky, si trasmettono tutte e cinque le reti: National Geographic Channel, Adventure, Wild, Music e HD». Anzi, Nat Geo Music ha a Roma il suo quartier generale. E come mai questo successo? «I nostri programmi hanno una buona reputazione, gli italiani cercano un’informazione seria e amano in modo particolare i documentari. Nuovo e fresco: questo vogliamo dalla tv». E noi che ci immaginiamo quali facili prede di vecchi reality: se ce li danno gratis. Ma se c’è da comprare qualcosa, allora cerchiamo lo scioglimento dei ghiacci, la vita del baby mammuth, quella del cobra reale e i sofisticati reportage di Diego Buñuel, nipote di Luis. Tutti girati benissimo, con una forza spettacolare di immagini e di suoni che conquista ragione ed emozione.

Evidentemente, caro signor Suissa, voi non badate agli ascolti. Ci mancherebbe se non ci badano, loro sono americani, hanno il «business» dell’«entertainment» che gli scorre nelle vene. E dunque: «Gli ascolti sono la cosa fondamentale. Senza ascolti, non c’è nuovo e fresco che tenga. Per questo continuiamo a investire in Italia: il seguito va benissimo e la pubblicità non manca». Nemmeno in tempo di crisi? Risponde John Bredar, produttore esecutivo di Nat Geo Tv. La sua struttura ha appena realizzato il documentario Ghiaccio estremo, di James Balog, che andrà in onda nell’«Earth Day», la giornata per la salute del pianeta il 22 aprile: «Intanto, abbiamo un sistema di finanziamenti a lunga scadenza». Beati voi. «Poi è proprio in tempo di crisi che vale la pena investire su questo mezzo: la gente non ha soldi, sta a casa e guarda la tele».

Una parola che nel vecchio edificio washingtoniano della National Geographic Society si usa come un mantra è: sinergia. E’ come se gli investimenti respirassero, si spostassero da una parte all’altra della grande fondazione, secondo i momenti. Divisi fra canali televisivi, internet, musica, la rivista che conta ancora moltissimi abbonati. E dove un servizio, favoleggiano, impiega anche due anni per andare in pagina. Tempi biblici che si contrappongono consapevolmente alla frenesia contemporanea, al bombardamento informativo. Loro dicono che puntare sulla qualità paga. Per la velocità hanno la tv ma soprattutto il web, per la lentezza il magazine. In controtendenza con l’aria che tira, non sembrano in crisi, la lobby ha l’aria potente. Dice John Fahey, presidente della Society: «Lo spirito della Fondazione è cambiato negli anni, è diventato più popolare, meno elitario. E, naturalmente, la scelta dei canali tv è funzionale alla popolarità».

La Society nacque nel 1888 per promuovere la geografia. Tra i suoi fondatori, Alexander Graham Bell, quello che a noi italiani non sta tanto simpatico perché rubò a Meucci l’invenzione del telefono. Ancora adesso, nonostante le mappe di Google, la geografia resta un fine e un cruccio: nella consapevolezza, e lo riconoscono presidenti e vicepresidenti assortiti, che la materia sia tuttora un segreto per molti americani. E che gli allievi delle scuole pubbliche spesso non sappiano dove collocare non si dica qualche piccola nuova repubblica dell’Asia Centrale ex sovietica, ma l’Oceano Pacifico. Di strada da fare, insomma, ce n’è tanta. E la percorrono anche grazie a concorsi lanciati nelle scuole medie, vere gare di geografia, come quelle di spelling che vediamo sempre nei film.

Poi c’è la musica, il respiro del mondo. Nat Geo Music punta sul glocal. I suoi contenuti sono diffusi su tutta la piattaforma (sinergia, sinergia), e quindi via web, radio, video, cinema; diventa una vera etichetta musicale, una risposta ai talent show della tv. In Italia collabora con Jovanotti, protagonista di uno speciale in onda a maggio. Intanto, da Washington, grande lancio per gli Ozomatli, una band nata a Los Angeles che fonde rap e salsa, samba e funk, reggae giamaicano e raga indiani. Sono divertenti, se li senti ti metti a ballare, usano una grande fisicità, non hanno (ancora) paura del contatto con la folla, terminano il loro concerto percorrendo la platea, in un accenno, addirittura, di Ballo del qua qua. Poi ci sono i giganti, gli U2: National Geographic Entertaiment ha prodotto U2 3d, uno di quei film tridimensionali da vedere con gli occhialini. Si diventa tutti buffi, ma quando Bono sembra che ruvidamente ti accarezzi, sei emozionato e in mezzo alla folla virtuale che tanto realisticamente ti circonda, ti senti immerso nella Sunday Bloody Sunday. E ti viene voglia di andare al concerto davvero. Se non fosse che è già tutto esaurito. Meno male il 3D.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Cerca nel forum
Tag cloud   [vedi tutti]

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:37. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com