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NOTIZIE SUI NOSTRI AMICI ANIMALI

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2009 07:17
08/01/2009 14:12
 
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Salsa Picante
La vittoria dei gatti di Hemingway

Il tribunale: i sessanta discendenti dei felini a 6 dita dello scrittore possono restare nella casa di Key West



NEW YORK

Ernest Hemingway ne sarebbe fiero. Dopo cinque anni di battaglie legali, Ava Gardner, Spencer Tracy, e gli altri 60 discendenti di Snowball, il fedelissimo gatto dello scrittore scomparso quasi mezzo secolo fa, potranno rimanere nella loro casa di Key West, in Florida. Non è certo un rifugio qualsiasi quello dell’esercito di felini, visto che si tratta dell’Ernest Hemingway Home & Museum, la casa coloniale dove lo scrittore visse con la seconda moglie Pauline, e che dopo la sua morte, nel 1961, è divenuta un museo a lui dedicato. E’ lì che concepì capolavori come «Addio alle armi» o «Avere e non avere».

Sin dall’apertura, nel 1964, i gatti sono considerati un’attrazione e sono divenuti parte integrante della storia del museo. Quando si varca la soglia del 907 di Whitehead Street, ci si sente osservati, ma non dai visitatori o dai solerti custodi, bensì dagli occhi di decine di gatti che scrutano i turisti mentre acquistano il biglietto. A rendere i felini ancor più particolari è il fatto che la maggior parte sia dotata di zampe a sei dita. Snowball, il gatto regalato allo scrittore da un capitano della marina alla fine degli anni Trenta, era appunto polidattile, aveva cioè sei dita nelle zampe anteriori, un tratto distintivo che sarebbe passato in eredità a metà dei discendenti.

I nomi altisonanti sono stati invece dati dai gestori del museo: ci sono Pablo Picasso, Simone De Beauvoir e Mark Twain. E in loro onore, il negozio di souvenir del museo non si limita a vendere libri ma t-shirt, foto e cataloghi ispirati ai felini. Tuttavia la permanenza nella casa di Key West rischiava di finire, in seguito alla battaglia legale avviata dal dipartimento dell’Agricoltura nei confronti del museo. La legge della Florida impone infatti che non si possano tenere più di quattro animali domestici in una casa, e secondo le autorità federali i felini dovevano essere trasferiti altrove per tutelarne la loro stessa sopravvivenza.

Dal 2003 al 2007, le trattative tra il dipartimento e i responsabili del museo hanno portato a un nulla di fatto, sino a quando circa un anno fa Michael Morawski, direttore della struttura, ha convinto i funzionari a ricorrere alla consulenza di un esperto indipendente. Del caso se ne è occupato la dottoressa Terry Curtis della scuola di Veterinaria dell’Università della Florida che indicò come i gatti a sei dita «godevano di ottima salute, erano ben curati e sembravano a proprio agio in quell’ambiente». Il trasferimento, l’affidamento, ad altre famiglie o a un gattile avrebbe rischiato di procurare loro un trauma e così ha consigliato di creare una recinzione all’interno della stesso museo dove farli vivere.

La proposta ha ottenuto il via libera delle autorità. «Siamo soddisfatti - spiega Morawski - Abbiamo trovato una soluzione che garantisce la salute e il benessere dei nostri felini e allo stesso tempo preserva il patrimonio storico del museo». La battaglia legale durata quasi cinque anni è costata al museo oltre 250 mila dollari tra avvocati e spese legali. «Ne è valsa la pena - prosegue Morawski - i gatti sono parte del nostro patrimonio e l’obiettivo era tenerli con noi. Siamo soddisfatti e lo sarebbe anche Hemingway».

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