00 05/04/2010 20:21
Cento giorni indimenticabili e soprattutto vissuti ai cento all'ora. Dalla chiamata di Cairo sotto Natale alla rivoluzione di mercato «a costo zero», dalla feroce contestazione dei tifosi all'apoteosi dell'altra sera all'Olimpico, dal rischio retrocessione dopo metà campionato alla concreta possibilità di andare direttamente in A in tempo di Pasqua. «Un miracolo o forse una follia sportiva», sorride Gianluca Petrachi che dal 26 dicembre ha visto e vissuto di tutto col Toro. «Risentire l'entusiasmo delle persone è stata la cosa più bella - spiega il direttore sportivo ingaggiato nel periodo più buio dei granata - e sapere che ora i tifosi si identificano in questi ragazzi è emozionante. Si è rivisto l'orgoglio granata e dopo tanta sofferenza è giusto essere felici ed ottimisti».

Il gol di Loria al 93' ha fuso il Toro, mai così compatto come ambiente e squadra, ma quel colpo di testa vincente verrà ricordato come la svolta per lotta promozione del Toro. «É una rete pesante - la rivede Petrachi -, figlia del percorso che abbiamo intrapreso tutti insieme. Io, però, sono convinto che la svolta sia avvenuta dopo la sconfitta con la Salernitana in casa e l'annuncio di Cairo. Se non ci fosse stato un gruppo solido, adesso il Torino lotterebbe con la paura ed i fantasmi della classifica. Ed invece...». Ed invece i granata sono terzi, dopo quattro vittorie consecutive, ad un punto dalla serie A diretta e con la prospettiva di giocarsela negli scontri diretti con Lecce, Cesena e Sassuolo. «Sogniamo volando bassi - predica Petrachi - e il mio uovo di Pasqua lo metterò in frigo e non lo aprirò fino alla fine per vedere quale sorpresa contiene».

Anche perché non c'è tempo per festeggiare, visto che sabato il Toro sarà a Lecce, contro la capolista, per la sfida più attesa dai giocatori, dalla tifoseria e da Petrachi che già soffre per il suo derby personale. «Sono leccese dentro, la mia famiglia vive a Lecce e le radici sono queste - risponde il figlio di Bruno, celebre cantante folk salentino -, però io penso solo a fare bene col Toro e la corsa non ho mai pensato di farla sulla squadra di De Canio. Noi guardiamo alle altre e sabato per me sarà importante per la classifica e non per i sentimenti».

Curiosamente, due stagioni fa il leccese Petrachi col suo Pisa dei miracoli venne eliminato ai playoff proprio dai giallorossi del Salento. «L'altra volta hanno goduto loro della promozione - rilancia - e adesso tocca a me, al di là del Lecce e di come finirà questo campionato. Io, purtroppo, non sono stato profeta in patria: sono cresciuto nelle giovanili del Lecce ed ho esordito in A con il giallorosso, ma né da calciatore né da dirigente mi sono reso utile alla mia città. Mi dispiace, ma si vede che il destino voleva portarmi al Toro». Con la sana prospettiva di essere promosso da dirigente ed aprire un ciclo in granata. «Me lo auguro - risponde Petrachi -, con Cairo abbiamo già parlato del rinnovo contrattuale. Non c'è una scadenza ben fissata, ma presto sistemeremo la situazione. Col presidente c'è un contatto quotidiano, diretto e franco che va ben oltre la comunicazione tra dirigenti. Il dialogo è forte, lui mi lascia fare e questo mi gratifica tantissimo».