00 23/03/2010 14:53
«Vendo il Toro», e la squadra decolla. Se avesse saputo prima che effetto poteva scatenarsi sui granata a livello di classifica e motivazioni, molto probabilmente Urbano Cairo avrebbe fatto il famoso annuncio con maggiore anticipo. Un po' per scaramanzia e un po' per spostare le pressioni dai giocatori al presidente. Fatto sta che la squadra di Colantuono da quel famoso 26 febbraio ha piazzato il miglior filotto degli ultimi tempi: 3 vittorie in 4 partite (Padova, Frosinone, Modena) e solo la sconfitta di Ancona ha rallentato la corsa di un Toro ritrovato e positivo.

Per rivivere le stesse sensazioni e avere gli stessi risultati bisogna tornare ad inizio campionato quando i granata centrarono 4 vittorie in 5 partite con in mezzo la sconfitta di Brescia. L'intervista su «La Stampa», dunque, ha avuto effetti benefici per i granata e alla fine può goderne lo stesso Cairo: il cammino promozione, dopo l'oscena sconfitta casalinga con la Salernitana, non si è interrotto, i giocatori presi a gennaio con la rivoluzione di Petrachi stanno rendendo (D’Ambrosio è l'esempio più bello) e ora anche lo stesso ambiente è meno avvelenato e in attesa serena di eventi. La vicenda con la famiglia Tesoro, che dovrebbe avere l’epilogo domani pomeriggio con la conferenza stampa a Torino, paradossalmente ha rinforzato l'immagine di Cairo tra i tifosi. Le promesse tradite, gli errori e la retrocessione restano, ma la speranza della promozione e una ritrovata pace sociale hanno portato a un altro clima. E così l'uomo che vuole vendere il Toro, dopo la vittoria di sabato a Modena, si è concesso il lusso di tornare a parlare brevemente per commentare la partita. Uno strappo alla regola del silenzio per esaltare il comportamento di una squadra rinata che stasera, all'Olimpico contro l'Ascoli, con una vittoria potrebbe rientrare nella zona playoff.

Obiettivo minimo, ora, ma che dopo l'Epifania tra aggressioni ai giocatori, assedi alla Sisport degli ultrà, ammutinamenti vari nello spogliatoio e sconfitta di Cittadella sembrava ormai irraggiungibile con il punto più basso mai toccato dal Toro e da Cairo. «Gli obiettivi non vanno dichiarati - ragiona Colantuono -, ma centrati. Lo dice Delio Rossi e ha pienamente ragione».

Il tecnico granata conosce fin troppo bene i difetti di questo Toro per potersi cullare in sogni di gloria. «Non siamo alla partita della svolta - risponde - perché potrebbe esserci già stata a Modena. Ma chissà, il campionato è strano, la classifica maledettamente corta. Certo, questa potrebbe essere la settimana della verità e se dovessimo anche battere Ascoli e Reggina...». Toro ed Ascoli sono tra le squadre più in forma del girone di ritorno, in nove partite hanno fatto 17 e 15 punti, ma Colantuono, adottato da San Benedetto del Tronto, vivrà il suo derby personale (da allenatore 5 partite e 5 vittorie) ritrovando Pià in attacco. Si tornerà così al 4-4-2, anche per l'assenza dello squalificato Barusso a centrocampo, ma questo Toro non vuole fermarsi pur se affaticato. «Di testa stiamo bene, ma la stanchezza c'è - ammette Colantuono -, anche se giocare subito per noi è un vantaggio. Non avremo tanti pensieri in mente». Quelli se li è già portati via Cairo con il suo slogan portafortuna.