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marchini e foggia
trophies, 05/12/2007 21.38:




infatti, è meglio che rimanga a casa sua [SM=x1272097]




Marchini contro Foggia, è guerra in casa rossoblù
Il caso è esploso con la memoria dell'avvocato di Marchini: una guerra in casa rossoblù con pestaggio in un bar di via Grazia Deledda a Cagliari. «Però Marchini considera Foggia ancora un amico», dice l'avvocato. Il ruolo del fantomatico "Marco". Storia banale se i protagonisti non fossero due rossoblù, il centrocampista Davide Marchini e il suo compagno di squadra Pasquale Foggia. Storia da estrema periferia della convivenza civile, che non è un luogo ma un modus vivendi . Storia che potrebbe presto giungere all'attenzione della Procura della Republica di Cagliari.

Storia iniziata al centro sportivo " Ercole Cellino " di Assemini il 24 ottobre e che sembrava destinata a finire lì. Invece si è complicata parecchio con torti e ragioni all'esame dei giudici sportivi e responsabilità penali che la magistratura potrebbe essere chiamata ad accertare. La vicenda inizia con uno scambio di sguardi non proprio teneri tra i due calciatori, prosegue con qualcosa di più pesante, determina poi un pestaggio in un caffè del capoluogo dove Marchini viene aggredito, a suo dire, «da un amico di Foggia». In questo contesto, tutt'altro che sereno, si inserisce successivamente la richiesta del Cagliari al collegio arbitrale della Lega di rescissione del contratto con l'esterno di Ferrara. Ricorso sostenuto, va detto subito, da motivazioni che nulla hanno a che vedere con i fatti precedenti. La società accusa il calciatore di inadempienze contrattuali. Ovvero, da quel che se ne sa, di aver disertato gli allenamenti senza una valida giustificazione.

LA VERSIONE DI MARCHINI. Al momento, l'unica ricostruzione disponibile, è di parte. Quella di Marchini. O meglio, del suo legale. In una memoria al collegio arbitrale di Milano, di cui è stato componente per parecchi anni, l'avvocato cagliaritano Piero Olla riferisce dei contrasti tra i due giocatori e dell'aggressione subita dal suo assistito. Partiamo dalla scintilla, da quanto accaduto il 24 ottobre al centro di Assemini. «Durante una partita di allenamento, come normalmente capita, Marchini si è scontrato» con Foggia. Tra loro c'è stato uno scambio di insulti «e forse anche qualche "carezza"». Niente di irrimediabile, ma il mister (allora era ancora Marco Giampaolo) ritenne opportuno «sospendere l'allenamento». Una decisione probabilmente motivata dalla necessità di gettare acqua sul fuoco. L'episodio è stato valutato «da tutti normale - commenta Olla - dato l'agonismo, tanto è vero che la stessa società ha ritenuto di non dover assumere, nei confronti dei protagonisti, neanche la sanzione dell'ammonizione scritta». Nei giorni seguenti, «il Marchini è stato oggetto di sguardi non certo di benevolenza da parte del Foggia, che si limitava a dire ai compagni vedrete che cosa succederà lunedì ».

PUGNI E SEDIATE. E il lunedì successivo, 29 ottobre, non è stato un tranquillo inizio di settimana. Almeno per il centrocampista e sempre stando a quel che si legge nella memoria del suo avvocato. «Alle ore 13-13,30 circa, il Marchini e il collega Robert Acquafresca si trovavano all'interno del bar ristorante Caffè Agorà di Cagliari, via Grazia Deledda 45. Dopo qualche minuto è entrato anche il calciatore Pasquale Foggia, il quale, pur avendo mantenuto nei giorni precedenti un grande distacco nei confronti del Marchini, sino a negargli il saluto, ha chiesto di potersi sedere allo stesso tavolo». Richiesta interpretata come volontà di riappacificazione e accolta senza indugi. «Rimaneva quindi libero il posto a fianco del Marchini, quando, dopo pochi secondi, si presentava un signore dalla stazza molto robusta e dallo spiccato accento napoletano, noto col nome di "Marco", ma altrettanto noto come amico del Foggia, tanto è vero che erano stati visti insieme a Napoli in occasione della prima di campionato. Questi, dopo essersi seduto accanto al Marchini, si rivolgeva verso quest'ultimo chiedendogli perché durante l'allenamento di qualche giorno prima si fosse permesso di colpire il proprio amico Pasquale , riferendosi al Foggia». Clima teso e «Foggia, a questo punto, si alzava e lasciava il tavolo, facendo un cenno al collega Acquafresca perché lo seguisse fuori, in modo da lasciare soli all'interno del locale il "Marco" ed il Marchini». Subito dopo «il napoletano si è avventato contro il Marchini, sferrandogli un violento pugno sul naso. E mentre l'offeso si alzava e cercava di difendersi coprendosi il viso, l'aggressore, brandendo la sedia sulla quale era prima seduto il Marchini, si avventava contro quest'ultimo, cercando di colpirlo con violenza alla testa, e ferendolo invece alla mano ed al braccio con i quali cercava di difendere il volto per evitare i ripetuti colpi di sedia». Marchini cerca di fuggire, esce dal locale, ma "Marco" lo segue, gli lancia la sedia che però finisce contro un'auto in sosta. Il legale continua poi la ricostruzione affermando che il suo assistito informò subito il padre che, a sua volta, riferì telefonicamente dell'aggressione al preparatore atletico Maurizio Di Rienzo. «Che evidentemente - deduce Olla - informava la società. La quale non è che abbia pensato a tutelare l'aggredito, perché il massimo che ha ritenuto di fare è stato di evitare che l'episodio trapelasse». Nel documento inviato alla Lega si sostiene che il fatto creò immediatamente "un certo disagio" tra gli altri calciatori del Cagliari e alcuni di loro «capeggiati dal capitano Diego Lopez» raggiunsero il collega aggredito in ospedale dove era stato accompagnato dal centrocampista Alessandro Budel. Marchini fu medicato, con alcuni punti di sutura alla mano sinistra, dal professor Salvi. «Che guarda caso - sottolinea Piero Olla - è uno dello staff sanitario della società. Marchini non ha ancora ricevuto il referto».

ALLENAMENTI MANCATI. Dopo l'aggressione, sostiene Marchini, la società gli concesse un permesso di quattro giorni a partire dal primo novembre. Al telefono, sarebbe poi stato inviato a stare ancora a riposo. Sentendosi sufficientemente in forma, avrebbe poi spedito un telegramma annunciando il suo rientro per gli allenamenti. Ma il giorno seguente, il 20 novembre, si sarebbe presentato al campo di Assemini dove, dice, gli fu negato l'accesso con suo totale disappunto tanto che richiese l'intervento dei carabinieri. Il 22 fu informato del ricorso presentato dalla società con la richiesta di rescissione del contratto. Riferisce l'avvocato Olla: «Aveva già dimenticato quanto accaduto e considerava, e considera, Foggia come un amico. Il ricorso lo ha costretto a difendersi, ma è pronto a ricercare una soluzione pacifica, una transazione». Concludendo la sua memoria, il legale chiede al collegio di respingere la richiesta di risoluzione del contratto o, in subordine, una sanzioni più lieve (dall'ammonizione scritta alla mula o alla riduzione dei compensi) tra quelle previste per i calciatori che vengono meno agli obblighi contrattuali.
Per quanto riguarda l'aggressione, invece, della vicenda si occupa un penalista romano. Per un'eventuale querela, il calciatore ha tempo fino al 28 gennaio. Se deciderà di presentarla, sarà contro ignoti e toccherà poi ai magistrati identificare il responsabile.Foggia è solo un testimone. Sempre che, nel frattempo, non si trovi un accordo, una soluzione che stia bene a tutti.
STEFANO LENZA
06/12/2007 10:10Rubriche


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