Ricchezza, ma anche lusso. La camorra vende supermoto in tutta la Campania, viaggia in Ferrari, vive in ville da film, altre ne costruisce in Costa Smeralda. Gli ultimi sequestri confermano la potenza economica, ma anhe la vanità dei clan. Una tendenza che ha ispirato il nome in codice dell’operazione: "Faraone". Sono stati ieri sottratti dalla Dia 120 milioni di beni, un giorno dopo i 50 bloccati dai carabinieri. Centosettanta in totale, a poche ore dal ritorno del ministro Roberto Maroni in Campania.
Ha cominciato il comando provinciale dei carabinieri di Caserta, con un sequestro giudiziario della Procura antimafia, ai clan che dominano nell’area di Maddaloni. L’alleanza Farina-Micillo-Martino è stata cancellata con due blitz, novembre 2006 e marzo 2009. Qualche giorno fa altri cinque arresti per bloccare una banda che aveva tentato di sostituiri alle tre cosche, cominciando dal Comune di Maddaloni. Convocò durante il consiglio il sindaco per chiedere soldi ("Un contributo sociale alle famiglie dei detenuti") ma anche l’elenco degli appalti pubblico per l’interporto Maddaloni-Marcianise.
Al sequestro, firmato dagli stessi pm che avevano diretto gli ultimi blitz, Raffaello Falcone e Giovanni Conzo, segue stamane la "Operazione Faraone", disposta dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. È stata accolta dai magistrati della "Sezione misure di prevenzione" la richiesta del generale Antonio Girone della Dia. È uno dei più importanti sequestri alle mafie. Oltre 120 milioni di beni, che rivelano anche il circuito finanziario di riciclaggio di tre clan: "Belforte" di Caserta e Mwrcianise, "Bidognetti"e "Zagaria", il primo perdente l’altro ancora molto potente nella galassia dei Casalesi. Le indagini della Dia di Napoli, diretta da Maurizio Vallone, bloccano beni di grande valore, ma anche significativi. Rivelano le proiezioni del riciclaggio di danaro raccolto attraverso le estorsioni alle imprese . La camorra reinveste in attività commerciali ma anche in auto e ville di lusso. Secondo l’inchiesta della Dia, sarebbero 19 i prestanome dei 120 milioni di euro sequestrati. Sono proseguiti per due giorni e due notti i sequestri della Dia. L’ultimo è stato sigillato ieri a tarda sera dal colonnello Luigi Marra: un cantiere con una una villa per più famiglie in costruzione a Porto San Paolo, a Sud di Olbia, sulla costa Nord-Est della Sardegna. Porto San Paolo, poco distante dalla costa Smeralda, di fronte all’isola di Tavolara, riunisce le ultime importanti costruzioni. Villaggi residenziali che saranno abitati anche d’inverno: proprio tra Olbia e Porto San paolo è quasi ultimato il complesso ospedaliero del San Raffaele, che ripete in Sardegna la struttura milanese.
Il clan Belforte, guidato da Salvatore e da Domenico considerato "il braccio armato, un killer violento e impulsivo", si è reso indipendente dai Casalesi, operando su caserta e nella fascia tra Marcianise e San Nicola la Strada. L’indagine attribuisce ad un imprenditore incensurato il ruolo di prestanome, ma anche quello di mente economica del clan. Salvatore Tartaglione ("Il Sergente") avrebbe dilatato le fortune del clan Belforte come dimostrano i flussi finanziari ricostruiti dalla Dia. Ottanta immobili, interi edifici con decine di appartamenti sono stati sequestrati oltre al parco Irene 2 con 34 alloggi di lusso, sei negozi, 13 garage. Si evidenzia tra i sequestri anche una "villa faraonica", definita così dagli inquirenti, tre livelli con archi e stucchi di pregio architettonico nel Parco delle Vacche, di origini borboniche nell’a rea della Vaccheria, accanto al Belvedere di San Leucio, borgo di antiche seterie. Il clan acquista da aste fallimentari. Un dettaglio che dimostra come sia facile per la camorra riacquistare i beni, ove il governo decidesse di rimettere all’asta il tesoro confiscato ai clan.
Altri sequestri colpiscono il clan Bidognetti, retto da Francesco, in carcere all’ergastolo. Tra i Casalesi il più debole dei tre clan, decimato da arresti e tradimenti, numerosi i pentiti. Per il clan Bidognetti operava anche Giuseppe Setola,in una fallita strategia stragista. Si finse cieco per ottenere gli arresti domiciliari, e poi evadere. Protagonista della strage con 18 delitti, fu l’ultimo ad arrendersi del gruppo di fuoco, stanato a Mignano Montelungo dai carabinieri di Caserta a gennaio.
Luigi Tamburrino è il personaggio chiave dei beni sequestrati al clan. Arrestato il 25 gennaio 2008, cugino di Raffaele Bidognetti, aveva il compito di convocare gli imprenditore e trattare la tangente con Luigi Guida "O’ ndrink", latitante in Costa Smeralda anni fa, reggente del clan Bidognetti dopo l’arresto del capo, oggi pentito. Luigi Tamburrino ha la prima concessionaria di moto della Campania, la "Tamburrino Motors" a Parete, vicino Caserta. Sequestrate 70 moto e 50 auto di lusso. Anche una Ferrari.
Una parte dei beni sequestrati è sottrata ad Antonio Santamaria, considerato un prestanome del clan Zagaria. Il capo, Michele, è latitante da 14 anni ma prosegue la sua fortunata attività imprenditoriale, finanziando anche imprese del Nord in concorrenza con le banche. Sarebbe presente in molti dei grandi appalti pubblici. Michele Zagaria di Casapesenna con il suo alleato Antonio Iovine, di San Cipriano d’Aversa, rappresenta l’ala più potente e agile dei Casalesi. Per la sua potenza economica e la frammentaria collaborazione dei pentiti.