aston villa
00lunedì 14 luglio 2008 13:34
Un paio di manette in bianco e nero, scritte rosa shocking: «Ciao, questo è il mio sito personale, troverai contenuti di vario genere che mi riguardano e molte immagini che mi ritraggono e che sono adatte ad un pubblico over 18. Quindi solo se sei maggiorenne... entra». Entriamo - niente ce lo impedisce - e ci troviamo nel blog a luci rosse di «Elenoire20», nome d’arte di una bella ragazza di Milano che oggi ha 26 anni, è fresca di laurea in architettura, «webcam girl» dal 2005. «Mi piace esibirmi, è la mia perversione, le fantasie sessuali mi intrigano e non sento freni morali: vendo solo la mia immagine» spiega al telefono con voce candida e allegra.
Benvenuti nell’era del porno 2.0. Dove a dettare le regole non sono più i manager alla Riccardo Schicchi, ma gli utenti: da una parte i guardoni online, che secondo le stime più diffuse in Italia sono circa 250 mila, dall’altra le «signorine webcam» che si spogliano, si toccano, video-chattano o fanno sesso davanti a una videocamera collegata a Internet. Un fenomeno che coinvolge 75 mila studentesse universitarie italiane che usano in vario modo il proprio corpo per lavorare (ma soltanto il 3 per cento sono vere prostitute).
«L’industria del porno come l’abbiamo conosciuta non esiste più, le persone non si accontentano di guardare, vogliono partecipare» commenta Schicchi, che si è riciclato su Internet creando network di pornostar.
Federico Ferrazza, autore del libro-inchiesta «Personal Porno» spiega: «La Rete è facilmente accessibile e permette nella comodità e discrezione di casa propria, senza mai incontrare i clienti nella realtà, di guadagnarsi da vivere»: da pochi centesimi fino a diversi euro al minuto, con una media in 4 ore di 72 euro netti: lo stipendio di un normale part-time. Circa il 50 per cento dell’incasso lordo va allo staff del portale Internet che gestisce le transazioni e garantisce l’anonimato.
Elenoire20 ci tiene, al suo anonimato: i genitori - cattolici praticanti - sono all’oscuro delle sue attività online. Ma racconta che sul Web si collega d’amore e d’accordo con il fidanzato, studente lavoratore più giovane di lei: «Mi sono registrata tre anni fa, dopo che eravamo venuti a conoscenza del portale Riv (Ragazzeinvendita.com) attraverso una newsletter». Le iscritte a Riv si sono triplicate nel giro di due anni fino a oltre 4 mila. Ma si moltiplicano i siti che offrono condizioni migliori. Da allora Elenoire20 si è aperta il blog che le serve da vetrina e per fidelizzare la sua «community», mentre per guadagnare soldi è migrata su un sito che la paga meglio, Divascam.com: «Ragazzeinvendita.com ci dava solo il 35 per cento, qui invece incassiamo il 50 per cento netto». Con lei sono migrati i clienti più affezionati, una trentina in tutto: che amano chiacchierare online con linguaggio spinto, ma soprattutto guardarla svestirsi, toccarsi e fare sesso. Poco importa se è col suo ragazzo: basta che anche lui sia ben disposto a partecipare al porno-show.
«Non abbiamo la tivù, la sera quando siamo a casa ci colleghiamo col personal computer a Internet in video-chat, è molto più stimolante, vuoi mettere?» racconta cristallina Elenoire20. «Funziona così: c’è una chat pubblica di gruppo gratuita dove si familiarizza, poi il cliente può passare a quelle più personali e chiedere un incontro online in privato a pagamento». Per partecipare bisogna sapere l’inglese e spesso anche il francese, perchè i clienti possono venire da tutto il mondo.
«Di giorno studio, faccio la disegnatrice di urbanistica con l’AutoCad - racconta - ma mica sono bigotta». Prima, per mantenersi, ha passato in rassegna ogni genere di call center. «Ci tocca arrangiarci per campare e allora mi sono detta: perchè non trovare un’attività che mi diverte?».
La valuta delle universitarie che vendono l’immagine del proprio corpo sono le «rose», dove ogni rosa vale un euro: «Per vedermi fare uno strip portami cinque rose» cita un annuncio su Bakeca.it; «Per poche rose uso per 15 minuti il mio giocattolo preferito» è la promessa su Kijiji.it. Secondo una ricerca di Cambridge, la pornografia universitaria in Gran Bretagna è cresciuta del cinquanta per cento negli ultimi sei anni: «Quando penso a quello che guadagnerei ordinando gli scaffali - dichiara un’intervistata - quello che faccio non è poi così male». C’è chi con la webcam guadagna senza «sporcarsi», ma anche chi si prostituisce per davvero. Però non manca la deontologia e le regole sono trasparenti. Per esempio tutti i siti a luci rosse pubblicano avvertenze sulla necessità di essere maggiorenni e la presenza di immagini o testi espliciti e potenzialmente offensivi. Di solito c’è un invito a collaborare per il rispetto delle regole e a segnalare eventuali infrazioni. Mentre, per accertare l’età, le parti a pagamento richiedono la registrazione e i dati della carta di credito.
Helen (sexy-helen-cam.com), 24 anni, autrice del libro-confessione «Diario di una webcam girl» (Mursia editore), ha incontrato centinaia di uomini affamati di sesso che si sono piazzati davanti a una telecamerina con le manette ai polsi. Qualcuno ne ha anche perso le chiavi. Tra le scene più ilari - ma anche allarmanti - del suo racconto, quella del padre pizzicato sul più bello dai figli. Così, mentre lei in un mese guadagnava 1200 euro, dall’altra parte c’era chi - pagando tre euro al minuto - rimaneva letteralmente in mutande.
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La Legge
Il Fisco vorrebbe colpire i profitti
Il porno online appartiene - come gran parte dei nuovi modi di comunicare e fare business su Internet - a una «zona grigia» allo studio di politici, legislatori e forze dell’ordine. Per esempio, il fisco vorrebbe obbligare le signorine webcam a pagare le tasse, sui loro introiti.
E il mese scorso è stato presentato in Senato (da Alessio Butti, Pdl) un disegno di legge che propone la reclusione da 1 a 5 anni e multe dai 2.500 ai 50 mila euro per la pornografia online che non tutela i minori. «Non si comprende come possa essere possibile che la pornografia divenga un reato solo su Internet» risponde l’Assoprovider.