Licenziato

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aston villa
00venerdì 12 marzo 2010 09:26
«Settati piccì». Due parole bastano per essere licenziati, in aula. Il maestro A.B. supplente nel secondo circolo didattico di Pordenone è stato licenziato in tronco: non parlava italiano, dicono. Invitava il bambino in piedi a sedersi dietro il banco dicendo: “settati”. Nel terzo millennio sembra una storia alla Edmondo De Amicis, soltanto che non c’è il cuore a salvare il finale. Il maestro che parlava un mix di campano e toscano è finito disoccupato.

«Brava persona, supplente a 40 anni compiuti da un pezzo, in arrivo dalla Campania - hanno detto i colleghi sotto la coltre di silenzio e anonimato che avvolge la vicenda in aula -. Il suo peccato originale: talvolta parlava dialetto stretto del Sud».

Nelle due classi dei plessi primari di Vallenoncello e via Vesalio dal secondo giorno di scuola, in settembre la questione era rimbalzata come un anacronismo storico. «Il maestro ci parla in una lingua strana - dicevano i bambini ai genitori, ridendo e motteggiandolo -. Parlammo uguale così».

Allarmati i genitori, avevano bussato alla porta della dirigente Nadia Poletto nella sede centrale della Rosmini. Il meccanismo dei controlli era partito: attente visite in classe dell’ispettore inviato dall’Ufficio scolastico regionale e provinciale con supervisione dei quaderni e quello che è venuto fuori, sono stati refusi linguistici e peggio. Errori di grammatica e di lessico dei bambini, in tanti compiti ed esercizi.

«Gli abbiamo consigliato di fare punteggio fino a gennaio per avere un risultato professionale in graduatoria - hanno detto dalla cattedra del secondo circolo con la promessa dell’anonimato - e di andarsene da questa scuola. Niente da fare: dispiace perché è una brava persona. Non parla sempre l’italiano corrente. Buon rapporto con i bambini, ma se il maestro non ha un idioma corretto che docente è?».

Avesse parlato friulano? «La “marilenghe” è un’altra cosa - dicono le esperte di lingua -. Questo non appartiene alla nostra tradizione».

Il caso ha creato qualche imbarazzo. «Il sindacato deve fare qualcosa - hanno suggerito alcuni colleghi -. Lo hanno silurato con pregiudizio. Non hanno usato lo stesso metodo in Provincia, per scegliere l’insegnante nella trasmissione “Parlare italiano si può” dedicata agli stranieri immigrati e da alfabetizzare, su TelePordenone? Il primo candidato di grande professionalità aveva una inflessione sicula: è stato silurato».
daiquiri
00venerdì 12 marzo 2010 21:04
Sempre peggio l'Italia. Dopo le incivili proteste perchè alcuni giudici non parlano l'italiano ed un'altra viene accusata di essere comunista solo perchè ha la foto di Che Guevara, addirittura si vorrebbe che chi insegna a scuola debba parlare la lingua italiana. Tra un po' si pretenderà che chi non ha la terza media non possa fare il chirurgo, speriamo che arrivi qualche magistrato coraggioso e blocchi questi scempi. Alla peggio una telefonatina di debenedetti...
Altrimenti il padrino mafioso di travaglio.
enmanuel
00venerdì 12 marzo 2010 21:13
Ma quanti somari forse peggio di quello e magari pure di ruolo, fanno le sanguisughe nella scuola italiana???

Tra l'altro poi, rovinano generazioni di studenti.

La scuola non dev'essere un luogo dove i professori hanno diritto allo stipendio.
la scuola dev'essere un luogo dove gli studenti hanno diritto ad un insegnamento ed i docenti il dovere di insegnare ed il diritto di essere retribuiti(perchè insegnano e bene, non perchè son docenti e stop)


Povera scuola italiana, mi sa che tra immigrati che non parlano e capiscono una mazza di italiano e professori indegni di avere quel titolo, a scuola i nostri figli ce li rovinano di sicuro...e paghiamo pure le tasse per quello! [SM=x1449910]
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