Incubo morbo di Gehrig. Borgonovo: "Sto male"

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El Tr3n
00venerdì 5 settembre 2008 13:33

L'ex attaccante di Milan e Fiorentina attaverso un sintetizzatore vocale racconta il suo dramma: "Voglio migliorare la qualità della vita dei malati di Sla e supportare i ricercatori". L'8 ottobre amichevole benefica fra rossoneri e viola per la sua Fondazione.

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MILANO, 5 settembre 2008 - Stefano Borgonovo, ex centravanti di Fiorentina e Milan, è ammalato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), meglio conosciuta come morbo di Gehrig. Malattia a decorso inesorabile - tutti i muscoli si bloccano via via, la mente però resta lucida -, la Sla ha già ucciso 39 ex calciatori, come accertato da Raffaele Guariniello, magistrato di Torino. In media la Sla colpisce sei persone ogni centomila, nel calcio italiano Guariniello e i suoi periti hanno individuato 43 casi su 30 mila giocatori: evidente sproporzione. Il doping, però, c’entra poco e la cartina di tornasole è il ciclismo, sport in cui non c’è traccia di Sla. Probabile che la correlazione tra pallone e morbo di Gehrig sia dovuta a un cocktail di concause: traumi a gambe e testa; abuso di anti-infiammatori; sforzi eccessivi in allenamenti e partite; contatti con pesticidi usati per i campi da gioco; predisposizione genetica. Oltre a Borgonovo, al momento altri tre ex calciatori soffrono di Sla, sono due centrocampisti di B e C degli anni Ottanta e Piergiorgio Corno, ex del Como.
PRIVACY - Da circa un anno e mezzo si sapeva della malattia di Borgonovo, ma Stefano non voleva che la sua storia venisse raccontata. Finché Massimo Mauro, della Fondazione Mauro e Vialli che raccoglie fondi per la lotta alla malattia, e il dottor Mario Melazzini, presidente dell’Aisla, l’associazione che in Italia aiuta le famiglie colpite dal tornado Sla, hanno convinto Borgonovo ad aprirsi. Stefano ha accettato di incontrare una troupe di Sky.
SINTETIZZATORE - Borgonovo non riesce più a parlare da tempo. E’ tracheotomizzato e si esprime con un sintetizzatore vocale, al computer. Parla con gli occhi: i suoi sguardi comandano un mouse e tramite un software le lettere indicate vengono trasformate in voce. A Sky ha detto: “Ringrazio Milan e Fiorentina, Galliani e Della Valle, perché mi sono vicini. Voglio creare una Fondazione Borgonovo per aiutare la ricerca e gli ammalati come me”. Verrà organizzata un’amichevole con incasso devoluto alla nuova struttura di Stefano. Donadoni, Ancelotti, Baggio, Dunga e Maldini hanno fatto arrivare messaggi di solidarietà.
SERENITA' - Borgonovo vive a Giussano, a Nord di Milano, ed è sostenuto dalla famiglia: la moglie Chantal e i 4 figli, un maschio e tre femmine. Il primogenito ha vent’anni, l’ultima bimba è nata quando Borgonovo soffriva dei primi sintomi della malattia. Stefano è in cura al “Nemo” dell’ospedale Niguarda di Milano, laddove Nemo ha un duplice significato: Nemo come acronimo di “Neuro-muscolar omnicenter”, centro specializzato in mali come Sla, distrofia muscolare e atrofia spinale, e Nemo come il pesciolino del cartone animato della Pixar Disney (“Alla ricerca di Nemo”, 2004), tormentato da una pinna atrofica. Borgonovo è sereno, non prova rancore o rabbia per il calcio, ritiene la malattia una fatalità. Ha passato momenti neri, voleva isolarsi, poi ha capito che il suo nome può essere speso per reperire fondi da destinare alla ricerca. Oggi dice di avere degli obiettivi: “Migliorare la qualità della vita di ogni malato di Sla e fare in modo che tutti abbiano un sintetizzatore vocale; supportare i ricercatori”. E così è diventato consigliere dell’Aisla, assieme a Massimo Mauro, che sa bene quanto dolore possa provocare una grave malattia.

aston villa
00venerdì 5 settembre 2008 19:16
In Italia ci sono 5500 persone affette da Sla (una ogni 50 mila ogni anno), la sclerosi laterale amiotrofica, quella terribile malattia degenerativa e progressiva che colpisce il sistema nervoso e porta alla paralisi. Un male che nel mondo del calcio è tristemente conosciuto per il numero di vittime (già 15) che ha mietuto e le cui cause sono ancora scientificamente ignote.

Ieri sera sul nuovo canale SkySport 24 si è parlato di Sla, conosciuta anche come Morbo di Lou Gehrig, dal nome del giocatore americano di baseball che per primo ne fu colpito. La tv satellitare l’ha fatto con la toccante testimonianza di Stefano Borgonovo, 44 anni, ex centravanti della Fiorentina di Roberto Baggio e del Milan di Arrigo Sacchi. Nel 2005 Borgonovo ha scoperto la malattia, che ora è in uno stadio molto avanzato. Adesso è immobilizzato e comunica, come faceva Pier Giorgio Welby, attraverso un computer che traduce in parole elettroniche un movimento degli occhi o un impalpabile battito di palpebre. Lotta con lo stesso coraggio con cui una volta si buttava su un pallone vagante in area di rigore per cercare il gol.

Stefano è stato a lungo all’ospedale Niguarda dove c’è un centro all’avanguardia per la cura della Sla. Duemila metri quadrati con tutti i macchinari più sofisticati e un’equipe medica di prim’ordine, con 25 posti letto per i degenti e 4 per il day-hospital. A creare questo reparto in cui si cerca di alleviare le terribili sofferenze dei malati, è stato l’oncologo Stefano Melazzini, presidente dell’Aisla (sito internet www.aisla.it), anch’egli affetto dallo stesso male. Melazzini ha segnalato la presenza di Borgonovo al Nemo di Niguarda a Massimo Mauro, che con Luca Vialli ha creato una fondazione per la raccolta di fondi contro la Sla. Mauro ha incontrato l’ex giocatore, l’ha convinto a diventare testimonial della lotta alla malattia, ha soprattutto trovato un uomo coraggioso, lucido, pronto a collaborare e per nulla disposto a firmare la resa. Stefano non pensa all’eutanasia, anzi, vuole restare in campo per contribuire a incrementare la ricerca e reperire fondi per macchinari che sono molto costosi.

Attraverso il computer che gli permette di comunicare con la moglie e i quattro figli, ha potuto rispondere alle domande che Mauro gli ha posto incontrandolo mercoledì nella sua abitazione milanese. Stefano vi ritorna quando le sofferenze gli concedono tregua e le cure diventano meno martellanti. Parole mai scandite dalla disperazione e che in taluni momenti si sono trasformate perfino in un inno alla vita. Ha scagionato il calcio: «Io tornerei in campo, non è provato in nessun modo che giocare a pallone possa causare la Sla. Continuerò a dare il mio contributo, perché si riesca a trovare una cura». Mai lontano dalla quotidianità, segue con partecipazione le vicende del mondo che sta fuori dalla sua finestra. L’ha colpito il dramma di Pessotto: «La vita non si getta mai via. Sono contento che ora stia bene. Non bisogna distruggere il bene più prezioso che abbiamo». L’8 ottobre Milan e Fiorentina giocheranno una partita il cui incasso sarà interamente devoluto alla neonata fondazione «Stefano Borgonovo». Un gesto che gli è piaciuto: «Ringrazio Galliani e Della Valle, con questa iniziativa mi hanno reso felice». Borgonovo sarebbe ancor più contento se la A e la B devolvessero una percentuale dell’incasso di una giornata di campionato all’Aisla. Una proposta che Massimo Mauro ha fatto anche sua e che spera di poter trasformare presto in realtà.

aston villa
00domenica 7 settembre 2008 05:58
I professionisti del pallone hanno un rischio sensibilmente maggiore di ammalarsi di sclerosi laterale amiotrofica. Lo indica uno studio condotto dal professor Chiò delle Molinette di Torino su calciatori di serie A e B, un rischio 6,5 volte maggiore rispetto alle persone normali. Lo ha ricordato Nicola Vanacore, epidemiologo all'Istituto Superiore di Sanità, uno dei massimi esperti italiani di Sla, o morbo di Gehrig, tornata alla ribalta dopo la drammatica confessione dell'ex calciatore Stefano Borgonovo, costretto all'immobilità dalla malattia. È proprio di Vanacore l'altro dei due soli studi scientifici italiani sul rapporto epidemiologico tra Sla e calciatori, e i risultati non avevano lasciato dubbi: secondo i suoi dati (che avevano considerato anche i calciatori di serie C), il rischio di mortalità per un calciatore è di 11,5 volte in più.

LE CAUSE - Ma quali sono le ragioni di questa frequenza? «Tutte le ipotesi si equivalgono - ha dichiarato Vanacore - dai microtraumi al doping, dai pesticidi sul campo all'uso di antinfiammatori. Noi stiamo seguendo la pista degli integratori alimentari, ma ci vorrà del tempo». La Sla, insomma, resta terribile ma misteriosa: porta alla degenerazione progressiva del sistema nervoso, inibendo man mano la capacità di muoversi ,poi di deglutire, di parlare, di respirare. «Si dovrebbero investire soldi sulla ricerca scientifica - sottolinea Vanarelli - indagando i fattori di rischio, i modelli animali, e così via. Non solo per i calciatori, ovviamente, ma per i 2.500 malati di Sla in Italia. Spero che su questo tema si faccia ricerca anche a prescindere dalla magistratura».

CASTELLACCI: «NESSUNA PROVA» - «Da sempre studiamo, o cerchiamo di studiare, le motivazioni per cui nell'attività sportiva, com'è stato detto più volte, ci potrebbe essere una percentuale di casi maggiori. È una cosa che, comunque sia, vera o non vera, deve preoccupare e deve portare gli studiosi, specialmente i neurologi, a comprendere le motivazioni». Enrico Castellacci, medico della Nazionale di calcio, interviene dai microfoni di Sky sul caso dell'ex calciatore Stefano Borgonovo, afflitto da Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica). «È l'ennesimo episodio che turba moltissimo - dice il medico, parlando della possibile corrispondenza tra l'attività professionistica e l'insorgenza della malattia -. Io stesso ho organizzato un paio di congressi sulla Sla, ma anche tra gli specialisti che sono venuti non è emersa una sicurezza e una verita» assoluta. Vuol dire che bisogna fare dei passi in avanti e, chiaramente, non bisogna superficializzare il problema». Castellacci spiega che molte sono le ipotesi che collegano sport e Sla: «Sono state fatte tantissime ipotesi, da quelle farmacologiche, a quelle dello stress, a quelle dei traumi. Per questo, quando le ipotesi sono così variegate, è difficile arrivare ad una soluzione».

CAMPIONI «CAMPIONE» - L'occasione, per i ricercatori, è imperdibile: «Può sembrare cinico, ma il dato epidemiologico sui calciatori ci offre un campione statistico rappresentativo di soggetti più vulnerabili al morbo» chiarisce Vanacore, «un campione che, come tutti i campioni, è più semplice da studiare. Basterebbe investire, far collaborare tutta la comunità scientifica, dall'epidemiologo al chimico, perchè la Sla è una malattia complessa e occorre un'interazione tra professioni diverse».



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