Lettera a Lula

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stuwhima
00giovedì 17 giugno 2010 17:36
YOANI SANCHEZ

L’Avana, 14 marzo 2010

Signor Ignacio Lula Presidente del Brasile: Una volta mi hanno raccontato che le imbarcazioni che trafficavano schiavi africani lasciavano una parte del carico a Cuba e un’altra parte nelle coste del Brasile. In questo modo separavano fratelli, padri, figli e amici di tutta una vita. I nostri popoli derivano da una stessa radice. Per questo motivo appare perversa ogni azione che cerchi di separarci e speriamo che un giorno o l’altro esista libera circolazione tra tutte le nostre nazioni americane. Detto questo, non comprendo come mai le autorità del mio paese mi impediscano di visitare il suo. Nella prima occasione - datata ottobre 2009 - avrei voluto presentare il mio libro De Cuba con cariño pubblicato dalla casa editrice Contexto. L’ufficio emigrazione che si occupa di rilasciare i permessi di uscita ai cittadini cubani mi ha informato che non ero autorizzata a viaggiare. Era la quarta volta che mi veniva negata quella autorizzazione. Prima mi era stato impedito di recarmi in Spagna per ricevere il Premio Ortega y Gasset, subito dopo in Polonia e successivamente negli Stati Uniti, per ricevere la menzione speciale del Maria Moors Cabot rilasciata dalla Columbia University. Sono stata invitata una seconda volta in Brasile, in occasione della presentazione di un documentario sulla mia persona, realizzato da un gruppo di cineasti di Jequié. Sono convinta di non avere difficoltà per ottenere il visto della sua ambasciata all’Avana, ma al tempo stesso sono certa che le autorità del mio paese torneranno a negarmi il permesso di uscita. Lei ha dimostrato recentemente di confidare molto nella buona fede del governo cubano. Mi illudo che chi governa il mio paese voglia mantenere viva la sua fiducia e penso che se ci fosse un invito ufficiale mi permetterebbe di visitare il Brasile. Lei non deve far altro che chiedere in mio nome ciò che per qualsiasi cittadino brasiliano - e per qualunque essere umano - è un diritto inalienabile. Mi perdoni per averle rubato il tempo che le è costato leggere questa lettera e mi perdoni anche per averla scritta in spagnolo. Tuttavia, non mi perdoni di pensare che lei auspichi per i cubani il compimento degli stessi diritti che desidera per i brasiliani.

Yoani Sánchez Cordero

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