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Il Ruggito di Meurice

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2011 14:42
24/07/2011 14:42
 
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YOANI SANCHEZ

In memoria di Pedro Meurice Estiú Arcivescovo emerito di Santiago de Cuba

Monsignor Pedro Meurice Estiú veniva chiamato “il leone d’Oriente” per il suo comprovato coraggio di fronte agli atteggiamenti arbitrari e agli autoritarismi. Quel 24 gennaio del 1998, nella piazza Antonio Maceo di Santiago de Cuba, mostrava un’espressione seria e assorta. Il Papa Giovanni Paolo II aveva appena terminato l’omelia. L’Arcivescovo di Santiago doveva rivolgersi al suo gregge e al Pastore che era venuto a fargli visita. Prima di salire sul palco, Meurice parlò con il sacerdote José Conrado Rodríguez Alegre e gli disse: “Questo leone è ormai vecchio e ha la criniera spelacchiata, ma ruggirà”. Prese il microfono e pronunciò il suo discorso.

Davanti ai sorpresi abitanti di Santiago che si erano riuniti in quel luogo e per chi seguiva la trasmissione in diretta televisiva, il discorso (http://www.desdecuba.com/generaciony/wp-content/uploads/2011/07/homilia-p-meurice.pdf ) di Meurice sembrava interpretare il pensiero di tutti, pareva uscire dalla nostra stessa bocca. “Santo Padre… le presento un numero crescente di cubani che hanno confuso la Patria con un partito, la nazione con il processo storico che abbiamo vissuto negli ultimi decenni e la cultura con un’ideologia”. Davanti al teleschermo eravamo in molti ad applaudire freneticamente, saltavamo, guardavamo l’espressione stupita e infastidita di Raúl Castro che si trovava ai piedi della tribuna. Nessuno aveva mai osato dire al ministro delle Forze Armate - in pubblico e davanti a tanti testimoni - certe verità in modo così spontaneo. Alcuni fuggivano spaventati da quell’immenso piazzale, ma i più audaci gridavano in coro la parola “Libertà”.

“Questo è un popolo che possiede la ricchezza dell’allegria, ma la povertà materiale lo rende triste e l’opprime, non gli permette di guardare oltre l’immediata sussistenza”, continuava a ruggire il leone. Nella nostra assopita coscienza civica qualcosa cominciava a risvegliarsi. Meurice faceva ritorno ai suoi anni di maggior vitalità e le spade che escono dal suolo in quella Piazza, ci gettavano in faccia la ribellione perduta in qualche angolo della storia. Per qualche breve istante fummo liberi. L’omelia terminò; il gesto severo del nostro attuale presidente faceva presagire rimproveri per il vecchio leone, ma il bastone di Giovanni Paolo II lo avrebbe protetto. Oggi, Pedro Meurice se n’è andato con la sua nobiltà di felino guardiano del branco, lasciandoci con la responsabilità di presentarci da soli davanti al mondo. Come possiamo descriverci? Chi potrebbe credere che 13 anni dopo non siamo stati ancora in grado di “smitizzare le false credenze”? Come riuscire a spiegare che la paura ci ha portati alla paralisi, a continuare a sperare che siano altri a ruggire per noi?

Traduzione di Gordiano Lupi

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