Hanno preso il via oggi a Cuba le procedure per il licenziamento di 500.000 statali nel corso del 2011, come anticipato due settimane fa dal presidente Raul Castro che, parlando ai membri del Parlamento, ha avvertito che con questo ed altri passi volti a una svolta del modello economico «ci si gioca la vita della Rivoluzione». Lo ha reso noto il settimanale “Trabajadores”, precisando, che, per ora, i primi ministeri interessati sono quelli dell’industria dello zucchero, dell’agricoltura, dell’edilizia, della sanità e del turismo. «Pur se si tratta di una procedura amministrativa, ci preoccuperemo di garantire che essa avvenga nei modi stabiliti», ha assicurato Salvador Valdes, segretario generale della Ctc (Central de Trabajadores de Cuba), nel corso di un incontro con altri rappresentanti sindacali svoltosi nella provincia di Holguin, zona centrale dell’isola.
Secondo “Trabajadores”, il governo si propone di eliminare definitivamente 146.000 posti di lavoro statali, mentre altri 351.000 funzionari saranno ricollocati come lavoratori non dipendenti, almeno 100.000 dei quali dovranno invece puntare ad inserirsi nelle 178 attività private previste. Anche se secondo quanto ha denunciato “Granma”, la burocrazia intralcia le procedure per ottenere le relative licenze, non manca chi si è già mosso in tal senso. Come Hector Perez, che ha aperto una pizzeria in una zona popolare della capitale e che ha assicurato all’Ansa: «Lavoro ancora in un ministero, ma potrebbero licenziarmi quanto prima».
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