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La fisica raramente si sbaglia

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2010 22:27
09/06/2010 22:27
 
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YOANI SANCHEZ

A ogni passo sento gente lamentarsi del caldo, una presenza appiccicosa che con la siccità diventa ancora più difficile da sopportare. Tutti sappiamo cosa succede alla pressione all’interno di una caldaia quando si alza ancor più la temperatura, per questo motivo durante l’estate si prevedono problemi e tensioni. Giugno è cominciato nella speranza di cambiamenti che scorrono con una lentezza esasperante, con un tepore che peggiora lo scenario. Dai primi giorni del mese ad alcuni barbieri è stato permesso di sfruttare i loro locali di lavoro, così si sono trasformati da impiegati statali in piccoli imprenditori che pagano imposte fisse abbastanza alte. Da una parte i nuovi lavoratori per conto proprio guadagnano in autonomia, ma dall’altra il prezzo di un taglio di capelli è quasi raddoppiato, perché adesso devono pensare alle spese del locale, versare il dovuto al fisco e cercare di ottenere un po’ di guadagno.

Il cambiamento che sembra di attuazione più complessa riguarda le attese liberazioni dei prigionieri politici, commentate a lungo dalla stampa straniera ma passate sotto silenzio da quella nazionale. Si pensava che in questi giorni potessero uscire di prigione alcune persone che persino Silvio Rodríguez ritiene siano state colpite da condanne “troppo dure”. Il trasferimento di sei prigionieri ad altre carceri vicine ai loro luoghi di origine, ha il sapore della manovra per allungare i tempi, della burla ufficiale nei confronti di tante aspettative. Non basta chiedere che si verifichino le trasformazioni, bisogna spingere perché si ottengano quanto prima, perché nella peculiare alchimia della nostra attuale situazione il ritardo può rappresentare un fattore esplosivo.

Come se non bastasse è arrivata questa estate senza pioggia, con i ventilatori che ronzano tutto il giorno e le fatture elettriche che si portano via i nostri salari. Un soffocamento perenne si percepisce nelle lunghe code degli autobus, una canicola che ci accompagna nella già faticosa ricerca di alimenti. Ventagli che riescono a far arrivare soltanto aria calda sui nostri volti, bagni a suon di brocca e secchio dai quali uno esce con le gocce di sudore che spuntano di nuovo sulla pelle. Sono giorni in cui i miei amici perdono la pazienza e frugano tra le carte familiari per vedere se viene fuori l’atto di nascita del nonno spagnolo. Negli occhi di molti si legge un’espressione insofferente: “adesso non ce la faccio più”. Tranquillo, dico loro, forse il caldo è il catalizzatore che ci manca, la spinta che serve a una popolazione assopita per esigere che le promesse aperture non ritardino ancora un altro mese.

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