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L'IPhone di Rosa Díez

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2010 22:13
10/05/2010 22:13
 
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YOANI SANCHEZ

Qualche giorno fa Internet mi ha dato ancora una volta un paio di gradevoli sorprese. Ero indaffarata tra le pratiche per cercare di viaggiare fuori Cuba quando ho sentito squillare il mio cellulare e una voce dal caratteristico accento madrileno mi ha chiesto di organizzare un incontro. Non ho sentito il nome della persona, perché il rumore di un camion mi ha impedito di ascoltare proprio mentre si identificava. Ma ho confermato che alle 4 e 30 avrei preparato un caffè per lui e per gli amici che lo avrebbero accompagnato sino al piano 14 di questo condominio. Mezz’ora dopo ho ricevuto un SMS di un commentatore di Generación Y, per dirmi che la notizia della visita di Rosa Díez a casa mia era già stata resa pubblica nei fori digitali. Soltanto così ho potuto completare il rompicapo che mi aveva lasciato quella chiamata incomprensibile e ho detto ironicamente a Reinaldo: “La nostra vita reale è in ritardo di alcune ore rispetto alla nostra esistenza virtuale”. Finalmente, il pronostico comparso in rete si è compiuto e la portavoce del partito politico spagnolo Unione Progresso e Democrazia (http://www.upyd.es/php/portada/portada.php) ha bussato alla mia porta. Abbiamo parlato come vecchie amiche, come persone che dopo aver fatto un cammino si trovano a un incrocio per raccontarsi le pietre, le buche, il tramonto del sole. Abbiamo scambiato energia, perché credetemi questa donna piccola e magra emana un entusiasmo che avevo visto soltanto in persone molto giovani.

L’argomento principale è stato Cuba, un’Isola dove esiste spazio fisico per tutti, ma alcuni preferiscono che sia il terreno esclusivo di chi abbraccia una certa ideologia. Le ho raccontato le mie apprensioni, ma ho avuto anche il tempo per descrivere le speranze ed elencare le previsioni positive. Lei, da parte sua, ascoltava senza fare proselitismo. Prima di andarsene, Rosa ha preso il suo IPhone e sul navigatore ha scritto l’URL della pagina dell’UPD. È comparso sullo schermo brillante il moderno sito bordato di rosso scuro, che viene aggiornato quasi quotidianamente. Tra le pareti di questa casa, che hanno udito decine di cubani parlare di Internet come di un luogo mitico e difficile da raggiungere, quel piccolo attrezzo tecnologico ci ha regalato un pezzo di ciberspazio. Noi, che durante tutta l’Accademia Blogger abbiamo lavorato su un server locale che simulava la rete Web, all’improvviso abbiamo potuto sentire i kilobytes scorrere sul palmo della mano. Ho avuto l’imbarazzante desiderio di uscire correndo con il cellulare di Rosa Díez, di barricarmi in camera mia e navigare per tutti quei siti bloccati nelle reti nazionali.

Per un secondo ho desiderato tenermi quel telefono mobile per entrare nel mio blog che è ancora censurato negli hotel e negli Internet Point. Confesso di averlo restituito con dispiacere. Per un breve istante di quel lunedì, la bandierina che alla porta del mio appartamento chiede “Internet per tutti” non mi è parsa così illusoria. Un’infaticabile tessitrice chiamata Rosa ci aveva mostrato una fibra finissima della grande ragnatela mondiale.

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