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BELLIGERANZA

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2010 21:58
12/04/2010 21:58
 
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YOANI SANCHEZ

Un paio di mesi fa ho avuto la soddisfazione di parlare con un giornalista straniero che aveva scritto un lungo articolo contro di me. La chiacchierata è stata molto amena, anche se l’ho rimproverato di aver scritto un testo così lungo senza prima aver intervistato l’oggetto della sua diatriba, una persona viva e facilmente localizzabile all’Avana. Dopo due ore di domande e risposte, ci siamo resi conto che entrambi vogliamo essenzialmente la stessa cosa: il rispetto per le nostre idee. Lui ha portato avanti una campagna contro i mezzi di comunicazione egemonici imperanti nel suo paese e io cerco di far uscire i cubani dal monopolio informativo statale. Viste così, sembrano aspirazioni simili.

Una delle strategie più utilizzate a Cuba durante le dichiarazioni ufficiali è quella di separare i cittadini in compartimenti non comunicanti. Se viene negato a una persona il diritto di ascoltarne un’altra, non è possibile constatare che vedono in modo simile la realtà circostante e sono mossi da un identico desiderio di migliorare il paese. Per questo viene demonizzato chi manifesta spirito critico e si impedisce ai giornalisti ufficiali di invitarlo negli studi televisivi per partecipare a quei noiosi programmi dove tutti esprimono lo stesso punto di vista. Si ripete la tattica di “spingere a combattere” persone che sedute davanti a una tazza di caffè dimostrerebbero le loro affinità invece di approfondire le differenze. Ogni volta che sento denigrare qualcuno con aggettivi mirabolanti come “mercenario” e “traditore della patria” mi rendo conto che chi pronuncia tante calunnie teme - dentro di sé - di non riuscire nel corso di un dibattito a mettere da parte le grida e spiegare le sue idee. Chi offende, generalmente, ha paura della sana polemica perché si sente a corto di argomentazioni.

Ho letto con sorpresa e ottimismo lo scambio di lettere tra Silvio Rodríguez e Carlos Alberto Montaner (http://www.elpais.com/articulo/internacional/Correspondencia/integra/Silvio/Rodriguez/Carlos/Alberto/Montaner/elpepuint/20100410elpepuint_11/Tes). Quando due figure che sono state collocate agli antipodi possono dirimere una controversia senza ricorrere al grido e alla minaccia, è segno che le iniezioni di esasperazione non funzionano più. All’improvviso abbiamo visto che il cantautore dell’utopia e l’arcinemico del governo si sono scambiati corrispondenza e hanno discusso i diversi punti di vista. Mi domando se è il primo passo perché all’interno del paese un membro del partito comunista possa mettersi a sedere e dialogare con un componente di un gruppo di opposizione. Stiamo assistendo al crollo delle pareti interne che ci hanno sempre separati gli uni dagli altri? Quante persone saranno disposte a mettere da parte l’ingiuria per mettersi seduti a conversare? Vorrei credere che il mero atto di rispondere a un avversario fosse la prova che lo si rispetta, il miglior modo di ammetterne l’esistenza e il suo diritto a esprimersi.


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