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GPS

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2010 20:17
20/02/2010 15:49
 
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A proposito dei colloqui migratori tra Cuba e Stati Uniti che si tengono oggi all'Avana.

YOANI SANCHEZ

Carlitos arrivò finalmente ad Atlanta, dopo aver tentato ben cinque volte di attraversare lo stretto della Florida. In due occasioni fu intercettato dai guardacoste nordamericani e venne ricondotto sull’Isola. Conservò per mesi la busta gialla che gli venne data per richiedere - in maniera legale - un visto presso la Sezione di Interessi degli Stati Uniti. Tuttavia, avrebbe preferito un percorso più rapido per lasciare alle spalle la stanza che divideva con la nonna e l’assillo dei poliziotti del quartiere. Fu catturato anche dalla polizia cubana, un 13 agosto di tre anni fa, quando si ruppe l’elica del gommone e terminò il viaggiò in una cella nel centro abitato di Cojímar. In quel luogo gli inflissero una multa e da quel giorno venne controllato da un agente vestito da civile per fare in modo che trovasse un posto di lavoro.

Dopo aver dimostrato scarse doti da marinaio, questo giovanotto di 32 anni riuscì ad andare in Ecuador, uno dei pochi paesi che ancora non pretende il visto per i cubani. La nazione sudamericana rappresentò il trampolino per passare in territorio statunitense, dove oggi cerca di cominciare una nuova vita. Lasciò nelle mani di alcuni amici il GPS che lo aveva aiutato nelle sue traversate e quel modulo per richiedere un visto umanitario che non compilò mai. Non se ne andò per realizzare un futuro sicuro, ma fuggì per il timore di trasformarsi in un quarantenne frustrato. Neppure nei giorni di maggior ottimismo avrebbe previsto di possedere un tetto proprio e un salario che gli consentisse di sopravvivere senza sottrarre risorse allo Stato.

Come tanti altri cubani, Carlitos non poteva attendere che si materializzassero le promesse che ci fecero quando eravamo bambini. Non voleva invecchiare seduto sul marciapiede di fronte alla sua casa, placando il senso di fallimento con alcol e pastiglie. Pianificò ogni tipo di fuga, fino a quando uno zio gli pagò il biglietto per Quito con l’illusione che dopo avrebbe portato via il resto della famiglia. Sogna ancora imbarcazioni che si avvicinano nel bel mezzo della notte e lo portano in manette a Cuba, intriso di salmastro e petrolio. Si risveglia e si guarda intorno, per avere la certezza di essere ancora nel piccolo appartamento che ha affittato insieme a un’amica. “Profugo (1) una volta, profugo per sempre”, mormora mentre sistema il cuscino e cerca di sognare la terraferma.




20/02/2010 20:17
 
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Questa faccenda dei visti,o quello che e',per l'Equador l'ho sentita a Tunas e me ne ha parlato anche il taxista all'Avana.

Pare che si ottengano con 2000 cuc,anche se non conosco il meccanismo....
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