Alle 18,55, quando ormai quelli della Lega Calcio si preparavano a suonare il gong per mettere fine delle trattative, Rino Foschi è stato intercettato da Sky davanti al box del Torino e, molto trafelato, con il capello più arruffato del solito, ha annunciato: «Abbiamo preso Gasbarroni dal Genoa, Amoruso è andato al Siena in prestito». Con tanti saluti ai due colpi annunciati domenica sera da Cairo. La verità è che aveva ragione Rinone da Cesena quando, smentendo parzialmente il suo datore di lavoro, ha corretto il tiro: «Due colpi? Sarebbe già tanto farne uno buono».
Dunque, dopo Dellafiore e Rivalta, arriva il torinese Andrea Gasbarroni, 27 anni. I gemellati del Genoa hanno girato il centrocampista al Toro in comproprietà, incassando un milione. Cresciuto nel Vanchiglia, valorizzato dalle giovanili della Juventus, ha fatto fortuna lontano da casa, in particolare alla Sampdoria in B, dove ha avuto come allenatore Novellino. Ha riannusato la Juve di Deschamps dopo Calciopoli, ma è andato a Parma dove ha fatto bene. Benissimo nella partita con il Toro dello scorso campionato, segnando due gol spettacolari in quel rocambolosco 4-4. Quest’anno il Genoa: 9 presenze, sei dall’inizio, nessun gol. Colpa non soltanto delle scelte tecniche di Gasperini, ma soprattutto degli infortuni che l’hanno tormentato. Anche in questo momento Gasbarroni non è utilizzabile, oggi ha svolto a Pegli un allenamento differenziato, non ci sarà per altre due settimane e non gioca una partita dal 23 novembre.
Gasbarroni è un buon giocatore, abile nei cross che fanno male alle difese, però è più un trequartista che un esterno come sarebbe servito al Toro. Non è neppure il regista che era stato individuato in Mozart, ingaggio sfumato sul filo di lana per problemi economici (Cairo lo voleva gratis), ma anche per la strana gestione della vicenda da parte dello Spartak Mosca. Cairo ha commentato con toni trionfalistici le operazioni messe in extremis. A reti quasi unificate ha spiegato: «Gasbarroni piaceva a me e a Novellino. Ha qualità tecniche importanti. Il mercato di gennaio è difficile, chi ha buoni giocatori non li cede». E’ il caso del ribelle Panucci (offerti 400 mila euro al terzino) e anche di Lucarelli. Con il romanista Cairo ha ammesso che c’era già feeling: «Abbiamo cenato insieme sabato sera, mi ha detto che era molto lusingato del nostro interessamento. Poi alla fine non ci sono stati i presupposti per concludere. Ma in difesa siamo a posto con Dellafiore e Rivalta». Quest’ultimo, però, rischia un lungo stop. Oggi la risonanza magnetica dal dottor Faletti al Cto dirà se i problemi al ginocchio sono importanti.
Il problema del Toro era anche vendere, per alleggerire un gruppo troppo folto. Alla fine Malonga è finito al Foggia, gli altri restano tutti. Amoruso, invece, è un caso a parte. Lui non era sicuramente fra i giocatori in sovrannumero, però alla fine ha lasciato il Toro dopo sette mesi con una decisione quasi dell’ultima ora. Pagato 3,4 milioni, ora il Siena darà a Cairo 300 mila euro per il prestito fino a giugno e 2,5 milioni per il riscatto. Spiega Cairo: «Nelle ultime partite Amoruso mi è sembrato un giocatore demotivato. Noi abbiamo bisogno di gente che lotti per la salvezza». Nicola torna a vestire il bianconero e risponde al presidente: «Non ero demotivato, ho soltanto pagato il momento critico di tutta la squadra. Che, comunque, vale più di quanto dimostri la classifica. Non sono stato io a chiedere di andare via. C’erano delle voci da giorni, mi hanno chiamato ieri chiedendomi se ero disponibile a trasferirmi al Siena. Ho dato il mio assenso visto che stava bene a tutti. Mi spiace, ero convinto di fare bene qui al Toro». La sensazione è che abbia accettato senza grossi rimpianti, considerate le difficoltà a fare l’attaccante in una squadra che finora ha quasi ignorato la fase offensiva.