SIMPLY RED

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pedro68
00venerdì 24 ottobre 2008 10:26
LIVE IN CUBA

Mercoledì, 7 Settembre 2005
Simply Red a Cuba
SIMPLY RED all’Avana (“rosso relativo”)

Torna il rock anglosassone a Cuba, dove i Simply Red si sono esibiti nelle serate di venerdi 26 e sabato 27 agosto, nel “Gran Teatro de La Habana” (detto Garcia Lorca), invitati dall’ Istituto Cubano della Música, per realizzare un DVD live, diretto dal regista inglese Hamish Hamilton, che sarà commercializzato in tutto il mondo ed è basato sul repertorio del loro ultimo album “Simplified”, in uscita anche in Italia a metà ottobre. Nel corso della loro settimana di soggiorno Avanero sono state effettuate anche le riprese del videoclip “Perfect Love”, diretto da un altro realizzatore inglese (John Russell) e coprodotto (a livello di supporto tecnico, maestranze, logistica e scenografie)dalla compagnia Italo-cubano-tedesca Island Film, che vanta al suo attivo molteplici collaborazioni sia in campo cinematografico che pubblicitario .

"Cuba occupa una posizione unica rispetto al mondo e costituisce un esempio per i paesi (capitalisti *) dove la pubblicità inonda e satura gli spazi pubblici e radio-televisivi. Essere qui, in questa parte del
Pianeta per me non è stata affatto una scelta superficiale, ispirata solo in parte dal mio manager e amico Ian Grenfell. Cuba significa molto: un popolo fantastico dall’animo sensibile e generoso; una musica universale che ha influenzato tante altre musiche e lo ha ampiamente dimostrato.
Questa terra ci si è rivelata come l’opzione migliore per il tipo di lavoro e di atmosfere che vogliamo ricreare in questo progetto audiovisivo”, dichiara Mick Hucknall, fondatore e leader della band che in meno di vent’anni di brillante carriera è riuscita a vendere quasi 50 milioni di dischi.

“Appartengo in buona parte a quella tradizione britannica che è iniziata con i Rolling Stones, dove abbiamo preso in prestito molti elementi della cultura musicale afro-americana cercando di farli nostri. Il fatto di avere una buona voce ed una notevole estensione naturalmente mi ha aiutato molto. A livello mondiale esistono molti giovani che nutrono un sentimento comune contro la globalizzazione e il consumismo; così come una nutrita schiera di musicisti illuminati che dall’epoca del primo Live Aid, fino al recente Live8, si battono per la solidarietà e in favore della lotta al sottosviluppo, raccogliendo fondi per sconfiggere le molte piaghe sociali. Ma a parte questo genere di presa di coscienza ormai molto diffuso e di eventi mediatici a scopo benefico e pacifista, la mia preoccupazione principale rimane quella di continuare a fare bella musica. Adesso sono passati già parecchi anni, mi sento sicuramente più maturo e forse la mia musica è diventata allo stesso tempo più semplice e più sofisticata” - Conclude garbatamente “il rosso semplificato” Mike Hucknall, nativo di Manchester, che da anni, come molti suoi connazionali, ama e frequenta molto la nostra terra,parla ormai un discreto italiano, possiede una casa a Milano e una villa in Sicilia.

IL CONCERTO

Luce bianca e blu fosforescenti, Hucknall percorre gli ottanta metri della stradina antistante al Campidoglio, che lo separano dall’entrata posteriore del prestigioso Teatro Garcia Lorca, a bordo di una Ford "Farlaine decappottabile immancabilmente anni’50, di color verde metallizzato. Chiude la portiera dell’auto e in pochi secondi è già sotto l’occhio di bue del palco, pronto a iniziare una “soft medley”, per solo piano, voce ed archi, di temi romantici (fin troppo melliflua) che dura quasi per tutta la prima mezz’ora di concerto, e culmina, dopo “Song for you”(firmata dal maestro Leon Russell),“Your mirror”,“Stars”,“Babies”, con una versione dell’indimenticabile "Holding back to the years", la ballad che insieme a “Do the right thing” fu una delle hit del primo CD "Picture Book" dell’85. Scorrono, proiettate in una cornice dorata sospesa sul palco, immagini manieristiche dell’Avana in super8 (bimbi che giocano nei vicoli di centro Habana, anziani, sorrisi spontanei di “gente de pueblo” freezati in bianco e nero, mani strette in seppia su delle congas, bicitaxi,dettagli di architettura eclettica, Malecon, l’obelisco di Plaza de la Revolucion, lo Stadio del Baseball e nuvolette accelerate), di sapore volutamente nostalgico e altrettanto prevedibilmente affettuose.
Poi con “So beautiful” il tono e l’energia finalmente salgono, compare l’ottetto della band al completo, spinto su piattaforme a rotelle, e sulle note di “Smile” anche le due eleganti coriste nere (Dee Johnson e Sarah Brown), un po’ androgine che abitualmente l’accompagnano.
Mike, Jazz singer, esteta\sognatore e “british soul-man” fine anni ’80, guarda in alto e sorride verso il pubblico delle balconate che batte le mani, scandendo il groove “up-tempo” di “Home”, uno dei nuovi pezzi del repertorio.
Virata swing-boogie con “Some old red” con un bel solo di sax (Ian Kirkham)e Mike che accenna qualche passetto di tap e piroetta; solo e sempre lui al centro dell’attenzione.
“It’s only love”, viene annunciato come omaggio a Barry White mentre “More” riprende come sempre il riff di Daryl Hall & Joan Oates e rilancia in crescendo “Love fire”, “Come to my head” e “Money in my pocket”.
La gente è ormai tutta in piedi che balla, mentre il lungo braccio del “Jimmy-jib” moltiplica le sue fluide carrellate carrellate aeree e i fotografi inglesi scattano a ripetizione con le loro fotocamere digitali.
Scorrono anche “Fairground” e “Sunrise”, sul filo crescente di una grande presenza scenica. Si tratta di un professionista ispirato, interprete vocale dalla “pasta timbrica” inconfondibile, capace d’incantare i cuori sensibili e che non teme di “campare di reddita” su vecchie hits, rievocando le armonie del mitico Marvin Gaye e cavalcando ancora l’onda romantica di una stagione musicale forse intramontabile,di emozioni e ricordi giovanili.
Quella di un raffinato genere “british-soul-swing”, molto melodico e accattivante, che ci ha fatto spesso sognare e ha visto in passato splendere e trionfare hits radiofoniche e nomi ormai quasi dimenticati, meteore e idoli della “video-generation” di Julian Temple, in film come “Absolute Beginners”; personaggi come l’affascinante Sade, i languidi Prefab Sprout, Boy George, Alison Moyet, Swing Out Sisters, Lisa Stansfield, Annie Lennox e soprattutto: gli inimitabili, Style Council dell’eterno “Mod” Paul Weller di “Café Bleu”; gli avvolgenti Everything but the Girl, della melanconica e appassionata Tracy Thorn e, se vogliamo ancora insistere con l’amore per il jazz e per i cantanti bianchi dalle voci “quasi-nere”, il sempreverde ma più intellettuale ed eclettico Sting.
E’ proprio questo il punto; se non calcoliamo gli allori del vecchio repertorio, la parte nuova dei Simply Red ci appare, dal punto di vista compositivo, meno toccante e incisiva, più scontata e fragile nelle intenzioni, pur apprezzando le invenzioni coreografiche e la sensualità indiscutibile delle 12 ballerine “criolle”, vestite in chiffon a fiori rosa e verdi, che volteggiano sicure sul sound latino di “Perfect Love”.
Il momento clou di tutto lo spettacolo arriva sulle note di “If you don’t know me by now”, dove i ballerini della Compagnia di Danza Contemporanea di Cuba diventano 20,occupando tutta la scena . “Something got me started” (altro pezzo nuovo) viene ancora valorizzato (come in “Perfect Love”) dalla presenza di una sezione fiati di rinforzo, con i superacuti del virtuoso giovane trombettista bop cubano Yasek Manzano e del veterano sassofonista Orlandito Sanchez, mentre il maestro Ivàn de Prado dirige impeccabilmente i dodici archi (di cui ben 6 graziose violiniste e 2 violoncelliste) tutti appartenenti all’Orchestra del Teatro Garcia Lorca.

Finale struggente, con tutto il pubblico in coro (c’è fin troppa luce nell’eleganza minimale della scenografia e i cubani risparmiano volentieri il gas degli accendisigari..)che scandisce le strofe di "If you don’t know me by now",vincitore in passato di un Grammy Award come miglior tema
Rhytm & Blues.

Dopo i due acclamati concerti cubani, la band si presenterà il 4 settembre al Festival di Sopot (in Polonia), ultima esibizione prima d’iniziare la tourné ufficiale europea di “Simplified” il 25 ottobre, che li porterà a Belfast, in diverse città inglesi esuccessivamente in Belgio, Danimarca, Germania,Svizzera, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Olanda, Lussemburgo,Francia e Italia.

L’avventura dei Simply Red nell’Isola si aggiunge alla crescente lista di bands britanniche che hanno scommesso su Cuba negli ultimi quattro anni, noncuranti delle possibili discriminazioni o penalizzazioni nell’ambito dei circuiti distributivi delle multinazionali del disco.
Dai Manic Street Preachers nel gennaio 2001 continuando con Asian Dub Foundation, Rick Wakeman lo scorso aprile con la New English Rock Ensemble (NERE); senza contare la band nordamericana Audioslave, e la recente esibizione del gruppo pop australiano Air Supply, a cui hanno assistito quasi 100.000 persone.

MARCO SACCHETTI (La Habana 288\2005)

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