Perché meno figli

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
barbi.
00venerdì 21 novembre 2008 09:11
Crescete e moltiplicatevi

Bisogna fare più figli, dicono gli economisti, gli esperti di demografia e i sociologi. Ma a quali condizioni, prima, durante e dopo il parto?

L'aria fresca del Nord Europa fa bene alle future mamme. Lo dicono le statistiche, che collocano l'Italia nel fanalino di coda tra i Paesi con il più basso indice di natalità (8,36 ogni 1000 abitanti) a dispetto degli alti indici riscontrati nei Paesi Scandinavi. E i motivi sono più d'uno. Intanto, la conservazione del posto di lavoro, che al di fuori dei contratti a tempo indeterminato da noi non è così scontata, nonostante una legge che protegge le lavoratrici dai licenziamenti durante la gravidanza.

Poi, la decurtazione dello stipendio al 30% durante il periodo di maternità facoltativa (sei mesi, dopo i cinque di maternità obbligatoria), che incide sul bilancio familiare. Ma soprattutto l'avarizia con cui i datori di lavoro concedono il part-time o il telelavoro nonché la difficoltà di collocare il figlio negli asili nido comunali, con conseguente pesante esborso in termini di rette per scuole private o di baby sitter. Com'è noto, la soluzione cui ricorre la maggior parte delle italiane - primipare sempre più attempate - è la preziosa risorsa dell'aiuto familiare fornito da nonni e zie. Ma negli altri Paesi come funziona?

Nella liberale America, dove la neo first lady Michelle Obama promette di occuparsi della condizione femminile dopo l'insediamento del marito alla casa Bianca, le puerpere godono di un congedo di maternità di tre mesi, di cui un mese e mezzo non pagato, a meno di generosità impreviste da parte del datore di lavoro. E tuttavia l'indice di natalità del Paese è quasi il doppio del nostro (quattordici su mille abitanti). Forse sono le donne che possono permettersi di non lavorare a essere più prolificare e ad aumentare la media? Oppure è vero che, come sostengono alcuni, il congedo parentale può rivelarsi un boomerang sul piano della carriera, quindi meglio rimanere a casa poco e avere più aiuti dopo, per crescere il figlio?

Situazione analoga in Australia, dove il periodo di maternità facoltativo è di un anno intero, ma a meno che il datore di lavoro non disponga diversamente potrebbe a zero retribuzione. In Gran Bretagna, invece, a una neomamma spettano diciotto settimane di congedo e l'indennità, a carico del datore di lavoro, è prevista per le prime sei settimane al 90%, per le dodici settimane successive consiste in una una quota fissa.

Nella vicina Francia, il congedo parentale è di sedici settimane di cui sei prima del parto e l'indennità è in genere pari al salario lordo dei tre mesi che hanno preceduto la cessazione del lavoro. Ma asili, aiuti alle mamme e assegni sociali fanno di quello francese un welfare modello. In Germania, il congedo parentale è di quattordici settimane. A partire dalla sesta settimana che precede il parto e durante le otto settimane che lo seguono, la donna beneficia di indennità di maternità (Mutterschaftsgeld) il cui importo dipende dalla retribuzione.

Le mamme danesi hanno diritto a cinquantadue settimane totali di congedo di maternità con il 100% dello stipendio, di cui le prime diciotto settimane godute dalla madre, le successive due dal padre e le rimanenti da dividere tra entrambi i genitori. Se la cavano ancor meglio le mamme norvegesi, con i loro undici mesi di maternità con paga al 100% più la possibilità di prendere un anno extra non retribuito.

E rimangono imbattibili, sul piano dei diritti, le puerpere svedesi che hanno diritto a diciotto mesi di maternità all'80% dello stipendio. E non è un caso che il tasso di natalità nei Paesi scandinavi si attesti su undici ogni mille abitanti. Inoltre lo stato svedese mette a disposizione delle famiglie un sistema di custodia per bambini di 1-12 anni, centri specializzati detti familjedaghem ("case di giorno per le famiglie") e scuole ordinarie. Circa il 78% dei bambini di 2 anni, e l'86% di quelli di 4 anni, sono tenuti da educatori pagati dallo Stato, sia in istituzioni che a domicilio.
fabioeur
00venerdì 21 novembre 2008 11:56
Fanno presto a parlare questi signori. Qui da noi già già la maggior parte delle famiglie è sfasciata e i figli (quasin tutti unici)
crescono senza riferimenti e nel più totale abbandono...come cavolo si fa a pensare ad una famiglia più numerosa quando in realtà
non esistono più la famiglie stesse?????
aston villa
00venerdì 21 novembre 2008 12:28
Vero...e spesso subentrano anche impedimenti economici....
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:58.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com