ONORE AL FC UNITED OF MANCHESTER

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daiquiri
00mercoledì 27 maggio 2009 22:13
Magari non gradirebbero il titolo, visto che sono vicini alle frange anarchiche, ma una volta che nel calcio si respingono i soldi mi sembra doveroso citarli:

Quando si è appassionati degli aspetti che stanno intorno ad una semplice partita di calcio professionistico, è naturale spingersi alla scoperta di qualcosa di particolarmente interessante che succede nel mondo. Si viene così alla scoperta dello Fc United of Manchester e di come questo club è nato. Si tratta dei tifosi del Man Utd che, in opposizione all’acquisizione del club da parte del magnate americano Malcom Glazer, hanno deciso di abbandonare Old Trafford per creare uno United che realmente incarnasse il loro spirito. Il loro dissenso non va però soltanto in contrasto alla nuova presidenza del Manchester (accusata di badare solo ed esclusivamente al profitto economico, tralasciando completamente l’attenzione verso la passione dei tifosi) ma si rivolge verso tutti gli aspetti del calcio moderno. La fondazione della squadra avviene nel 2005 con una raccolta di fondi da parte degli aderenti alla scissione e la squadra viene assemblata attraverso una serie di provini tra migliaia di giocatori che si sono offerti al club.
La squadra si è iscritta inizialmente nella undicesima serie del calcio inglese ma dopo soli 2 anni ed una inaspettata ascesa è già in nona serie e quest’anno dovrebbe disputare i play-off. Gioca nello stadio del Bury, nell’interland di Manchester. Gli aspetti che però più affascinano dell’FC United riguardano i principi sui quali si fonda, ovvero:
- La maglia non avrà mai uno sponsor.
- La partita deve essere sempre alle 3 di pomeriggio del Sabato, come da tradizione inglese.
- I biglietti devono avere un costo massimo stabilito intorno ai 10-15 pound (ora non ricordo esattamente) e 2 pound per i bambini.
- Possibilità di seguire la partita in settori “Standing” dello stadio.


Il loro distacco verso il calcio moderno li ha portati a rinunciare alla squadra più forte del mondo pur di godere delle libertà e dei diritti di cui ogni tifoso dovrebbe godere.
A Manchester l’interesse verso l’Fc United è crescente e in alcune partite hanno raggiunto addirittura i 5.000 spettatori. Vanno sempre in trasferta, portando con loro sciarpe senza alcuna scritta ma solo con i colori sociali, nel più classico stile anni 70. Lo spirito con cui seguono la squadra è quello di cantare liberamente per lo “United”, potendo assistere alla partita con i loro più stretti “mates”, senza restrizioni di posti, leggi e orari assurdi.
Cantano orgogliosamente “We don’t work for Sky anymore” e un altro coro bellissimo, sulle note di Anarchy in the UK, che in una strofa dice “I wanna destroy Glazer and Sky..”.
Il coro che però è diventato per loro il Coro di riconoscimento è una versione riscritta di una canzone dei Beach Boys che si intitola “Sloop John B”. Alla mia richiesta sul senso di sta canzone mi hanno risposto: “Nessuno in particolare, crea un’atmosfera magica e noi lo cantiamo”.
Cambiano spesso le parole, a volte è “I wanna go home”, a volte “Don’t wanna go home”, così come cambia “This is the worst trip, I’ve ever been on” con “This is the best trip, I’ve ever been on”. A “noi” pare un coro bellissimo, e dopo averlo cantato per un po’ in inglese, siamo faticosamente riusciti a trovare un testo che in italiano possa esprimere qualcosa di rappresentativo dello spirito di noi granata, ma soprattutto di quelli che come “noi”, da anni, si sobbarcano kilometri e kilometri, raccogliendo zero soddisfazioni. Inoltre ci rivediamo molto nello spirito dei tifosi/fondatori dello United Fc e il fatto di cantare questo coro è un modo per rendere onore alla loro scelta e per schierarsi contro il calcio moderno.

Questi sono loro:

www.youtube.com/watch?v=j941psnNiAI

aston villa
00mercoledì 27 maggio 2009 22:22
El Tr3n
00giovedì 28 maggio 2009 12:56
L' idea di un calcio romantico è sempre da far levare il cappello.

L' idea di sport fine a sè stesso e non di sport che subisce le regole dei soldi e del mercato anche.

Tutto può tornare alla sua giusta dimensione, tutto può tornare a quello che lo sport dovrebbe essere. Di certo le sconfitte si vivono meglio se non ci sono di mezzo i soldi.

In serie A una squadra che retrocede è anche una società che perde una montagna di guadagni.

Ricordo un' intervista a Nevio Scala riguardo al fenomeno Parma. Pur essendo un semplice articolo di giornale, riusciva a trasmettere quelle che erano le sensazioni di un allenatore che raccontava il divertimento e la spensieratezza del primo Parma dei miracoli. Scala raccontò che la favola cominciò a guastarsi con l' ingresso in società di personaggi della Parmalat che vivevano unicamente di marketing.

Ricordo anche le prime battaglie dei tifosi del Bologna con striscioni al Dall' Ara con sopra scritte del tipo: "Questo calcio ci fa skyfo".

Non so dove andremo e quanto sia giusto accettare tutti questi cambiamenti. Resta il fatto che come sempre nel culo lo hanno i più piccoli, non solo inteso come società ma anche come tifosi. Trasferte al venerdì, al sabato, alla domenica, il lunedì e con prezzi assurdi.

Ricordo anche i tifosi della Fortitudo che si incazzavano con Seragnoli per il costo degli abbonamenti. Risposta della società: "Volete la squadra forte? Allora tirate fuori i soldi".

Non è facile.

Di certo i genitori si divertono più a vedere giocare i loro figli piuttosto che andare allo stadio. Ma non è tutt' oro quel che luccica. Episodi di antisportività, non tanto da parte di 22 marmocchi, quanto di chi ha contribuito a metterli al mondo, non mancano di certo.

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