Mai col velo

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aston villa
00lunedì 21 gennaio 2008 12:58

Juashuanna Kelly
ROMA - Un cavillo, lo sventolare proibito di un indumento poco aderente, la fiscalità di un giudice di campo: "Non lo so. Non mi era mai capitato prima. Sono due anni che mi presento alle gare sempre con lo stesso abbigliamento e questo perché sono musulmana". Invece il 12 gennaio, al Montgomery Invitational, manifestazione indoor che si svolge al Prince George Sport & Learning Complex di Landover, nel Maryland, qualcuno ha storto il naso perché Juashuanna Kelly era troppo coperta (la sua religione le consente di lasciare scoperti soltanto le mani e il volto)

"Mentre si stava correndo un'altra batteria della manifestazione, due signori mi hanno chiamato, mi hanno guardato, hanno parlato tra di loro e poi hanno deciso che vestita in quel modo, secondo le norma di gara, rischiavo di non poter prendere il via", racconta la mezzofondista americana. Juashuanna replica: "Non posso fare diversamente, la mia religione me lo impedisce". I due giudici di campo, testardi, convocano Tom Rogers, uno dei responsabili della manifestazione. Rogers ha qualche dubbio e chiama l'altro direttore, Tom Martin. Ormai sono in quattro a discutere del destino di Juashuanna. L'esito del lungo confabulare è sconsolante: "Ci dispiace ma sei squalificata".

Il body con cui la ragazza corre da due anni ha il "torto" di allungarsi a cappuccio sul capo, come quello della leggendaria Florence Griffith. Ma tutto ciò non andava bene per il regolamento dell'attività agonistica scolastica: peggio ancora il fatto che Juashuanna avesse le gambe fasciate da un fuseaux (o meglio due "leggings") e che intorno al collo avesse una specie di sciarpetta bianca, di lino purissimo.

Juashuanna ha 16 anni, è dei dintorni di Washington, frequenta la Theodore Roosevelt Hig School, corre il miglio abbastanza veloce da immaginare per lei un futuro radioso (il giorno prima della squalifica era stata nominata miglior "cross-country girl" del 2007). Ma per ora deve fare i conti con la pericolosa, insensata pignoleria di un provvedimento che, in piene primarie, ha risvegliato una parte dell'opinione pubblica americana, soprattutto quella più radicale, rilanciando il problema delle intolleranze "minime": "Indecoroso".

Il sito The Islamic Workplace ha parlato di rigurgito di "islamofobia". Il Washington Post è stato il primo a raccontare la storia e la sua posizione è netta: imbarazzo totale. Ci penseranno Clinton e Obama? Nemmeno l'intervento della madre della ragazza, la signora Sarah, che si è catapultata in pista dagli spalti mentre sua figlia era in ginocchio e piangeva, è servito a far cambiare opinione ai giudici: "E' assurdo, lo scorso anno ha corso qui, c'era lo stesso direttore di gara, e nessuno ha avuto nulla da eccepire: cos'è cambiato nel frattempo?".

La situazione purtroppo è chiara: il provvedimento potrebbe fare "letteratura" sul tema: "Spero non si ripeta più", dice Juashuanna. Che poi tristemente aggiunge: "Ma se adesso tutti i giudici che incontro decidessero di farmi i raggi x?". Siamo ancora nell'ambito del piccolo, isolato dispiacere: "Solo una feritina, diciamo così, ma speriamo che non si allarghi".

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