La nostra Barbi-e- ci fa sempre sognare....e non ha 50 anni...

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aston villa
00mercoledì 14 gennaio 2009 13:43
CON cosa giocano le nostre figlie? Cosa le attrae, che cosa sembra loro antiquato? Resistono ancora le bambole, e c'è una mutazione della specie? Barbie compie cinquant'anni. Un'icona senza tempo che invece sembra aver fatto il suo tempo. Perde terreno fra le bambine, affascinate da bambole più ciniche, assorbite dal gorgo del computer e del mondo virtuale, fisse su MySpace, attratte da Second Life e da Facebook dei genitori, da Pet Society se sono piccole, da "Amici" se hanno qualche anno in più.

Le più in gamba a Natale hanno chiesto la Wii, una console davanti alla quale si simulano - muovendosi - gli sport più diversi, dallo snowboard all'hula-hoop. Peccato non praticarli all'aperto e con gli amici.
Le nostre figlie - figlie di internet - soffrono di adultizzazione precoce. Il loro tempo libero è molto più frammentato. Smettono di giocare sempre più presto, inseguono modelli più trasgressivi e meno stucchevoli.

Più che vivere davanti alla televisione, come facevano le loro sorelle grandi, si scaricano dal computer i serial prediletti, a' la carte. Quarant'anni fa c'era Topo Gigio, oggi c'è Hannah Montana, bionda protagonista dell'omonima sit-com tivù: ha 14 anni, di giorno è una normale studentessa ma la notte, di nascosto, con una parrucca in testa fa la cantante rock.

Da un sondaggio di Meta Comunicazione condotto a Natale su duecento genitori italiani di bambini fra i cinque e i dodici anni risulta che solo il 18 per cento di loro si sono sentiti chiedere dai loro figli giocattoli di tipo tradizionale: la stragrande maggioranza vuole computer, playstation, giochi elettronici. Finita l'era dei balocchi. Le bambole sono destinate alle bambine piccole, insomma, roba da asilo. Già a sette anni non interessano più. Il bambolotto da cullare e accudire sembra ormai un residuato di guerra.

Fra le "tweens" oggi impazzano le Bratz, bambole allusive, sguaiate, truccatissime, con le caviglie svitabili per accessoriarle di zatteroni sempre più trash e con labbra che sembrano già ritoccate dal chirurgo plastico. E fanno furore anche le Winx, fenomeno tutto italiano che sta conquistando il resto del mondo, nipotine di Sailor Moon, cuginette di Harry Potter, apprendiste fatine o piccole maghe, sottili ed efebiche fino a rasentare l'anoressia.

Barbie a paragone sembra preistoria. Mezzo secolo e lo dimostra tutto. Cinquant'anni combattuti a colpi di ritocchi vari, restyling e lifting: un traguardo difficile, una svolta critica per una ragazza di plastica che è sempre stata perfetta. Ma le vendite sono in stallo, la richiesta rallenta, è debole, patisce la concorrenza, meno cinque per cento, sembra; si corre ai ripari creando un universo parallelo, un mondo Barbie online e interattivo, un cyberspazio che naturalmente è rosa, luccicante e impeccabile. Puoi creare abiti, accessori, case, città, parchi, castelli, e il tuo doppio. E ci si prepara a mega festeggiamenti mediatici per celebrare il grande giorno, che è il 9 marzo. Il 9 marzo 1959 alla Fiera del Giocattolo di New York fa il suo ingresso una nuova bambola sconcertante e rivoluzionaria: invece di essere una bambina ha il corpo, il viso, il seno, l'eye-liner e i tacchi alti di una giovane donna.

"C'è purtroppo una regressione nei modelli in cui le bambine vengono indotte a identificarsi. Sono spinte sempre più in avanti verso il lolitismo in questa generale accelerazione dei tempi di crescita - osserva Anna Oliverio Ferraris, ordinario di psicologia dell'età evolutiva alla Sapienza di Roma - Barbie puntava sul look ma era anche un modello dinamico, una donna in carriera, emancipata. Oggi viene soppiantata dalle Bratz, che puntano esclusivamente sul look e sullo shopping, e questo è molto limitativo. Inoltre, ben più che negli anni 70 e 80, assistiamo a una stereotipizzazione dei giocattoli: un fenomeno che è pesante e deleterio, funzionale al mercato. C'è un ritorno a una divisione netta dei ruoli: basta entrare in un grande magazzino e vedere come sono separati e diversi fra loro i reparti per i maschi e quelli riservati alle femmine, in cui tutto è rosa, tutto è stucchevole, tutto è carico di lustrini, e l'unica aspirazione che viene incoraggiata è quella a diventare principessa".

È la famosa "febbre rosa" stigmatizzata in Gran Bretagna da Sue Palmer, autrice di libri per l'infanza, secondo cui molte bambine sviluppano fin da piccolissime "una dipendenza per il colore delle femmine che le scoraggia a pensare con la propria testa e a identificarsi con ruoli diversi da quello della principessa. È impossibile trovare una bambina di più di tre anni che non sia ossessionata dal rosa. È insidioso e dimostra come il marketing riesca a influenzare i più piccoli. Ci sono tante cose che, sebbene in maniera subdola, vengono associate al colore rosa, come l'ossessione per l'apparenza, per il corpo e una precisa idea della sessualità femminile".

"Le Bratz sono agghiaccianti, ciniche, ammiccanti, disponibili e 'squinzie' quanto Barbie era ed è invece una signora - osserva Chiara Rapaccini, scrittrice e disegnatrice ed esperta del mondo dell'infanzia - Somigliano alle college girls di Tokyo e sono sempre più spesso in mano a bambine che a nove anni già sognano di fare le veline e a dieci rischiano di diventare anoressiche". Chissà poi se è vero che le Bratz, con il loro ombelico scoperto, la loro vita in Dvd e i loro tatuaggi esibiti hanno i giorni contati. In teoria sì. Continueranno comunque a essere in vendita fino a tutto il 2009. Lo ha stabilito un giudice californiano capovolgendo il precedente verdetto in base al quale, dal prossimo febbraio, le discusse bambole avrebbe dovuto sparire dai negozi di giocattoli. Non per motivi morali o di censura, ci mancherebbe, ma per una questione di plagio: il loro creatore era ancora un dipendente della Mattel quando le ha disegnate. Le rivedremo con un altro marchio, liftate e corrette.

Giampaolo Fabris, che insegna sociologia dei consumi all'università San Raffaele di Milano, è colpito dalla carica di sessualità che, sia pure acerba e appena accennata, a suo parere si sprigiona con forza dalle fatine Winx. "Le paragonerei - dice - alle ragazze manga giapponesi. Indubbiamente sia loro che le Bratz, così adolescenziali e ribelli, rappresentano dei modelli culturali più attuali. Invece andrebbe sottolineato come la Barbie interpreti un idealtipo di donna emancipata. Oggetto di idolatria fra le signore che hanno fatto il Sessantotto, ha con il suo muscoloso fidanzato un atteggiamento paritetico, se non di superiorità".

È stata una donna in carriera, anzi: dalle cento (almeno) carriere. Non solo party girl, accessoriatissima. Non solo star e topmodel vestita dai più grandi stilisti del mondo. È stata veterinaria, poliziotta, vigile del fuoco, astronauta, paleontologa, regista, pilota d'aereo, acrobata, ambasciatrice Unicef, candidata presidente ben prima di Hillary, e anche sergente dei Marines. Ma non basta: i sogni di una bambina non possono essere imprigionati in una scatola con il coperchio trasparente. Il punto è adeguarsi. Smaterializzarsi. Conquistare il cyberspazio. Se volete che la bambola più famosa del mondo vi spalanchi il suo universo virtuale digitate www. barbiegirls. com. "Barbie è una star multimediale, non solo una bambola" lo slogan del rilancio. Il fatto di essere condannata all'eterna giovinezza non le impedisce di invecchiare e di essere superata, sostiene Marino Niola, professore di antropologia dei simboli all'università Suor Orsola Benincasa di Napoli. "Barbie è il simbolo dei simboli. Ha incarnato i sogni, i transfert, i doppi di intere generazioni e oggi ci accompagna sulla soglia dell'immateriale, verso la duplicazione ludica della realtà che è sempre più legata al computer. La Barbie con il lettore mp3 incorporato e con la chiave Usb è una sorta di ibrido mitologico con due anime. Un restyling tecnologico, potremmo definirlo un lifting, per adattarla agli anni che stiamo vivendo, a quel digito ergo sum che è la forma perfetta dal nostro essere contemporaneo".

barbi.
00mercoledì 14 gennaio 2009 14:26
Ecco la Barbi-e non passa mai di moda! [SM=x1272162] [SM=x1495892]
Come me le ricordo bene le mie Barbie... sono ancora lì, in uno scatolone nel ripostiglio perché ci sono così attaccata che non ho avuto mai il coraggio di difsarmene.
La mia prima Barbie è stata la Barbie baci, l'antesignana di tutte le Barbie: aveva una specie di bottoncino nella schiena, lo pigiavi e lei sporgeva le labbra per assestarti il bacio... ovviamente prima bisognava metterle il rossetto!!! La mia mamma a quei tempi sferruzzava e quando aveva tempo assemblava tutine di lana e giacchini per la mia bambola... anche perché i vestitini che si compravano, quelli firmati Barbie, costavano un occhio. La mia famiglia stava bene ma non era costume in casa mia regalare ai figli giocattoli che costavano molto (semmai si regalava l'oro!) e così la casa di Barbie con l'ascensore o la macchina di Barbie le dovevo contemplare a casa delle mie amiche, in compenso i miei mi avevano omaggiato della camera di Barbie... perché sin da piccola avevo una frenata ossessione per il letto a baldacchino e appunto la Barbie, come le principesse dei miei sogni, aveva un letto a baldacchino stupendo, con una copertura a cuoricini rosa... ancora me lo vedo e chissà che un domani non ne abbia uno vero, igualito...
Insomma... quanto mi ha fatto sognare questa Barbie... addirittura in un certo periodo della mia vita mi sono complessata perché non avevo i capelli biondi e gli occhi azzurri come lei, ma poi è uscita la Barbie spagnola e tutto è andato a posto.

Verissimo quel che dice l'articolo... le rivali di Barbie oggi sono volgari e cmq il mercato si deve adeguare alla società... e la società e le ragazzine di oggi purtroppo sono molto superficiali e in alcuni casi appunto volgari.
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