La dolce vita dei campioni

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aston villa
00giovedì 12 giugno 2008 09:38
Tocca alla dolce vita ridare un ritmo umano allo sport, a degli anni sfrenati e capaci di ogni trasgressione. Le foto sono in bianco e nero e gli atleti più familiari, senza tatuaggi e occhiali neri, ma non sono tanto loro a essere diversi, è quel che gli sta intorno. Aria, spazio e jukebox e amici, se un fotografo volesse rifare oggi gli scatti che Giusepe Palmas ha realizzato tra il 1950 e il 1966 dovrebbe mettere i protagonisti in posa. Liberi non esistono più.

La mostra «Sport e dolce vita» che apre sabato a Pavia racconta che una volta Milano Marittima esisteva davvero e c’erano i paparazzi proprio come quelli che circolano quest’estate, solo che invece di Bobo Vieri che scappa in scooter si trovavano davanti Bulgarelli con gli amici. Persone normali non procuratori e manager, ragazzi con i pantaloncini corti e le magliette monocolore e soprattutto del tempo. Il resto è moda che passa, qualsiasi altro confronto segnerebbe la stessa differenza, in questi ritratti l’anomalia è un’altra, hanno dentro una possibilità ormai scomparsa: essere campioni e mortali. Luciano Pezzi e Bruno Monti che giocano a biglie a Loano, Lea Pericoli al Foro Italico, Tiberio Mitri che salta la cavallina, persino Pelé in viaggio di nozze con la moglie Rosemarie, a Riccione, nel 1966.

Era l’anno dei Mondiali, quegli inglesi, i sudamericani facevano lunghe turnée e poi si fermavano, a zonzo. Ed è questo girovagare che dà un senso nuovo, come se ormai fossimo abituati alle foto di sbieco, alla mani davanti alla faccia e anche nei giorni più disponibili, al passo lungo sulle vie dello shopping, alla fretta, al ciao ciao prima di sparire sul pullman. Il mondo dello sport non conosce più la dolce vita, viene ripreso sempre in movimento, più spesso in fuga e ormai la curiosità per il privato è inevitabilmente sinonimo di intrusione.

I grandi nomi dello sport non hanno più tempo per bighellonare su una spiaggia, per guardare l’obiettivo sereni come fanno Maldini e la moglie. Sorpresi in un abbraccio affettuoso, lasciano che il clic li prenda come sono. In faccia, un primo piano né studiato, né negato senza il teleobiettivo puntato a distanza. Erano già celebrità e avevano già veline al seguito anche se non si chiamavano così. Il calcio e lo spettacolo, legati: Emilio Lavezzari e Amleto Frignani, ala sinistra della nazionali Anni Cinquanta, insieme con Delia Scala. Lei li tiene a braccetto, vezzosa, con il foulard al vento e loro ridono e non sono affatto impacciati. Dopoguerra, altra gente, eppure non così lontana: la parentela con i divi di oggi si vede, la riconosci nelle spalle larghe e nei capelli spettinati, nella camicia bianca di Giorgio Ghezzi seduto vicino a Edy Campagnoli, con la gente intorno a omaggiare la fama e nell’abbronzatura di Nacka Skoglund intento a suonare la chitarra sopra un palco. Lo stupore non sta lì, nei cambi di generazione ovvi, nel modo di vestirsi o di essere. Certo hanno le maglie da gioco infilate nei pantaloncini, e Silvio Piola sfoggia un cardigan da casa che Cristiano Ronaldo non si infilerebbe mai, certo sono passati 60 anni e il divismo ha un’altra dimensione eppure non è il cambio sociale che ti ferma, in quelle fotografie. E’ il dolce della vita, la vita di uomini famosi che non dovevano rispettare i minuti indicati dagli sponsor, né posare davanti al tabellone pubblicitario.

Agli Europei in Austria e Svizzera si vedono solo calciatori che corrono: sul campo, verso l’ascensore per farsi risucchiare prima di essere raggiunti dal tifo in attesa, dentro le hall degli hotel protette dalle transenne, sopra macchine con i vetri scuri. E nelle foto di Palmas c’è Pelé che bacia in fronte la sua sposa, un bacio lento, c’è il pugile Franco Festucci che brinda alla serata per i Nastri d’argento, c’è Gino Bartali sdraiato dentro un letto. Il riposo del guerriero, un retro, ecco cosa svela questa mostra: che c’era un prima e un dopo lo sport ed era un cambio netto con un altro passo, una faccia diversa, del tempo da buttare, persino da regalare.

L'AUTORE
Scatti dell’Italia del miracolo
La mostra fotografica «Lo sport e la Dolce vita», dedicata agli scatti di Giuseppe Palmas, verrà inaugurata a Stradella (Pavia) dopodomani, sabato 14 giugno. Ospiti Rino Tommasi, Bruno Pizzul e Lea Pericoli. Palmas (1918-77) è stato uno dei più grandi fotoreporter del Dopoguerra. Nato a Cesena, nel 1953 si trasferisce a Roma, dove immortala il mondo di via Veneto e della Dolce Vita. I suoi archivi contano circa 80 mila immagini, un lungo ritratto dell’Italia del Boom.

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