Infibulazione in Africa

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aston villa
00martedì 12 febbraio 2008 21:19
Nell'Africa sub-Sahariana e nel Medio Oriente ogni anno tre milioni di bambine subiscono ancora l'escissione/mutilazione genitale femminile. A lanciare l'allarme è un nuovo rapporto dell'Unicef pubblicato oggi, in cui si afferma anche che con un adeguato impegno e sostegno questa pratica millenaria può essere eliminata nell'arco di una sola generazione.

Marta Santos Pais, direttrice del Centro di Ricerca Innocenti dell'Unicef, afferma che ''un cambio reale e durevole è possibile e il cambiamento avverrà quando le comunità, includendo bambine e bambini, uomini e donne, saranno messe nella condizione di compiere scelte che non siano dannose e che emancipino gli individui e la società''. Attualmente sono circa 130 milioni le bambine e le donne vittime dell'Escissione/ Mutilazione Genitale Femminile nei 28 paesi dell'Africa sub-Sahariana e del Medio Oriente dove viene praticata. Precedenti stime ritenevano che annualmente venissero sottoposte alla pratica 2 milioni di bambine; le nuove cifre di 3 milioni non riflettono un aumento, ma sono il frutto di una migliore raccolta dati, afferma ancora l'Unicef. Il problema, come evidenzia il rapporto dell'Unicef, è che la Mutilazione Genitale Femminile (E/MGF) è una pratica diffusa e comunemente accettata, una pratica tradizionale ritenuta utile per accrescere la bellezza della bambina, l'onore, la possibilità di trovare un marito, lo status sociale e la castità. I genitori incoraggiano addirittura l'escissione affinché l'onore della famiglia e l'interesse superiore della bambina siano protetti. Ma il nuovo rapporto parla anche delle promettenti strategie che stanno aiutando le comunità ad abbandonare la pratica, tra cui le iniziative appoggiate dall'Unicef in Egitto, dove le comunità vengono coinvolte in discussioni pubbliche per affrontare il problema e appoggiate nelle dichiarazioni collettive di abbandono della pratica. Il messaggio viene poi diffuso anche alle comunità vicine.

Il coinvolgimento degli opinion leaders, includendo capi tradizionali e religiosi, può svolgere un ruolo decisivo per stimolare il dibattito pubblico. Allo stesso modo il personale sanitario, i guaritori tradizionali, gli operatori sociali e gli insegnanti devono essere istruiti e appoggiati in maniera da scoraggiare la pratica.

L'escissione non è un problema limitato ai paesi africani e mediorentali, è un problema globale. Una pratica diffusa in tutto il mondo che riguarda anche le donne che vivono nei paesi industrializzati nelle comunità di migranti. Le percentuali della popolazione femminile che viene escissa, il tipo di escissione portata avanti e l'età in cui inizia, varia ampiamente, da paese a paese.

L'intervento è molto doloroso: può andare da un piccolo taglio sul clitoride a una parziale o totale asportazione dei genitali femminili esterni con parziale chiusura dell'area vaginale (infibulazione). Può provocare dolori acuti, un sanguinamento prolungato, infezioni, sterilità e morte. Molte bambine e donne soffrono purtroppo in silenzio queste torture, e a causa della natura privata della pratica, è impossibile stimare il tasso di mortalità. Il rapporto dell'Unicef, denunciando le complesse dinamiche sociali che fanno dell'escissione uno delle più persistenti violazioni dei diritti umani subite silenziosamente, rileva anche che l'eliminazione su larga scala della mutilazione genitale richiederà in futuro uno sforzo maggiore da parte dei governi, della società civile e della comunità internazionale.



Roma, 24 nov 2005 (Adnkronos/Ign) -



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