Il rito annuale

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stuwhima
00martedì 18 maggio 2010 16:34
YOANI SANCHEZ

Ho sentito uno schiamazzo e quando mi sono affacciata, le strade erano già allagate dal primo acquazzone di maggio. L’Avana coperta da un velo di pioggia, bagnata da certe gocce insistenti che la siccità ha razionato al massimo durante questa anomala primavera. Sono usciti subito fuori i bambini e il cemento grigio degli edifici ha cominciato a macchiarsi con strisce di umidità; in quel momento l’architettura da Europa dell’Est del mio condominio mi è sembrata ancor più fuori luogo in mezzo al tropico piovoso. Le donne di casa hanno raccolto rapidamente la biancheria dagli stenditoi e i cani abbandonati hanno cercato un rifugio per attendere la fine del temporale. Ma l’acquazzone ha continuato a cadere e la sua persistenza ha finito per convincere anche gli adulti a inzupparsi sotto la pioggia più attesa dell’anno

Ho messo una mano fuori dal balcone per vedere se valeva la pena di salire sulla terrazza per fare una doccia sotto il cielo. Noi cubani aspettiamo questo regalo di maggio che farà maturare i manghi per i banchetti e porterà anche un po’ di “fortuna”. Per questo motivo inzupparsi fino al midollo sotto questo acquazzone rappresenta l’esorcismo annuale contro il male, il rito naturale di tutto un popolo che attende tempi migliori. Alla fine ho preso la pesante scala di legno e l’ho posizionata davanti al passaggio del corridoio che porta al tetto; una processione di nubi nere sulla mia testa mi ha inzuppata in pochi minuti. Sui tetti c’era molta gente come me, in attesa che l’acqua - né misurata né clorata - si portasse via le cose cattive e ci proteggesse dagli eventi futuri.

Sono stata sulla terrazza del mio appartamento sino a quando non ha spiovuto, guardando chi sguazzava per strada con i vestiti appiccicati al corpo. Una donna anziana ha allungato le braccia fuori da una finestra per non restare senza la distribuzione gratuita della provvidenza, mentre un ubriaco si è lanciato nel parco per farsi benedire e contemporaneamente svegliare dalla pioggia. Per tutta la durata del primo acquazzone di maggio le persone hanno giocherellato nelle pozze e negli spiazzi, ma hanno anche tirato fuori quella follia spontanea che la vita quotidiana impedisce di manifestare. Una preghiera non articolata si è alzata sopra le strade. Centinaia di migliaia di persone hanno chiesto che il denso acquazzone regalasse a tutti un’identica dose di fortuna. Tutto fa presupporre che ne avremo bisogno.


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