Il CT de Dios

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
aston villa
00mercoledì 19 novembre 2008 11:04
Il re vuole essere puntuale, ci tiene a rispettare e a esibire la tabella di marcia quindi precede sempre la sua corte, in testa a un plotone che gli sparisce dietro: non importa quanti grossi nomi sfilino nella sua scia, si vede solo Diego Armando Maradona.

Lunedì, allenamento alle 18,30 e il tecnico è il primo a scendere dal terzo piano dell’hotel Radisson, quartier generale dell’Argentina a Glasgow, è il primo sul pullman, davanti a sinistra come quando giocava, e il giorno dopo è ancora il primo all’ora dell’adunata e preciso al minuto quando si presenta davanti alla stampa da ct. Un ingresso trionfale e un’aria mesta, mani dietro la schiena e passerella lenta in mezzo ai fotografi che lo trascinano via e lo rinchiudono in una torre di flash. Quando riemerge è uno strano concentrato, il calciatore che era e che ancora sfotte per la mano di Dio e l’allenatore che vuole essere: «Non avrò più nulla da discutere con Blatter o con Platini, ho un altro ruolo e so cosa vuol dire». Chi lo guarda non ne ha idea, perché la faccia da comandante fiero e il petto in fuori non si combinano con la voce strascicata e il fiato corto. Il traduttore è costretto a chiedergli di «parlare più chiaro» e quando un inglese lo stuzzica: «Vista la sua vita turbolenta e i suoi problemi fisici non sente di dover dimostrare qualcosa anche fuori dal campo?», lui risponde: «Va ogni giorno meglio e andrà sempre meglio. Questa nazionale aveva bisogno di me e io di lei, ora cambieremo tutto: la tattica, le persone, la squadra, l’atteggiamento. Sono qui per vincere i Mondiali sudafricani, che me ne faccio di arrivare tra i primi quattro?».

Ci mette la spavalderia a cui è abituato e un autocontrollo che non sa come gestire. Con le mani giunte, conficcate tra le ginocchia, sotto il tavolo, non ha certo la gestualità del condottiero però, quando può staccarsi dalla panchina su cui ancora non sa stare seduto, sfodera i suoi colpi: «Lo sa lei giovane ragazza come l’Inghilterra ha vinto i Mondiali del 1966? Vada un po’ a vedere, chiunque sa che il gol decisivo se lo è inventato il guardalinee. Quindi si figuri se faccio lo sforzo di capire come si sente Terry Butcher. Non me ne importa, se non vuole darmi la mano di certo non lo vado a cercare, non ci perderò il sonno». Ancora lì, intorno alla mano di Dio, onta che Butcher, oggi vice allenatore scozzese e nel 1986 difensore dell’Inghilterra, ha rinfrescato con dello sdegno ancora vivo: «Non ho intenzione di perdonare Maradona».

A lui non interessa ed è un’indifferenza sincera in un pomeriggio già abbastanza complicato perché un dettaglio possa meritare sforzi di gentilezza. Prima di affrontare la prova tv, a un giorno dal debutto, Maradona si è chiuso nella stanza 341 al telefono con l’ex moglie Claudia Villafane: la figlia Giannina, incinta, ha avuto dei problemi ed è stata ricoverata in ospedale. Il fidanzato, Aguero, è uscito dall’albergo con il cappuccio della felpa tirato sulla testa, scortato all’aeroporto. E’ rientrato subito a Madrid e rifare la coppia d’attacco non è esattamente il primo pensiero del ct. Il suo vice e amico, Alejandro Mancuso, fa sapere che «la figlia di Diego sta bene, si tratta di precauzioni». Ma nemmeno la naturale ansia spiega l’inquietudine di Maradona che da giorni predica lo spirito del 1986 e si aggira per le stanze dei giocatori, accompagnato dal fedele Mancuso: «Mancu vamos a ver como estan los pibes». Fa il motivatore: «Sono sereno, stare dall’altra parte è nuovo ma porta meno tensione. Ho una squadra che mi lascia tranquillo, dimostreremo il nostro valore» e si abbandona alla retorica sulla maglia che va portata con fierezza e ringrazia per l’affetto degli scozzesi, per i rappresentanti della chiesa di Maradona, riuniti sul marciapiede davanti all’hotel, con bandiere e volantini, sempre comprimendosi le nocche delle dita e costringendo l’interprete a una difficoltosa lettura del labiale perché di voce non ce ne è quasi più. Si rifugia nelle smorfie, e gioca a distanza con Osvaldo Ardiles, quello che passava la palla a Pelé in «Fuga per la vittoria» e ora fa il commentatore per la tv argentina e l’involontaria spalla di Maradona che lo sfrutta per uno stacchetto mimato. Il tempo che basta a riprendere fiato. Il condottiero esce dalla porta sul retro, niente sfilata al contrario, la cerimonia ha già avuto la sua parte. Il tempo di una chiamata di controllo, all’ospedale, in Spagna, ed è già alla testa della sua truppa, in marcia verso Hampden Park. E in anticipo.
aston villa
00giovedì 20 novembre 2008 08:41
Glasgow sorride ancora una volta a Diego Maradona: 29 anni dopo il suo primo gol internazionale, Hampden Park ospita il primo successo da Ct dell'ex Pibe de Oro. Una vittoria, quella sulla modesta Scozia, meritata quanto insipida: massimo risultato con il minimo sforzo. Perché l'Argentina di Maradona, nonostante un primo tempo positivo, non ha certo incantato. Anzi. E soprattutto in difesa Diego dovrà trovare nuove soluzioni.

Nella notte scozzese comunque l'importante era vincere per restituire un minimo di serenità ad una squadra che nelle otto precedenti uscite aveva centrato la posta piena una sola volta. Missione compiuta, anche se Maradona è il primo a sapere che Glasgow è solo l'inizio. Il neo-Ct cambia sei undicesimi della formazione scesa in campo un mese fa contro il Cile, ultima gara di Alfio Basile. Confermato tra i pali il laziale Juan Pablo Carrizo, in difesa sposta Gabriel Heinze al centro con Martin Demichelis e sulla sinistra fa debuttare Emiliano Papa del Velez. Ampiamente rinnovato anche il centrocampo, dove conserva il posto (ottenendo la fascia di capitano) Javier Mascherano. Al suo fianco schiera il madridista Fernando Gago, con Maximiliano Rodriguez e Jonas Gutierrez sugli esterni. Scelte obbligate in attacco, causa le defezioni di Lionel Messi e Juan Roman Riquelme, e il forfait all'ultimo della minuta di Sergio Aguero, tornato in Spagna per stare vicino alla fidanzata Giannina, figlia dello stesso Maradona. Accanto a Carlos Tevez c'é Ezequiel Lavezzi del Napoli.

Mentre la Seleccion si scalda, Diego fa il suo ingresso in campo, mezz'ora prima del fischio d'inizio. In tuta, avvolto in un piumino scuro, assiste agli esercizi dei suoi. In silenzio, da solo. Resta in campo per cinque minuti, quindi rientra negli spogliatoi dopo aver salutato con un sorriso un gruppo di tifosi. Anche all'inno argentino Maradona non tradisce alcuna emozione. Serio, sguardo severo, sembra un caudillo autoritario e imperturbabile. Siede al fianco del fido Alejandro Mancuso, a distanza di sicurezza dall'ex nazionale inglese Butcher, vice di Burley, che alla vigilia aveva promesso che non gli avrebbe stretto la mano. Anche lo speaker di Hampden lo saluta, e sugli spalti tutti gli striscioni sono per lui. Ancora intatta la gratitudine degli uomini in kilt per il gol di mano all'Inghilterra ai Mondiali del 1986.

Dopo 8' la prima gioia da allenatore. Scambio in velocità tra Tevez e Gutierrez, Maxi Rodriguez porta in vantaggio l'Argentina. Diego non esulta, immobile. Bisogna attendere il 18' perché si alzi per la prima volta dalla panchina per raggiungere l'area tecnica. Preoccupato dalla sua difesa, il reparto che meno convince. Urla a Heinze, quindi a Demichelis. Nella foga quasi travolge il guardalinee, ma sfugge alla reprimenda del quarto uomo con uno scatto di ripiego. Modesto lo spettacolo in campo, la Scozia conferma tutti i suoi limiti: sono 12 anni d'altronde che la Tartan Army non vince un'amichevole ad Hampden (marzo 1996, 1-0 sull'Australia). Da allora tre pareggi e otto sconfitte. Quasi una maledizione. I tifosi sudamericani però non si scoraggiano e continuano incessanti a sostenere il loro idolo. Prima dell'intervallo, nuove indicazioni da bordo campo. La ripresa scivola via tra sbadigli e qualche colpo proibito. Ma di vere occasioni neppure l'ombra. L'Argentina chiude in difesa, nei minuti di recupero Maradona cambia Rodriguez con José Sosa per perdere tempo. Anche i geni ogni tanto fanno melina.
aston villa
00domenica 23 novembre 2008 18:42
Uno squilibrato è stato arrestato dalla polizia scozzese fuori dallo stadio di Hampden Park, a Glasgow, poche ore prima della sfida amichevole fra Scozia e Argentina (la prima dell’era Maradona), per le minacce rivolte proprio all’indirizzo dell’ex Pibe de Oro, oggi sulla panchina della Seleccion. L’uomo aveva, infatti, con sé un machete e minacciava di tagliare la testa al c.t argentino sostenendo che, a causa della sua famigerata “mano di Dio” ai Mondiali del 1986, aveva perso soldi e matrimonio.
DELIRIO - A raccontare l’episodio è oggi il “Daily Sport”. A quanto pare, il 43enne Ian Wellworth, disoccupato e con evidenti problemi psichici, sarebbe uscito dalla sua casa di Middlesbrough con l’arma addosso e la chiara intenzione di usarla contro il “tarchiato truffatore argentino” per tagliargli “quella fottuta testa e fargliela vedere”.
SCOMMESSE E STROZZINI - “Avevo puntato 500 sterline (poco meno di 600 euro al cambio attuale) sull’Inghilterra vincente ai Mondiali del 1986 – ha tentato di giustificarsi l’uomo davanti ai poliziotti – e ne avrei vinti più di cinque volte tanto se fosse successo davvero. Mi ero fatto prestare i soldi da uno strozzino e alla fine gli ho dovuto restituire 125.000 sterline (148.000 euro). Inutile aggiungere che mia moglie mi ha mollato”. Immediatamente fermato dalla polizia scozzese fuori dallo stadio, Wellworth è stato espulso dal paese e ora rischia cinque anni di galera.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:40.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com